ateatro 3.2 Organizzare teatro L'introduzione al volume di Mimma Gallina In anteprima per "ateatro", l'introduzione del libro di Mimma Gallina (che verrà pubblicato da Franco Angeli
ai primi di maggio). In appendice a questo testo, l'indice del volume. Nel sito, una prima versione dell'intervento di Oliviero Ponte di Pino sulle forme del nuovo.
Introduzione
Questo libro nasce dall'esigenza,
derivata tanto dalla pratica professionale che da quella di
insegnamento, di riflettere, analizzare, comunicare le
caratteristiche del sistema teatrale italiano ed i meccanismi
concreti del fare teatro dal punto di vista dell'organizzazione.
E dalla convinzione che sia più sia mai importante, per chi
intende prendere questa strada o per chi già opera nel teatro
italiano, sviluppare l'attitudine al pensiero organizzativo -
nelle grandi e nelle piccole cose, nelle strategie generali come
nelle singole scelte e azioni che le concretizzano - che non
deriva dalla somma di conoscenze tecniche (anche se le richiede),
ma dalla sintesi fra la consapevolezza della realtà generale
in cui si opera, l'analisi e l'intuizione della sua evoluzione, l'interpretazione
della propria, specifica realtà e della sua missione.
Contributi determinanti come l'introduzione di tecniche
gestionali, ormai acquisite o almeno accettate come strumenti con
cui confrontarsi, rischiano di essere astratti e non poter essere
correttamente applicati, perché la cultura degli operatori (già
attivi o da formare) risente spesso di una carenza di fondo: l'assenza
di una conoscenza critica e fattiva dei meccanismi generali e
delle specificità nazionali dell'organizzazione teatrale. Il
teatro italiano è fatto di stratificazioni, consuetudini, atti
mancati, eredità pesanti e presenti con cui è necessario
misurarsi, per capirle, per accettarle o rifiutarle, per
cambiarle. Molti studi hanno affrontato singoli aspetti di questa
tradizione, e alcuni, soprattutto recenti, analizzano le
specificità economiche e forniscono indicazioni gestionali, ma
mi è sembrato che mancasse una riflessione complessiva e
"dall'interno" su questi problemi, e che potesse essere
utile.
Il tema è sviluppato in due direzioni.
- Un'analisi del sistema teatrale italiano come risultato di un
processo storico e come quadro dinamico: con particolare
riferimento alle forme della produzione (dagli Stabili, alle
compagnie, al teatro di ricerca e per i ragazzi), al rapporto con
lo Stato, al tessuto distributivo.
Da questi
ragionamenti emergono gli elementi per affrontare alcune
caratteristiche e questioni di fondo: la dialettica fra il
carattere itinerante, tuttora prevalente, e un controverso ma
progressivo processo di stabilizzazione dell'attività teatrale,
la centralità (la vitalità malgrado tutto) e la crisi della
compagnia come forma produttiva primaria, i rapporti e la
contaminazione di pubblico e privato, l'evoluzione dell'idea di
teatro d'arte e delle funzioni di servizio, il ruolo degli enti
locali in un sistema misto, la questione della ricerca, del nuovo,
dell'area giovane del teatro. Sono problemi che si intrecciano e
che, pur offrendo alcune chiavi di lettura, non mi è sembrato
giusto e possibile schematizzare, lasciando che ciascuno sviluppi
le proprie considerazioni e posizioni. La prima parte di questo
libro offre quindi il quadro in cui si inseriscono le pratiche
descritte più avanti, ma resta intenzionalmente problematica,
e mi auguro stimoli la riflessione: nessuno dei nodi indicati
porta con sé conclusioni e soluzioni acquisite (non sono dati
una volta per tutte, ad esempio, il finanziamento pubblico, il
significato della ricerca o il valore della stabilità) ed è
elemento costitutivo di un fare teatro consapevole, la necessità
di ripensarlo o rifondarlo, o anche di difenderlo (ciascuno in
rapporto alle sue scelte).
- Una descrizione pratica e
sistematica di come si organizza il teatro nel nostro paese oggi
(ma anche in questo approccio il presente è il risultato di un
percorso e di un processo storico). Si analizzano tecniche e
metodi consolidati di una corretta pratica organizzativa, anche
con indicazioni operative quindi, ancorate all'esperienza, così
importante in un lavoro artigianale e antico come il nostro (perché
sono queste le particolarità del teatro di prosa che più
precisamente emergono nell'evoluzione dei settori della
comunicazione e più in particolare dello spettacolo). Come in
ogni buona pratica artigiana, tuttavia, non ci sono ricette: ogni
realtà, ogni spettacolo, ogni progetto è unico, e sta alla
fantasia e creatività del singolo gruppo e operatore applicare,
adattare, inventare, forti della tradizione, dell'esperienza,
della tecnica (questo vale per tutte le professioni del teatro,
incluse quelle organizzative).
Questo secondo percorso
si sviluppa in due parti relativamente autonome, secondo l'articolazione,
classica anche per le attività di spettacolo, in produzione (cui
è dedicata la seconda parte), distribuzione e esercizio (sviluppate
nella terza).
Il ragionamento sulla produzione parte
dall'analisi delle tipologie di impresa e dei meccanismi che
stanno a monte delle scelte artistiche, per arrivare in concreto
all'allestimento (inteso come percorso e come realizzazione
materiale) di uno spettacolo: particolarità e organizzazione
del lavoro, analisi e realizzazione delle diverse componenti,
organizzazione delle prove, per finire con una modalità
operativa sempre più frequente, la coproduzione. Con questa
materia siamo nel cuore del fare teatro, dove è più forte
la convenzione e si avverte con più urgenza la necessità
dell'innovazione. Ritengo che ciascuno debba cercare i propri
modi di produzione, tuttavia, a livello delle pratiche
organizzative, mi sembra che molti valori, tecniche, metodi
vadano conosciuti (non vadano dimenticati), e probabilmente
possano essere valorizzati e usati anche da chi persegue linee
innovative (penso all'organizzazione del lavoro ad esempio, o ad
alcuni vecchi mestieri). Ho compreso meglio, nell'analizzare e
descrivere queste pratiche, che pure conosco bene e non sempre
condivido, la "solidità" di questa tradizione.
Nella seconda parte, l'esercizio teatrale, il luogo dell'incontro
fra attore e spettatore, è analizzato da due punti di vista:
la sala (l'edificio teatrale, la sua specificità tecnica, le
problematiche connesse alla sicurezza) e la sua gestione. Anche
qui, ho voluto sottolineare l'interazione dello specifico
organizzativo con quello artistico, con le linee, i progetti, l'identità
di un teatro: pensiamo alla doppia valenza, artistica e
organizzativa, di un cartellone, ad esempio, o di una proposta di
abbonamento. Una riflessione particolare riguarda i mezzi e i
modi tradizionalmente utilizzati per la promozione e la
distribuzione di uno spettacolo, così importanti nel sistema
italiano, ancora prevalentemente itinerante (il mercato, quindi,
e il lungo percorso per arrivare al pubblico) e la sua gestione
in tournée. Analizzando la particolare modalità
organizzativa e il sistema dei festival, punti di riferimento
qualitativamente e quantitativamente sempre più rilevanti, ci
muoviamo in una dimensione più aperta del teatro, che
approfondiamo con l'analisi dei meccanismi delle relazioni
internazionali. Per concludere si inquadra il problema nodale
della comunicazione: anche in questo caso, conoscere quello che
si fa a livello di ufficio stampa e promozione e valutare le
prospettive aperte dalle nuove tecnologie, è un punto di
partenza per applicare tecniche più innovative e pensare in
termini di marketing.
Questo libro si rivolge
soprattutto ai giovani che si avviano attraverso diversi percorsi
alle professioni organizzative del teatro, o che individuino
nella conoscenza pratica di questo settore un aspetto
significativo della propria formazione (penso ai corsi
universitari dell'area umanistica ed economica, o a master e
corsi professionali orientati, ad esempio, ai beni culturali, al
turismo, allo spettacolo in genere) e ai giovani attori, registi,
tecnici che vogliono capire di più del sistema in cui andranno
ad operare. Ma anche agli operatori già attivi, che potranno
ricavarne, forse, lo stimolo ed il contributo ad una riflessione
non contingente sul sistema teatrale e sui meccanismi del loro
lavoro, per una volta non immediatamente legata a scadenze
normative o urgenze operative. Ma mi auguro che il respiro della
riflessione potrà interessare anche qualche spettatore curioso
del back stage.
Con questo lavoro ho inteso
anche dare sistematicità ai presupposti e ai metodi applicati
dalla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi (ex Scuola del
Piccolo Teatro di Milano) che, dalla fine degli anni '60, a
fianco degli attori e dei registi, ha formato organizzatori
teatrali attivi a livelli dirigenziali ed intermedi in tutti i
settori del teatro italiano, nonché nel campo radiotelevisivo
e dell'informazione. Tento una sintesi della linea didattica (ma
potrei dire anche etica) che ha caratterizzato fino ad oggi la
"Paolo Grassi", e che mi sembra non sia invecchiata,
anche se sono mutati i contesti: sulla conoscenza teorica e
pratica del fare teatro in Italia, si innesta la consapevolezza
della funzione pubblica e della dimensione economica del teatro,
presupposto per la formazione di un operatore critico, aperto al
confronto con altri sistemi
Ho cercato di fare il
possibile perché il linguaggio ed il filo dei ragionamenti
restasse sempre ancorato alla concretezza del fare teatro: altri,
opportuni, approfondimenti potranno riguardare e addentrarsi più
correttamente nel marketing o nelle diverse tecniche gestionali,
che qui sono parte di un approccio più globale. L'esperienza
di insegnamento è stata determinante in questa scelta: è
molto frequente che chi sceglie di occuparsi di organizzazione
teatrale lo faccia per passione, abbia una formazione
prevalentemente umanistica e che l'incontro con la pratica non
sia semplice; per contro è difficile a volte per chi ha una
formazione tecnico-economica, cogliere il collegamento di queste
discipline con lo specifico teatrale. Ho pensato a queste due
tipologie di giovani - che conosco - e mi auguro che il metodo ed
il linguaggio adottati, aiutino entrambi a consolidare,
concretizzare e orientare il loro interesse per il teatro.
L'argomento trattato è molto ampio e articolato,
certo non è stato possibile analizzare tutti gli aspetti dell'organizzazione
teatrale, e alcuni sono solo accennati, ma era importante, a mio
avviso, dare un'idea dell'insieme, dell'intreccio di elementi e
della complessità del fare teatro: sono infatti convinta -forse
ancora una volta in collegamento con la dimensione artigianale -
che in teatro tutti debbano essere il più possibile
consapevoli di tutto e che solo su questa consapevolezza si
possono innestare le specializzazioni. Ma questa ampiezza è
stata possibile grazie ad alcune collaborazioni particolarmente
qualificate e appassionate, che ho sollecitato in particolare per
gli aspetti più specialistici e per gli argomenti per cui
ritenevo fondamentale la testimonianza di professionisti
coinvolti in prima persona: si tratta di schede, di interi
capitoli, o del confronto (e del conforto) rispetto a specifiche
materie. In particolare sugli argomenti più
controversi, non mi è sembrato che si dovesse rincorrere una
impossibile obiettività, ma che fosse utile ascoltare
motivazioni e problemi dall'interno: così è stato per le più
recenti linee di riforma del teatro, la funzione delle compagnie
private, il Sud (in questo caso sulla linea di "cosa si pu\'f2
fare", con l'analisi di un intervento concreto, più che
del lamentare ritardi), anche l'analisi di quelle che abbiamo
chiamato "le forme del nuovo" (senza ritenere con
questo che il nuovo sia solo lì) è criticamente coinvolta.
In ogni caso il coinvolgimento e la passione (una condizione che
forse è inevitabile in teatro) accomuna anche i contributi più
tecnici, e spero sia un po' contagiosa. Spero che questo fattore
comune e l'impostazione unitaria del lavoro, rendano accettabile
(e forse apprezzabile in termini di professionalità), qualche
scarto linguistico-stilistico.
Hanno collaborato i
colleghi del Corso Operatori della Scuola "Paolo Grassi",
coinvolti fin dall'inizio nel progetto, a loro volta attivi in
diversi ambiti professionali e accomunati dall'intendere l'insegnamento
come un'occasione per riflettere sul proprio lavoro e comunicarne
i contenuti: Patrizia Cuoco, Lorella Dall'Ombra, Anna Guri,
Giovanni Soresi, l'addetta stampa Alessandra Arcidiaco, il
direttore Mario Raimondo e Giorgio Guazzotti (maestro indiscusso
del nostro corso e dell'organizzazione teatrale in Italia, cui
devo, anche in questo caso, il confronto su alcuni punti nodali).
E (in ordine alfabetico): Enrico Bellezza, Fioravante Cozzaglio,
Onofrio Cutaia, Francesco Florian, Pierpaolo Forte, Adriano
Gallina, Giuseppe Pizzo, Oliviero Ponte di Pino, Enrico Porreca.
Indice
INTRODUZIONE GENERALE
I PARTE. IL SISTEMA TEATRALE ITALIANO
Introduzione 1) Teatro "all'italiana" e
teatri "all'italiana" 2) Teatro e Stato. Principi
e quadro normativo di Mimma Gallina, Lorenzo Scarpellini e
Pierpaolo Forte 3) Stabili e Stabilità 4)
Le Compagnie: l'interpretazione contemporanea di una
grande tradizione di Fioravante Cozzaglio 5) Le forme
del nuovo di Oliviero Ponte di Pino, Adriano Gallina e Mario
Raimondo 6) Il sistema distributivo di Mimma
Gallina con un contributo di Onofrio Cutaia
II PARTE. PRODURRE TEATRO con la
collaborazione di Patrizia Cuoco (3,4,5) e Giuseppe Pizzo (4,5)
1) Quale impresa per quale teatro di Enrico
Bellezza e Francesco Florian 2) Prima e oltre lo
spettacolo: la scelta artistica come percorso e come
sintesi 3) In principio era il testo (autori
e diritto d'autore) 4) Il Teatro come lavoro collettivo
5) L'"allestimento" 6) La
coproduzione III PARTE. GESTIRE,
DISTRIBUIRE, PROMUOVERE 1) L'edificio teatrale: spazi e
sicurezza di Giuseppe Pizzo e Enrico Porreca
2) L'esercizio teatrale: programmazione e gestione
con la collaborazione di Patrizia Cuoco 3)
Arrivare a pubblico: promuovere e distribuire uno
spettacolo 4) I Festival 5) Teatro aperto: confronti e mercati internazionali 6) Comunicare
il teatro di Giovanni Soresi, Anna Guri e Alessandra
Arcidiaco, Lory Dall'Ombra
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