ateatro 82.46 Leo Bassi a Macerata si vendica Il ritorno del filosofo buffone di Anna Maria Monteverdi
Leo Bassi, “filosofo-buffone” come ama definirsi, è approdato a Macerata invitato dal gruppo teatrale i Benandanti del Centro sociale Sisma per un workshop sulla provocazione, ovvero sulla comunicazione-provocazione a teatro; un workshop che verteva soprattutto su una particolare qualità dell’improvvisazione teatrale il cui scopo è imparare a conquistare l’attenzione dello spettatore con qualsiasi mezzo o meglio, come dice lo stesso Bassi: “Come liberare le nostre attitudini naturali per far ridere la gente”.
L’obiettivo è rompere con le proprie paure e timori, avvicinarsi con disincanto al teatro, senza enfasi e soprattutto lontano dalle convenzioni. Dopo il workshop Leo Bassi ha realizzato il 28 febbraio al Teatro Lauro Rossi Vendetta, uno spettacolo davvero anomalo per il panorama del teatro italiano: gesti e azioni per dimostrare la nostra ingenuità e credulità oltre che la nostra compiacenza all’invasione delle multinazionali, delle religioni, dei media.
Leo Bassi è un nome assai noto per chi ha seguito il teatro degli anni Ottanta in Italia, per lungo tempo suo luogo d’adozione: sono rimaste famose le sue azioni in strada, nelle discoteche dove trattava qualsiasi tema con forza iconoclasta, con una trasgressione vera, quella che ti fa arrabbiare, o ti fa schifo, che passa attraverso istinti o comportamenti primitivi e primordiali. Da sempre nei suoi spettacoli la clownerie, si mescola a giocolerie ed esercizi da antipodista mentre farneticazioni di vario genere sono condite insieme a discorsi politici molto seri o attacchi alla classe politica. Realizzava una performance rompendo le angurie che il pubblico gli tirava, tagliandole con la sega a motore e sporcando tutto e tutti. In un’altra occasione con una rudimentale macchina caricata a elastico sfondava una parete di cartone facendosi aiutare dagli spettatori. Aveva poi preparato un “razzo astronave” e la performance prevedeva cerimonia, discorso, lancio e alla fine naturalmente il razzo non partiva, l’astronave cascava... Ancora una performance sull’11 settembre dal titolo 12 settembre mentre altre azioni politiche in Spagna dove si è stabilmente trasferito, sono quelle contro l’icona franchista (finti tentativi di distruzione delle statue di Franco per ridurle come quelle di Saddam Hussein in Iraq; anti-pellegrinaggi alla tomba del dittatore spagnolo) o il Bassibus, un folle pullman che propone tour intorno a Madrid per visitare gli effetti della degenerazione ambientale, economica, architettonica, politica.
“In Spagna, prima delle elezioni, ho organizzato questi che chiamo i «viaggi al peggio di Madrid». L’idea era di portare la gente a vedere scandali invece che monumenti. Quanto vengono pagati i politici? In quali case vivono? Siamo andati nei campi da golf e nei ristoranti di lusso, dove un pranzo costa 200 euro. Siamo andati a bussare alla porta del primo ministro a chiedere quanto costa la sua abitazione. Così la gente si rende conto in concreto cosa significa il potere, che tipo di atteggiamento hanno queste persone e se vale la pena votarle. Alla fine, i socialisti hanno vinto, ma non certo per il mio lavoro. La gente si è incazzata per le bombe dell’11 marzo e ha messo l’accento sulla partecipazione della Spagna nel conflitto iracheno. Sono stato contento di questo risultato, perché la gente è riuscita a cambiare le cose” (Intervista di Graziano Graziani a Leo Bassi per “Carta”).
Bassi gioca da sempre sulla provocazione-agitazione, sul non sense, sugli eccessi, rompendo generi e collocandosi in una zona franca tra il comico, l’arte circense (Bassi appartiene a una famiglia di artisti di circo) e il teatro di strada. In Spagna ha avuto un incredibile successo a seguito di alcune sue apparizioni sulle reti nazionali in cui proponeva azioni davvero disgustose che gli hanno garantito una popolarità straordinaria. Vendetta è uno spettacolo fortemente politico. Il titolo è spiegato sin dalle prime battute: viene proiettato un gigantesco bandierone stelle-e-strisce e Bassi si cimenta in sproloqui contro l’America e la cultura americana. Ecco definito l’obiettivo del suo attacco. Quando era piccolo per lui l’America era un paese bellissimo ma ora si vergogna di essere americano e si vuole vendicare.
Il primo attacco è contro uno dei simboli degli USA, la Coca Cola, che a suo avviso ha assorbito ogni bevanda tipica, ogni specificità di luogo: “Anche la lattina di Coca Cola che ho in mano adesso è incazzata e 25.000 millibar di Coca stanno premendo per uscire”. Fa capire che è sua intenzione farli sfogare: parte musica hard rock, rompe la prima lattina con una forbice e escono spruzzi contro il pubblico. “Ma non mi basta”. Poi indossa un gilet con le lattine infilate nelle tasche, si muove danzando per agitare il contenuto e le buca. “Ma non mi basta”. Prende un bidone di petrolio con lattine di coca appese e con un numero da antipodista le spacca. “Ma non mi basta”. Entra con un carrello per portare pacchi e trasporta in scena scatole piene di coca cola e le rompe. E’ un vero delirio: la coca cola cola ovunque in platea: “Sono sicuro che non berrete Coca Cola per un po’.”
Il nuovo attacco è contro le religioni: “Io dico questo contro l’America ma ce l’ho anche con i musulmani con l’Islam con tutte le religioni monoteiste: sono ateo da 7 generazioni e stiamo tutti benissimo”. Poi si esibisce in un'azione contro le multinazionali della moda: la premessa è che la gente si fa abbindolare dai media ed è spinto a comprare abbigliamento esclusivamente firmato. Così prende un paio di forbici scende in platea e comincia a seminare il terrore. Trova una maglia Adidas. Il ragazzo che l'indossa è ora oggetto della sua vendetta. Cerca di convincerlo a farsi tagliare il marchio. In questa maniera non sarà più uno tra milioni di persone che vanno in giro a ostendere idolatricamente il marchio, ma l’eroe che si contraddistingue per levarselo. Ha convinto il ragazzo, ma lui incalza: “Siete tutti manipolabili. Ora sei solo uno con una maglietta bucata!”
L’interrogativo è se questi attacchi siano veri o solo scherzosi. Ma è lo stesso Bassi a rispondere proprio nel corso dello spettacolo: “Sono un buffone, non un cabarettista. I cabarettisti vanno in tv e parlano. Noi buffoni facciamo, e facciamo cose disdicevoli e non abbiamo rispetto di niente e di nessuno. Né del potere e neanche di noi stessi”. A dimostrazione di quest'ultima affermazione termina lo spettacolo cospargendosi il corpo di miele e piume, avvicinandosi pericolosamente al pubblico!
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