ateatro 82.35
Di corsa "Di giovedì": Il mio doping
La performance ciclistica di Luciano Nattino con Emanuele Arrigazzi
di Anna Maria Monteverdi
 

"Mi sento veramente bene, sia in salita che in volata, di più non posso dire. Vincere così tanto e subito ti dà sicurezza e quindi il momento non può essere che magico."
Alessandro Petacchi




Vittorio Corona (Palermo, 1901-Roma 1966), Ciclisti (1928), Collezione Privata, Roma.

Castelnuovo Magra è un piccolo paese in provincia della Spezia che ha dato i natali al ciclista velocista Alessandro Petacchi, l’eroe del giorno a detta della “Gazza”: 9 tappe vinte nel Giro d’Italia 2004, 85 vittorie da professionista e ora anche la Milano Sanremo. Petacchi all’indomani dell’ultima vittoria si è scagliato contro i controlli a senso unico anti-doping nel ciclismo: “Siamo noi sotto i riflettori, noi siamo accusati noi siamo controllati. E il calcio?”.
Nel Centro Sociale di Castelnuovo ha sede il Petacchi Fan Club, e in questa location perfetta, tra ritagli di giornali sportivi, magliette firmate dalla gloria locale, scarpette, cappellini e striscioni appesi, il gruppo teatrale spezzino Reatto, che cura una interessante rassegna teatrale per il Comune dal nome inequivocabile “Di giovedì”, ha pensato bene di portare lo spettacolo Il mio doping di Luciano Nattino-Casa degli Alfieri, con Emanuele Arrigazzi, monologo per attore in bici da corsa già presentato con successo al Festival Asti Teatro.
Il protagonista è un dopato, dalla vita soprattutto. Il doping, che lo sport e i media – malgrado lo scandalsimo di facciata – ci hanno aiutato a immaginare una pratica “normale”, per atleti sempre più bionici, cyborg quasi. Alla ricerca del risultato, ogni tipo di sperimentazione è consentito: per ingrossare muscoli, per aumentare la forza o la potenza, per non sentire il dolore.
Il guerriero-corridore è in scena a pedalare eroicamente senza sosta, con la bici sopra i rulli da allenamento che i ciclisti conoscono bene. L’attore è stato ciclista. E’ lì per testimoniare: ne ha conosciuti parecchi disposti a tutto e che hanno accettato alle soglie del professionismo.
E’ davvero strano vedere un attore, un “atleta del cuore” che fatica realmente, che suda sempre di più, attento a non perdere l’equilibrio precario, a non forzare i ritmi, a pareggiare i respiri da ciclista con quelli da attore. Una bella impresa teatrale e ciclistica....
La vicenda ricorda inevitabilmente quella tragica di Pantani, eclatante per la parabola finita male e su cui si è voluto calare i riflettori troppo in fretta. Il ragazzino che inizia a correre con una passione vera, i sacrifici, le prime vittorie, le soddisfazioni come professionista, il pubblico che lo incita durante le gare, il successo che cambia la vita, i soldi soprattutto che cambiano la vita, la difficoltà a continuare a fare allenamenti sempre più duri e a continuare a vincere, la proposta e poi l’imposizione di sostanze “additive”, che caricano... Si prova di tutto, si ingerisce ogni derivato chimico o animale per ossigenare il sangue, si nasconde l’urina “pulita”nelle mutande per confondere i controlli. Una vita infernale, dosata e cadenzata da pillole che hanno controindicazioni mortali, ma i cui pericoli vengono tenuti nascosti da federazione, allenatore e medico. Tutti colpevoli. Per un risultato.
A Castelnuovo alcuni ragazzini che hanno messo in piedi una filodrammatica vengono a vedere lo spettacolo. Alla fine si complimentano con l’attore: quasi tutti, come è tradizione di queste parti hanno fatto gare ciclistiche, gare provinciali. Hanno smesso per fare teatro. I meno giovani del Circolo si scandalizzano un po’ dello spettacolo e della sua conclusione amara, loro no. Sono realisti. Sanno che è vero.
La storia manca forse di un climax, di un finale che “stacchi” in volata, ma senz’altro quello che colpisce è quell’implicito atto di accusa contro una società che ha corrotto anche lo spirito più genuinamente sportivo; e colpiscono anche l’interpretazione e la messinscena efficaci ed essenziali: semplici e pulite come forse Nattino vorrebbe che fosse il ciclismo (o il teatro?).


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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