ateatro 99.81 Uovo performing arts festival 2006 A Milano dal 10 al 18 maggio di Ufficio Stampa
IED Moda Lab, Rotonda della Besana, Teatro Dal Verme, PAC, Superstudio Più, Cinema Gnomo, Plastic
14 artisti provenienti da 9 Paesi, 7 “palcoscenici”, 6 artisti per la prima volta in Italia, 8 prime italiane
Uovo – festival indisciplinare e indisciplinato sullo spettacolo dal vivo, sulle nuove tendenze più originali e innovative delle performing arts – giunge alla sua quarta edizione.
Uovo 2006, sul solco della vocazione che il festival ha avuto fin da principio, ovvero quella di scegliere spazi “non tradizionali” di rappresentazione con artisti che sperimentano nuovi linguaggi scenici, liberi dai tradizionali schemi disciplinari (teatro, danza, arti visive), presenta quest’anno molte novità, a partire dalla nuova collocazione temporale (maggio anziché settembre) e dal coinvolgimento di una rete ampia e suggestiva di spazi deputati alle varie espressioni del contemporaneo: IED ModaLab, Teatro Dal Verme, Superstudio, Cinema Gnomo, Plastic, Rotonda della Besana e PAC Padiglione d’arte contemporanea.
L’edizione 2006 conferma la sua attitudine internazionale, nomade e indisciplinare tra le arti contemporanee seguendo suggestioni attorno al tema del confine (tra le arti, tra i formati espressivi, tra le culture) e della sua indeterminatezza. Un percorso, anche geografico, che coltiva la dimensione della memoria, ma rivendica anche quella dell’oblio, in continua ricerca di esperienze artistiche che si interroghino sull’identità contemporanea.
Un’edizione forte e coinvolgente che presenta due tra i più grandi nomi della performance mondiale: Socìetas Raffaello Sanzio e Jerome Bel accanto, tra gli altri, alle rivelazioni del momento come Herman Diephuis e Hooman Sharifi.
Si inizia il 10 maggio con Julie Nioche, una delle più originali giovani coreografe francesi, che fin dalle sue collaborazioni con Meg Stuart e Odile Duboc ha posto al centro della propria riflessione artistica il corpo e i suoi confini. Presenterà in prima italiana H20-NaCl-CaCO3, una installazione-performance incentrata sulla relazione corpo-spazio-spettatore ideata e messa in scena in luoghi dal forte impatto architettonico.
L’11 maggio Herman Diephuis, performer francese, porta a Milano, per la prima volta in Italia, i suoi folgoranti tableaux vivants con D’après J.-C., un itinerario di riscoperta della bellezza attraverso la rappresentazione che ne diede l’arte sacra del Rinascimento italiano, fiammingo e tedesco.
Il 12 maggio Impure Company/Hooman Sharifi, coreografo e danzatore iraniano residente in Norvegia, presenta a Uovo per la prima volta in Italia il “solo” We failed to hold this reality in mind, sintesi di un percorso autobiografico di coscienza civile e politica.
Dal 12 al 14 maggio al Cinema Gnomo occasione speciale per vedere gli undici episodi del Ciclo filmico della Tragedia Endogonidia della Socìetas Raffaello Sanzio, lavoro visivo di sconvolgente e radicale bellezza, realizzato dai videoartisti Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti (il primo videoepisodio creato da Romeo Castellucci).
Il 13 maggio la performance Ballo eccezionale degli incontri e delle esclusioni della Stoa, la scuola teatrale di movimento fisico e filosofico che la Socìetas Raffaello Sanzio tiene da quattro anni. Una performance sulla forza naturale dell’accumulazione, sulle coincidenze del pensiero, sul peso della maggioranza.
Torna in Italia il 14 maggio Jerome Bel, uno degli artisti più irriverenti della scena internazionale. Il geniale performer francese presenta in prima italiana Pichet Klunchun and Myself insieme a Pichet Klunchun, danzatore “classico” thailandese. Un lavoro ironico e filosofico sulle contraddizioni e i paradossi della cultura occidentale e orientale, sui “confini” dei formati espressivi.
Kris Verdonck, performer belga, per la prima volta in Italia con l’installazione Box (15 maggio) esplora i confini “della fine del mondo”. Una stanza bianca, una luce accecante, le parole apocalittiche di Heiner Müller.
Sempre il 15 maggio presentazione del libro Io vivo nelle cose di Motus. Il linguaggio teatrale di Motus viene ricostruito in pagine di forte impatto visivo, dove lo sguardo è portato a confondere finzione e realtà, ora precipitate in frammenti e nell’ingrandimento di particolari, ora còlte in movimento per un concatenamento di fotogrammi, elementi narrativi, assonanze e provocazioni.
La Socìetas Raffaello Sanzio, la compagnia italiana di ricerca più ammirata al mondo, capace di interpretare in modo radicale e affascinante la natura teatrale, che già aveva scelto il festival Uovo per presentare a Milano nel 2004 Crescita – uno degli stadi itineranti del progetto Tragedia Endogonidia – sarà protagonista, insieme al compositore Scott Gibbons, anche con la performance-concerto The Cryonic Chants (16 maggio), partitura di voci che discende dalla primitiva origine classica del canto del capro, in cui l’animale stesso è stato utilizzato come vero e proprio corpo di scrittura ed indica la sequenza di suoni della creazione.
Anna Huber, coreografa svizzera residente a Berlino, e il percussionista Fritz Hauser presentano al PAC il 16 maggio umwege, lavoro “site specific” sulla ricerca spaziale, architettonica, creato per la prima volta alle terme di Vals e presentato anche al Potsdamer Platz di Berlino, al Museo di Arte Contemporanea di Stoccarda, all’Accademia dell’Arte di Berlino.
Due tra gli artisti italiani più innovatori del linguaggio coreografico presenteranno ad Uovo le loro ultime produzioni: Un respiro, riflessione “coreografica” sul testo teatrale “Respiro” di Samuel Beckett (15 maggio) di Virgilio Sieni, figura storica della scena performativa nazionale, e la creazione nero² (in prima assoluta) di Kinkaleri, formazione tra le più presenti nei cartelloni internazionali che predilige una performatività concettuale che mette in discussione l’idea stessa di rappresentazione (18 maggio).
Festa di chiusura di Uovo dedicata all’elettronica francese il 18 maggio al Plastic con Dj Léonard de Léonard, artista eclettico che mixa electroclash e “chanson” francese, techno hardcore e hip hop, vincitore del “Qwartz electronic music awards” nella categoria Discovery, rivolta ai migliori talenti innovativi della scena elettronica internazionale.
Info su www.bymed.org
10 maggio h. 19.00 / h. 21.00 performance Rotonda di via Besana Julie Nioche/Association fin novembre (F) H2O NaCl CaCO3 prima italiana ideazione e interpretazione: Julie Fioche scene: Virginie Mira, in collaborazione con: Yves Godin (luci) musica: Alexandre Meyer realizzazione scene: Sylvain Giraudeau grazie a: Michel Bernard, Alice Daquet, Gabrielle Mallet, Nadine Moëc, Rachid Ouramdane, Julie Perrin produzione: Association fin novembre co-produzione: Bonlieu Scène nationale d’Annecy; Festival d’Automne à Paris; La Maison de l’Architecture en Ile de France, Paris; CCN Le Havre Haute Normandie; CCN de Franche-Comté à Belfort (accueils studio); Le Consortium, Centre d’art contemporain de Dijon, département nouvelles scènes con il sostegno di: La Ménagerie de Verre, Paris and Cité européenne des Récollets; Ministère de la Culture et de la Communication – CNC – DICREAM, aide à la réalisation et de la Ville de Paris durata: 35 min. Una delle più interessanti giovani coreografe francesi, Julie Nioche lavora con corpi, architetture, oggetti, suoni e luci, esplorandone le relazioni e i confini. Tra performance e installazione, H2O NaCl CaCO3 è un gioco di infiltrazioni e ibridazioni, tra il corpo in uno stato fluido, uno spazio carico di segni e la percettiva presenza dello spettatore. Lo spazio-corpo che ne risulta genera un’atmosfera organica, in costante mutazione, che avvolge il pubblico in un intrigante mondo di simboli, memorie e sensazioni. La performer, all’interno di uno spazio-luogo evocativo di forme antiche, interagisce con una forma mutante, luminosa, che si gonfia e scatena incontri e separazioni, cadute e risalite. H20-NaCl-CaCO3 è un progetto “site specific” di volta in volta ripensato e rimodulato per e nello spazio che lo accoglie. E’ sviluppato su tappe successive presentate in luoghi di forte impatto architettonico come il Musée du Chateau d’Annecy, la Cappella di St Lambert a Lovanio o la cappella della Maison de l’architecture di Parigi in occasione del festival d’Automne. Creato a Milano appositamente per la Rotonda della Besana, questo lavoro offre l’imperdibile occasione per un’esperienza suggestiva in uno degli spazi storici di Milano.
Diplomata al Conservatoire National Supérieur de Musique et de Danse di Parigi, Julie Nioche è in seguito stata interprete e collaboratrice artistica di Odile Duboc, Hervé Robbe, Meg Stuart, Emmanuelle Huynh, Alain Buffard, Jennifer Lacey. Nel 1996 fonda insieme a Rachid Ouramdane l’Association fin novembre il cui obiettivo è la condivisione di spazi di ricerca e sperimentazione con artisti provenienti da altre discipline che pongano il corpo al centro della riflessione artistica. Parallelamente Julie Noche si dedica allo studio della psicologia. Il suo tentativo è quello di utilizzare le sue conoscenze teoriche e pratiche acquisite a riguardo del corpo in una prospettiva terapeutica.Questa ricerca la porta a mettere in questione la sua stessa pratica della danza e a sviluppare sempre di più i propri lavori intorno all’immagine del corpo e dei problemi d’identità che questa genera.
11 maggio h 21.00 IED Moda Lab Herman Diephuis (F) D’après J.-C.
prima italiana
coreografia: Herman Diephuis con: Julien Gallée-Ferré & Claire Haenni luci: Patrice Besombes scene: Annie Tolleter collaborazione artistica: Simone Verde & Véronique Defranoux musica: J.S. Bach montaggio sonoro: Frédéric Minière direzione palcoscenico e luci: Sam Mary direzione suono: Alexis Meier coproduzione: Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis, La Petite Fabrique, Centre chorégraphique national de Montpellier Languedoc Roussillon, La Ferme du Buisson - Scène nationale de Marne-la-Vallée con il sostegno di: la DRAC Ile de France grazie a: Théâtre de Saint-Quentin-en-Yvelines, Pascale Houbin/Compagnie Nom de Non, Abbi Patrix/Compagnie du Cercle durata: 50 min.
Con D’après J.-C. Herman Diephuis va alla riscoperta della bellezza, in uno spettacolo di struggente poesia e ironia, tra i più originali e applauditi nei cartelloni internazionali. Con una serie di tableaux vivants, questo straordinario lavoro dell’artista francese fa rivivere le pregnanti immagini dei più grandi maestri dell’arte rinascimentale italiana, fiamminga e tedesca. Da Leonardo a Caravaggio, da Botticelli a Raffaello, da Dürer a Memling, una galleria di pose statuarie fa risaltare i suggestivi contorni e gli espressivi gesti delle icone dell’arte sacra. Le immobili figure della storia della pittura vengono magicamente infuse di vita in danze e gesti frammentati su arie e sinfonie di Bach. Il gioco compositivo dei due performer si apre magicamente anche all’azione coordinata di un gruppo di giovani che si inseriscono e si integrano alle composizioni.
Nato a Amsterdam, vive e lavora in Francia, Herman Diephuis inizia il suo percorso professionale nel 1984 con Régine Chopinot e collabora alle creazioni di Mathilde Monnier, Jean-François Duroure, Philippe Decouflé, François Verret e Jérôme Bel. Lavora con Eszter Salamon et Simone Verde a Répétition publique d'un travail en cours, nella sezione Hors Séries del Centre chorégraphique national de Montpellier. Nel 1992 realizza alcune delle coreografie per la cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Albertville. Del 2003 è la collaborazione con Xavier Le Roy e Alain Buffard, mentre prosegue nel corso degli anni la collaborazione con Mathilde Monnier. Nel 2004 fonda la sua compagnia e rivela allae platee internazionali il suo talento con D’après J.-C ai Rencontres chorégraphiques internationales di Seine-Saint-Denis. La sua ultima produzione Dalila et Samson (novembre 2005) ha debuttato al Festival de Danse di Cannes.
12 maggio, h 17.00 (1a parte) 13 maggio, h 17.00 (2a parte) 14 maggio, h 14.00 ((1a parte) /ore 17.15 (2a parte)
Cinema Gnomo Socìetas Raffaello Sanzio (I) Ciclo filmico Tragedia Endogonidia di: Romeo Castellucci memoria videografica: Cristiano Carloni, Stefano Franceschetti musica originale: Scott Gibbons
Gli undici films che compongono il Ciclo della Tragedia Endogonidia sono stati realizzati da Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti (eccetto il primo, creato da Romeo Castellucci) con le musiche originali del compositore Scott Gibbons, create in collaborazione con Chiara Guidi.
I filmati percorrono l’intera sequenza degli Episodi, con le loro figure principali e ricorrenti, e colgono l’evoluzione di questa Tragedia che stabilisce un nuovo legame con la città e l’attualità. Attraverso la proiezione della sequenza degli Episodi si potrà scorrere lo sviluppo del processo di questa Tragedia; sarà possibile assistere allo spettacolo delle figure principali e dorsali che ricorrono sempre; sarà visibile l’intero piano architettonico costruito lungo tutto il progetto; si potrà, infine, intuire il sistema drammatico che la Tragedia Endogonidia ha inaugurato stabilendo un nuovo legame con la città e determinando una nuova economia dell’arte.
La Tragedia Endogonidia di Romeo Castellucci è un’opera unica che si estende nell’arco di tre anni (2001-2004) e che si evolve in differenti stadi -chiamati Episodi- ognuno dei quali fa capo a una città da cui prende il nome. Il termine "endogonidia" si riferisce a quegli esseri viventi semplici che hanno al proprio interno la compresenza delle gonadi: ciò permette loro di riprodursi senza fine. "Tragedia", al contrario, presuppone sempre una fine e tratta della fine. L’idea di questa Tragedia è quella di un’auto-generazione di idee, figure e concetti originali, organizzati in un ciclo drammatico che riprende il modello della tragedia greca, ma lo riempie di un contenuto rivolto al futuro. Gli Episodi che compongono il Ciclo sono: C.#01 Cesena, A.#02 Avignon, B.#03 Berlin, BR.#04 Bruxelles, BN.#05 Bergen, P.#06 Paris, R.#07 Roma, S.#08 Strasbourg, L.#09 London, M.#10 Marseille, C.#11 Cesena
Romeo Castellucci, Claudia Castellucci e Chiara Guidi costituiscono il nucleo artistico della Socìetas Raffaello Sanzio da loro fondata nel 1981 a Cesena. Oggi è senza dubbio la più importante compagnia italiana di ricerca al mondo, prodotta dalle maggiori istituzioni internazionali. L'orientamento generale che raccoglie tutte le opere del gruppo, pur nelle loro profonde differenze, è la concezione di un teatro inteso come arte che raccoglie tutte le arti, dove la rappresentazione è completamente aperta verso tutti i sensi della percezione, come in un sistema di forze.
Cristiano Carloni (nato a Fano nel 1963) e Stefano Franceschetti (nato a Pesaro nel 1966) hanno studiato cinema d'animazione e pittura ad Urbino. Dal 1993 lavorano insieme nel campo delle arti elettroniche realizzando video e videoinstallazioni. Tra i loro lavori: La camera intorno (1993), Urbino memoriale (1996), Senza foce (1997), Errante erotico eretico (1998). La collaborazione con la Socìetas Raffaello Sanzio, cominciata nel 1999, li porta a realizzare: Voyage au bout de la nuit (scenografia elettronica, 1999), Le pèlerin de la matière (videoinstallazione, 2000), Genesi. From the museum of sleep (video, 2000), A. #02 (video, 2002), Spettrografie (scenografia elettronica, 2002), B. #03 (video, 2003). Tra gli ultimi lavori, tre videoinstallazioni: Witness (2001), Petrolio (2001), Emergenza limbo (2002).
12 maggio h 21.00 IED Moda Lab Impure company/Hooman Sharifi (IR/N) We failed to hold this reality in mind
prima italiana coreografia, luci e interpretazione: Hooman Sharifi collaborazione artistica: Leif Hernes consulenza musicale: Javid Afsrirad titolo: Virginia Woolf direttore di produzione: Elisabeth Hansen musica: Mohammad Reza Shadjarian, Ensemble Aref, Hossein Alizadeh, Kayhan Kalhor, Parviz Meshkatian, Homayoon Shadjarian, Hafez Nazeri, Alireza Faiz Bashipuor, Shahram Nazeri produzione: Impure company coproduzione: Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis, Paris; Monty, Antwerp, Bit-Teatergarasjen Bergen & Springdance/Works, Utrecht.con il sostegno di: The Norwegian Council for Cultural Affairs, The Ministry of Foreign Affairs grazie a: Marianne van Kerkhoven, Bojana Kunst & Kaaitheater Brussels durata: 60 min. Per Hooman Sharifi l’arte è un percorso di coscienza civile, un mezzo comunicativo, di indagine e commento sulla realtà sociale. Il coreografo iraniano residente in Norvegia presenta un solo in cui autobiografia e riflessione politica si fondono in una performance che affronta con sincerità e disillusione temi intimi e cocenti quali la ricerca dell’identità, l’eredità del passato, il pregiudizio. Un lavoro che accetta la sua stessa “impurità” come elemento di forza e che fa leva sulla complicità degli spettatori per aprire un dibattito di grande urgenza e attualità. Entro uno spazio libero, con piccoli segni di decorazione, sullo sfondo immagini proiettate, Hooman Sharifi si mette in gioco con movimenti veloci come arabeschi che nascono su musiche orientali e il suo corpo alterna compozioni uniformi ad evoluzioni morbide e fluenti.
Nato nel 1973 in Iran, Hooman Sharifi si trasferisce definitivamente in Norvegia, da solo, all'età di 15 anni. Lì inizia la sua esperienza nel campo della danza, cominciando dall'hip-hop e dallo street-jazz. Soltanto più tardi, all'età di 21 anni arriva allo studio del balletto classico e della danza moderna. Nel 1997 viene ammesso al National College of Ballet and Dance di Oslo, dove si laurea nel 2000. Da sempre interessato a forme di ibridazione tra la danza e il teatro, dopo gli studi approfondisce il suo percorso artistico nelle arti drammatiche e visive. Nel 2000 fonda la Impure Company con l’obiettivo di indagare la possibilità dell’arte come strumento per la risoluzione dei conflitti sociali. Lo “statement” di Impure Company è ”arte uguale politica”, la politica come presa di coscienza sociale. Il lavoro di Impure Company è un continuo interrogarsi sul presente, sui limiti tra privato e pubblico, interno e esterno, individuo e collettivo.
13 maggio h 21.00 IED Moda Lab Stoa, scuola di movimento della Socìetas Raffaello Sanzio (I)
Ballo eccezionale degli incontri e delle esclusioni concepito e attuato da: Stoa – Sara Angelini, Nicole Arbelli, Stefano Bartolini, Michele Bruzzi, Demetrio Castellucci (che ha curato e creato le musiche), Teodora Castellucci, Giulia Merendi, Ignazio Palazzi, Paride Piccinini, Vincenzo Reale, Eugenio Resta, Giovanni Scardamaglia, Elena Turci, Marco Villani, Sonia Brunelli (coroginnasta), Claudia Castellucci (scolarca)
durata: 50 min
Nelle figurazioni del ballo si verificano eccezioni. Sebbene vi siano percorsi, passi e appuntamenti perfettamente coincidenti, capitano mancanze a queste corrispondenze. L’insieme indistinto della folla, rileva l’eccezione di chi è escluso. Vi sono incontri che determinano legami che possono essere provvisori oppure stabili e progettuali, con il progressivo aumento del loro peso sociale e politico. Sono descritti la forza naturale dell’accumulazione, il peso della maggioranza, le coincidenze del pensiero, le stazioni delle reti comunicanti metropolitane, che realizzano in un istante l’esatto convergere di individui separati. Nel movimento di attrazione capitano momenti di stasi, in cui l’apnea intellettuale espande il tempo e tutto ritorna in primo piano.
Storia della Stoa: La Stoa è una scuola teatrale di movimento fisico e filosofico che la Socìetas Raffaello Sanzio regge da quattro anni e che ha proposto sia ai bambini sia ai giovani. In essa la filosofia non si limita ad essere la storia della filosofia ma una pratica del porre domande e concetti, cioè un movimento che da origine ad una concatenazione del pensiero. Il metodo non è quello dell’impartire istruzioni, ma quello della ricerca pura, attuata nel discorso e nel movimento fisico. Bisogna considerare questa Stoa -che prende il proprio nome dall’antico portico nel quale Zenone soleva incontrarsi con i suoi scolari (in quanto straniero, nessuno, in Atene, gli affittò una stanza)- innanzitutto come un luogo che viene messo a disposizione dei ragazzi sia per le giornate di scuola di danza e filosofia, sia per iniziative prese, progettate e formate da loro. Queste manifestazioni della STOA non possono dirsi un obiettivo della scuola, ma la giusta conclusione di un processo che, coltivato e custodito nella concentrazione e nella riservatezza, ha bisogno, quando è maturo, di manifestarsi all’esterno. Rifuggire un intimismo sterile, correndo il rischio di un’esposizione, pone i ragazzi a contatto con un carattere essenziale dell’arte e della scienza: l’espressione della propria visione del mondo sotto lo sguardo di spettatori.
14-15 maggio h 14.00-17.00
Superstudio Più Dance Point Kinkaleri Dialoghi sul movimento (laboratorio)
Spazio di ricerca per per danzatori professionisti e non, il laboratorio diretto da Kinkaleri si articola intorno a una domanda: quale linguaggio adottare per trasmettere uno stato dinamico? Attraverso la pratica del corpo e l’analisi concettuale, i due incontri svilupperanno dei dialoghi sul movimento e sulle strategie comunicative del corpo. Il laboratorio è aperto a tutti, con un numero massimo di partecipanti.
Kinkaleri nasce nel 1995 come raggruppamento di formati e mezzi in bilico nel tentativo. I sei componenti si incontrano, unendo le loro esperienze e studi precedenti maturati in vari campi, con l’intenzione di realizzare dei progetti specifici, sollecitando quindi la volontà di operare intorno a delle idee concrete e curando sempre tutti gli aspetti necessari alle creazioni della propria attività: progettazione, ideazione, drammaturgia, distribuzione, gestione. I lavori di Kinkaleri hanno ricevuto ospitalità in numerose programmazioni ibride di genere, trovando un importante riconoscimento sulla scena della ricerca italiana e soprattutto estera.
14 maggio h 21.00
IED Moda Lab
Jérôme Bel & Pichet Klunchun (F/T) Pichet Klunchun and Myself prima italiana ideazione: Jérôme Bel di e con: Jérôme Bel & Pichet Klunchun coproduzione: Bangkok Fringe Festival; SACD / Festival Montpellier Danse 2005; R.B. Jérôme Bel, Paris con il sostegno di: AFAA (Association française d’action artistique); French Alliance, Bangkok; Cultural Service of the French Embassy, Bangkok; “The Flying Circus Project”, Singapore grazie a: Frie Leysen, Mark De Putter amministrazione: Sandro Grando R.B. Jérôme Bel riceve il sostegno di: Direction régionale des affaires culturelles d’Ile-de-France durata: 105 min. Lo spettacolo è in inglese senza traduzione
Uno degli artisti più irriverenti e innovativi della scena internazionale, Jérôme Bel torna a Milano con la prima italiana del suo ultimo lavoro, un insolito doppio autoritratto con il danzatore thailandese Pichet Klunchun. In questa performance dalle linee pulite, costruita attorno al modulo del dialogo faccia a faccia, due mondi antitetici vengono messi a confronto: l’oriente e l’occidente, il classico e il postmoderno, la tradizione e l’innovazione, il virtuosismo e l’indisciplina. Con ironia e schiettezza, semplicità e complicità, Bel e Klunchun esplorano il fertile territorio di confine tra due culture e due pratiche artistiche, mettendone a nudo i nodi critici, i punti di incontro e gli affascinanti segreti.
Nato nel 1964, Jérôme Bel si è formato presso il Centre National de Danse Contemporaine di Angers. Inizia a danzare per Angelin Preljocaj, Joëlle Bouvier, Régis Obadia, Daniel Larrieu e Caterina Sagna. Assistente di Philippe Decouflé per la cerimonia dei Giochi Olimpici invernali di Albertville nel 1992, crea la sua prima pièce, Nom donné par l'auteur, nel 1994, seguita da Jérôme Bel nel 1995 e da Shirtologie (1997, una versione per assolo e un'altra per sedici attori). Le dernier spectacle è stato creato nel 1998; seguirono Xavier Le Roy nel 2000 e The show must go on nel 2001. Del 2004 sono invece Véronique Doisneau, che ha aperto la stagione di danza dell’ Opéra National de Paris, The show must go on 2, presentato al festival d’Automne a Parigi, e A house full of music a Vienna all’interno del festival di musica contemporanea Wien-Modern e del suo omaggio a John Cage.
15 maggio h 18.00 IED Moda Lab
Motus (I) Presentazione libro: Io vivo nelle cose Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande presentano il loro diario di viaggio, un volume drammaturgico che dischiude le suggestioni e i temi ricorrenti dei più recenti spettacoli di Motus, il loro percorso nel contemporaneo e la loro originale reinvenzione dei modi e delle forme dello stare in scena. Una raccolta ricca e affascinante che combina parole d’autore, immagini a colori e testi critici, raggiungendo la forza di un libro d’arte. Il volume è suddiviso in sei capitoli che, in ordine cronologico, scandiscono le fasi di un processo artistico avvenuto tra l’anno 2000 e il 2005.
Motus è uno dei gruppi più discussi e più omaggiati della scena contemporanea italiana ed europea. Fondato a Rimini negli anni Novanta - momento di particolare esplosione teatrale - da una coppia d’arte e di vita, ha sviluppato attorno a sé un movimento di presenze fisse o passeggere che ne hanno caratterizzato il volto e lo stile, strutturandone l’identità come nucleo artistico aperto. In un’ottica di promiscuità tra le forme espressive Motus ha prodotto numerosi spettacoli, spesso presentati come eventi speciali nel loro essere concepiti per spazi anomali. Daniela Nicolò è lo sguardo esterno alla scena, Enrico Casagrande lavora con lei all’ideazione e va anche in scena portando il gioco dell’attore a una sfida con l’immagine, in un vortice del narcisismo che, mentre si cala nei canoni di una superficie ben nota al nostro oggi, la mette a nudo rivelandone gli aspetti di feroce solitudine.
15 maggio h 17.00 – 20.00 IED Moda Lab Kris Verdonck (B) Box
prima italiana
ideazione: Kris Verdonck drammaturgia: Marianne Van Kerckhoven allestimento tecnico: Raphael Rubbens suono: Bart Aga voce: Johan Leysen produzione: stilllab vzw coproduzione: Kaaitheater, Bruxelles; KunstenFESTIVALdesarts Bruxelles; Festival La Bâtie, Genève produzione esecutiva: Margarita Production con il sostegno di: Ministerie van de Vlaamse Gemeenschap, Vlaamse Gemeenschapscommissie van het Brussels Hoofdstedelijk Gewest grazie a: De Warande & Philips Lightning Turnhout durata: 10 min. prenotazione obbligatoria/posti limitati Una stanza bianca, un cubo di vetro, una luce accecante, le parole apocalittiche di Heiner Müller: Box è un’installazione sulla fine del mondo. Il lavoro di Kris Verdonck, personaggio eclettico della scena belga, attraversa discipline e codici artistici, dal teatro alle arti visive, all’architettura, testandone i principi e le contraddizioni. La riflessione sul contemporaneo entra nella sua arte sotto forma di oggetti tecnologici, materiali prodotti in serie, complessi meccanismi che interagiscono con la presenza degli spettatori rivelando l’intrinseco dualismo della condizione umana odierna. Box sviluppa il tema del rapporto uomo-macchina invitando gli spettatori in uno spazio in cui una fonte di luce fortissima, elaborata industrialmente da esperti ingegneri, li priva della loro capacità di vedere, al contempo annunciando un evento straordinario, esplosione nucleare o apocalisse.
Kris Verdonck (1974) ha studiato differenti discipline – arti visive, architettura e teatro - e questo si riscontra nel suo lavoro: le sue creazioni si situano al confine tra arti plastiche e teatro, tra installazione e performance, tra danza e architettura. La curiosità artistica di Verdonck si situa al confine delle discipline, non tanto per evidenziarne i punti di contatto quanto per esaltarne i punti di collisione. I performer, spesso attaccati a macchine costruite dall’artista stesso, sottoposti a sostenere limiti fisici estremi, sono come isolati nello spazio, a simboleggiare lo spaesamento dell’uomo contemporaneo. Tra gli artisti più attivi nella scena belga, Kris Verdonck annovera tra i suoi coproduttori alcune delle realtà europee più importanti come il KunstenFESTIVALdesArts, il Kaaitheater, il festival La Bâtie.
16 maggio h 19.30 PAC Padiglione d’Arte Contemporanea Anna Huber & Fritz Hauser (CH/D) umwege prima italiana
ideazione: Anna Huber & Fritz Hauser coreografia e danza: Anna Huber composizione e musica: Fritz Hauser costume: Inge Zysk produzione: annahuber.compagnie con il supporto di: Senatsverwaltung für Wissenschaft, Forschung und Kultur, Berlin; Theater am Halleschen Ufer, Tanzfabrik Berlin
durata: 30 min. La danza e la musica esplorano lo spazio in questa affascinante collaborazione site specific tra la coreografa Anna Huber e il percussionista Fritz Hauser. Le linee duttili e multiformi del corpo e la suggestiva mobilità dei suoni creano un intenso dialogo con la staticità dello spazio architettonico, indagando le relazioni tra queste tre arti e mettendone in discussione i confini. Le distinzioni materialità/immaterialità, immobilità/movimento, solidità/fragilità vengono dissolte e il raggio della nostra percettività ne risulta allargato. Presentato alle terme di Vals in Svizzera, alla Fundació Joan Miró a Barcellona, a Potsdamer Platz a Berlino e in altri spazi artistici di grande impatto e firmati da architetti di fama mondiale, da Jean Nouvel a Zaha Hadid, a Milano umwege trasformerà le sale del PAC con la sua danza minimale e le sue sofisticate sperimentazioni sonore.
In seguito alla sua formazione nell’ambito della danza a Zurigo, Anna Huber lavora con diversi coreografi e registi in Svizzera, Austria e Germania, da ultimo con Jo Fabian e Helena Waldmann. Dal 1989 vive e lavora prevalentemente a Berlino. Nei primi anni ’90 Anna Huber inizia la sua personale ricerca coreografica che l’ha portata ad essere una delle più apprezzate coreografe europee, con un linguaggio al confine tra performing arts e arti visive. Nel 2002 riceve l’Hans-Reinhart-Ring, il più importante premio svizzero nell’ambito delle performing arts. Dal 2002/03 sviluppa, parallelamente ad altre produzioni ed insieme al percussionista Fritz Hauser, le performances umwege (giri lunghi), legate ad una concezione specificamente architettonica. Il lavoro umwege 2006 ha inaugurato la Piattaforma di danza tedesca al Museo di Stoccarda.
15 maggio h 21.00 IED Moda Lab
Compagnia Virgilio Sieni (I) Un respiro
regia, coreografia and luci: Virgilio Sieni con: Marina Giovannini and Ramona Caia opere di: Flavio Favelli collaborazione alle musiche Letizia Renzini a.k.a. dj Molli assistente alla regia Carlo Cuppini tecnico: Lorenzo Pazzagli assistenza costumi: Giulia Pecorari respiro registrato negli studi Tempo Reale musica finale: Joe Hisaishi (dal film Sonatine di T. Kitano) produzione: Fondazione Teatro A. Ponchielli, Cremona; Compagnia Virgilio Sieni con il sostegno di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Dipartimento per lo spettacolo dal vivo; Regione Toscana; Comune di Firenze, Assessorato alla Cultura; Comune di Siena, Assessorato alla Cultura
durata: 60 minuti
Il respiro, atto primario dell’esistenza umana, momento infinitesimale che racchiude l’energia vitale, bolla effimera in cui tutto si anima e tutto crolla. Ispirato all’omonimo testo teatrale di Beckett, che interroga l’indicibile eternità di un respiro, questo lavoro della Compagnia Virgilio Sieni è un’esplorazione del corpo e della sua presenza, una riflessione sulla relatività del tempo e dello spazio realizzata attraverso gesti ordinari e banali, movimenti introspettivi e figurativi, solitudini e incontri. Attraverso una seducente ricerca fisica e visiva, Un respiro affronta domande piccole e grandi sul senso dell’esistenza.
Virgilio Sieni è una figura storica della scena performativa italiana. Ha compiuto studi d’arte e di architettura a Firenze. Dirige la propria compagnia dal 1983 ricevendo numerosi premi per le sue produzioni artistiche e la sua ricerca coreografica. “Il suo sforzo è stato quello di prendere distanza da una forma di danza e di spettacolo ancora sottomessa alle leggi della rappresentazione e della recitazione e, sulla scia di tutto quello che era avvenuto e stava avvenendo nell’arte e nel teatro contemporanei, rendere adulta e internazionale anche la coreografia italiana e la sua messa in scena teatrale. (Sergio Risaliti)”. Da pochi anni il Comune di Firenze ha affidato a Sieni la gestione dei Cantieri Goldonetta, ora trasformati in vero e proprio centro di cultura contemporanea, luogo di residenza e ospitalità, di ricerca e produzione, di studio e documentazione. CAN GO è un centro dedito ai linguaggi del corpo, crocevia per artisti provenienti da discipline diverse, la danza innanzitutto, ma anche il teatro, l′arte visiva, la musica...
16 maggio h 21.00 Teatro dal Verme Socìetas Raffaello Sanzio / Scott Gibbons (I/USA) Concerto: The Cryonic Chants
Canti e poemi oggettivi, tratti da un impassibile animale creato da: Scott Gibbons & Chiara Guidi voci: Claudia Castellucci, Monica Demuru, Chiara Guidi e la partecipazione vocale di: Teodora Castellucci tecnico luci: Luciano Trebbi tecnico del suono: Marco Olivieri organizzazione: Gilda Biasini, Cosetta Nicolini assistente all’organizzazione: Benedetta Briglia amministrazione: Elisa Bruno, Massimiliano Coli, Michela Medri presentato per la prima volta nell’ambito della: Festa Elettronica-Romaeuropa Festival 2004
produzione: Socìetas Raffaello Sanzio courtesy by: Festival d’Avignon; Hebbel Theater, Berlin; KunstenFESTIVALdesArts, Brussels; Bergen International Festival; Odéon-Théâtre de l’Europe & Festival d’Automne, Paris; Romaeuropa Festival; Le Maillon-Théâtre de Strasbourg; LIFT (London International Festival of Theatre); Théâtre des Bernardines & Théâtre du Gymnase, Marseille; Emilia Romagna Teatro Fondazione, Modena durata: 60 min
Il Concerto è una sorta di imbuto sonoro in cui si sviluppa una parte dell’universo musicale del Ciclo della Tragedia Endogonidia che, in particolare, ha per oggetto l’alfabeto e il linguaggio verbale. Il testo è qui considerato come una “cosa” tra le cose e, come queste, soggetto al destino di una forma. Dall’azione sonora sgorga una “poesia” che non fa più affidamento a un Autore, al Poeta. Il testo “discende” da una capra. La parola “tragos”, da cui deriva “tragedia” significa “canto del capro”. L’idea è quella di ottenere una serie di parole “oggettive”, ricavate dal corpo di un capro vero e vivente. Quel capro diventa così un corpo di scrittura, attraverso il quale ci “dona” alcune parole. Si tratta, letteralmente, di far “scrivere” un testo a un capro vivente lasciato libero di pascolare su un tappeto di lettere che si ricompongono casualmente per creare nuove sequenza di fonemi. Per il linguaggio-testo della capra è stato adottato un sistema analogico di ricombinazione di fonemi provenienti dalle sequenze proteiche contenute esattamente nel corpo di “quel” capro, un individuo maschio di quattro anni. Le sequenze delle ammine scelte sono quelle responsabili, nell’ordine, della produzione di sperma, della crescita delle corna e della putrefazione. Le sequenze delle lettere-simbolo di ogni amminoacido delle proteine scelte, sono state riportate su tre tappeti bianchi; il capro è stato lasciato libero di pascolare e il suo percorso ha disegnato una costellazione di lettere che hanno formato una scrittura di base, che Chiara Guidi ha utilizzato per la partitura delle voci. Il carattere “biologico” di questo processo è lo stesso adottato da Scott Gibbons, che riconduce ogni sua elaborazione elettronica a una sorgente organica, e questa condizione conferisce alla biologia una dimensione propriamente abissale.
Scott Gibbons e Socìetas Raffaello Sanzio
L’incontro tra la Socìetas Raffaello Sanzio e il compositore americano Scott Gibbons risale al 1998, in occasione della preparazione della “Genesi. From the museum of sleep”. Il progetto comune successivo fu “Il Combattimento” di Claudio Monterverdi, dove alla musica dell’autore barocco, diretta dal maestro Roberto Gini, veniva affiancata una corrente parallela di suoni elettroacustici concepiti da Scott Gibbons. La collaborazione da quel momento è continuata, e si è sviluppata per tutto il ciclo drammatico della Tragedia Endogonidia. In quest’occasione Chiara Guidi ha lavorato al fianco di Gibbons in un lavoro di trama dell’idea sonora e della sua realizzazione.
18 maggio
h 21.00 IED Moda Lab
Kinkaleri (I) nero² (3° studio) debutto progetto: Kinkaleri coproduzione: Kinkaleri; La Bâtie, Festival de Genève; Festival Internazionale di Santarcangelocon: Carla Bottiglieri, Floor Robert in collaborazione con: UOVO Performing arts festival con il sostegno di: Ministero per i Beni Culturali - Dipartimento dello Spettacolo, Sistema Regionale dello Spettacolo Regione Toscana
durata: 45 min
“Un fantasma color giglio viola fluttua per la stanza color petrolio, il suo pieno si scaglia sulle pareti funeree, una calma apparente contorna la presenza, si muove il fantasma come una falena verso la luce mortale, scivola sulle pareti, nessun trabocchetto, si accascia spossata da tanto fervore. Nuda (St)Eve ringhia. Non ha vergogna. Non conosce tregua. Non ha imbarazzo. Nono era un barista di Brest.”
(Kinkaleri)
Kinkaleri nasce nel 1995 come raggruppamento di formati e mezzi in bilico nel tentativo. I sei componenti si incontrano, unendo le loro esperienze e studi precedenti maturati in vari campi, con l’intenzione di realizzare dei progetti specifici, sollecitando quindi la volontà di operare intorno a delle idee concrete e curando sempre tutti gli aspetti necessari alle creazioni della propria attività: progettazione, ideazione, drammaturgia, distribuzione, gestione. I lavori di Kinkaleri hanno ricevuto ospitalità in numerose programmazioni ibride di genere, trovando un importante riconoscimento sulla scena della ricerca italiana e soprattutto estera.
18 maggio dalle h 23.30 Plastic
Uovo / Défi Fantastique
Non ho sonno party con DJ Léonard de Léonard (F)
prima italiana Léonard de Léonard è un artista eclettico, il cui stile multietnico combina diversi generi musicali, dalla techno all’hip hop, dalla chanson francese all’elettronica. Vincitore nel 2005 del Qwartz Electronic Music Award nella categoria innovazione e originalità, Léonard de Léonard scatenerà il dance floor del Plastic con le sue sperimentazioni sonore.
Nato negli anni 70 nei dintorni di Parigi, Léonard de Léonard comincia a suonare con una chitarra elettrica e una drum machine. Abbandonata la chitarra e dotatosi di un sampler, inizia una collaborazione con il regista Laurent Hart, per il quale compone la musica del videogioco Borderland e la colonna sonora per una serie di cortometraggi, entrambe nominate e premiate in diversi Festival tra Francia , Austria e Germania. Nel 1999 fonda l’etichetta Musiques Hybrides, sviluppando numerose collaborazioni senza distinzione di stili, passando dalla techno Hardcore all’ Hip-hop, dala musica degli chansonniers all’elettronica. Lavora con Louise Vertigo, Gonzales, Rubin Steiner, Roudoudou, Norazia, Peaches. Parallelamente, è dj nei più importanti club di Parigi. Nel 2002 si avvicina al teatro, attraversando la Francia e l’Europa come DJ/Sound Designer per lo spettacolo Cyrk 13 de Philippe Decouflé. In seguito, compone la musica originale della pièce Universal Dance Floor per la compagnia Night Fever. Insieme a Seep e a Mathias Schweizer fonda l’etichetta elettronica Rolax, il cui obbiettivo è di coinvolgere in progetti comuni musicisti e graphic designers.
Informazioni
Ingressi 10 euro/8 euro
Uovo card 30 euro/25 euro
Ciclo filmico della Tragedia Endogonidia 5 euro 1a parte/5 euro 2a parte
Nioche, Huber ingresso solo ad inviti
Verdonck, Motus ingresso libero
Dj Léonard de Léonard ingresso libero con biglietto Uovo fineo alle 01.00/10 euro dopo le 01.00
Laboratorio Kinkaleri costo d’iscrizione 80 euro
Biglietteria IED Moda Lab +39025833645
Prevendita www.vivaticket.it
Call center 899.666.805 (servizio a pagamento)
Costo prenotazione e prevendita 1 euro
Luoghi Rotonda di via Besana via besana 15, IED Moda Lab via pompeo leoni 3,
Cinema Gnomo via lanzone 30, Superstudio Più via tortona 27, Pac
Padiglione d’Arte Contemporanea via palestro 14, Teatro dal Verme via
san giovanni sul muro 2, Plastic viale umbria 120
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