ateatro 72.84
26/08/2004 
Giorgetti nuovo direttore dell'ETI, De Fusco allo stabile del Veneto fino al 2009
La giostra delle nomine
di Redazione ateatro
 

L'ETI ha un nuovo direttore generale in sostituzione di Angela Spocci che, dopo l'eccellente prova data appunto all'ETI (vedi i passati numeri di ateatro), è stata promossa a sovrintendente dell’INDA-Istituto del Dramma Antico.
Il nuovo direttore dell’ETI è Marco Giorgetti, attuale direttore del Teatro della Pergola, 44 anni, un passato da attore e regista. Di recente aveva affiancato Maurizio Scaparro per Les Italiens, la discussa manifestazione promossa a Parigi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Quello di Giorgetti sarà un incarico triennale, nel quale il neo-direttore intende adottare «una strategia di lungo respiro attraverso un piano industriale ampio ed articolato al quale ho già cominciato a lavorare per proporre al Consiglio d’Amministrazione una ridefinizione del ruolo dell’Ente. Mi preme fugare ogni allarmistica voce sulla chiusura della struttura nonché sulla dismissione dei teatri direttamente gestiti. Avremo bisogno di potenziare le nostre funzioni di raccordo con le compagnie e coi circuiti ma non possiamo lasciare fuori le attività internazionali ed i rapporti con l’estero: un teatro d’autore non parla solo italiano ma le lingue del mondo. Penso ai nostri Percorsi, avviati in passato e mai abbandonati, ma anche al valore di altri progetti e collaborazioni dei quali chiedere supporto direttamente al Ministero».
Una scelta di questo genere, malgrado le rassicurazioni, implica una scelta precisa per il futuro dell’ETI: negli ultimi anni l’Ente aveva concentrato gran parte delle risorse proprio nella programmazione delle cinque sale che gestisce, lasciando in secondo piano (o meglio, di fatto accantonando) le altre attività che l’Ente dovrebbe svolgere per statuto.
Per la direzione del Teatro della Pergola, in sostituzione di Giorgetti, si fa il nome di Valerio Valoriani, attuale direttore della Biblioteca Alfonso Spadoni, regista e drammaturgo, negli anni Settanta direttore della rassegna fiorentina degli Stabili e successivamente dell’Estate Fiesolana.
Le frattempo in Veneto Luca De Fusco, dopo la recente nomina a presidente dell’Antad (l’associazione che riunisce i teatri stabili pubblici), ha visto prolungare il suo incarico al vertice dello stabile fino al 2009. Il mandato del regista napoletano era in scadenza a fine anno, ma giocando d’anticipo è stato prolungato di quattro anni (con grazie alla pressione da parte del sindaco di Venezia Costa e dei vertici nazionali dei Ds, mentre buona parte della struttura locale del partito sarebbe stata contraria).
Nel frattempo De Fusco, come presidente degli Stabili, ha rilanciato il grido d’allarme del ministro Urbani sulla riduzione del fondi destinati alla cultura nel nostro paese: «La situazione di allarme denunciata recentemente dal ministro Urbani relativamente alla situazione dei beni culturali è altrettanto grave nel campo dello spettacolo in generale e della prosa in particolare. Molti teatri vedono minacciata la loro stessa sopravvivenza e per molte situazioni italiane c’è il concreto rischio che questa sia l’ultima stagione teatrale regolare. Infatti se i tagli al Fondo unico per lo spettacolo (Fus) sono stati per ora scongiurati si registrano invece già i danni per la riduzione degli investimenti in cultura dei Comuni e degli enti locali. Questa situazione è resa ancor più drammatica dalla tradizione che ha visto sempre un’esigua assegnazione di fondi alla prosa a vantaggio di altri settori dove spesso abbondano spese per il personale che sono invece nel teatro assai contenute. Va fatta inoltre un’ulteriore riflessione: si legge sugli organi di stampa che il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, voglia introdurre come esemplare regola di austerity economica una norma che vieti ai ministeri di spendere una cifra superiore a quella dell’anno precedente sommata all’inflazione programmata. Ebbene il Fus dalla sua nascita è aumentato molto meno dell’inflazione programmata e si è dovuto inoltre difendere da tentativi di drastica riduzione. Ciò conferma, nella maniera più evidente, come l’intera spesa dello spettacolo italiana, peraltro inferiore a quella dei maggiori paesi europei, sia contenuta e bisognosa di espansione. Occorre quindi formulare un nuovo patto bipartisan con il mondo della politica in cui la prosa si impegni al contenimento della spesa e quello della politica alla difesa di un settore che è già al limite della sussistenza».


 
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