ateatro 97.3
Speciale elezioni 2006: una intervista esclusiva al Ministro Buttiglione
Le necessità e le virtù del Ministero per lo Spettacolo
di Mimma Gallina
 

Nell’ambito dello Speciale elezioni 2006, l’inchiesta sullo spettacolo in questa campagna elettorale curata per “Hystrio” e ateatro da Anna Chiara Altieri e Mimma Gallina, presentiamo in esclusiva questa intervista al Ministro Rocco Buttiglione.



Lei si è trovato a coprire la carica di ministro per i Beni Culturali per un periodo relativamente breve, nella finale della legislatura e in un momento particolarmente difficile. La Finanziaria del 2006 ha operato un taglio al Fus senza precedenti, con una severità di gran lunga superiore a quella adottata in altri settori. Lei ha cercato di opporsi, minacciando perfino le dimissioni, ma senza successo. Che lettura da oggi di questa vicenda?

I tagli prospettati all’inizio erano molto più drastici ma alla fine sono stati contenuti, per quanto comunque dolorosi. La battaglia non si è conclusa con la Finanziaria, abbiamo lavorato e lo stiamo ancora facendo per ridurre i disagi. Proprio in questi giorni è stato dato il via libero definitivo del Senato ai 10 milioni per il Maxxi che facevano parte di quelle garanzie politiche. È un provvedimento che al Senato ed alla Camera è stato sostenuto da tutta la maggioranza. Mi guardo bene dal cantar vittoria, però si dimentica troppo spesso che la Finanziaria è severa ma non cancella il sostegno ai beni culturali. Ricordo ad esempio che sono stati dati fondi per 15 anni per la Domus Aurea. Sarebbe stato comunque assurdo pensare che quando a dover tirare la cinghia sono le famiglie (quelle che poi finanziano con le tasse i beni culturali) tutti gli altri non facciano altettanto.

Come mai lo spettacolo gode di una così scarsa considerazione?

Lei dice che lo spettacolo ha scarsa considerazione? Io le rispondo: sì è vero, ma non va dimenticato che avevo e ho la responsabilità anche di settori che non hanno la stessa capacità di mobilitare la pubblica opinione: mi riferisco ad archivi e biblioteche che dal mio punto di vista sono al primo posto. Detto questo, anche per lo spettacolo vale la regola di fare di necessità virtù, cercando di fare meglio con meno. Allora, incominciamo a tagliare gli sprechi, e sfido chiunque a dire che non ci siano sprechi, a razionalizzare l’organizzazione e così via. Cito ad esempio la lirica: è mai possibile che un allestimento faraonico debba essere usato una sola volta e da un solo teatro? È reato fissare un tetto ai compensi di artisti certamente insigni ma che all’estero accettano senza battere ciglio la metà di quello che in Italia pretendono senza discussione? Questi atteggiamenti penalizzano i più deboli non meno dei tagli. Allora: io sono il primo a lamentarmi dei tagli, e su questo ho messo la mia faccia, ma dico anche che adesso basta, me compreso, continuare a piangersi addosso. Vediamo insieme come fare ad uscire con il minor danno possibile da questa difficile congiuntura.

Le sue posizioni personali e quelle del suo partito sono certo più articolate e complesse. Porebbe riassumerle, indicandoci pricipali obiettivi e priorità rispetto all’attività di spettacolo e al teatro in particolare?

La ringrazio di riconoscere l’apertura mia personale e dell’Udc sui temi culturali. In questa sede, senza scendere troppo nei particolari, dico solo che il nocciolo della questione è di dare più soldi al mondo della cultura, ad archivi e biblioteche come dicevo prima, spettacolo e teatro e così via. Ho detto in piena Finanziaria, e lo confermo ora, che rimanendo ai livelli attuali si rischierebbe di chiudere baracca e burattini. Non aiuta però un atteggiamento per cui lo spettacolo ed il teatro appartengono ad una parte soltanto: è il primo argomento che viene fornito ai nemici del teatro e dello spettacolo. Quando si lancia una battaglia su questi temi, tutte le forze devono convergere, sfuggendo da strumentalizzazioni partigiane. Ricordo, al riguardo, lo sforzo compiuto per far sospendere l’ostruzionismo in Parlamento così da approvare i provvedimenti urgenti sul cinema dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Ringrazio quanti, anche nell’opposizione, non si sono tirati indietro, ma è tutto il mondo politico e sociale che deve mobilitarsi con maggior convinzione a favore di cultura e beni culturali.

Quale ritiene siano state le azioni più significative della sua attività di Ministro?

Sono stato pochi mesi al ministero, ma penso in maniera molto intensa. Mi piace pensare che quello fatto per il più sperduto dei musei di provincia possa avere la stessa dignità delle cose che hanno riempito i giornali. Sono contento comunque di aver legato il mio nome a provvedimenti come l’eliminazione del silenzio-assenso per i beni culturali; il via libera all’archeologia preventiva, estendendola anche ai privati; aver impostato il piano di monitoraggio per la salvaguardia del Palatino; aver firmato, dopo una trentina di anni di contezioso, l’accordo con il Metropolitan Museum di New York, e di averlo sostanzialmente fatto anche con il Getty di Malibù ed anche di aver chiuso un fondamentale accordo con uno dei principali paesi europei di cui non posso ancora dire il nome per rispettare le procedure. Mi fermo qui.

Tutti i partiti, centrodestra e centrosinistra, sembrano apprezzare l’istituzione di Arcus spa, ma non il suo operato, chiedono un regolamento, e in alcuni casi di riportarne la logica e il controllo ad un unico Ministero. Lei che valutazione ne da e che evoluzione prospetta?

Una cosa mi sento di dirla: Arcus è uno strumento fondamentale per poter intervenire su progetti specifici. È illusorio che con un patrimonio sterminato come quello italiano, lo Stato da solo, possa farcela con gli strumenti tradizionali. Serve la collaborazione di tutti, di enti ed istituzioni, ma anche di privati. Arcus è uno dei luoghi dove questa collaborazione può essere messa a frutto. Non deve essere l’alibi per tener fermi gli altri strumenti d’intervento, semmai deve integrarli sfruttando la sua maggior flessibilità e operatività.


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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