ateatro 118.32 Milano: Quando la cultura è precaria L’incontro promosso della CGL al Teatro dal Verme di Giovanna Crisafulli
Qualcosa inizia a muoversi sul fronte della cultura e dello spettacolo. E non si tratta solo della protesta contro l’improvvisa riduzione del 35% del Fus e di altri contributi già deliberati dallo scorso governo.
Il discorso sullo stato attuale dello spettacolo dal vivo è molto più ampio, e coinvolge quanto sta accadendo in questi stessi mesi alla scuola, all’Università, alla ricerca, ovvero a tutti gli ambiti della cultura.
E’ questo uno degli elementi più interessanti emersi dall’incontro di lunedì 20 ottobre al Teatro dal Verme, promosso da Camera del Lavoro di Milano, Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione, Sindacato degli Attori Italiani e Sindacato Italiano Artisti della Musica.
A conferma della gravità crisi in corso, la partecipazione degli enti locali. Nel suo intervento scritto, Massimo Zanello, Assessore regionale alle culture e tradizioni Lombarde, dello stesso colore politico dell’attuale governo, esprime la totale solidarietà agli operatori dello spettacolo, di fronte a un provvedimento che la situazione economica internazionale e nazionale non basta a giustificare. Zanello conferma che la Regione non ridurrà i propri contributi, aggiungendo: “Il fatto che oggi Regione Lombardia non diminuisca l’investimento in cultura è emblematico: se il Fus fosse già stato trasferito alle Regioni, forse non saremmo in queste condizioni, e forse sarebbe opportuno che ne ragionassimo insieme.”
E’ l’ Assessore alla Cultura della Provincia di Milano Daniela Benelli a porre l’accento sul “disprezzo” che l’attuale governo sta dimostrando nei confronti di tutte le categorie impegnate nella formazione e nella cultura. E’ sotto gli occhi di tutti il modo in cui i Ministri, dalla Gelmini a Brunetta, stiano delegittimando insegnanti, ricercatori, operatori dello spettacolo, definendoli fannulloni troppo pagati, quasi un peso inutile alla società, giustificando così agli occhi dell’opinione pubblica i drastici cambiamenti in corso. E tutto questo negli stessi giorni in cui la Festa del Teatro promossa dalla stessa Provincia, registra migliaia di adesioni, confermando l’interesse della gente nei confronti del teatro. Un’iniziativa privata recentemente anche del contributo ministeriale già stanziato dal precedente governo con il Patto Stato-Enti Locali.
“Una riduzione del 35% - che non ha riscontri in alcun altro settore - non è un taglio, è il segno che ce l’hanno con lo spettacolo!”, sottolinea Emilio Miceli, Segretario generale SLC nazionale, che ricorda come più o meno la stessa somma sia stata erogata a sostegno del Comune di Catania, in stato di fallimento per cattiva gestione dei suoi amministratori, a conferma del fatto che i fondi, se si vuole, non mancano del tutto. “E la prospettiva di successivi decurtamenti del Fus, che entro il 2011 dovrebbe farlo ridurre a 300 milioni di euro , solleva il sospetto che il Governo stia svuotando le casse prima di affidarne la gestione alle regioni”, sostiene Fiornezo Grassi, dell’Agis Lombardia, che ricorda come le imprese culturali creino migliaia di posti di lavoro, più di quelli di Alitalia o Fiat, ma per i quali non sono previsti ammortizzatori sociali. Da Grassi anche l’esortazione a imprese e lavoratori di ogni settore a unirsi in questa delicata fase e a non vergognarsi di chiedere soldi allo Stato per svolgere le proprie funzioni, indispensabili per la formazione delle coscienze nel nostro paese.
Da ogni parte si fa notare come il taglio sia stato fatto a stagione già iniziata, con contratti già stipulati, soldi già impegnati, senza considerare le differenze tra le singole realtà, sacrificando quelle che gestiscono i fondi pubblici in modo corretto, con contratti regolari con i dipendenti, presenza stabile sul territorio, al pari delle altre.
Ma è da un’orchestrale che arriva una delle testimonianze più lucide sullo stato drammatico dell’occupazione. Una dei ventisei professori dell’Orchestra Verdi che hanno perso il lavoro nell’ultimo anno, ha denunciato l’adozione di contratti atipici, a prestazione, che richiedono lo stesso impegno del lavoro subordinato a fronte di una totale assenza di diritti e garanzie. Una condizione che ha portato al licenziamento di quelli che hanno osato protestare, tra i quali molte prime parti, sostituite con elementi di fila senza concorso e privi dell’idoneità necessaria. La denuncia mette anche l’accento sulla mancata solidarietà da parte degli altri elementi dell’orchestra, prova di quanto il precariato e queste forme di lavoro ricattatorie, siano riuscite a demolire qualunque forme di coesione tra i lavoratori. Nell’intervento, inoltre, viene sollevata la domanda di come sia possibile che l’Orchestra Verdi abbia ricevuto un contributo straordinario di 5 milioni di euro dallo Stato, per sanare parte del suo deficit, senza garantire il rispetto della legalità al suo interno.
Ed è agli artisti, ai giovani, che si appella Dario Fo nel suo lungo intervento, nel quale, ricordando la povertà di Milano a ridosso della seconda guerra mondiale, ai tempi della nascita del Piccolo Teatro, sottolinea l’ignoranza degli interlocutori ministeriali, la loro chiusura alle fasce più giovani, in altri paesi sostenuti e promossi. Dario Fo, allargando il suo discorso anche allo stato dell’economia, alle scelte che si stanno facendo a sostegno delle altre aziende e delle banche, a discapito del lavoro e dell’ambiente. E ha concluso invitando tutti a rimboccarsi le maniche, a rinnovarsi, a non lasciarsi più ricattare da quella che ormai viene elargita dal Ministero come elemosina a un settore al quale non viene riconosciuto più alcun valore.
Un valore sottolineato invece da Sergio Escobar. Nel suo intervento, il direttore del Piccolo Teatro ha ricordato come il teatro riesca a interpretare gli eventi con largo anticipo anche rispetto agli economisti, come nel caso di Hermann Broch con Inventato di sana pianta, scritto nel 1934 e messo in scena lo scorso anno da Ronconi, nel quale è già presente il tema della “bolla” speculativa, di un’economia intesa come esclusiva ricerca dell’utile personale, spesso a discapito del benessere sociale, la stessa bolla che ora sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale. La classe politica dimostra invece di non saper cogliere i cambiamenti in corso nel tessuto sociale e di istigare alla paura nel nome di una mal intesa identità, che è chiusura al diverso, all’estraneo. Eppure – ricorda in conclusione Escobar - proprio il ministro Tremonti conclude il suo troppo lodato libro La paura e la speranza invocando proprio la cultura come strada per vincere la paura!
Da segnalare anche l’intervento del presidente della Fondazione I pomeriggi musicali, Massimo Collarini, che ha messo a disposizione il Teatro dal Verme: premettendo la propria adesione politica alla maggioranza di governo, pone tuttavia l’accento sulla necessità di una maggiore responsabilità da parte di chi gestisce denaro pubblico, sulla fine necessaria dei finanziamenti indiscriminati da parte dello Stato e sull’urgenza di nuove regole, che portino a premiare il lavoro stabile e le imprese che dimostrano di saper gestire il bene pubblico.
Conclude l’incontro Onorio Rosati, Segretario generale della Camera dei Lavoratori: con questa prima iniziativa i sindacati hanno voluto “battere un colpo” per esternare il totale disaccordo rispetto alle politiche governative, al tentativo di smantellamento proprio di settori come la formazione, la ricerca, la cultura che in altri paesi sono considerati asset strategici e che costituiscono le principali risorse contro la disgregazione sociale e la perdita del senso di solidarietà e di comunità.
La serata è proseguita con “concerto e parole di artisti milanesi”. Si annunciano agitazioni.
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