ateatro 60.82 Un epitaffio per la Raffaello Sanzio? Socíetas Raffaello Sanzio-Romeo Castellucci, Epitaph, Ubulibri, Milano, 2003 di Oliviero Ponte di Pino
Arriva in libreria Epitaph, una coedizione Ubulibri-Les Solitaires Intempestifs, ovvero un viaggio per immagini nel percorso della Socíetas Raffaello Sanzio curato da Romeo Castellucci (Ubulibri, 256 pagine, 29,00 euro, con brevi scritti introduttivi di Franco Quadri, Frie Leysen, Alan Read e Cristina Ventrucci in edizione bilingue italo-francese).
Dopo i testi di Epopea della polvere, uno dei libri di teatro più importanti di questi anni, questo Epitaph esplora l’aspetto visivo del lavoro della Socíetas Raffaello Sanzio, quasi a mettere in archivio e azzerare le precedenti fasi del lavoro del gruppo. La radicalità, la volontà di smontare e distruggere i meccanismi della comunicazione, del mito e dell’arte, la caparbietà nel cercare una bellezza che a volte può rivelarsi anche oltre l’orrore, stanno facendo del percorso della Socíetas una delle esperienze più interessanti e perturbanti di questi anni. In questa volontà estrema, il gruppo corre sempre sull’orlo del fallimento, sospinto dalla tentazione dell’estetismo e del sublime, in un formalismo abbacinante che offre una estrema speranza di redenzione; insieme, questo implica la coazione all’esplorazione di terre incognite dell’anima, alla provocazione contro i «luoghi comuni» e al tradimento come necessità vitale. Proprio nella compresenza di queste tensioni inconciliabili sta la dinamica che muove il gruppo, sempre alla ricerca di una potenza che permetta di attingere – ancora – ai territori dove il concetto, il linguaggio, il mito, la tragedia, in una parola la cultura, non si sono ancora cristallizzati ma mantengono un aurorale potere germinativo. Dove il perturbante abbia ancora la forza di farci vacillare.
Tra la maschera della morte e un’esplosione di energia cosmica, Epitaph il percorso della Socíetas, dagli spettacoli «iconoclasti» dei primi anni Ottanta fino a Genesi, che segna il punto di rottura e la chiusura di un intero ciclo di lavoro e apre alla nuove esperienza della Tragedia Edogonidia, che sta approdando in questi giorni a Roma, dove dal 21 al 30 novembre sarà in scena la settima tappa del percorso. E’ un itinerario nella memoria, che permette di rivivere le emozioni scatenate dalla visione degli spettacoli. A contrappunto delle fotografie degli spettacoli, Castellucci contrappone altre icone che hanno nutrito il lavoro del gruppo, in una sorta di «autocritica per immagini» (con alcune parole chiave incise come lapidi) che offre ulteriori squarci per interpretare questa sfida estrema di gnosticismo teatrale.
Epitaph diventa così anche un viaggio in un immaginario complesso e di grande impatto, dove il protagonista è un «corpo scolpito», in vari modi segnato, inciso, trasformato: da una ferita o da una amputazione, dall’anoressia o dall’obesità, dalla malattia, dalla chirurgia o da una menomazione... A essere messa in discussione, a creare significati, è ogni volta la differenza, lo scarto con l’idealizzazione del corpo e la sua presunta perfezione, l’esplorazione dei suoi limiti e confini, in una parola la ricerca di una verità del corpo che può nascere solo dallo scarto, dall’esperienza, dalla differenza. Questo «corpo segnato», feticcio crudele ed erotico, a sua volta sulla scena, inserito nella grammatica dello spettacolo, diventa segno – una icona che però porta dentro di sé la crudeltà della vita, dell’esistere. Lo troviamo contrapposto alla bellezza ottusa dell’animale o infine, in Genesi, alla bellezza innocente, insieme ancora animale e già umana, dell’infanzia.
E’ in questa dissezione dei confini del nostro corpo, fondato sul riconoscimento e insieme la distanza dall’Altro, che Epitaph offre il suo messaggio bello e devastante, tra orrore e speranza.
Altri testi sulla Socíetas Raffaello Sanzio in ateatro.it e olivieropdp.it
Una nuova lingua per miti vecchi e nuovi
intervista alla Societas Raffaello Sanzio
da Il nuovo teatro italiano 1975-1988. La ricerca dei gruppi: materiali e documenti, La casa Usher, Firenze, 1988
Lingue teatrali. Saggio di linguistica ipotetica e applicata con una Breve antologia della fantalingua
dal Patalogo otto, Annuario 1985 dello spettacolo, Ubulibri, Milano, 1985
(su Kaputt Nekropolis e la «Generalissima»)
Uomo, Dio, Animale (con frammenti da una conversazione con Romeo Castellucci della Societas Raffaello Sanzio)
da L'attore nell'epoca della sua riproducibilità tecnica in il Patalogo diciotto, Annuario 1995 dello spettacolo, Ubulibri, Milano, 1995
(sull’Orestea)
Per farla finita con il nome del padre
Alcuni appigli per scalare la Societas Raffaello Sanzio dopo vent’anni di spettacoli
(su Epopea della polvere, Ubulibri, Milano, 2001)
Una lettera a Antonio Moresco su Artaud, Hitler, la Socíetas Raffaello Sanzio (& altro)
in occasione della pubblicazione de L’invasione, Rizzoli, Milano, 2002
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