ateatro 71.84 Le vie possibili del nuovo teatro Un incontro a Napoli il 16 luglio di Redazione ateatro
Il 16 luglio prossimo, a Napoli, al Teatro Area Nord Piscinola, nell’ambito della rassegna Teatri di Napoli 2004 avrà luogo l’incontro Le vie possibili del nuovo teatro. Qui di seguito il documenti di convocazione dell’incontro.
LE VIE POSSIBILI DEL NUOVO TEATRO
Incontro/confronto su produzione e mercato
In occasione del secondo appuntamento estivo dei Teatri di Napoli inserito nei programmi di Estate a Napoli le Compagnie aderenti al progetto Teatri di Napoli sotto l’egida dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e con il patrocinio dell’AGIS - Teatri d’Arte Contemporanea e Consorzio Teatro Campania hanno programmato un incontro/confronto tra Operatori, Istituzioni, Intellettuali su alcuni temi che da tempo sono materia di indagine e di approfondimento e che hanno animato il dibattito dentro e attorno al sistema teatro.
Tutto ciò potrebbe non essere una novità, molte già sono state le occasioni in cui ci si è incontrati e si è discusso su tali temi, ma riteniamo che almeno due siano le condizioni di novità che l’appuntamento propone:
a) Un arcipelago in movimento
Il progetto Teatri di Napoli si è, dalla sua nascita, identificato come modello partecipato pubblico privato con una sua originale strutturazione (spazi condivisi da più compagnie, localizzazione periferica, collegamento allo Stabile Pubblico, direzione artistica coordinata su alcuni segmenti di programmazione). Non si tratta del consueto decentramento ma di una ipotesi ambiziosa di riequilibrio tra il centro e la periferia di un’area metropolitana con la creazione di poli di eccellenza capaci di modificare i rapporti di appartenenza dei cittadini nei confronti del territorio che abitano. Questo modello assume importanza in una fase storica di profonda trasformazione dei processi produttivi ed in particolar modo di quel segmento di teatro che si occupa della innovazione dei linguaggi, della contemporaneità , delle problematiche connesse all’infanzia e alla gioventù e/o a quelle fasce di utenza marginali o trascurate dal grande sistema della distribuzione. Partendo da questi dati e dalla voglia di comprendere le mutazioni in atto pensiamo si possa arrivare a definire quel segmento che aveva individuato nelle "residenze" un volano di crescita e verso il quale è del tutto mancata l’attenzione delle Istituzioni centrali e che però è cresciuto e si è sviluppato a dispetto dei limiti imposti dalle normative vigenti, quello che è stato definito un arcipelago in movimento.
Pensiamo che ciò ripone l’accento su un tema che è caro a tutte le componenti aderenti alla Teatri d’Arte Contemporanea e che riguarda il principio, a nostro parere sempre valido, che il processo produttivo determina fortemente la qualità del prodotto e che esso costituisce anche elemento di specificità senza il quale tutto si confonde nel "Tutto". L’incontro quindi è frutto di una partenza ricca di incertezze e i cui contorni sono ancora tutti da definire, ciò dovrebbe permettere una libertà di ragionamento e una apertura all’analisi che in altre sedi è mancata.
b) Non è un "convegno"
Non lo è nel senso classico, ovvero luogo o consesso dentro cui confutare o avversare delle tesi preesistenti. Lo stiamo immaginando come incontro/confronto e come tappa di un processo che necessità di ulteriori passaggi, tanto che con alcuni operatori già prevediamo un prossimo appuntamento da cui forse poter ricavare indicazioni e indirizzi.
Ciò ci mette nella condizione di lanciare ipotesi azzardate e provocazioni che possano servire a ad un dibattito costruttivo come in questi mesi è avvenuto su alcuni siti e riviste.
Vorremmo riprendere provocazioni e proporne di nuove a partire da quelle di seguito elencate
Desidero ribadire con forza che la creatività non è monetizzabile, che la cultura è un valore in sé, è un segno distintivo profondo del nostro essere europei…che poi abbia importanti ricadute economiche ed occupazionali o che sia fattore di coesione sociale, tutto questo è vero, è importante, ma viene dopo. E’ una rilevante conseguenza. La cultura infatti è troppo spesso «affogata» in priorità che non sono culturali, ma sociali economiche turistiche ecc.
Gli artisti – in particolare, i giovani artisti – sono indispensabili in una società che pensa al proprio futuro e che rispetta la propria storia.
Giovanna Marinelli
relazione per l'incontro sui problemi del teatro alla Camera del 15 marzo 2003
…bisogna riprendere a "considerare il teatro alla stregua della coltivazione del radicchio, che preferisce la cura quotidiana agli avvenimenti epocali. Insomma te ne devi occupare ogni giorno". Da domani dovremo avere la forza, il coraggio e la convinzione di non accettare più compromessi, né prebende (come i vergognosi spiccioli che quasi tutto il teatro d’innovazione ha accettato dall’Eti per il 2003) e, pur rischiando ferite più gravi, costruire un futuro di autonomia, di contenuti d’arte, di nuovi soggetti. Chi non lo farà taccia…. per sempre.
Franco d’Ippolito
su ateatro 65
…permettetemi di chiudere questa mia comunicazione puntuale ed a mio avviso efficace con un ultimo granello di gramsciana saggezza: "La crisi è talmente grave e domanda mezzi così eccezionali che solo chi ha visto l'inferno può decidersi a impiegarli senza tremare ed esitare."
Nicola Dentamaro
Regole, assenza di regole… Paghiamo ancora l’antica diffidenza nei confronti dello stato borbonico e l’aristocratica paura di un egualitarismo verso il basso. Così gli artisti di teatro italiani, compresi i grandi, spesso hanno preferito concludere un patto separato col principe, piuttosto che usare la loro influenza per ottenere buone regole comuni. Poi ci sono anche le semplici regole del galateo, a volte clamorosamente disattese nelle quotidiane relazioni di collaborazione fra colleghi o compagni di strada; o quelle invece, perfide, imposte dai potentati di turno ai giovani artisti emergenti obbligati a rinnegare le umili origini, ancora una volta in nome di un malinteso senso del marketing.
Silvio Castiglioni
E allora, se tutto questo è vero, parafrasando il movimento new global mi vien da pensare che "un altro teatro è possibile", che è solo un problema di modelli di sviluppo, che l’alternativa non è – non solo sul piano culturale, ma anche dal punto di vista della "sana ed oculata gestione", dell’economia, dell’efficienza organizzativa – tra mercato, botteghino, chiamata e al contrario proposta élitaria ed economicamente deficitaria: ma tra sclerosi ed appiattimento su certezze consolidate e spinta rigorosa all’innovazione
Spinta rigorosa, dicevo tuttavia. Che significa anche intelligenza amministrativa, capacità di accompagnare il coraggio alla consapevolezza – dolorosa ma anche eticamente doverosa – che un teatro che affonda come il Titanic ballando il valzer la prossima stagione prossima non servirà a nessuno.
Adriano Gallina
E a partire da queste porre questioni semplici per avere risposte complesse.
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