ateatro 7.3 Un'opera a fumetti un'intervista con Filippo Del Corno su Orfeo a fumetti di Oliviero Ponte di Pino
E' andata in scena
a Milano (Teatro di Porta Romana, per la rassegna Suoni e visioni") la
nuova opera di Filippo Del Corno, Orfeo a fumetti. Qui di seguito
l'intervista con l'autore realizzata per il programma di sala del Teatro
Regio di Torino, dove l'opera è stata replicata: un ottimo spunto
per cominciare a riflettere sulle possibili forme del teatro musicale.
Questa è
una domanda un po' provocatoria: perché hai scelto proprio Omar
Pedrini? Per l'identità tra finzione e realtà con Orfi? Per
i suoi mezzi vocali e il carisma in scena? Oppure è una strategia
di marketing per conquistare il pubblico rock?
In Poema a fumetti
Buzzati racconta la storia di Orfeo ambientandola ai giorni nostri: Orfeo
diventa così Orfi, un cantante rock di grande successo. Mi è
sembrato molto importante mantenere questa intuizione di Buzzati: il potere
magico e incantatorio del cantore mitico si trasfigura nel carisma quasi
sciamanico di una rock-star. Così ho provato a coinvolgere Omar
Pedrini, leader dei Timoria, ossia del gruppo più interessante e
innovativo della scena del rock italiano. Ma soprattutto quando ho visto
un concerto dei Timoria dal vivo, la straordinaria potenza della presenza
scenica di Omar mi ha convinto definitivamente: Orfi non poteva che essere
lui. D'altra parte nel mio lavoro e nell'esperienza di Sentieri selvaggi
abbiamo sempre cercato di lavorare con artisti provenienti da altri campi
e linguaggi della musica di oggi. Nel confronto tra stili, idee e pratiche
nascono sempre tantissimi nuovi stimoli creativi, e spesso questi stimoli
passano anche al pubblico che ascolta, che conosce e sperimenta insieme
a noi nuove possibilità espressive. La contaminazione, anziché
continuare a parlarne, va fatta, purché dietro non vi sia alcuna
strategia di marketing. La contaminazione deve essere un tentativo sempre
a un altissimo grado di sperimentazione, con il rischio di fallimento sempre
in agguato, e non una scappatoia per cercare di avere un po' di pubblico
in più.
Hai cucito la parte
di Orfi su misura per lui?
Omar impersonerà
Orfi nei tre momenti della storia in cui Orfi imbraccia la chitarra e canta
canzoni. Una delle canzoni, quella che Orfi canta per ottenere di incontare
Eura, sarà proprio una canzone dei Timoria, in una nuova versione
che ho realizzato apposta per l'opera. Sulle altre canzoni invece vorrei
mantenere il segreto; soprattutto la prima sarà, spero, una sorpresa.
Comunque non posso pensare a Orfeo a fumetti senza Pedrini, anche se tecnicamente
si può operare sulle canzoni in modo che siano cantate da un altro.
A Buzzati è
sempre piaciuta la musica e ai musicisti è sempre piaciuto il suo
modo di scrivere? Come ti è venuto in mente di musicare il Poema
a fumetti?
Ho sempre letto Buzzati
con grande passione, e lo ritengo uno dei grandissimi scrittori del nostro
secolo. In ogni suo libro si trovano suggestioni musicali di notevole interesse;
per esempio ne Il grande ritratto il super-calcolatore creato a immagine
e somiglianza di una donna si esprime attraverso suoni di vera e propria
musica elettronica. Ma sono tantissimi i casi che si potrebbero citare;
sicuramente Buzzati era un autore che aveva uno spiccato senso musicale
e un orecchio raffinatissimo. Non è quindi un caso che tanti musicisti
a lui contemporanei lo scegliessero come librettista e collaboratore. L'idea
di fare qualcosa su Poema a fumetti la coltivo da diversi anni;
credo che per un musicista fare "qualcosa" su Orfeo sia un richiamo a cui
è impossibile sottrarsi... per me Orfeo è diventato con un
processo naturale e quasi inspiegabile Orfi, e Euridice nella mia immaginazione
ha il bellissimo volto di Eura. Forse a conquistarmi sono state proprio
le immagini di Buzzati, la loro grande carica evocativa, la loro capacità
di raccontare il mistero della morte e dell'amore con tratti invece semplici
e quotidiani, così come Buzzati sapeva fare benissimo con la scrittura.
Poi c'è un particolare, alla fine, che ancora una volta scarta rispetto
alla storia più tradizionale di Orfeo: anche se Orfi perde Eura
per sempre, qualcosa di lei gli rimane, e gli rimarrà per sempre.
Ma anche qui non voglio svelare nulla di più.
A Settembre musica,
un paio d'anni fa, si è vista una delle prime opere a fumetti della
storia (forse la prima in assoluto), The Carbon Copy Building, del
trio Lang-Gordon-Wolf. E' lì che hai capito che il matrimonio fumetti-opera
si poteva celebrare?
Veramente è
una storia lunga da raccontare: ho sempre progettato di fare un'opera su
Poema a fumetti, e ovviamente doveva essere un'opera a fumetti. Nell'aprile
del 1998, David Lang era in Europa e passò a Milano per lavorare
un po' con noi di Sentieri selvaggi che stavamo preparando la prima di
un suo pezzo. Una sera, mentre stiamo andando in macchina a Lugano per
sentire un concerto, parliamo dei nostri progetti e io racconto "…il mio
sogno è riuscire a fare un'opera a fumetti" e lui mi risponde "…ah,
io sto proprio lavorando a un'opera a fumetti". Ho sbandato rischiando
di finire fuori strada per la sorpresa, e poi ci siamo fatti una grande
risata. Questo per chiarire che nessuno ha rubato l'idea all'altro ...
In realtà quando poi ho visto la loro opera, tra l'altro bellissima,
mi sono molto tranquillizzato. Tra la loro e la mia operazione non c'è
quasi nulla in comune. The Carbon Copy Building era un progetto
tecnologicamente molto complesso, dove il fumetto, creato apposta, costruiva
una scenografia dove agivano personaggi in carne e ossa. Orfeo a fumetti
è molto più semplice; sono direttamente le tavole di Buzzati
a raccontare la storia, e l'unica personificazione tra interprete e personaggio
sul palcoscenico sarà quella Orfi-Omar.
Come hai lavorato
con gli altri autori del progetto?
Ho lanciato dei fili
che ora inizio a raccogliere e che si concretizzeranno nello spettacolo.
Con Manuel Cicchetti e lo Studio DueEffe ho già lavorato un paio
di anni fa a Montepulciano e so che realizzeranno con grande inventiva
i suggerimenti che gli ho proposto. La parte musicale vedrà impegnati
Boccadoro, Sentieri selvaggi e tre cantanti che hanno già collaborato
con noi in più occasioni. In pratica si è creata una sorta
di repubblica ideale, un gruppo di lavoro dove ciascuno porta la propria
autonoma competenza e creatività a formare un progetto comune. E'
il grande vantaggio di un teatro musicale così agile: poter scegliere
tutti i compagni di strada, uno a uno. Con Pedrini l'avventura contiene
un po' più di mistero; di fatto è la prima volta che lavoriamo
insieme, e con un musicista come lui so già che il momento più
ricco sarà nelle prove, in quello scambio molto pratico di conoscenze
e esperienze che si ha quando ci si mette al lavoro con voci e strumenti.
Raccontaci se un
artista trentenne come te che decide di vivere scrivendo musica si sente
pienamente integrato nella societa in cui vive, se si sente un emarginato
di lusso, oppure se deve accettare troppi compromessi per continuare a
lavorare in piena libertà...
Non sono un artista;
al massimo un artigiano. Gli oggetti che creo, siano lavori teatrali o
brani strumentali, non fanno parte di un mercato commercialmente sviluppato
e non hanno una diffusione planetaria. Ma hanno un vantaggio: chi li desidera
ascoltare, poi li apprezza (o anche li disprezza) veramente, con una propria
autonoma scelta di gusto. Sono oggetti che non vengono consumati, ma ascoltati
e valutati da un pubblico che sceglie di impegnare il proprio tempo per
confrontarsi con un linguaggio magari non immediato, ma che forse li potrà
affascinare o emozionare. Non c'è nessuna dinamica commerciale,
o diktat estetico, o imposizione editoriale, che sovrintende alle mie scelte.
Così devo dire che sono abbastanza soddisfatto della mia situazione:
non sono famoso, non sono ricco, non sono potente: sono libero.
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© copyright ateatro 2001, 2010
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