In
occasione del 50° Festival di Locarno - dedicato al cinema americano
degli ultimi cinquant'anni - Paul Morrissey ha presentato Ed Wood
di Tim Burton. Nella storia del "simpatico depravato" Ed Wood,
Morrissey ha ritrovato quella curiosa miscela di repulsione e attrazione
per il mondo degli studios e del cinema classico che era stata all'origine
della propria carriera di regista. Educato secondo una rigida tradizione
cattolica, iniziato al cinema da Andy Warhol, Morrissey infatti ha sempre
cercato di distanziarsi dagli stereotipi del cinema underground: prima
ha convinto Warhol a conferire una struttura tradizionale alle sue opere,
dimenticando gli estremismi di Sleep e Empire; poi
- quando ha finalmente assunto il ruolo di regista, costringendo Warhol
a quello comprimario di produttore - si è confrontato direttamente con
il cinema classico cercando nelle strade del Greenwich Village dive
e divi che avessero il fascino di Greta Garbo, la sensualità di Jean
Harlow o il carisma di John Wayne. In questa intervista concessa in
esclusiva a Trax, Morrissey svela le sue idee straordinariamente demodé
sul cinema e sullo star system, sparando a zero su Orson Welles o su
Quentin Tarantino e inseguendo invece il sogno di un cinema fatto di
persone e sentimenti, con un occhio alla Hollywood degli anni Trenta
e uno ai grandi comici, da Woody Allen a Jim Carrey.
Il catalogo della rassegna è
pubblicato dalle Edizioni Olivares.
Trax has met Paul Morrissey during
Locarno International Film Festival, where Morrissey presented Tim Burton's Ed Wood. In
this interview the American director (mostly known for his shocking contribution to
underground cinema, with cult shots such as Trash; Heat; Flesh for
Frankestein) reveals his surprisingly traditional views on film making, insisting on
the inheritance of classic american movies. In the good old days - says Morrissey -
directors could portray real life characters, showing what the people really are, whereas
now directors just believe that you only need a gun, some "filthy rock'n'roll, some
filthy sex and some filthy drugs" to make an interesting movie.
© Trax
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Appuntamento alle dieci del mattino al suo albergo, sui colli sopra
Locarno. Quando ci arrivo mi dicono che è uscito un paio d'ore prima. Aspetto fino alle
undici e poi me ne vado lasciandogli un biglietto. Ci sentiamo la mattina dopo e mi dice
che qualcuno dell'ufficio stampa gli aveva lasciato un messaggio che diceva che la nostra
intervista era stata annullata. È libero subito dopo pranzo, e ci diamo un nuovo
appuntamento per l'una e mezza in un ristorante di Locarno. Lui è qui per presentare al
Festival Ed Wood, il film che ha scelto per la rassegna 50+1 anni di cinema
americano. Arrivo all'una e mezza precisa e lo trovo alle prese con il dolce. Mi fa
sedere, al tavolo ci sono altri registi: Allison Anders (quella del magnifico Grace of
My Heart, per capirsi), Monte Hellman, alcuni che non riconosco. Hellman e Morrissey
stanno parlando di Quentin Tarantino: Monte è stato uno dei produttori di Le jene
e sostiene che il "giovane leone di Hollywood" sia un grande genio, Paul lo
definisce "a piece of crap", più o meno "un sacco di merda". Bevendo
un caffè spiego che la rivista per cui scrivo non ha un'edizione su carta, che esce solo
su Internet, e Morrissey ne è subito incuriosito.
(Durante lo
svolgersi della conversazione i due si allontanano dal ristorante e passeggiano per
strada, sotto un sole a picco. Dopo un po' cercheranno riparo sotto il pergolato di un
parcheggio. L'intervista si concluderà con FP seduto sul cofano di un'auto e PM a
cavalcioni di una moto.)
Paul Morrissey
Su Internet? Una rivista su Internet? Ma come, ci si può pure scrivere su Internet?
Fabio Paracchini
Sì, ci si possono fare un sacco di cose, è un giocattolino molto divertente. Si possono
mettere anche dei link che, se per esempio lei cita un altro regista, portano a una pagina
che - magari in Australia - si occupa di quel regista. E da lì poi si può partire a
ruota, una specie di road-movie sulle vie dell'informazione, da un argomento all'altro, da
una testata all'altra. Il rischio grosso è proprio quello di... (Pausa) Ma come? Lei che
ha iniziato con la Factory di Warhol, il massimo dell'esperienza di comunicazione di massa
nelle arti dei Sixties, non ha mai visto nemmeno una pagina web? Ma lo sa che ce ne sono
un bel po' dedicate proprio a lei e ai suoi film?
PM
Davvero? No, figurati, io quelle cose lì... io guardo la televisione. Passo le mie
giornate a guardare la tv. Negli Stati Uniti abbiamo un canale via cavo che trasmette solo
classici del cinema in bianco e nero, e io, quando ho voglia di vedere qualcosa, accendo
quello e me li guardo. Chi te lo fa fare di uscire, che magari fuori piove pure, pagare un
biglietto ed entrare in un cinema dove poi danno una cagata come Pulp Fiction? E
poi da noi, in America, le cose migliori degli ultimi vent'anni non si sono viste al
cinema, ma in televisione. Prendi Woody Allen: le sue cose migliori le ha fatte come comedian
televisivo, poi ha iniziato a fare cinema e ha perso tre quarti della sua forza. Voi, qui
in Europa, con il cinema siete ancora al Medioevo, perché non avete i talenti comici che
abbiamo avuto noi in America grazie alla televisione. Da John Belushi, che era davvero
qualcuno, a Michael Myers a John Candy, Martin Short. E in tutti i casi, quando hanno
fatto il passaggio al cinema
il movie-business è così povero e ha uno standard
qualitativo così terribilmente basso che i loro personaggi venivano distrutti. Anche John
Candy, che è stato forse il più grande attore americano di questi ultimi vent'anni, ha
avuto degli esiti assolutamente mediocri, al cinema. Anche Jim Carrey era molto meglio in
televisione, era un genio assoluto quando lavorava per la tv, e comunque è l'attore che
è riuscito meglio nel passaggio al cinema, perché lui arriva sul set e controlla il
film, è lui il vero regista, mentre gli altri hanno lasciato che fossero quegli idioti di
registi a controllarli. Gli europei non hanno niente del genere. Voi in Italia per esempio
avete questo tizio
Bengini?
FP
Benigni? Roberto Benigni?
PM
Sì, lui. Be'
mi hanno detto che era divertente, ma io ho visto un po' dei suoi film
e non mi hanno fatto ridere per niente. Non avete veri comici, soprattutto in Italia.
FP
Ma neanche in Daunbailò di Jarmush le è piaciuto, Benigni?
PM
Non l'ho visto, ma mi pare di ricordare che ci fossero quelle due pizze di John Lurie e
Tom Waits
come si fa a pensare che possa essere divertente un film in cui si vede la
faccia di John Lurie? Alberto Sordi è divertente, e Monica Vitti può essere
divertentissima e fantastica. C'è stato un periodo in cui in Italia si facevano delle
magnifiche commedie, ma ormai non c'è più niente del genere, mi pare. Benigni è un po'
come un clown del circo, ridi perché ha un'aria buffa, ma non è un vero comedian.
E neanche i francesi sono messi molto meglio. Per non parlare naturalmente dei tedeschi,
che non sono mai stati capaci di far ridere nessuno. Certo i francesi hanno ancora qualche
buon regista di commedie, ma questi non vanno mai ai festival cinematografici. La
divisione rigida tra film commerciali e film da festival è stata una pessima idea, i film
dovrebbero essere divisi tra quelli buoni e quelli cattivi, e invece dicono "questo
è un film serio che può andare a un festival senza fare figuracce" oppure
"questo è un film idiota che va bene per quella massa di imbecilli che pagano il
biglietto per andare al cinema". I festival sono ottimi per il cinema indipendente, e
questo va benissimo, ma vorrei proprio che non si concentrassero tanto su un solo genere
di film, su cose pesantissime, superfaticose.
FP
Parliamo di Ed Wood. Nessun altro regista per questa rassegna ha scelto un film
tanto recente. Com'è che lei ha puntato su Tim Burton, e su questo film in particolare?
PM
Be'
perché a me pare che Ed Wood avrebbe meritato un'accoglienza molto
migliore di quella che ha ricevuto, sia dalla critica sia dal pubblico. Un po' credo sia
anche colpa del fatto che uscito insieme a quella bufala di Pulp Fiction, e tutti
si sono buttati a parlare di quella robaccia. Ed Wood invece è divertentissimo e
commovente, ha una regia splendida e degli attori incredibili. Johnny Depp non ha mai
recitato così bene in tutta la sua vita, e Martin Landau è stupefacente. Grande cinema.
FP
Nel 1974 lei ha diretto in Italia Il mostro è in tavola, barone... Frankestein e
Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete, con la produzione di Ponti e
attori che andavano da Vittorio De Sica a Dalila Di Lazzaro, da Joe Dallessandro a Roman
Polanski. Qualche cosa in comune con Ed Wood (il film) o magari con Ed Wood (il
regista). Mi pare di ricordare tra l'altro che Ed Wood apparisse per un istante in qualche
film della Factory, forse Chelsea Girls.
PM
Erano divertentissimi quei due film, delle commedie, credo che al pubblico sarebbero
piaciute un sacco, se avessero avuto la possibilità di vederle. Ma ci sono stati problemi
di distribuzione, e anche nella produzione ci sono state delle interferenze, ma quando li
rivedo mi sembrano molto molto personali, mi ci rivedo molto in quei due film, e nelle
parole di alcuni personaggi mi pare di sentire proprio la mia voce. Io i miei film li
faccio sempre da solo. Non collaboro con nessuno. Li scrivo, faccio il casting, li giro
tutta roba mia. In qualche modo Ed Wood, la storia di questo regista, ha dei
punti di contatto con questi miei film (e con il mio modo di fare cinema in genere)
perché tutti i film di Ed Wood erano orribili, ma erano suoi. E questo viene fuori molto
bene nel film di Tim Burton. Sai, la gente parla tanto di film come Quarto potere
come se fosse il più grande film di tutti i tempi, cosa che peraltro io non credo
affatto. Secondo me Ed Wood è un grande film almeno quanto Quarto potere,
è estremamente ben fatto, sotto tutti gli aspetti, dal casting alla direzione della
fotografia. Credo però che la genialità di Orson Welles stesse nel disporre la macchina
da presa e nel far recitare gli attori (gli altri attori, perché lui era tutto sommato un
cane, a parte L'infernale Quinlan in cui non era affatto male: in Quarto
potere recitava in modo davvero orribile). Queste due caratteristiche, la
disposizione della cinepresa e la recitazione, ci sono anche in Ed Wood, e non
sono meno geniali di quanto sia Quarto potere. E in più credo che Ed Wood
abbia una migliore tenuta nell'arco di tutto il film, senza cedimenti: è il lavoro di un
grande regista che si è divertito follemente a fare questo film.
FP
Questa poi è un po' una caratteristica di Tim Burton, da un lato la cura con cui realizza
tutti i suoi film, e dall'altro la partecipazione che ci mette. In Ed Wood in
particolare è evidente un'identificazione profonda con il personaggio di Johnny Depp.
PM
Sì, è una cosa totalmente sua. Al contrario di quello che succede al 99% dei registi
americani: non fanno mai il loro film. Ne girano venti, e tra questi venti ne prendono uno
e dicono: "questo è il mio film, quello personale, gli altri erano controllati da
altra gente
". Non è così frequente per un regista americano avere una
possibilità di fare un film personale come Ed Wood. Io ho sempre potuto farlo,
sono sempre stato totalmente indipendente, e in questo sono più un regista europeo che un
regista americano. In America è impensabile che un regista abbia su un film lo stesso
controllo che in Italia avevano sui loro lavori personaggi come Monicelli, Risi, Fellini,
Scola.
FP
E gli altri film di Tim Burton? Che ne dice?
PM
Non è che li conosca tanto bene. A me non piacciono molto i film con un sacco di effetti
speciali. Non mi fanno ridere, non mi fanno piangere
cosa ci vado a fare? Batman
non è che mi sia piaciuto molto. Quel tipo di film mi fa sempre l'impressione di essere
rumore fine a se stesso, come il rock'n'roll. Credo che Ed Wood sia più vero. La
realtà è molto più pazza della fantasia, e spesso anche più divertente. La fantasia
fine a se stessa non mi interessa. Credo che uccida gli attori. In Ed Wood Johnny
Depp ha recitato come nemmeno lui si sarebbe mai potuto aspettare, credo, e Martin Landau
be'
lui è stato davvero grande in quel film. Una delle migliori interpretazioni di
tutti i tempi. Avrebbero dovuto dargli l'Oscar come miglior attore protagonista, che
invece viene regolarmente assegnato ogni anno a un qualsiasi cagnaccio hollywoodiano. Non
hanno mai dato un Oscar a Jim Carrey, che è il più grande attore americano vivente, e
nemmeno a quel colosso di John Candy, a quel ragazzino incredibile, come si chiamava
Macaulay Culkin
un magnifico attore, che in qualsiasi paese del mondo tutti andavano
a vedere e non potevano fare a meno di ridere. Se un attore riesce a farti ridere, i
critici smettono di rispettarlo, non hanno mai capito che grande genio della recitazione
fosse quel bambino. Poi è cresciuto e si è ritrovato con i soliti problemi
dell'adolescenza, droga, rock'n'roll, sesso, tutto quel veleno maledetto che distrugge i
ragazzi. Il sesso in particolare, è la cosa più ridicola e stupida che esista, e
metterlo in un film credo sia una scelta assolutamente idiota. La più grande calamità
della seconda metà del nostro secolo è stata la cosiddetta "liberazione
sessuale", e in fondo tutti i miei film sono stati un tentativo di raccontare quanto
secondo me il sesso fosse una cosa idiota. Il sesso esplicito riesce a rovinare un film
come poche altre cose riescono a fare. Io vorrei tanto che tornasse la censura, una
censura rigidissima: non puoi fare questo, questo, quello
Quando c'era una censura
più rigida, i film erano decisamente migliori, dagli anni Trenta fino ai Cinquanta. È
stato negli anni Sessanta che la censura ha iniziato a indebolirsi, e la cosa incredibile
è che adesso la gente è tutta contenta per questo. Sì, è vero, non abbiamo più la
censura, ma abbiamo dei film orribili. Quando si toglie la censura il cinema impazzisce,
la gente impazzisce, la vita impazzisce. Non c'è più niente di interessante, perché non
c'è più niente che non si possa dire. Io non vado più molto al cinema. Chi me lo fa
fare? Negli Stati Uniti abbiamo un canale televisivo via cavo che trasmette solo film
classici ventiquattr'ore su ventriquattro, e se ho voglia di vedere un film mi basta
accendere la tv. Chi me lo fa fare di andare al cinema in mezzo a una massa di gentaglia
orribile a vedere robaccia di infima qualità?
FP
Già
però è singolare che lei abbia una posizione così favorevole sulla censura e
sul cinema classico pur avendo iniziato a fare cinema negli anni Sessanta, nella Factory
di Andy Warhol, in cui venivano create delle opere che con la censura non avrebbero avuto
vita facile. Com'è che ha deciso di iniziare a fare cinema?
PM
Ho comprato una cinepresa, ci ho messo dentro la pellicola e poi ho schiacciato il
bottoncino rosso. È l'unico modo per fare cinema. E poi riguardi quello che hai girato, e
se non ti piace giri dell'altra roba. Vedi, i critici cinematografici sono degli idioti
pretenziosi che non sanno niente di cinema e scrivono recensioni per pagarsi l'affitto.
Nei film preferiscono vedere delle idee pretenziose e idiote quanto loro, idee che si
possano trasformare in frasi con cui riempire il loro articolo. Ma il cinema non è
questo. Il cinema è una questione di personalità e personaggi. Personalità e personaggi
sono la base di un film, sono il contenuto di un film - non la storia, il contenuto. La
storia è sempre stata un veicolo per personalità come Greta Garbo, Douglas Fairbanks,
Jean Harlow, Humphrey Bogart, John Wayne, Jim Carrey. Il cinema è questo: queste
magnifiche persone. E se trovi una storia adatta per queste persone, allora magari ci puoi
anche mettere qualche ideuzza dentro, ma la cosa più importante sono le persone di fronte
alla cinepresa. L'Italia, dagli anni Quaranta ai Settanta, non aveva un sistema di
produzione industriale comparabile a quello hollywoodiano, ma aveva dei magnifici attori,
Vittorio Gassman, Monica Vitti, Alberto Sordi, e così riusciva a creare comunque degli
ottimi film. Ora però non avete più nuove facce, gente giovane. Perlomeno non ne avete
più di quella forza. All'inizio credo di avere desiderato fare cinema proprio perché mi
piacevano le persone che vedevo davanti alla cinepresa, e mi dicevo: "voglio vedere
se riesco a trovare qualcun altro che risulti così interessante davanti alla
cinepresa". E solo dopo creare delle storie con queste persone. La mia psicologia era
fondamentalmente quella degli studios di Hollywood: trova delle persone interessanti e
crea una storia per loro. Ora invece la persona, l'attore, è quasi sempre l'ultimo
elemento. Il primo è sempre un imbecille di regista con la sua maledetta sceneggiatura e
le sue grandi idee e il suo schifosissimo stile personale, che a un certo punto si trova
di fronte qualcuno che un produttore gli ha detto che deve usare e lui lo fa recitare nel
suo film, e così quello che dovrebbe essere il primo ingrediente di un film diventa
l'ultimo. È anche per questo che mi piacciono tanto i film di Jim Carrey o di Alberto
Sordi, perché loro sono la cosa più importante del film, e il regista li deve aiutare a
esserlo. Credo che quando ci siano dei buoni attori sia difficile fare un brutto film.
FP
Godard diceva più o meno che per fare un buon film bastano una cinepresa, una ragazza e
una pistola.
PM
No, la pistola non serve. |