ateatro 111.27 20/08/2007 Il Watermill Center della Byrd Hoffman Foundation a Long Island: il sogno di Robert Wilson è diventato realtà Dalla moleskine di viaggi teatrali di Claudia Provvedini
Un migliaio di ettari a Watermill, Long Island, a due ore di pullman da New York: quindici anni fa Robert Wilson ha deciso che qui sarebbe potuto nascere il suo Byrd Hoffman Watermill Foundation Center dove dare residenza ad artisti, costruire spettacoli, collocare la sua strepitosa collezione di statue, vasi, sedie, quadri acquistati o ricevuti in dono da ogni parte del mondo, manufatti millenari o appena nati, anche dalle sue mani. Può dire di aver ormai vinto la sfida.
Al centro della tenuta domina un blocco di cemento quadrato (utilizzato una volta dalla Western Union per ricerche), ai lati si prolungano orientate nord-sud due ali simmetriche di metallo, con tante finestre; dietro c’è un bosco, davanti digradano lungo la scalinata piante varie, ciuffi di erbe altissime che si muovono al vento. “L’architettura è fatta di quattro cose: porte, tempo, spazio e linee, e queste ultime possono essere diritte o curve. Ecco, Water Mill gioca su questi elementi”, spiega il regista-architetto-designer.
Lo scorso 28 luglio si è festeggiato l’avvio definitivo del Centro con un megaparty aperto da Dita von Teese in reggicalze e reggiseno rosa che dondolava su un’altalena alla sommità di un bianco tendone da circo. Aiutato nell’organizzazione da tre giovani tedeschi e tre infaticabili donne, Wilson ha fatto piantare quindici abeti, disboscato tre aree, creato tre diverse pavimentazioni del terreno: aghi di pino, legno e erba triturata, una costellazione di pietre grigie da fiume su cui camminare provando differenti sensazioni (e posture dei piedi).
Tra gli invitati, architetti, scienziati, galleristi, pittoresca umanità mascherata in costumi stravaganti. Costato 350mila dollari, il “benefit” – tra aste di quadri, biglietti venduti per acquistare pupazzi giganteschi creati dai partecipanti al laboratorio, cena per duemila persone – di dollari ne ha fruttati due milioni.
Il blocco centrale in alto è aperto verso il cielo mentre da sotto proviene una “musica” da inferi, da cuore della Terra. “Ormai il Byrd Hoffman è aperto quasi tutto l’anno, tranne i mesi più freddi”, spiega il direttore Carsten Siebert, “e ospita laboratori dando la possibilità ad artisti di varie discipline di mettere a punto le loro creazioni sotto la guida di Bob”.
Lui è felice, col mal di schiena, ma felice: il più amato dagli europei, ma non dai connazionali, ha costruito il suo Centro non in un altro Paese - come Maestri del teatro suoi contemporanei, come il polacco Grotowski in Italia, l’italiano Barba in Danimarca e l’inglese Brook in Francia – ma proprio nel cuore degli Hamptons, i piccoli paradisi di Long Island dove i miliardari americani dell’industria tradizionale e del cinema hanno ville meravigliose nel verde o sull’Oceano. Il Centro ora, grazie anche al Board di amici combattivi e generosi tra i quali l’italiana Giancarla Berti, è guardato con rispetto (se non con amore) nel raggio di alcune miglia, fino a New York. Wilson però continua ad avere però Berlino, Mosca e Parigi tra i partner delle sue creazioni.
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