ateatro 126.22 BP2010 TEATrO & LEGALiTà IX anno di Virus Teatrali
‘Virus Teatrali’
direzione artistica | Giovanni Meola
Il progetto ‘TEATrO & LEGALiTà’ nasce nove anni fa sull’onda di alcuni laboratori teatrali scolastici. Per la prima volta sul territorio regionale campano prende vita quindi un progetto teatrale organico che prevede la proposta di più spettacoli legati da una tematica comune, realizzati e proposti da ‘Virus Teatrali’ attraverso una sua articolazione,
composta da giovani attori/non attori della provincia a nord di Napoli;
la ‘Compagnia della Legalità’ ha messo in scena e rappresentato nel corso degli ultimi sei anni gli spettacoli :
“BAR BRAZIL”
“LA TRASFERTA”
“ARCANGELO S., OMICIDA”
“’O SCARTO”
Rappresentazioni serali, partecipazioni a festival o rassegne, mattinate scolastiche per scuole medie e medie superiori del territorio per un totale di diverse migliaia di spettatori coinvolti in più di 130 rappresentazioni finora.
Un numero ragguardevole tenendo presente la natura non professionale,
ma nemmeno amatoriale, del progetto.
E inoltre, letture drammatizzate, incontri e convegni, laboratori e rappresentazioni all’interno delle scuole di un monologo, “L’INFAME”, che nasce con questo progetto per approdare poi al teatro professionale con più di 100 repliche all’attivo in tutta Italia negli ultimi sei anni.
‘TEATrO & LEGALiTà’ è il risultato dei numerosi anni di lavoro di GIOVANNI MEOLA, autore e regista degli atti unici in questione e che da tempo sviluppa temi forti, sia nelle produzioni professionali che quando coinvolge i giovani studenti come nel caso del progetto pensato e realizzato solo e per le scuole, “L’INCENDIO”.
Dopo l’esperienza di operatore e formatore teatrale maturata presso il carcere minorile di Nisida, MEOLA ha condotto e conduce da undici anni laboratori teatrali in svariate scuole superiori della regione.
A precedere ed accompagnare questi spettacoli, la messa in scena di altrettanti lavori (rappresentati in numerosi teatri a livello nazionale) sull’argomento con attori professionisti :
“LO SGARRO”
“IL CONFESSORE”
“L’INFAME”
“FRAT’ ‘e SANGHE”
I quattro spettacoli del progetto nonché quelli sopra citati sono legati ai temi della legalità in quanto sviluppano vicende ‘border line’ del sottobosco sociale, della vita di periferia e di provincia, raccontando storie di personaggi estremi ma anche riconoscibili come appartenenti a questi tempi turbolenti.
Messinscene frutto di una ricerca attenta sui segni e sul linguaggio.
Gli undici anni di laboratorialità scolastica, per finire, hanno creato un rapporto con centinaia di studenti sparsi in tutta la regione e la realizzazione di decine di dimostrazioni di lavoro il più delle volte basate sui temi di questo progetto.
Questi, alcuni dei titoli dei lavori ‘scolastici’ proposti e realizzati anche in più di una scuola, come con “L’INCENDIO”, realizzato in quattro istituti diversi di Arzano, Afragola, Sarno e Sant’Agata de’ Goti:
“LA LEGGE DEL PIU’ FORTE”
“L’INCENDIO”
“FIGURE & FIGURINI”
recenti riconoscimenti e premi nazionali
PREMIO ENRIQUEZ 2008 per la drammaturgia nonché per lo spettacolo “L’INFAME”.
2007-XIII ed. Premio GIRULÀ-Teatro a Napoli
‘Miglior Progetto di Teatro per Ragazzi e con in Ragazzi’
“TEATrO&LEGALiTà” dir. art. Giovanni Meola
PREMIO NAZIONALE di DRAMMATURGIA ‘Città di Valenzano’ 2006 per “LO SGARRO”.
In produzione e distribuzione nazionale per la stagione 2007-‘08 :
“L’INFAME” e “FRAT’ ‘e SANGHE”
PRIMO PREMIO ‘PescaraCortoScript’ 2007
per la sceneggiatura “ANDATA AL CALVARIO”
Filiazione diretta dal progetto in questione, per temi e persone coinvolte, il CORTOMETRAGGIO sceneggiato e diretto da Giovanni Meola,
"IL PINOCCHIO CAROGNONE",
vincitore finora, in un anno di vita, di 5 PREMI NAZIONALI e altrettante menzioni speciali nelle 30 finali di concorsi nazionali raggiunte.
note del direttore artistico
“Già dalla realizzazione di BAR BRAZIL ho immediatamente percepito l’impatto dirompente di questo percorso.
Giovani dalle grandi potenzialità ma condannati all’ignavia per mancanza di stimoli culturali hanno trovato nel teatro un enorme mezzo espressivo che ci ha permesso di creare storie più vere del vero anche se ovviamente trasfigurate dal mezzo teatrale.
Per questo forse ancora più efficaci.
E l’incontro con un pubblico altrettanto affamato e composto spesso da giovani e giovanissimi come loro ha rappresentato un ulteriore momento di conferma: quando dei ragazzi vedono altri ragazzi riuscire a raccontare e suggestionare, scatta quell’immedesimazione che è alla base della magia del teatro, quella che ti fa uscire dalla sala con qualcosa in più dentro, quella che non ti lascia indifferente e mette in moto corde segrete della nostra interiorità.
Ne ‘O SCARTO, quarto capitolo di questa TETRALOGIA, questo progetto continua rinnovandosi, con sempre nuovi innesti per sostituire non chi è andato via ma chi, perché ha cominciato a lavorare o perché emigrato, sta faticosamente trovando la sua strada nella vita, arricchendosi anche dell’amichevole presenza di un talentuoso attore del nostro teatro nazionale, Enrico Ottaviano.
Con L’INCENDIO, a guidare i passi è stata l’esperienza con i ragazzi del ‘Liceo Scientifico’ di Arzano, un altro dei territori di confine dove si è cercato di far misurare i ragazzi con tematiche attuali, piuttosto che proporre loro testi sganciati da una quotidianità che invece li ha coinvolti in maniera esponenziale spingendoli a una presa di coscienza sul chiedersi sempre il perché fare o dire una determinata cosa o battuta in scena, accrescendo con ciò la loro capacità analitica.
Il piacere del loro ‘giocar-teatrando’ può permettere a questi ragazzi, per la prima volta sulla scena, di trattare temi difficili con acutezza e leggerezza allo stesso tempo, sganciati dall’obbligo del rigore attoriale pur attenti a comunicare nella maniera più diretta ed efficace possibile.”
G.Meola
sinossi spettacoli in repertorio
“L’INFAME”
(monologo-durata 55’)
Un pentito di camorra tradisce i compagni di malavita
e paga con una tremenda vendetta trasversale le sue dichiarazioni.
‘Strana storia chella d’ ‘e contranomme : mo’ nun ero cchiù Mazza ‘e Scopa, mo’ ero addiventato l’INFAME ! E tutto pecché avevo cagnato clan.’
La vicenda di un camorrista ‘minore’ che svela ad un magistrato anni di trame malavitose convinto di poter continuare a ‘fumare’,
il suo vizio ma anche, a suo dire, il suo unico grande pregio.
Un illuso.
Mazza ‘e Scopa racconta di un mondo di violenza nel quale tutti hanno un soprannome più o meno eccentrico, più o meno minaccioso, più o meno ridicolo.
“BAR BRAZIL”
(durata 50’)
Tutto può accadere all’esterno di un bar di periferia.
Anche di vedersi agitare davanti un coltello dalla lama troppo affilata.
Bar Brazil è la vicenda di sette ragazzi cresciuti maledettamente troppo in fretta
e troppo in fretta entrati in contatto con la droga al punto da diventarne Baby-Corrieri.
Ragazzi senza più alcuna illusione se non quella di una vita dai facili guadagni, senza un’idea di rispetto per gli altri, attirati dal potere che dà il maneggiare un’arma.
“LA TRASFERTA”
(durata 1h10’)
Da una parte i ‘CANILLI ARRAGGIATI’, frangia estrema di tifosi-teppistelli pronti a tutto ; dall’altra Gigetto e i suoi amici, appassionati di Eduardo e del suo teatro.
Partiti tutti assieme per una TRASFERTA lunga e pericolosa, il ‘dio-pallone’ ci mette lo zampino, pretendendo il suo periodico, brutale e rituale sacrificio umano.
Di permanente attualità, LA TRASFERTA prova a calarsi nel mondo di ordinaria follia di un viaggio senza ritorno verso un destino violento e ingiustificato,
del quale spesso si muore senza nemmeno sapere il perché.
“ARCANGELO S., OMICIDA”
(durata 1h10’)
L’omicidio gratuito di un giovane da parte di un altro, malavitoso in erba,
in una città che non sa dare più il giusto valore alla vita umana.
Morte che innesca un desiderio di vendetta in chi, il miglior amico del morto, si sente privato di un bene assoluto, scatenando così un meccanismo di ‘giustizia-fai-da-te’ che a poco a poco conquista anche chi di tale processo non ne vuole sapere.
Il tutto in un’atmosfera che passa senza soluzione di continuità dal dramma alla farsa, come è delle cose della vita, con in più che ad interpretare vittima ed assassino è la stessa persona.
“’O SCARTO”
(durata 50’)
Un tentativo di rapina ad un piccolo supermarket in una zona dove una guerra tra clan ha portato al potere giovanissimi CAMORRISTI, al punto che il tirapiedi del nuovo boss,
‘O PREVETE, è un adulto che esegue gli ordini di uno che ha la metà dei suoi anni.
L’imposizione di prodotti e marche da vendere e il controllo su ragazzi succubi della droga che, pur di avere i soldi necessari a procurarsi piacere ed oblio, sono disposti a tutto, rende pressocché illimitato il potere di questa nuova ‘classe dirigente’ che basa sulle sostanze stupefacenti e sulla sopraffazione il controllo del territorio e delle persone.
“FRAT’ ‘e SANGHE”
(durata 55’)
La Napoli che cambia, la Napoli che non cambia mai.
31 Dicembre 1999 ; in strada la ‘munnezza’ a cumuli, in cielo il sole che batte come fosse estate e un militare che torna a casa dalla missione nei Balcani in cerca di affetto e sostegno dai due fratelli maggiori.
Tre fratelli diversi, poco fratelli in tutto, compreso i ricordi,
come se il sole avesse liquefatto il sangue che li lega.
Tre fratelli che non si vedono da anni.
“LO SGARRO”
(monologo-durata 50’ | lettura-durata 25’)
La vicenda di un BOSS di provincia spietato e malinconico.
I boss sono uguali dappertutto ma in provincia devono essere anche degli architetti in grado di costruire una loro propria morale, farne il codice di tutti e farla rispettare a qualunque costo. E chi ‘sgarra’...paga, anche se si tratta dei compagni di giochi o dei propri fratelli.
E così un uomo resta solo, anche se amava fare il Pulcinella, con la sua costruzione di potere in grado di dare la morte per un minimo errore.
Ma tutto questo vale solo fino a quando il BOSS resta nei confini di ciò che gli appartiene, perché fuori dalla sua provincia questo ‘signor boss’ è un emerito ‘signor nessuno’.
E anche lui, fuori dai confini, se ‘sgarra’...paga !
“IL CONFESSORE”
(monologo-durata 50’ | lettura 25’)
La vicenda di un parroco anti-camorra di provincia che fa della sua missione lo strumento per poter far parlare (attraverso la confessione) i ‘mostri’ armati e violenti che popolano la desolazione di tutti gli entro-terra infestati, devastati e avvelenati dal morbo della
MALA-VITA, che è innanzitutto MALA-CULTURA e poi MALA-MORTE.
Picchiato selvaggiamente perché scomodo, la sua reazione di chiudere la porta della casa di Dio in faccia a chi ipocritamente la abita tutte le domeniche, senza rinunciare al proprio mestiere di morte, gli farà pagare dazio anche con la Chiesa, che lo sospende
‘a divinis’, privandolo della sua dignità, prima ancora che della sua forza.
Estratti RASSEGNA STAMPA
“L’INFAME”
VII ed. festival internazionale ‘THEATROPOLIS’ Moncalieri-TO
Cartellone Teatro ARSENALE-MI
Festival TAM TAM-Cassano all’Ionio-CS
“La scrittura di Meola plasma personaggi che graffiano l’anima, come il pentito Mazza ‘e Scopa (il bravissimo Luigi Credendino) che, in un intensissimo e serrato monologo, ripercorre davanti ad un immaginario magistrato le tappe della sua personale discesa negli inferi della malavita.”
(NAPOLIPIU’)
“Un mondo surreale (o iperreale ?) dove nessuno ha un nome e un cognome, ma ‘nu contranomme : il testo di Meola è il racconto antico di un dramma moderno, nel quale Credendino incede con i movimenti di una marionetta, di un ‘Pulcinella’ cacciato dalla commedia dell’arte.”
(il GIORNALE di CASERTA)
“Spettacolo forte, ricco di contenuti, che pone l’uomo al centro della scena e ne svela le debolezze, ma anche il bisogno di dialogo e di riconciliazione con se stesso per essere considerato prima di tutto un essere umano e non solo un mezzo di prova.”
(BARI SERA)
“La regia si libera dagli stereotipi dettati dal buonismo ipocrita e mette in scena una realtà dettata dalla disperazione, liberata dal più profondo del corpo magro e scarno del pentito, interpretato dallo struggente Luigi Credendino, che sorride teneramente quando parla del fratello fornaio, estraneo al mondo malavitoso, ma poi ferocemente eliminato.”
(PUGLIA live)
“BAR BRAZIL”
PREMIO ‘miglior regia’|‘miglior progetto legalità’
VI ed. conc. naz.le ‘PULCINELLAMENTE’
“Una testimonianza di come, attraverso il teatro, si possa incidere sulle coscienze delle future generazioni e aprire un discorso per scardinare la cultura dell’illegalità. I giovani andati in scena hanno facce e storie di confine che solo il teatro può riscattare. E per questo raccontano meglio di qualunque attore professionista una storia di violenza e dolore, sopraffazione e rabbia repressa.”
(il MATTINO)
“I personaggi di Meola sono poco più che ombre scure che varcano i confini della scena e finiscono per parlare di altro, di una rassegnazione che non paga più, di un immedicabile dolore, della tragedia ironica di una vita che ti stritola ; i baby-corrieri di “Bar Brazil” sono adolescenti schiacciati dal peso insostenibile della camorra che li usa e ne abusa.”
(NAPOLIPIU’)
“LA TRASFERTA”
I ed. ‘FESTIVAL SPORT OPERA’
“’La Trasferta’ emoziona, conquista e rende palese la parantela tra le periferie di mondi diversi, dove Pasolini, Maradona, Eduardo, Centocelle e Nisida diventano luoghi dell’anima, dove ‘la disperata vitalità’ dei ‘Canilli Arraggiati’ (i tifosi-teppisti protagonisti in negativo della piéce) e quella degli altri personaggi si mischia, provocando un nodo alla gola emozionante ma anche angosciante.”
(ROMA)
“Nella storia semplice, ma potente e incisiva come solo le cose semplici sanno essere, dei ‘Canilli Arraggiati’ e di un gruppo di coetanei che passa serate a citare brani delle commedie di Eduardo, il regista mostra come un sistema di ricordi diventi mitologia, liturgia, religione e morale attiva, motore etico delirante.”
(NAPOLIPIU’)
“FRAT’ ‘e SANGHE”
III ed. ‘NUOVI SENTIERI’
Cartellone Teatro ROYAL-BARI
"’Frat’ ‘e Sanghe’, come spesso accade con i testi di Giovanni Meola, ci racconta quello che sempre più nessuno vuole raccontare, quelle parti di città, di società, che si cerca di nascondere sotto il tappeto per non guastare il ‘salotto buono’ e i suoi maneggi.”
(METROVIE-il manifesto)
“Attraverso una scenografia essenziale e un vocabolario dialettale scelto, si svolge la vicenda di tre fratelli, drammatica nella sua ordinarietà, in una Napoli che all’alba del 2000 fa i conti con se stessa, il proprio passato, le tradizioni, la sfida sul futuro che l’attende, che la vuole cambiare, che non parla più la sua lingua.
Con le contraddizioni sociali che la lacerano ma la tengono assieme, anime distanti ma unite e rappresentate dai protagonisti.”
(ROMA)
“Sasà, Giovanni e Pippo, i tre fratelli, sono volti diversi di una stessa città, dolce e amara nello stesso tempo, che si rispecchia nelle parole di rabbia, nostalgia e dolore dei tre.
E tutto ciò trova il momento di massima espressione in un finale drammatico, la morte del più piccolo, con gli altri due che continuano imperterriti a litigare, senza accorgersi della dipartita con la quale cala il sipario sul teatro della loro vita.”
(NAPOLIPIU’)
“LO SGARRO”
PREMIO nazionale drammaturgia ‘Città di Valenzano’ 2006
XXI ed. ‘BENEVENTO CITTA’ SPETTACOLO’
“Di forte impatto il lavoro di Meola su un uomo cresciuto in una ‘provincia nera’ dove, se ‘boss’ devi essere, devi esserlo fino in fondo, duro, impietoso,spietato.
E lo spettacolo trova nell’interprete un’aderenza dal tono e il linguaggio crudi,
senza pentimento, ma con l’amarezza di una vita bruciata.
(il MATTINO)
“Un monologo lancinante come il dolore della coscienza umana, quello di Meola, un grido sconsolato in un mondo contorto dove anche i sentimenti più profondi devono soccombere dinanzi all’assurdo potere di chi è costretto a seminare morte.
Triste, malato di solitudine, il boss protagonista de “Lo Sgarro” ride disperato, piange, si lamenta, si ribella e vorrebbe tornare invano a fare ‘Puclinella’, come da piccolo.”
(CRONACHE di NAPOLI)
“Il testo, in un dialetto duro e sferzante, si combina con la regia stilizzata e, soprattutto, con la ‘disperata vitalità’ del protagonista.”
(IL CORRIERE DELLA SERA/CORRIERE DEL MEZZOGIORNO)
“Un testo affascinante che mette in risalto la provincia napoletana più profonda ;
l’esame di coscienza di un giovane boss che, dopo un’irresistibile e velocissima scalata al potere, si ferma a riflettere e ricordare poco prima di subire la punizione che lo attende per uno sgarro da lui stesso compiuto nei confronti di un boss più grande.”
(CORRIERE di CASERTA)
“Il monologo è un susseguirsi di climax ad effetto,sottolineati dalla regia dell’autore, dalle musiche, dai contrasti di luce.”
(IL SANNIO)
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