P a u l V i r i
l i o |
Cultura HiTech - qui alla sua prima traduzione italiana - è il testo introduttivo a Transarchitecture, la mostra/sito che meglio racconta le nuove frontiere del rapporto tra uomo, ambiente e cultura delle tecnologie. Paul Virilio wrote this text as an introduction for Transarchitecture, the leading exibition/website in explorating the relationship between man, environment and new technologies. © Paul Virilio |
Le
nuove tecnologie (...) non si limitano a esplorare la questione del
materiale, ma si avventurano anche in quella del significato
dell'informazione. Negli anni Quaranta alcuni ingegneri americani
svilupparono un quanto fisico e oggettivo che battezzarono informazione.
Questo quanto è rilevato con l'aiuto di un'unità di misura, il numero
di bit per secondo, spiegò ben presto M. Boulding dell'Accademia
delle Scienze degli Stati Uniti. "L'informazione è la terza dimensione
fondamentale della materia." Questa nuova caratterizzazione della materia
- su cui C. E. Shannon fondò la propria teoria - venne aggiunta agli
abituali termini di riferimento (massa ed energia) e scosse dalle fondamenta
l'arte e l'estetica.
In particolare i procedimenti digitali legati all'immagine costringono a porsi le seguenti domande: 1) Quali sono gli effetti delle tecniche di programmazione e dell'informatica sul linguaggio e sulla scrittura? Dovremo prepararci ad assistere a un conflitto tra video e libro? I conseguimenti fondamentali dell'arte analogica saranno presto usurpati dalle immagini e dalle rappresentazioni digitali? 2) Quali sono gli effetti dello sviluppo di software industriali e della messa in rete di oggetti artistici e musei sull'autore, il restauratore, il creativo? Si rassegnerà a rinunciare al proprio ruolo e ai propri diritti di fronte alla sempre più potente anonimità della macchina? Diverrà una sorta di designer, un metadesigner che si affiderà alle prestazioni del proprio computer, cedendo una parte sempre maggiore del proprio potenziale creativo? 3) Se tutta l'informazione è il risultato di un bilanciamento di potere e se tutti i concetti ottici formano un unicum storico, il blocco d'immagini (dal disegno a carboncino, il dipinto, la scultura e la fotografia fino al poster grafico), non dovremmo allora assicurarci che si continuino a insegnare le tecniche più antiche per controbilanciare il potere della più recenti tecniche pittoriche sintetiche? 4) E infine: di cosa parliamo quando parliamo di sviluppo di uno spazio virtuale? Si tratta di una nuova dimensione parallela alle tre convenzionali - lo spazio dell'azione, lo spazio della costruzione e lo spazio dell'insegnamento? Quali sono le interferenze tra lo spazio virtuale mentale delle estetiche figurative e quello strumentale dello spazio virtuale generato a computer? Ci dobbiamo attendere una progressiva amputazione dell'immaginazione di fronte a questa digitalizzazione dell'immaginario e alla devastazione causata da una sorta di allucinazione strumentale? Insomma (...): la nostra cultura, basata sul libro e sull'immagine in differita dell'epoca della rappresentazione ottica, deve arrendersi alla vittoria del libro e dell'immagine in tempo reale dell'epoca della rappresentazione elettro-ottica? |