ateatro 75.64
Fare teatro nei musei
I progetti di Outis
di Angela Lucrezia Calicchio
 

Mi piace l'espressione "buone pratiche". Ha il sapore delle cose antiche, fa pensare alle grandi cucine, all'artigianato... alle cose fatte con cura e con amore, in contro tendenza con gli inglesismi da new economy. Eppoi è "pensare positivo", un segnale di generosità che cerca di capitalizzare le esperienze contro una diffusa ansia da concorrenza che circola tra gli addetti ai lavori.
Outis è un organismo che promuove la drammaturgia contemporanea. Un'attività che comprende l'organizzazione di iniziative autonome e di quelle che rispondono a necessità tematiche.
Abbiamo ideato e organizzato alcune rassegne di teatro al di fuori dei luoghi per cosi dire canonici, ossia presso il Padiglione d'Arte Contemporanea, il
Museo Bagatti Valsecchi, Sabbioneta, eccetera.
Al PAC: TRAMEJAZZGALLERY (2002), per la mostra dell'artista iperrealista americano Duane Hanson - 30 sculture più vere del vero -;
TRAMENOTE (2003), per la mostra Utopie quotidiane: l'uomo e i suoi sogni nell'arte dal 1960 ad oggi;
MALDAFRICA per Double Dress, dell'artista nigeriano Yinka Shonibare.
Per il Bagatti Valsecchi, essendo una casa-museo, le quattro rappresentazioni teatrali, si sono ispirate al tema della casa e della famiglia.
Non è la prima volta, ma un elemento di novità è affiorato.
L'intento era quello di uscire dai consueti confini della geografia drammaturgica utilizzando spazi inconsueti e attirando un pubblico incuriosito non solo dai testi che si venivano rappresentando. Iniziative che hanno avuto un immediato ed entusiastico riscontro, tanto è vero che ci siamo trovati di fronte a persone che si sono mosse seguendo non un solo interesse culturale. In un caso la proposta teatrale è stata offerta in un ambiente dove il perno dell'avvenimento era squisitamente artistico - sculture, quadri eccetera - nell'altro caso le pièces, fatte scrivere appositamente, sono state inserite in un ambiente museale, col risultato di trovare dinanzi a noi non solo spettatori o solo visitatori, ma spettatori-visitatori.
Tutto questo ha avuto come premessa il nostro sforzo di scegliere temi e situazioni in sintonia con l'ambiente e lo sfondo, di documentarci, di compenetrarci con gli artisti in questione. Insomma abbiamo studiato e ci ha fatto bene. E' risultata un'operazione estremamente stimolante, convinti come siamo che oggi si debba uscire sempre più spesso dagli angusti spazi corporativi per viaggiare in terreni all'apparenza sconosciuti, o comunque tenuti in poca considerazione come luoghi deputati al "fare" teatro. Questa "trasferta" è stata quanto mai aderente all'imperativo, di fronte al quale non si può mostrare indifferenza o pregiudizi, di affiancare le diverse manifestazioni dell'arte, di intrecciare le spinte immaginative, di misurarsi con i molteplici prodotti della creatività.
La reazione del pubblico è stata per noi incoraggiante: i visitatori richiamati dalla mostra non hanno subìto l'intrusione del teatro e mai l'hanno considerato un "corpo estraneo", ma l'hanno vissuto in quanto naturale contorno e appendice del pensiero dell'artista. Al contempo gli spettatori richiamati dal teatro si sono felicemente sentiti immersi in uno scenario che rimandava ad altri stimoli, ad altre connessioni di pensiero. In entrambi i casi, visibilissimo è stato l'intento di proporre le varie manifestazioni artistiche dell'uomo non come "camere stagne", come terreni ostinatamente non comunicanti. In questo senso siamo più che convinti che oggi la comunicazione - una delle parole chiavi del mondo contemporaneo- si debba attuare non solo tra testo teatrale e pubblico, ma anche tra testo e ambiente, sulla scia di una contaminazione di contenuti e non certo di forme. Non un flusso di pensieri e di emozioni che va da nord a sud, ma una triangolazione che permette di inventare percorsi fantastici e del tutto nuovi. Da questa visione la drammaturgia contemporanea potrebbe uscirne rafforzata e, in qualche caso, emanciparsi dalle secche in cui il teatro la costringe a stare.


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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