ateatro 75.69 Parola di teatro Sinergie di competenze per una maggiore e migliore visibilità del teatro di Valeria Ottolenghi (A.N.C.T.)
"Ripensare alle forme della visibilità, coinvolgere istituzioni pubbliche e associazioni, ordine dei giornalisti e studiosi, ridisegnando anche la mappa deontologica relativa alla suddivisione dei campi di competenza, mantenendo vivo il dialogo con artisti e studiosi, organizzatori e critici. Antiche questioni? Certo, ma che si sono andate sempre più aggravando. Che fare?":
iniziava così la lettera di convocazione per Parola di Teatro a Castiglioncello/Armunia, l'incontro promosso dall'A.N.C.T., Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, che, affrontando diverse questioni legate all'informazione/ alla formazione della cultura teatrale aveva già in progetto un percorso di appuntamenti diversificati a partire dalle specifiche esigenze dei teatri, degli enti promotori, del territorio.
Davvero numerosi gli intervenuti, specie tenendo conto dell'invito in tempi brevi. E un nuovo, veloce gruppo di studio si è formato poco dopo a Volterra - e tantissime sono state le «adesioni a distanza», di chi, sapendo di questa iniziativa, e non potendo partecipare, dichiarava il proprio esplicito interesse. Le difficoltà dei giornali e il bisogno di magazine televisivi, la visibilità dei festival e delle rassegne concentrate nel tempo, la funzione della critica e la ricerca, lo spazio delle riviste on line e il dialogo con le istituzioni, l'Eti e l'Ordine dei Giornalisti, la formazione, l'aggiornamento dei tanti critici che lavorano nei giornali di provincia e il dialogo con l'università, le alleanze con chi scrive di letteratura, cinema, danza, etc per la rivalutazione del confronto critico con il pubblico/ i lettori dei giornali, e così via.
Moltissime le questioni emerse: pur riconoscendo situazioni estremamente positive nella direzione della crescita della cultura del teatro, specie per quel fenomeno della «provincia della provincia» che disegna «nuove geografie del teatro» (vedi i convegni di Urgnano e Fiorenzuola) con la moltiplicazione di spazi teatrali, nuovi pubblici, tanti spettacoli di pregio, anche della ricerca, flessibili alle origini, è risultato evidente lo stato di disagio diffuso a più livelli, pochissimi soldi, spesso scarsa comprensione e intelligenza da parte degli amministratori, difficoltà di varia natura (non sempre i direttori artistici per esempio possono girare come vorrebbero per vedere gli spettacoli, così da sceglierli, dare loro visibilità al più presto).
Copiosi, aggrovigliati i problemi emersi - e nessuno naturalmente aveva (e credo abbia ora) soluzioni ad effetto rapido. Tante volte è stato citato questo incontro di Milano che già si sapeva avrebbe promosso Oliviero/www.ateatro.it in autunno, immaginando diverse convergenze (in verità allora non era affatto chiaro il tema guida, s'immaginava un appuntamento più squisitamente politico). A Volterra decidendo infine di «utilizzare» – come in effetti si sta facendo ora – tale incontro come cassa di risonanza per Parola di teatro, anche per individuare altre alleanze, diverse direzioni di lavoro.
Ed eccoci qui. A Cartoceto c'è già stata una breve, ma importante tappa di riflessione, legata in particolare alle forme della visibilità degli spettacoli realizzati da persone «diversamente abili» (in molti casi difficile anche il linguaggio della recensione!)
E inevitabilmente si ritorna al Che fare? Intanto, proprio come buona pratica, è bene frantumare tutte le barriere tra uffici stampa, critici, direttori artistici, studiosi per promuovere una «sana» cultura teatrale, attraverso tutte le forme ritenute via via più idonee, incontri, dibattiti, concorsi aperti di recensioni teatrali per le superiori e gli studenti dell'università, esperienze di indagine critica all'interno delle scuole di teatro, e così via. Superando anche ogni rigidità deontologica: oggi chi conosce bene il teatro, ha visto e incontra tante produzioni, scrive, ha competenza e sensibilità, è bene che «spenda» tutto questo sul maggior numero di fronti. Al diavolo la purezza, spesso tanto ipocrita! Certo il regista di uno spettacolo non lo deve recensire, è più che ovvio, così come un critico che affianca in vario modo un teatro, magari curandogli la comunicazione on line, è bene che non scriva degli spettacoli che quello stesso teatro produce. Banalità. Al di là di questo tutto deve essere lecito, anzi incoraggiato! Una vera e propria buona pratica! Non solo perché oggi chi sa tanto di teatro non può vivere di sola critica (ci sono delle eccezioni? forse!) ma anche perché la vasta conoscenza permette, per esempio, di realizzare – o favorire attraverso varie forme di consulenza – delle stagioni, dei festival più direttamente legati alla contemporaneità.
Perché non bisogna dimenticare che al centro di tutto c'è la questione della visibilità, della fruizione degli spettacoli di qualità il più presto possibile e nelle condizioni migliori.
Quali altre buone pratiche a tal fine? Parola di Teatro riprenderà il suo percorso, riallaccerà i fili proprio durante e subito dopo questo convegno. Quale teatro, festival, rassegna vorrà affrontare questa o quella questione? Il problema della contemporaneità e della formazione del pubblico, dell'informazione e del linguaggio della critica, dei giornali locali e nazionali, degli interlocutori istituzionali a più livelli e delle possibili funzioni delle rassegne estive, e così via.
Poiché assai alto è il desiderio di dialogare, di fruire/produrre cultura (vedi anche gli esempi del festival della letteratura di Mantova o della filosofia di Modena, tra l'altro sempre più fitti, non casualmente, di teatro) si ritiene importante, in questi tempi davvero bui, colmi di tanta sofferenza nel mondo e di facile cattiveria anche tra vicini, cercare di cucire reti, definire alleanze, sperimentare, quando e come possibile, sinergie positive: Parola di Teatro è un'occasione per ragionare insieme su singole questioni legate concretamente a specifiche realtà cercando di risolverle. Non solo parole: piuttosto strategie, alleanze di lavoro. E il singolo tema s'inserisce in un quadro più vasto, di maggior respiro, più appuntamenti che avranno anche successivi momenti di confronto generale. Castiglioncello/Armunia, il Castello e l'ottimo Paganelli sono pronti ad accogliere questa riflessione più ampia, magari anche per vedere insieme – spero che Oliviero sia d'accordo – se i modelli di tante buone pratiche abbiano saputo contagiarsi, attecchire, dare buoni frutti. Questo davvero l'augurio!
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