ateatro 60.93
Che succede alla Biennale?
Appunti a margine
di Oliviero Ponte di Pino
 

Che succede alla Biennale? Intanto, se volete qualche info, nei forum di ateatro ci sono materiali utili per orientarsi. Ma il problema non riguarda solo la prestigiosa rassegna veneziana e il suo boccone più ghiotto, il Festival del Cinema. Molte grandi istituzioni culturali del nostro paese attraversano una fase difficile. I segnali sono numerosi. Dalla baruffe scaligere tra Sandro Fontana e Riccardo Muti (con Fedele Confalonieri pronto ad assumere la barra del timone) alla stasi del Piccolo Teatro (e in genere allo stallo pluridecennale del teatro pubblico), dal tracollo dei Festival dei Due Mondi a Spoleto all’involuzione bottegaia e regressiva dell’Eti, passando magari per due enti coinvolti nella gestione della Biennale, la Quadriennale romana e la Triennale milanese (dove la nomina del presidente Davide Rampello è stata al centro di una umiliante bega). Senza naturalmente dimenticare la più importante azienda culturale del paese, la Rai. Che in queste settimane la televisione pubblica si sia rilanciata grazie all’Isola del famosi e ai quiz digestivi di Bonolis rientra perfettamente in questa logica.
La crisi non risparmia neppure realtà più piccole e militanti, alle prese con la cronica mancanza di risorse e la difficoltà a rilanciare la propria progettualità.
E’ una situazione che riguarda, più in generale, il triste stato della cultura e dei beni culturali in Italia. E’ il frutto dell’inguaribile provincialismo di un paese troppo concentrato su se stesso e sulle proprie beghe. E’ il frutto di clientelismi e mafiette di basso profilo. E’ il frutto dell’asservimento alle logiche della spartizione politica, con l’aggravante del maggioritario e di una maggioranza arraffatutto (una destra che in realtà per la cultura ha scarso interesse e che spesso si muove in una logica rancorosamente punitiva). E’ il frutto della progressivo diminuire delle risorse destinate alla cultura. E’ il frutto di una intimidazione censoria che passa attraverso censure esplicite e implicite (ricatto economico, querele miliardarie, silenzi).
In questo scenario, gli allarmi e i gridi di dolore servono solo a placare la propria coscienza. Purtroppo resta l’unica pratica possibile. Infatti i velleitari tentativi di reazione della società civile della cultura e le risposte delle forze politiche della sinistra restano impercettibili e inefficaci. Resta la buona volontà di tante persone di buona volontà, sospinte sempre più verso i margini e una stentata sopravvivenza...


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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