ateatro 75.62 produzioni patafisiche – arrampicatori teatrali – ferrovie a teatro Una pratica buona di Alfredo Tradardi
l’arrampicatore teatrale è un personaggio dannunziano e patafisico al tempo stesso, in sintesi un babbuino cinocefalo che ricorda Bosse-de-Nage (vedi figura, Grand Dessin au fusain et pastel d'aprés Gestes et Opinions du Docteur Faustroll, Pataphysicien d'Alfred Jarry), ma che si fa strangolare il 20 di ottobre per risorgere il 22 dello stesso mese in modo da poter partecipare nelle vesti di St. Omnibus, satiro, il 6 novembre, secondo il calendario patafisico, alle Pratiche Buone.
come strangolare l’arrampicatore teatrale e come evitare che risorga con le sue produzioni patafisiche?
una volta i teatri erano beni collettivi, ora il mercato, con la sua santissima trinità, la liberalizzazione, la privatizzazione e la deregolamentazione, li ha aggrediti e gli enti locali li hanno ceduti in uso e disuso ai propri affezionati e affamati clientes affinché vi trionfi il teatro commerciale e mortale (peter brook docet).
ma l’anno rimane di 365 giorni e i clientes lo riempiono, il teatro, per non più di 30 o 40 dei giorni dell’anno medesimo.
come le ferrovie i teatri dovrebbero funzionare 24 ore su 24, sette giorni su sette e di qui in avanti.
come la rete ferroviaria ora affidata a un gestore della rete, i binari-teatri dovrebbero essere affidati ad un gestore, meglio se pubblico, che si impegni solo a "manutenere" gli stessi mentre trenitalie diverse potessero (?) provvedere a farci circolare, sui binari-teatri, treni (spettacoli) non mortali, gli incidenti essendo proibiti.
questa proposta non guarda o riguarda i piccoli di milano, gli stabili-teatri assai in-stabili ormai per noie mortali.
riguarda i teatri di provincia, non i regi, dove si sta accumulando monnezza artistico-culturale, con i sipari ridotti a grandi schermi tv, che si aprono sempre di più su queste facce di "merdra" che ci tormentano quotidianamente sui piccoli schermi.
insomma bisogna togliere ai faccendieri-arrampicatori teatrali un pò di acqua e di terra sotto i piedi.
se i tempi sono bui, se intorno è un deserto, morale, culturale e politico, una qualche funzione dovrebbe pur averla il teatro nel raccogliere frammenti di memoria, seminare frammenti di utopia e costruire frammenti di futuri.
i teatri sono spazi sempre più chiusi da riaprire alla creatività e alla dimensione della verità, questo è il problema, trasformandoli sì in una rete ferroviaria.
alfréèd jarry,
pronipote innaturale del grande alfred
al secolo alfredo tra-dardi,
presidente dell’associazione culturale itàca
presidente e socio unico del cl?b alfred jarry
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