ateatro 42.8 Acting from the street. Una scuola di teatro per i ragazzi di strada di Nairobi Lettera agli artisti e amici del teatro di Marco Baliani Cari amici,
nel mese di agosto , per dieci giorno sono stato in Kenia, a Nairobi, a dar vita alla tappa iniziale di un progetto titolato ”Acting from the street” da me proposto in forma di volontariato artistico all’associazione AMREF(African Medical And Research Foundation) che da anni si occupa , in forme laiche, di promuovere iniziative di sostegno allo sviluppo dei popoli africani.
Ho così dato inizio ad un workshop teatrale con ragazzi di strada di età compresa tra i 10 e i17 anni, che vivono nella discarica di uno degli slum di Nairobi, chiamato Dagoretti.
Insieme a me c’era un’operatore -attore di Nairobi che proseguirà sulla base di un programma di esercizi e allenamenti il lavoro coi ragazzi fino alla mia prossima venuta prevista per dicembre, forse con un danzatore o danzatrice con cui vorrei proseguire l’esperienza.
E’ mia intenzione infatti portare nel tempo altre figure artistiche disponibili a operare volontariamente, gratuitamente, e ad essere coinvolti nel progetto.
Il progetto si sviluppa su un arco di tre anni e il tentativo è non solo quello di creare nel tempo una gruppo teatrale ma più ancora quello di permettere attraverso il teatro un recupero di dignità e di appartenenza ad una comunità, per persone che finora hanno subito soprusi, violenze e che vivono in condizioni di vita a dir poco disperate.
Non vi sto a descrivere le loro condizioni di esistenza perché è difficile immaginare cosa voglia dire vivere tra i rifiuti di una enorme discarica a cielo aperto (che loro chiamano “the base” e loro stessi vengono chiamati in lingua swahili Chokora, spazzatura). Anche per me lo shock è stato violento.
Grazie al progetto per una settimana i ragazzi hanno potuto vivere insieme in un camping alla periferia di Nairobi(lavoravamo all’aperto), hanno avuto pasti regolari e un tetto per dormire, ma sopratutto hanno sperimentato forse per la prima volta cosa voglia dire far parte di un’esperienza comune, responsabilizzarsi , darsi compiti e una iniziale disciplina.
Voi tutti conoscete il mio modo di lavorare in teatro, la mia insistenza sulla pratica attorale per creare un ensamble e la mia esperienza formativa.
Ho provato a sperimentare anche qui quel modo di lavorare, adattandolo e modificandolo a seconda delle risposte:non è stato facile e in certi momenti ho provato sfiducia e scoraggiamento. Ma dopo una settimana di lavoro giornaliero,abbiamo visto cambiamenti straordinari, registrati da un video che nel tempo raccoglierà le fasi del percorso, ho visto una embrionale presa di consapevolezza di sé , del proprio corpo, della propria voce e del proprio nome , momenti esaltanti mi hanno ripagato di tutte le fatiche(compresa quella di muovermi saltare e correre alla mia età e a 1700 metri di altezza).
Così sono deciso a proseguire l’esperienza con tappe successive, mettendo in comune via via strumenti e linguaggi, tecniche e saperi, fino a condurli alla creazione artistica alla capacità di improvvisare e di agire il teatro .
Un primo risultato è stato comunque raggiunto.
In attesa della costruzione di una grande residenza accoglienza che Amref sta per edificare a Dagoretti( e in cui ora si sta prevedendo una spazio teatrale) “Acting from the street” proseguirà con l’affitto di una casa vera con cucina e posti letto e un’organizzazione interna che responsabilizzi i più grandi tra loro, e che ha come scopo quello di farli sentire parte di un progetto che richiede impegno e continuità e al tempo stesso tirarli da subito fuori dalla vita precaria dello slum.
Mi piacerebbe raccontarvi di più ma intanto vi chiedo di aiutarmi da subito a raccogliere fondi per la prima parte del progetto l’affitto e la permanenza per un anno dei 13 ragazzi,nella casa teatro.
Sono e siamo consapevoli che è una goccia nel mare ma da qualche parte occorre pur partire e sono convinto che gli esempi, se hanno successo, possono produrre a volano altre esperienze.
Sto dunque battendo cassa presso di voi per quello che potete e volete dare ed è un appello che mi piace fare prima di tutto alla gente di teatro a quelli che sanno cos’è e quanta passione richiede.
Vi lascio di seguito un numero di conto corrente postale e di estremi bancari su cui è possibile far pervenire le offerte, impegnandomi fin d’ora, insieme ai responsabili dell’Amref, a tenervi informati di ogni tappa del processo.
Certo della vostra adesione vi ringrazio di cuore.
Marco Baliani
Come inviare il tuo sostegno
Causale: Progetto Baliani- Acting from the street
Conto Corrente postale N° 35023001 intestato ad AMREF Italia Onlus - Via Settembrini 30 - 00195 Roma
Conto Corrente bancario N° 10079.32 intestato ad AMREF Italia Onlus, presso Monte dei Paschi di Siena - Ag. Roma 2 - ABI 1030 - CAB 03202
Carta di Credito (Circuito Si - American Express): basta telefonare allo 06 320 22 22
Acting from the Street
Una scuola di teatro per i ragazzi di strada di Nairobi
Un progetto di Marco Baliani e Amref Italia
Il mio teatro si fonda sull’ensemble, sulla creazione di un gruppo motivato a stare in scena, dove però ad ognuno deve essere lasciato lo spazio della propria particolarità, per poter cogliere le differenze…. Al primo posto dunque ci sono esercizi e allenamenti che tendono a formare un gruppo, a relazionarsi, a aver fiducia uno nell’altro e a responsabilizzarsi di fronte alle difficoltà. Sono esercizi soprattutto fisici, di contatto, di attenzione e percezione, maturati in anni di esperienze e che adatto di volta in volta a seconda della situazione e delle persone con cui lavoro: parlo di persone, perché “l’attore” per me arriva molto dopo nel processo creativo, quando il gruppo è maturo per esprimersi e per cominciare a improvvisare. Il training dunque è faticoso ma al tempo stesso ludico, gioioso, deve essere un processo di maturazione nella luce e aperto al mondo, senza mai dimenticare la realtà che ci circonda qualsiasi essa sia. Così il teatro diventa un gioco di squadra, né più né meno che quando si va a fare una squadra di calcio: dico sempre che il teatro somiglia in questo allo sport, ci si mette insieme per raggiungere un risultato, una vittoria, e conta più il percorso per raggiungerla che il risultato in sé”.
Marco Baliani
Secondo una stima diffusa dal governo keniano, Nairobi ospita circa 130 mila “ragazzi di strada”. Si tratta in gran parte di bambini abbandonati, giovani vittime della povertà e dell’AIDS, orfani maltrattati, abusati, emarginati, esclusi da ogni forma di assistenza e di educazione, costretti a guadagnarsi la vita nelle strade e a passare la notte nelle discariche avvolti in semplici teli di plastica. In swahili sono chiamati chokora: “quelli che vivono grazie ai rifiuti”, gli “scarti” della società.
AMREF-African Medical and Research Foundation - la principale organizzazione sanitaria presente in Africa Orientale, fondata proprio a Nairobi nel 1956 - è impegnata da anni nelle baraccopoli della capitale keniana con programmi di assistenza medica e di sviluppo e con uno speciale progetto volto al recupero dei ragazzi più bisognosi (“Child in Need Program’). Il progetto interessa attualmente un’ottantina di ragazzi, coinvolti e in piccole iniziative di microcredito, attività sportive e educative, e prevede la costruzione di un Centro di Accoglienza e di Riabilitazione nel sobborgo di Dagoretti, in grado di alloggiare circa 240 ragazzi e di ospitarne circa 480 per varie attività di formazione e avviamento professionale. Il progetto di AMREF è diretto da John Muiruri, un assistente sociale impegnato ormai da quasi vent’anni nel recupero dei ragazzi di strada, ed è seguito quotidianamente da un’equipe di cui fanno parte educatori, un’antropologa, un infermiere e numerosi volontari locali.
Il numero sempre crescente di giovani abbandonati per le strade della città e l’insuccesso delle tante strutture esistenti, hanno portato AMREF a sviluppare un approccio integrato e “olistico” al fenomeno dei ragazzi di strada. Il Centro di accoglienza costituisce infatti solo la parte strutturale del progetto, ma il coinvolgimento delle comunità di provenienza e una metodologia di relazione e di lavoro fondata sul dialogo e sulla piena responsabilizzazione dei ragazzi, quale parte integrante e attiva del programma, sono fondamentali nel raggiungimento dell’obiettivo finale: il pieno reinserimento dei ragazzi nella società civile.
All’interno di questo percorso conoscitivo e formativo già ben definito e avviato, assume un particolare significato “Acting from the Street”, un progetto nel progetto reso possibile dalla collaborazione con l’attore e regista Marco Baliani. L’obiettivo principale di “Acting from the street” è quello di arricchire il bagaglio culturale e professionale del personale di AMREF con nuove metodologie di lavoro, comunicazione ed espressione già sperimentate con successo da Baliani, in Italia e all’estero, e di fare del Teatro un innovativo e utile strumento di socializzazione, formazione e recupero dei ragazzi di strada di Nairobi, come ci spiega l’attore romano in una carta di intenti scritta appositamente per AMREF Italia.
“Io penso che la creazione di un gruppo teatrale in condizioni di vita molto difficili mette in moto energie e responsabilizzazioni molto alte, mette in moto la condivisione di un fare, il prendersi cura collettivamente della propria creazione, l’avere una meta e cercare di raggiungerla: ecco credo siano queste le motivazioni a intraprendere un percorso teatrale.
Il percorso teatrale si articolerà in più fasi e a diversi livelli, indispensabili per raggiungere la meta. Si darà, ad esempio, particolare importanza al lavoro e allo scambio con i formatori locali (attori ed educatori), in grado di garantire la continuità dell’intervento di Baliani. Dopo una fase di studio e di conoscenza reciproca, si darà quindi vita a un vero e proprio “gruppo teatrale”, composto da formatori, ex ragazzi di strada e ragazzi costretti a vivere sulla strada, capace di elaborare e portare in scena un vero e proprio spettacolo.
“La proposta, molto semplice, è quella di riuscire nel tempo a creare un vero e proprio gruppo teatrale, capace di costruire uno spettacolo (vedremo poi di che tipo, ma di sicuro deve essere una storia popolare, semplice, magari scritta da un poeta o uno scrittore keniota, magari creata appositamente) e di portarlo ovunque a farlo vedere e conoscere e perché no a farne anche nel tempo un’attività economica (ma quest’obiettivo non deve essere nominato all’inizio, non si devono creare aspettative, anche perché, con onestà, si deve mettere in conto anche la possibilità del fallimento).
Il progetto di Marco Baliani e di AMREF Italia vuole così spingersi oltre il semplice (si fa per dire) training di gruppo, per dare luce a uno o più eventi teatrali nei vicoli di fango di Nairobi e poi altrove, possibilmente anche in Italia, proprio a partire dalla capacità e dai talenti inespressi dei giovani emarginati della Capitale. Un momento di poesia e di bellezza in luoghi poverissimi, costretti a confrontarsi unicamente con le necessità della vita quotidiana. Un’occasione di arricchimento per tanti e di conoscenza di un fenomeno che tocca da vicino gli oltre due milioni di abitanti delle bidonville di Nairobi (e che colpisce circa cento milioni di giovani in tutto il mondo). Una possibilità importante di crescita, soprattutto, di affermazione personale, e magari di riscatto economico, da parte di chi oggi viene chiamato chokora, “spazzatura”.
AMREF - Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca - è la principale organizzazione sanitaria africana senza fini di lucro.
Fondata nel 1957, fa base a Nairobi e gestisce ogni anno centinaia di progetti di sviluppo sanitario in 14 paesi dell'Africa orientale: dal Kenia all'Uganda,
dal Sudan al Sudafrica. Il 95% del personale impiegato è africano. L'obiettivo principale di AMREF è quello di aiutare lo sviluppo sanitario e sociale
delle popolazioni più povere attraverso la partecipazione attiva delle comunità locali. L'impegno nel campo della prevenzione, dell’educazione
alla salute e della formazione, mira sempre a lasciare benefici permanenti. "Aiutare l'Africa a non aver più bisogno di aiuto" è la strategia di fondo,
il metodo di lavoro della Fondazione.
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