ateatro 71.50 Incontri con la nuova drammaturgia AstiTeatro 26 di Anna Chiara Altieri
Si è conclusa il 2 luglio scorso la 26esima edizione di AstiTeatro che, nel secondo anno della rinnovata commissione artistica, ha scelto di proseguire la strada tracciata già un anno fa, tenendo fede alla missione originaria del festival.
Fin dalle prime edizioni infatti, negli anni Ottanta, AstiTeatro ha privilegiato un teatro di drammaturgia: i testi e la scrittura d'autore sono il nucleo principale intorno a cui si è costruita la programmazione, sotto la sezione AstiScritture.
In particolare si è scelto di rivolgere l’attenzione alla scrittura teatrale europea, a giovani autori, italiani e stranieri, a testi inediti mai messi in scena, creando dei focus di approfondimento intorno ad alcuni di essi.
Il festival si è aperto con Marius Von Mayenburg, poco noto in Italia ma autore di punta della Schaubuehne di Berlino: La bambina gelata, messa in scena dalla giovane regista Sofia Pelczer e interpretata tra gli altri da Paola Bigatto e Paolo Bessegato, ha rivelato al pubblico italiano la cruda e spietata lettura della società contemporanea tedesca, grondante cinismo, sarcasmo ed indifferenza. La stessa spietata prospettiva sulla famiglia e le relazioni che vi si intrecciano l’abbiamo potuta vedere in Faccia di fuoco, diretta da Adriana Martino con Ludovica Modugno.
Una rivelazione per il pubblico italiano è stato lo spettacolo Tiny Dynamite, nella produzione originale inglese, splendidamente allestito all’interno del suggestivo palazzo del Collegio.
La tenera ed agrodolce storia d’amore fra i tre protagonisti ha incantato pubblico e critica con i dialoghi intensi ed essenziali intorno a cui riverberavano delicati giochi di acqua e di luce, rivelandoci la sensibilità e il romanticismo della giovane autrice Abi Morgan, rappresentante di una nuova generazione di drammaturghi britannici.
L’attenzione verso la Gran Bretagna si è approfondita con il ritorno ad un maestro del teatro inglese del ‘900, Edward Bond, di cui è stato messo in scena Undici canottiere, testo in cui Bond da nuovamente prova del suo lucido sguardo sul mondo e sulla violenza raccontandoci la storia di un adolescente ribelle nell’epoca dei conflitti armati.
Due invece sono gli autori italiani a cui si è deciso di dedicare un doppio appuntamento, Massimo Sgorbani e Renata Ciaravino.
Del primo è stato presentato in prima assoluta Angelo della gravità, monologo di un obeso-bambino mai cresciuto che narra la sua eretica rappresentazione del mondo attraverso l’interpretazione intensa di Franco Branciaroli diretto dalla giovane regista Benedetta Frigerio.
Franco Branciaroli ovvero L'angelo della gravità (Foto di Pasquale Mingo).
Tutto scorre, altro testo dello stesso autore messo in scena da Antonino Iuorio, ha mostrato un altro esempio della scrittura di Sgorbani, tagliente e profonda nel farci entrare nelle storie di personaggi maniacali ma vicini a noi per la loro umanità.
Altro debutto assoluto per Canto a me stessa di Renata Ciaravino, testo poetico per donna sola, cui ha dato corpo una Maria Monti applauditissima dal pubblico per la sua interpretazione ironica e malinconica al tempo stesso, che sembrava cucirsi perfettamente sulla sua personalità di artista.
Maria Monti in Canto a me stessa (Foto di Pasquale Mingo).
La seconda proposta della Ciaravino è stato Ballare di lavoro, spettacolo costruito a partire dai racconti reali, tutti al femminile, di immigrate italiane all’estero, storie ancora attuali di separazioni, fatica, lavoro.
Intorno alla sezione AstiPalcoscenico si sono concentrati invece gli eventi spettacolari di più forte richiamo: Afasia e Pol, due performance tecnologiche interattive di Marcel.lì Antunez (catalano tra i fondatori della Fura dels Baus) non hanno mancato di far discutere per le provocazioni visive a volte di crudo impatto.
L'Afasia di Marcel.lì Antunez (Foto di Pasquale Mingo).
La prima nazionale de La mia vita d’artista di Jerome Savary ha coinvolto gli spettatori in una personale rievocazione della magia del teatro e del palcoscenico attraverso gli occhi di un artista affermato in tutto il mondo.
Sezione a parte del festival il concorso di idee IDEEperALFIERI, che si è posto come obiettivo di diffondere l'interesse per la drammaturgia e la poetica del più illustre concittadino astigiano, Vittorio Alfieri, sollecitando una giovane generazione d'artisti alla scrittura per il teatro.
Accanto all'allestimento di un classico alfieriano, Saul, con la regia di Lamberto Puggelli, le scene di Eugenio Guglielminetti e l'interpretazione di Massimo Foschi, AstiTeatro ha proposto e prodotto 5 progetti in forma di demo (schegge, dimostrazioni di lavoro, trailer non superiori ai 25 minuti), il risultato di un lavoro contemporaneo di invenzione attorno alle opere e alla personalità dello scrittore di Asti. Alcuni dei progetti (raccolti anche nella pubblicazione Idee per Alfieri) si sono rivelati molto interessanti e maturi sia dal punto di vista della scrittura che della messa in scena, tanto da rendere auspicabile l’ipotesi di trasformarli in vere e proprie produzioni.
Il festival è stato costellato di altre iniziative, come gli incontri con gli autori intorno ai tavolini di un caffè (gli HappyHour) e gli allestimenti minori ma non per questo meno apprezzati dal pubblico della sezione IntornoalleUndici nel cortile di Palazzo Ottolenghi, in cui si sono potuti apprezzare eccezionali narratori (il Mario Perrotta di Italiani Cìncali e Vincenzo Pirrotta con il suo N’gnanzou) e piacevolissime occasioni di teatro musicale (l’omaggio a Janis Joplin di Maria Grazia Solano ad esempio o il Trenet di Mario Cei).
AstiTeatro, quest’anno più breve ma concentrato e ricco di proposte, ha ridato respiro alla propria identità più profonda, la ricerca intorno alla nuova drammaturgia, cercando di cogliere gli stimoli della contemporaneità, ma senza per questo trascurare l’aspetto più "festivo" che caratterizza per definizione un festival, fatto di spazi vissuti e ri-vissuti dal pubblico e da tutta la città, di momenti di intrattenimento e incontro.
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