ateatro 70.46 Sono stato io! It was all my fault! Lettera aperta ai collaboratori di TTV Festival, ai componenti della commissione e della giuria del Concorso Italia 2004 di Fabio Bruschi (Direttore di TTV Festival)
Ai collaboratori del TTV Festival
Ai componenti della commissione
Ai componenti della giuria del Concorso Italia 2004
Oggetto: Sono stato io! It was all my fault!
La giuria dell’ottavo Premio Riccione TTV – Concorso Italia ha deciso di non assegnare premi ai nove video selezionati dall’apposita commissione (segnalandone tre) ed ha rilasciato una dichiarazione critica nei confronti del lavoro svolto dalla commissione stessa.
Quale direttore responsabile della scorsa edizione del TTV Festival (articolato in Performing Arts on Screen, Bologna, marzo 2004 e Expanded Theatre, Riccione, maggio 2004) devo rispondere di questa situazione, che danneggia innanzitutto gli autori ai quali –obiettivamente- si toglie uno strumento di visibilità, promozione e incentivo alla produzione.
Credo che le responsabilità di questo esito non felice siano soprattutto del direttore e vedo di spiegarmi:
Dal 1985 al 1994 il TTV è stato basato sulla formula: rassegna internazionale/concorso a inviti.
Data la scarsa visibilità che la dimensione internazionale del concorso/festival dava agli autori italiani, nel 1995 -quando mi è stata affidata la direzione artistica del festival- ho proposto di istituire il Concorso Italia riservato ai teatranti e videomaker italiani e al tempo stesso di rafforzare la componente internazionale fuori concorso e in modo diretto, attraverso la presenza al festival di registi di riferimento come Peter Sellars, che presenta per la prima volta in Italia il suo lavoro sui moving images media a Riccione nel 1996.
Dato il numero cospicuo di video italiani in concorso si è imposta da quasi subito la necessità di una commissione di selezione, che da sempre ha svolto i suoi lavori a Bologna, coinvolgendo operatori e situazioni di ‘tendenza’ ruotanti negli anni ‘90 prevalentemente attorno al Link (quello di prima della diaspora).
Si venivano così configurando due diverse tradizioni: la tradizione della commissione, più di tendenza e ‘videoteatrale’, espressa in precedenza dalla situazione bolognese (che era d’altra parte una delle più attive in vari campi in quegli anni sia sul versante della ricerca teatrale che dell’uso innovativo dei media); la tradizione del festival in quanto rassegna di quanto complessivamente accade tra la scena e il mondo delle immagini in movimento, da sempre interessata sia alla dimensione video che a quella televisiva, sia alla ‘tendenza’ della ricerca e della sperimentazione che alla dimensione ‘industriale’ dei programmi d’arte sulle reti televisive generaliste.
Tale pluralità di voci e di provenienze si è mantenuta anche nella edizione 2004 del TTV Festival, dove a Bologna abbiamo presentato film e corti prodotti dalle televisione estere, articolati per generi (teatro, danza, opera) mentre a Riccione abbiamo organizzato la serata ‘televisiva’ con Antonio Albanese, Emanuela Grimalda e Nicola Rignanese (intervistati in pubblico da Oliviero Ponte di Pino) non solo sulla trasmissione culto ‘Non c’è problema’ (Rai 3, 2003) ma anche sul relativo contesto televisivo, teatrale e sociale.
In realtà sia nel 2000 che nel 2002 queste due tradizioni avevano già manifestato una tendenza a collidere: nel 2000 sul versante di tensioni della giuria verso la commissione, nel 2002 con alcuni autori già affermati partecipanti al concorso ed esclusi dalla fase finale.
In queste condizioni credo che avrei dovuto fermare le macchine e arrivare a dei chiarimenti prima di ripartire con il Concorso Italia. Le circostanze non l’hanno permesso: in questi due anni abbiamo dovuto rifondare l’associazione, affrontare due traslochi, cambiare dei collaboratori importanti, insediarci nella nuova sede e iniziarne la sistemazione, mantenere le attività tradizionali (Premio Riccione e Premio Tondelli) e iniziarne di nuove e impegnative (La Stagione del Premio).
Speravo che avremmo potuto doppiare il Capo di Buona Speranza e procedere poi alle necessarie riparazioni e revisioni. Così non è stato e chi ci ha rimesso sono stati soprattutto gli autori che sono – analogamente a quanto facciamo con i premi teatrali – il nostro riferimento principale, l’unico vero ‘editore di riferimento’ che abbiamo. Naturalmente c’è anche molto di positivo nelle attività ‘videoteatrali’ di Riccione Teatro: siamo tra le poche realtà che riescono a dare visibilità sia in Italia che all’estero ai lavori dei videomaker/teatranti; tra i pochi a far circuitare informazioni, a volte essenziali; tra i pochi a lavorare sull’archiviazione, conservazione e catalogazione dei video, garantendone l’accessibilità a ricercatori e artisti.
Questo è quanto volevo dirvi sulla genesi dell’impasse verificatasi all’ultimo Concorso Italia. Mi riprometto di intervenire a breve giro di posta sulla parte propositiva.
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