ateatro 121.35
In viaggio con il Teatro de Los Andes
L'Odissea di César Brie
di Erica Magris
 



Ulisse (Gonzalo Callejas) e Penelope (Mia Fabbri) nell'Odissea di César Brie.

Una tela di Penelope intessuta con tanti fili differenti: così César Brie descrive la sua Odissea, che da due mesi percorre l'Italia raccogliendo un pubblico numeroso, giovane, curioso. Dietro l'immediatezza e l'apparente semplicità, l'ultimo spettacolo del Teatro de Los Andes possiede una struttura complessa, frutto di un lungo lavoro di ricerca. Scrive Brie nelle note di regia:

Partiamo da noi, dalla nostra Odissea. Quali sono i nostri naufragi, le nostre passioni, i nostri mostri? Cosa abbiamo abbandonato? Dove si nasconde la nostra Itaca? Diciamo IO, IO, per dire NOI. Diciamo NOI per dire VOI. Non dobbiamo smarrire questa presenza intima che bussa alla porta e vuole diventare l'universo.

La compagnia di Brie, installata in Bolivia e nata dall'esperienza dell'esilio, sostanzia il mito con la propria storia e lo riconduce alle vicende attuali dell'umanità: il viaggio e lo sradicamento uniscono allora l'eroe greco, gli attori di diverse nazionalità, e tutti gli Ulisse di oggi, che lasciano le loro case aspirando ad una vita migliore. Il tema dei migranti sudamericani che tentano di raggiungere gli USA è trattato esplicitamente nel flash-back di Ulisse alla corte di Alcinoo, ma riaffiora costantemente in tutto lo spettacolo, che, pur seguendo l'impianto narrativo del poema omerico, si svolge in una trama densa di slittamenti e di metafore.
Dieci attori si avvicendano sul palco e paiono moltiplicarsi interpretando le figure umane e divine dell'Odissea, dando un volto e un nome alla massa anonima dei tanti esuli sospesi tra un passato perduto e un futuro incerto. Agiscono in una scena essenziale e trasformabile, nella quale sipari mobili di canne di bambù delimitano stanze e paesaggi, definiscono varchi e barriere, accompagnando i continui cambi di scena con il loro rumore caldo e secco. In questa geometria instabile della separazione e della solitudine, il pubblico è il "voi" sempre presente, cui i personaggi si rivolgono ora in monologhi lirici ora in azioni corali, nelle quali, con gesti stilizzati, costruiscono immagini forti che interpellano direttamente la coscienza dello spettatore.
Il testo poetico ed evocativo – scritto dallo stesso Brie a partire dal lavoro scenico degli attori – è incarnato da corpi agili e danzanti, spesso sostenuti dal canto e dalla musica eseguiti dal vivo. Gli elementi scenici sono semplici e concreti, ma compongono una poesia visiva che suscita una meraviglia infantile. L'immaginazione teatrale trasforma il catino in cui Ulisse immerge la testa nel mare infuriato, e vede nei trampoli di Nausicaa la leggerezza della gioventù. Con stupore divertito si accoglie invece l'uso d'accessori contemporanei che irrompono nell'universo mitico, come quando Penelope è tormentata dagli scherzi telefonici dei Proci o uno Zeus un po' attempato non riesce a comporre sul cellulare il numero della ninfa Calipso.
Brie gioca sapientemente con i registri e suscita sentimenti contrapposti. Incessantemente, si passa dal riso alla compassione, dal sorriso amaro all'orrore: disgusta il modo in cui Circe ingozza di cibo le sue vittime, rivoltano le gambe penzolanti delle giovani schiave che Ulisse decide di punire con l'impiccagione. Con quest'ultima, ennesima violenza, la peregrinazione dell'eroe greco si conclude nell'abbraccio della moglie e del padre. Ma le tante altre storie anonime restano aperte: riusciranno mai i nuovi Ulisse a tornare, a ritrovare la loro Itaca e i loro affetti? Su quest'interrogativo la narratrice Atena fa scendere una neve pacificatrice. Allo spettatore, che la compagnia ha condotto attraverso il mitico e il quotidiano, l'antico e il contemporaneo, il comico e il tragico, l'intimo e l'universale, sembra così chiedere di racchiudere queste storie in una valigia per portarle con sé, nel proprio viaggio, serbando lo sguardo umano e quasi ingenuo che lo spettacolo gli ha domandato.


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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