T o t i S c i a
l o j a |
La pagina che riproduciamo è tratta da "L'Esperienza moderna", rivista romana di pittura e cultura attorno alla quale si raccolsero gli interessi dei pittori informali romani. Il testo risale agli anni in cui Scialoja concepisce le sue prime Impronte, la serie con cui l'artista cercò una via d'uscita dal caos informale, senza recidere la 'lunga catena dell'essere' che collegava la sua opera alla vitalità primaria appresa dai maestri americani. © Toti Scialoja |
Toti
Scialoja: pittore, poeta, maestro e viaggiatore instancabile. A Roma
è lui a mostrare per primo le carte di Rauschenberg a studenti che
di nome fanno Pascali e Kounellis. È ancora lui a viaggiare tra i
primi in America nel 1956 con una compagna d'eccezione, Gabriella
Drudi, e uno chaperon di gran classe, Catherine Viviano, ambasciatrice
dell'arte italiana negli States: "Ecco cos'era New York: una città
senza crosta" recita il suo diario di viaggio, pubblicato insieme
ad altri scritti dagli Editori Riuniti. "Due mesi a New York. Conoscenza
e frequentazione di tutti i pittori più vivi della nuova scuola di
New York. Amicizia con De Kooning, con Rothko, con Guston, con Motherwell,
con Marca Relli. Visita agli studi di Kline, di Reinardt, di Vicente...
Amicizia con Jeanne Raynal, studiati i quadri di Gorky della sua collezione,
vista la casa di Pollock a East Hampton, i luoghi della sua vita e
della sua morte..." La pittura tornerà a essere cosa - non oggetto. Oggetto vuol dire strumento. Utensile, forma anonima per l'uso di tutti. Oggetto vuol dire finale inespressività e indistinzione. Ma una "cosa" - usata proprio in questo termine confuso e generico - ma una cosa è contatto con l'umano, esprime non appena la si considera, racconta, trasmette. Cosa naturale - non copia naturale. Frammento di realtà umanizzato, estratto dal caos, dal fluire indifferenziato. Un fiore colto, una pietra raccattata, rimangono nella tua mano, finché non la getti, non la riabbandoni alla smemoratezza naturale, al flusso oscuro dell'universo. (Il sasso che ributti nel mare, dopo averlo accarezzato, diventerà distante da te e irraggiungibile, per sempre, come la più lontana delle stelle). Diventerà arte quella cosa toccata da te, che non sarà possibile più rigettare nel nulla, che per sempre avrà serbata e trasformata in forza naturale la tua impronta. Oggi la pittura opera direttamente sulla materia; e un quadro è prima di tutto una cosa, non utile se non per aver accolto la tua impronta spirituale. Quadri come tracce di vita, frammenti lungo il cammino, erbe bruciate dove accampasti il sonno, i lembi rimasti sugli spini. In ogni epoca i pittori si espressero con segni su superfici. Con segni su superfici i pittori oggi esprimono questa idea: che l'uomo sia spirito e terra insieme; parola e insieme sangue; e che sia umana non la sola effigie fisica dell'uomo ma ogni cosa che l'uomo riconosce e distingue, ogni cosa che immagina, ogni cosa "increata" non appena egli la nomini.
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