ateatro 121.45 Progetti, gruppi, giovani Compagnie: la nuova mappatura degli spazi giovani in Toscana L'incontro di Prato di Teresa Bettarini
31 marzo 2009. Tavola rotonda ai Cantieri Culturali di Officina Giovani a Prato su “Progetti, gruppi, giovani Compagnie. La nuova mappatura degli spazi giovani in Toscana”. Conduce Mimma Gallina.
L’incontro e’ l’appuntamento conclusivo del laboratorio Arcipelago Teatro/III Manuale di navigazione per giovani Compagnia Teatrali, un percorso formativo per giovani Compagnie e nuovi organizzatori. Gli appuntamenti precedenti, condotti da Elena Lamberti, hanno visto alternarsi come relatori compagnie, associazioni, organizzatori, tutti appartenenti alle nuove generazioni, che hanno riportato le loro esperienze in materia di amministrazione, organizzazione, promozione, distribuzione.
La tavola rotonda e’ anche un appuntamento per una riflessione sulle “emergenze” toscane, ad un anno e mezzo di distanza dall’incontro che i Cantieri Culturali organizzarono in collaborazione con Ateatro nell’ ottobre 2007 su “Emergenze: i giovani, l’accesso alle professioni dello spettacolo, il ricambio generazionale, il mercato del lavoro”.
Cosa e’ cambiato in questo periodo nel panorama regionale? Nuovi spazi si sono aperti, associazioni formate da giovani organizzatori si stanno affermando in ambito organizzativo/promozionale, nuove compagnie si stanno affacciando nel panorama teatrale italiano. Possiamo parlare di un “fenomeno” toscano? Come si e’ modificato il sistema organizzativo e di relazioni? Quali sono le criticita’, le esigenze dei giovani teatranti oggi?
Sono tutti puntuali all’appuntamento: le giovani Compagnie (Teatro Sotterraneo, Gogmagog, Gli Omini, Zaches Teatro, Kulturificio 7, Teatrificio Esse, Teatri della Resistenza, Rapsodi, Le Signorine), i giovani organizzatori (Luca Ricci, Francesco Fantauzzi, Simona Mammoli, Lisa Bellini, Gilda Ciao e naturalmente Elena Lamberti), le istituzioni (Franco D’Ippolito per il Teatro Metastasio, Gianna Pazzagli per la Fondazione Toscana Spettacolo, Massimo Paganelli per Armunia, Isabella Valoriani per Fabbrica Europa), i partecipanti al laboratorio.
Mimma Gallina introduce con una nota positiva, sottolineando alcuni punti di vantaggio (artistici e organizzativi) del panorama toscano e riportando le osservazioni di Renato Palazzi sulla “vitalita’” del teatro italiano contemporaneo in genere (da www.ateatro.it/ Buone pratiche 2008):
“Oggi non abbiamo più quei cinque o sei artisti carismatici che incantavano le platee (quando le incantavano), ma al loro posto si sono accesi cento piccoli fuochi: il problema è soltanto di verificare se ci sono le condizioni perché essi possano confermarsi e durare nel tempo.
Si è attuato, a mio avviso - e di sicuro non è un fatto trascurabile - un significativo processo di democratizzazione dell’accesso al palcoscenico. In passato il monopolio degli strumenti del teatro era saldamente in mano a pochi grandi nomi cresciuti all’interno delle istituzioni: ora le correnti più forti, più innovative vengono da fuori e dal basso, da gruppi nati per impulso spontaneo, del tutto estranei a qualunque idea di formazione tradizionale, attenti solo ad affermare i propri contenuti.”
Il riferimento rincuora platea: un certo ottimismo sembra possibile, nonostante criticita’ del presente.
Iniziano gli interventi. Le Compagnie, gli organizzatori che si sono registrati vengono chiamati uno alla volta al tavolo da Mimma Gallina.
Il panorama e’ articolato: ci sono le Compagnie che hanno trovato in questi due anni una visibilita’ nel panorama teatrale italiano (Teatro Sotterraneo, Gli Omini), che ringraziano le istituzioni presenti per le opportunita’ che sono state loro offerte di ospitalita’, di spazi prove, per il sostegno alle produzioni. Ci sono le Compagnie in residenza presso teatri da molti anni (Gogmagog), che lamentano la staticita’ di un rapporto che non riesce a rinnovarsi, c’e’ chi ha gia’ una agenzia di distribuzione che li segue (Rapsodi), che invece svolge tutto il lavoro organizzativo all’interno della Compagnia, senza precise distinzioni di ruoli (Gli Omini).
Ci sono gli organizzatori (Simona Mammoli e Gilda Ciao dell’Associazione Drama, Francesco Fantauzzi di Arteriosa), ci sono le Associazioni che stanno portando avanti un progetto di rete (Associazione Amnio), Luca Ricci di Kilowatt Festival.
Fra l’ottimismo di alcuni, il pessimismo della maggior parte, le energie di tutti, i punti di criticita’ che ricorrono negli interventi sono quasi sempre gli stessi.
Se due anni fa il problema principale era la visibilita’, l’organizzazione interna, adesso il problema si e’ spostato su altri temi: i cachet, la puntualita’ nei pagamenti, il lavorare sul pubblico, la necessita’ di forme di coordinamento fra Compagnie che hanno progettualita’ condivise.
Se in questi anni si sono moltiplicati, soprattutto al Centro-Nord, gli spazi di rappresentazione, piu’ o meno grandi, piu’ o meno alternativi, le condizioni economiche che vengono offerte sono diventate per tutti quelle di una percentuale sugli incassi, e il numero degli spettatori e’ talvolta di venti. Per quanto riguarda poi la puntualita’ dei pagamenti (altro punto dolens), questa non viene quasi mai rispettata, e le istituzioni piu’ consolidate sono spesso le meno puntuali.
A questo si collegano altre tematiche. Quasi tutti si soffermano sulla centralità del pubblico e sulla necessità di dedicare energie a (ri)costruire un rapporto costitutivo sul piano artistico, sociale ed economico. E’una nota relativamente nuova nell’area del teatro giovane e di ricerca per cui il pubblico e’ stato spesso trascurato e considerato lontano dalle scelte e dalle pratiche artistiche dei gruppi, che hanno tradizionalmente rivolto la propria attenzione più agli addetti ai lavori che agli spettatori.
Zaches Teatro solleva anche il problema del pauperismo delle poetiche, spesso dovuto al pauperismo dei mezzi.
Teatri della resistenza invece raccontano di essersi imposti un anno di riflessione, senza nuove produzioni, senza distribuzione, senza rincorrere bandi e concorsi, per ripensare un percorso artistico e per attivare contatti con altre realta’ teatrali (…Sicilia)
Kulturificio 7 e Teatrificio Esse si soffermano sulla necessita’di un rapporto piu’ stretto con le istituzioni che sono sul territorio, lamentando la difficolta’ di contatti, di occasioni di incontro.
Gli organizzatori propongono forme di coordinamento, almeno fra le Compagnie che portano avanti una progettualita’ affine, il ricorso ad associazioni o ad organizzatori esterni che possano curare la promozione e la distribuzione di piu’ Compagnie. La necessita’ di costruire delle reti, evitando la concorrenzialita’ interna, evitando di ripercorrere logiche ormai superate dai tempi.
Francesco Fantauzzi mette in evidenza la necessita’ di ricercare fonti di finanziamento fuori dal sistema culturale e teatrale in senso stretto, come possono essere i fondi sulle politiche giovanili, e di azioni concrete, di progetti sul territorio.
Solo tre Compagnie (Zaches Teatro, Gogmagog e Teatri della Resistenza) hanno attivato contatti con realta’ all’estero.
Per tutti l’incertezza del quotidiano, il riuscire a vivere di questo lavoro.
Infine, la parola alle istituzioni. C’e’ chi si sofferma sull’energia espressa dalla platea (Massimo Paganelli), chi sottolinea la crescita complessiva che si registra rispetto a due anni fa, nel senso di una maggiore consapevolezza da parte dei gruppi del contesto teatrale, di una piu’ precisa focalizzazione dei punti di criticita’ (Isabella Valoriani). Chi riporta la discussione ad un quadro piu’ generale: le difficolta’ del teatro italiano, la necessita’ di parametri numerici che non favoriscono le giovani Compagnie(Gianna Pazzagli).
Franco D’Ippolito allarga la prospettiva su una visione della contingenza italiana: i tagli della finanziaria agli enti pubblici, la riduzioni di finanziamenti da parte degli enti locali, il taglio del FUS, il disegno di legge sul teatro.
E’ un sistema in fase di trasformazione, non ci sono certezze per nessuno, la selezione e’ naturale e inevitabile.
E dopo questo pessimismo della ragione, contrapposto all’ottimismo della volonta’ degli interventi precedenti, Mimma Gallina tira le conclusioni, prodighe di consigli: organizzatevi, coordinatevi, fate sistema, esprimete il vostro pensiero sulla proposta di legge, perche’ il futuro si costruisce lavorando sul presente. C’e’ molta attenzione adesso verso le nuove generazioni, ma non si sa per quanto ancora. La societa’ contemporanea e’ famelica di novita’, di mode. Gruppi che sono stati in auge negli Anni Novanta, dopo una crescita vertiginosa sono caduti nell’oblio. Il rinnovamento deve essere continuo, la ricerca costante, non adiagiatevi su posizioni conquistate, non rinchiudetevi in nicchie di sopravvivenza.
Forse potremmo concludere citando ancora Renato Palazzi:
“La penuria di fondi, l’esigenza di operare in uno stato di precarietà, la necessità di rivolgersi a forme di teatro più scarne ed essenziali, l’impetuoso affacciarsi di nuove formazioni, portatrici di un’espressività più frammentata e informale, il loro approdo naturale a spazi più raccolti e appartati, dove si instaura un contatto ravvicinato col pubblico – si intrecciano indissolubilmente, tutti in vario modo concorrono a spostare i confini della creazione teatrale. Non so se daranno luogo a esperienze durature: certo ci consentono di scoprire ogni giorno fenomeni inattesi, che fino a qualche anno fa non ci saremmo neppure sognati. E questo, francamente, non è poco.”
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