ateatro 89.8 15/09/2005 Tom, Ilion, Malina e Hanon sulla tomba di Julian Beck (con una poesia di Dacia Maraini) Dedicato a Julian Beck (1925-1985) di Hanon Reznikov
Ieri, 14 settembre 2005, era il ventennale della morte di Julian Beck. Ecco un brano della mail che ci ha mandato Hanon Reznikov (dove tra l’altro cita il “beautiful website” - questo sito!!! - che ha dedicato uno speciale all'anniversario).
We are thinking of Julian today, on the twentieth anniversary of his departure from our midst. We remember in living color his voice, his vision, his poetry and the theater he enlarged with them. Tom, Ilion, Malina and myself drove out to Cedar Park Cemetery this morning and gathered at his grave. Judith read Shelley's The West Wind, which they used to read aloud together and I read the poem below, by Dacia Maraini.
Now Julian, You Walk Barefoot
To Julian Beck
Now Julian, you walk barefoot
Now Julian, you eat frozen roses
Now Julian, all the cats have fled
your lap, not even a flea
would take you for its father
In a hall in Cinecittà
you ate pasta and beans
on a plastic plate
Julian, your fingers dirty with green lacquer,
you spoke of liberty,
your mouth full, your eyes laughing
so white
and so full of air
Julian, what was the theatre
under your thin feet
divided in hot and bitter zones
between gushes of an imaginary reality
the geometry of your intelligence
your colorless ascetic's tongue
made you seem a ferocious monk
but you liked touching walls,
bodies, machines, the earth.
Julian, with your face of a predatory bird,
you smoked like an old Turk,
sliding in your black trousers
along the paths of thought
and Judith with her hair swelled
like a wild owl's wing
gold prospectors you and she bent
under the stage's boards
digging for treasure, so she was born
like a mouse between flying stagelights
and you behind
with an acrobat's grace
in winter's glittering evenings between glass panels
and Dutch linens, between taffeta flowers
and paper crowns, Julian when you will look at us
we will already be faraway
and you, great archer in your world
of ringing silences will look at us
through your reversed binoculars
and we will salute each other as from distant ships
raising our arms and a white rag
translation by David Platzer
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Ora Julian cammini senza scarpe
a Julian Beck
ora Julian cammini senza scarpe
ora Julian mangi rose ghiacciate
ora Julian tutti i gatti sono scappati
dal tuo grembo, neanche una pulce
ti prende più per padre
in un salone di Cinecittà
mangiavi pasta e fagioli
su un piatto di plastica
Julian le dita sporche di lacca verde
parlavi di libertà
la bocca piena, gli occhi ridenti
quasi bianchi tanto
erano colmi d'aria
Julian che cos'era il teatro
sotto i tuoi piedi secchi
diviso in zone calde e amare
fra fiotti di una realtà immaginaria
le geometrie della tua intelligenza
la lingua incolore dell'asceta
sembrava che fossi un monaco feroce
ma ti piaceva toccare i muri
e i corpi e le macchine e la terra
Julian con la tua faccia di uccello rapace
fumavi come un vecchio turco
scivolavi nei tuoi pantaloni neri
lungo i sentieri del pensiero
e Judith che si gonfiava i capelli
come un'ala di gufo inselvatichito
cercatori d'oro tu e lei curvi gobbi
sotto le assi del palcoscenico
a furia di scavare, cosi è nata lei
come un topo fra riflettori volanti
e tu dietro con la grazia
di un saltimbanco nelle scintillanti
sere d'inverno fra pannelli di vetro
e tele d'Olanda, fra fiori di taffetà
e corone di carta, Julian quando ci guarderai
noi saremo già lontani
e tu grande tiratore d'arco dal tuo mondo
di silenzi squillanti ci osserverai
attraverso il binocolo rovesciato
e ci saluteremo come da una nave lontana
alzando il braccio e uno straccio bianco
Dacia Maraini
Viaggiando con passo di volpe, Milano, Rizzoli, 1991
Se amando troppo, Milano, Rizzoli, 1998
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