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Per un teatro politico tecnologico
Konic thr e il nuovo spettacolo NOU I_D con un’intervista inedita a Rosa Sanchez e Alain Baumann
di Anna Maria Monteverdi
 

Cultania, Festival della multimedialità teatrale di Catania ideato dall’eclettico e dinamico Salvatore Zinna, ha ospitato la compagnia catalana KONIC THTR fondata da Alain Baumann, musicista e artista multimediale e Rosa Sanchez, danzatrice e coreografa con il loro ultimo lavoro di teatro-danza interattivo, NOU I_D. Si trattava di un’anteprima italiana che ha radunato una gran folla di operatori e un pubblico catanese numerosissimo.
Nata nel 1985, KONIC si è specializzata in progetti di creazione installattivi e performativi che uniscono tecnologia interattiva, multimedia, musica e teatro. Hanno alle spalle una lunga attività, vengono da Barcellona e sono considerati dei pionieri dell’arte interattiva, tra i primi sperimentatori per esempio dei sistemi di motion capture in teatro applicati per lo più a progetti di danza. Artisti residenti nei maggiori centri di creazione internazionale, hanno presentato i loro lavori all’Ircam e al Centre Pompidou di Parigi, a Madrid, Barcellona, Bilbao, Glasgow, Città del Messico coinvolgendo Università, Politecnici e Centri di ricerca sull’Intelligenza Artificiale.
Parallelamente ai processi di creazione Konic ha tracciato, come loro stessi mi spiegano a colloquio prima dello spettacolo, alcune linee di ricerca in relazione alla comunicazione artistica digitale che riguardano nello specifico: sistemi interattivi per facilitare e ampliare la partecipazione del pubblico come “agente attivatore” e integrarlo come partecipante nei progetti espositivi e scenici; programmi per l’analisi e la classificazione dei dati proveniente da dispositivi interattivi e dai sistemi di realtà aumentata; strumenti interattivi per ampliare le possibilità espressive di attori e danzatori; studio dell’interazione corpo-tecnologia-società e corpo umano e corpo virtuale, sviluppando tecnologie del suono, del video e della luce.
NOU I_D è l’applicazione in scena di quella ricerca che loro amano definire The Augmented Stage che unisce arti, scienza e tecnologia e i cui obiettivi sono: investigare e sviluppare software hardware da usare per la scena contemporanea e per la scrittura coreografica e la creazione di drammaturgie non testuali e coreografie basate su linguaggi comunicazionale interattivi.
Nou I_D di Konic è innanzitutto uno spettacolo politico, uno spettacolo che gli autori definiscono di “critica sociale”. Qualcuno aveva perso la speranza che il teatro tecnologico (o forse anche quello non tecnologico) avesse ancora qualcosa di urgente da dire?
Nou I_D è la ricerca di uno spazio di relazione o forse di comunicazione autentica nella vita quotidiana, la ricerca di un habitat ideale in cui poter convivere, condividere e riconoscerci come individui. Troppe cose fanno della terra un luogo a noi estraneo, tanto da farci sentire degli esclusi, eterni migranti, non ci si integra poi in un luogo dove la politica è un affare lontano: “Le nuove leggi ostacolano la mescolanza”, si dice nello spettacolo. Le immagini delle periferie che conosciamo tutti si uniscono a un paesaggio video e 3D e a una sorta di ecosistema virtuale a raccontare isolamento, desolazione interiore, angoscia, incomprensione ma anche sogni e utopie, lotte e desiderio di cambiamento: panorami di deserti aridi, confini senza speranza, luoghi anonimi di attraversamento urbano, migrazioni globali senza fine, frammenti scomposti di aree geografiche freneticamente in movimento. Il mondo visto come un vuoto a perdere, abitato da manichini tutti uguali, individui senza identità.
Creare mondi nuovi, ambienti non devastati, creare reti e comunità pulsanti di vita vera, e in grado di rispondere – come il geode virtuale in scena - a impulsi esterni, è possibile?
Tecnologia a infrarossi, sistemi di motion capture, sensori biometrici, grafiche 3D, video proiezioni gestiti dal software di loro concezione “Tierra I Vida”: il volto della terra con tutte le sue possibili combinazioni è come modificato da una sola mano, dal suono di una sola mano, dal battito cardiaco. O da un canto.
Il canto e il recitativo poetico iniziale fatto dal Mediatore, induce a ricordarci quei mondi ignorati che desideriamo conoscere; una voce femminile ricorda invece i lunghi viaggi dei “senza terra”, dei profughi di tutto il mondo in un eterno cammino senza approdo, invitandoci a un “rituale collettivo dell’attraversamento”: in questa scena una telecamera a infrarossi traccia il movimento della donna che disegna e modifica con sensori a pressione un “geode”, un universo architettonico 3D. Ambienti sonori e visivi sono creati dai danzatori e dagli interpreti grazie a sensori senza fili collocati sul corpo e grazie sistemi di cattura ottica del movimento. Da questo momento in poi inizia la “costruzione” della provvisoria, vulnerabile ma nuova casa, il nuovo mondo. La differenza e la novità creano opposizione e contrasto ma la città siamo noi e l’individuo che la abita ha un nome, un volto. Anche il pubblico, che declama alla fine il proprio a voce alta. Esaltante progetto di teatro politico tecnologico.



Da quando esiste KONIC e quali sono le tappe fondamentali del vostro lavoro?

Konic Thtr esiste dal 1985, creato da Rosa Sanchez, e in una prima fase era legato a una linea di teatro-laboratorio e teatro visuale che corrispondeva al background artistico e professionale di Rosa dell’epoca. Date importanti per l’evoluzione di Konic thtr in relazione alla tecnologia sono:
1990: Rosa Sanchez incontra Alain Baumann, che ha una formazione legata all’informatica e all’elettronica; da questa collaborazione nasce la decisione di cominciare a lavorare insieme con la tecnologia e processi informatici e sviluppare strumenti per l’interazione che ancora oggi usiamo.
Nel 1992 Konic thtr crea la prima opera interattiva, l’installazione MEMORIA, come parte della Motionhouse Dance Company, Ikon Gallery of Birmingham (UK). Il primo progetto interattivo in scena è stato realizzato nel 1994 coprodotto dall’Institute for Contemporary Art (ICA) a Londra e Podewil a Berlin.
Dal 2000 Konic thtr comincia a lavorare stabilmente con progetti di teatro/danza e tecnologia. Konic è nello staff direttivo del primo lab mondiale di danza virtuale del Festival Internazione di video danza a Barcelona, 2001. Da allora, Konic thtr è continuamente al lavoro per creare e fare ricerca su teatro/danza e tecnologia. Konic prende regolarmente parte a programmi internazionali e forma artisti e professionisti in molti progetti legati alla formazione multimediale
Nel 2005 Konic thtr è co-fondatrice di NU2’s associazione per la danza e nuove tecnologie che si sviluppa come piattaforma per elaborare progetti europei come Corpus Media (2007-2009).
Il 2006 porta un cambio qualitativo nell’evoluzione di KONIC. Il progetto ‘The Augmented Stage’ ha il supporto della Regione della Catalogna, e permette a Konic di aprire nuove linee di intervento nella ricerca dei linguaggi interattivi, integrando nei lavori vita artificiale e sviluppo di programmi in collaborazione con Spanish Higher Council for Scientific Research, the Research Institute in Artificial Intelligence of the Universidad Autonoma di Barcellona.
E’ all’interno di questa ricerca che viene sviluppato Nou_ID sebbene inizialmente fosse legato al progetto di installazione interattiva “multi user” dal titolo e_motive, mostrata come parte del progetto arte e scienza alla Galleria Metronom di Barcellona.
Nel 2008 vedremo un nuovo cambio qualitativo nel progetto teatrale, Cherry Bone, in cui integreremo un software intelligente per il riconoscimento della forma del movimento sviluppato all’IRCAM (Paris) creato da Frederic Bevilacqua che sta collaborando con il Progetto. Stiamo anche sviluppando strumenti mobili e senza fili di piccole dimensioni apposta per questo progetto.



Da dove parte la vostra ricerca?

La ricerca viene prima della produzione di quella che noi amiamo chiamare “scena aumentata”; il nostro interesse è indirizzato alla drammaturgia. Molta della nostra ricerca va proprio in questa direzione: come creare il giusto programma informatico da applicare sulla scena sempre in stretta relazione con la drammaturgia per dare vita a un teatro in cui differenti linguggi si uniscono insieme, corpo, musica, immagine, suono. Cerchiamo di capire quale software possa essere necessario usare o sviluppare e lo facciamo noi stessi con alcuni collaboratori. Il nostro progetto di ricerca riguarda la possibiltà di usare medium interattivi, differenti sensori con diverse capacità di interazione con il corpo. Il tipo di interattività sempre dipende dal progetto, dall’esigenza della storia: i rapporti tra azione e risultato talvolta sono stretti ma non ci deve essere rigidità casomai flessibilità. Vogliamo rendere visibile questo processo interattivo sulla scena, vogliamo creare una nuova sensibilità verso le nuove tecnologie e sperimentare uno spazio sempre meno costrittivo in relazione all’esperienza della danza.

Quali sono le fasi del vostro lavoro anche in riferimento al contenuto? In quale fase per esempio, interviene la tecnologia? Steve Dixon distingue tra material driven e content driven works. Il vostro lavoro è prima guidato dal contenuto?

La prima fase del nostro lavoro è sempre guidata dal contenuto. Rosa indica un’idea o un tema su cui svilupperemo il lavoro. Il gradino successivo è trovare immediatamente quale tecnologia possa essere la più adeguata a trasmettere questa idea e cominciamo a sviluppare in parallelo dei materiali artistici. I temi sono sempre collegati alla nostra visione della società contemporanea, e hanno un punto di vista distopico rispetto al progresso tecnologico. Nel tentativo di riflettere e comprendere la nostra società altamente tecnologizzata, il nostro lavoro coinvolge fortemente gli strumenti a disposizione e spesso include lo sviluppo di nuovi, in un processo che corre in parallelo con il nostro lavoro artistico.

Quanto tempo impiegate per i vostri lavori?

Due anni per il processo e per le prove.

Come definite il vostro lavoro? Teatro sperimentale? Teatro interattivo?

Non abbiamo un solo modo per descrivere il nostro lavoro. In parte perché abbiamo sempre cercato di evitare classificazioni, ma soprattutto perché coinvolge molti linguaggi differenti che overlap e nessuno ha maggior rilevanza sull’altro; il fatto che dipenda dal contesto in cui è mostrato rende difficile definirlo in un unico modo.
Il nostro lavoro più da vicino include tecnologia interattiva, inoltre abbiamo lavorato molto con danzatori. In generale siamo coinvolti in un contesto di arti che hanno come focus il corpo e le sue relazioni con la tecnologia. Possiamo parlare di danza dentro un “teatro aumentato” o di performance digitale interattiva e quando i giornalisti parlano del nostro lavoro spesso fanno riferimento all’ambiente artificiale, ai sistemi emergenti, al teatro aumentato, o ai cosiddetti “locative media”, o alla “tecnologia indossabile”. Dipende dal punto di vista di chi analizza il nostro lavoro. Ma per definire un po’ di più l’universo sperimentale in cui siamo coinvolti possiamo citare alcuni concetti chiave con cui articoliamo il nostro lavoro in teatro:

-- inter-relazione tra corpo, linguaggi della comunicazione interattiva, immagine e suono;
-- il corpo umano interconnesso con i dati informatici che crea una relazione di costante comunicazione in un flusso costante di relazioni;
-- drammaturgia plurinarrattiva, intreccio di linguaggi musicali, coreografici, testuali e multimediali articolati dagli interpreti in tempo reale sul palco;

Cos’è la scena aumentata?

The Augmented Stage si focalizza sulla creazione di strumenti nella forma di “intelligent computer software” e tecnologie a sensori senza fili e “computer vision”. Tutte queste tecnologie hanno a che fare con il trattamento in tempo reale di informazioni multimediali e con la mediazione tra performer e computer.
The Augmented Stage ha come punto di partenza l’analisi e l’applicazione di sistemi multimediali che codificano il gesto umano in tempo reale traducendolo in espressioni sonore e visive, e la ricerca sui modi con cui la “mediation” tra corpo e computer stabilisce nuove forme di comunicazione.

Il vostro lavoro dunque non è solo di teatrodanza?

Non solo danza, usiamo molto il corpo, ma anche la voce, la musica, la parola. La coreografia è fondamentale quanto il testo, quanto la semiotica. In generale siamo spinti da un’idea centrale, da un “concept” e questo diventa il centro, la confluenza di tutti i linguaggi

Che tipo di tecnologia utilizzate in Nou I_D?

Usiamo special devices, videocamere a infrarossi, sistemi di motion capture e sensori che leggono temperatura e altre alterazioni, sensori sempre più piccoli e sempre meno ingombranti. L’interattività di i>Nou I_D lavora su tre diversi livelli:

1) videocamera tracking per catturare la posizione degli interpreti;
2) postural sensors per catturare i movimenti fisici del danzatore;
3) sensori biometrici che informano sul loro stato fisiologico.

Ogni sistema dà una diversa chiave di lettura se vuoi un diverso punto di vista sull’argomento.
Il software Terra I Vida risponde agli input dei tre sistemi di cattura dei dati fisici.

Quando è stato sviluppato Terra I Vida?

Lo sviluppo del software Terra I Vida emerge nell’ambito del progetto di ricerca The Augmented Stage che Kònic Thtr ha intrapreso durante il 2006 al medialab di Metrònom a Barcelona in collaborazione con Martí Sánchez Fibla, ricercatore allo Spanish Higher Council for Scientific Research (CSIC)



Rosa Sanchez.

Qual è il senso di uno spettacolo come NOU I_D?

Lo spettacolo è una critica sociale e dunque la tecnologia è parte di questa critica, non ci piace l’uso impersonale, acritico delle tecnologie. Il punto di partenza è insieme politico e sociale: la condizione di sentirsi senza una vera meta, abbandonati, persi e questo lo ritroviamo in modo diverso rappresentato dalla voce, dal suono, dal corpo. Non abbiamo voluto fare uno spettacolo naturalista, è una composizione astratta su cui creiamo atmosfere suggestive, evocative ma aperte al dialogo col pubblico.


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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