ateatro 86.80 E' scomparsa Valeria Moriconi Una delle ultime primedonne del nostro teatro di Redazione ateatro
E’ mancata il 15 giugno, nella sua casa di Jesi, nelle Marche, dove era nata nel 1931ce Valeria Moriconi, una delle ultime primedonne della scena italiana, protagonista di centinaia di spettacoli teatrale e decine di film nell’arco di una lunga carriera.
Valeria Moriconi nella Nemica di Dario Niccodemi (foto Tommaso Le Pera).
Aveva dovuto interrompere per motivi di salute la tournée di Spettri di Ibsen.
Valeria Abbruzzetti (questo il suo nome) aveva debuttato nel 1949 nella sua città, in una Filodrammatica e due anni dopo si era sposata con Aldo Moriconi, dal quale si sarebbe separata alcuni anni dopo. Si era poi trasferita a Roma, dove era stata notata da Alberto Lattuada, che nel 1953 l’aveva fatta debuttare al cinema in Gli italiani si voltano, nell'episodio Amori in città, e ne La spiaggia (1953), dove una scena in cui compariva in due pezzi suscitò una interrogazione parlamentare della DC.
Al cinema è stata diretta, tra l’altro da Yves Allègret, in Gli anni che non ritornano (1955) con Gérard Philipe, Marc Allègret, Mauro Bolognini in Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956) e Gli innamorati (1955), dove ottenne la nomination al Nastro d'Argento per il ruolo della pantalonaia Marisa, Mario Mattoli in Miseria e nobiltà, con Totò, Valerio Zurlini (Le soldatesse (1966), che le valse la Grolla d'Oro), Nanni Loy in Un giorno da leoni e in Quelle strane occasioni nell'episodio Italian Superman.
In teatro, la svolta era arrivata nel 1957, quando era stata in scena con Eduardo in De pretore Vincenzo; Eduardo l’aveva voluta anche per ricoprire il ruolo che era stato di Titina in Chi è più felice di me (nel 1986 sarà Filumena Marturano con la regia di Egisto Marcucci).
Nel 1969 è Mina nella scandolosa Arialda di Visconti; nello stesso anno conosce Franco Enriquez e inizia il sodalizio umano e artistico più importante della sua carriera: danno vita alla Compagnia dei Quattro (assieme a Mauri e Scaccia) che tra il 1961 e il 1964 porta in scena tra l’altro Il gesto di Codignola e La bisbetica domata (1962); Andorra di M. Frisch, Niente per amore di O. Del Buono (1963); Edoardo II di Brecht-Marlowe, Il vantone di Pasolini (1964), Il mercante di Venezia (1967), Rosencrantz e Guildertern sono morti (1968), Le mosche (1968), La tragedia di Macbeth (1971). Le regie di Enriquez saranno numerose anche in seguito: da Il vangelo secondo Borges (1972) e Storie del bosco viennese di O. von Horvath (1977) a L'hai mai vista in scena di Fabbri (1979).
Valeria Moriconi nel Diario di Eva da Mark Twain (foto Tommaso Le Pera).
Attrice versatile, eclettica e curiosa, Nel corso della sua carriera ha lavorato con numerosi registi, spaziando dai classici alla drammaturgia contemporanea, dal monologo al musical, dalla commedia brillante alla riscoperta curiosa: De Bosio (I dialoghi del Ruzante, 1968), Castri (con una collaborazione particolarmente significativa, da La vita cEdipo, 1979, e Hedda Gabler, 1980, a Questa sera si recita a soggetto, 2003, e Spettri, 2005), Cobelli (Turandot, 1981, Antonio e Cleopatra, 1988), Marcucci (i monologhi Emma B. vedova Giocasta di Savinio, 1982 e L’interrogatorio della contessa Maria di Palazzeschi, 1993), Scaparro (La Venexiana, 1984), Trionfo (Madame Sans Gène, 1989), Patroni Griffi (Trovarsi, 1992), Missioroli (Vetri rotti, 1995, La nemica, 2003), Maccarinelli (Alla meta, 1989, e Prima della pensione, 1999), Vacis (La rosa tatuata, 1996), Salveti (Medea, 1996, Ecuba, 1998).
Numerosi riconoscimenti: i Premi Ubu per Hedda Gabler e Turandot (1981), per Emma B. vedova Giocasta (1982), Premio Duse nel 1995. Dura invece poco la sua esperienza come direttore del Teatro Stabile delle Marche, che abbandona quasi subito con qualche polemica.
Intensa anche l’attività radiofonica e televisiva: per il piccolo schermo ha interpretato tra l’altro Pigmalione (1962), La bisbetoica domata (1963), Resurrezione (1965), nei panni di Katiuscia, La presidentessa (1968) ed è stata la protagonista della seconda parte del Mulino del Po (1971).
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