ateatro 65.11 Su Genova 01 Note dell’autore al 2003 di Fausto Paravidino
Genova 01 è una interpretazione a puntate della tragedia. La tragedia segue ineluttabilmente il suo corso, questo suo tentativo di interpretazione arriva ora alla sua terza puntata, che potremmo chiamare Genova 03 (Genova aggiornata al 2003).
Da sinistra Simone Gandolfo, Nicola Pannelli, Fausto Paravidino e Antonia Truppo.
Cominciamo da Genova 01. È il 2001, è luglio, non sono a Genova, vengo a sapere, mi stupisco. Di fronte allo stupore inizio lo studio perché non si può restare stupiti senza capire. Scopro tantissime persone che stanno facendo la stessa cosa. Molti percorsi si uniscono. Lo stupore si trasforma in indignazione, l’indignazione in sofferenza, la sofferenza in esigenza di comunicazione, di rappresentazione, di testimonianza. Nasce il piccolo testo Genova 01. è una tragedia di un quarto d’ora in quattro atti. Gli atti corrispondono a quattro unità, quattro blocchi di tempo e di azione: il giovedì con la manifestazione tranquilla dei temi del movimento, il venerdì con la repressione di piazza e la morte di Carlo Giuliani, il sabato con la repressione di piazza e la Diaz (la repressione che entra in casa), la domenica (e giorni seguenti) con la caserma di Bolzaneto (la repressione che fa dei prigionieri). L’oscurità procede di pari passo con l’avanzare della tragedia: di venerdì abbiamo un’overdose di immagini, la Diaz la vediamo da fuori, intravediamo qualcosa dalle finestre, sentiamo le urla. Di Bolzaneto ci sono solo racconti. Genova 01 viene letto in forma di orazione civile tra il 2001 e il 2002 da un gruppo variabile di ‘testimoni’ del proprio stupore, della propria indignazione, del proprio grado di consapevolezza della tragedia. Hanno testimoniato Iris Fusetti, Fausto Paravidino, Simone Gandolfo, Carlo Orlando, Aldo Ottobrino, Donatella Civile, Claudia Coli, Ketty di Porto, Franco Ravera, Nicola Pannelli. Nel 2002 Filippo Dini inizia a lavorare come regista (e attore) su Genova 02. Genova 02 è (ovviamente) diverso da Genova 01. È passato un anno. La testimonianza è sempre il cuore centrale dello spettacolo ma non basta più, è necessaria una nuova interpretazione, politica e artistica, un "senno di poi". Il testo si arricchisce a mano a mano di nuove testimonianze, di nuovi punti di vista, un po’ vengono da fuori, dai nuovi fatti, dalle nuove ‘scoperte’ su Genova, e un po’ vengono da dentro, dalla partecipazione dei testimoni che hanno lavorato in Genova 01. In Genova 02 hanno lavorato Filippo Dini, Antonia Truppo, Simone Gandolfo, Alessia Giuliani, Sara Bertelà, Iris Fusetti, Laura Benzi, Fausto Paravidino.
Genova 03 è all’inizio del suo viaggio. Si è arricchito dell’esperienza di Genova 02 ed ha la responsabilità di ricordare il passato e fare il punto sul presente, sul modo nel quale la repressione continua, sul modo nel quale il movimento reagisce o non reagisce.
Un paio di coordinate estetiche: metafora e tragedia. Il teatro è il luogo della metafora, il palcoscenico è la metafora della terra, gli attori sono la metafora degli uomini, una commedia è una metafora della storia. Di solito un’idea o un sentimento mi si trasformano in una metafora, una storia, che diventa una commedia. In Genova 01 non succede perché il G8 a Genova mi è apparso già in sé come metafora del mondo in questo momento. È stato un momento di compressione temporale che è avvenuto in un luogo preciso. Si sono scontrati dei mondi, le persone che erano lì erano "rappresentanti", rappresentanti del Capitalismo, rappresentanti della contestazione, rappresentanti della tobin tax, rappresentanti dello Stato, rappresentanti di se stessi. Ognuno di coloro che si trovavano lì, non si trovava lì come si trova di solito nei posti: per caso. Si trovava lì per rappresentare qualcosa. Quindi era una metafora coi suoi personaggi, i suoi attori, la sua azione. Non si può inventare la metafora della metafora o il personaggio del personaggio, quindi tutto ciò è ‘riferito’, non ‘interpretato’. Quella di Genova 01 non è una scrittura ma una trascrizione. Tragedia. Genova è la fine del melodramma e l’inizio della tragedia. Non nella realtà, nella percezione della realtà. Non di tutti, ma di molti. C’è chi percepiva la tragedia da prima, c’è che vive ancora in un melodramma, noi siamo tra quelli che hanno percepito la tragedia con Genova. Percepire la tragedia vuol dire farla finita con le cazzate, mettersi nell’ottica di farla finita. Non vuol dire diventare migliori, ma volerlo sì. La differenza tra la tragedia e il melodramma è che alla fine della tragedia non cambi canale perché la tragedia sei tu. Continua dentro di te. Noi facciamo apologia di tragedia, proselitismo tragico, non so se è reato, spero di no. Se fosse non mi stupirei, si cerca di diventare grandi.
Roma, 13 dicembre 2002
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