ateatro 107.10 Emergenza Come valorizzare i giovani talenti? La bandomania di Redazione ateatro
ateatro ha ricevuto in queste settimane varie segnalazioni di bandi di concorso, destinati soprattutto a giovani artisti e teatranti. Le abbiamo subito inserite nelle news e nella webzine, e ne abbiamo riproposte alcune qui sotto. Altri bandi sono stati pubblicati e lanciati nei mesi scorsi, e di sicuro arriveranno altre opportunità (che proveremo a rilanciare nel sito).
Nuove sensibilità
Teatro di vetro
Dimora Fragile
Autore chiama autore
Kilowatt Festival
Nuove Espressioni Teatrali
Bancone di Prova
Opera Prima
E’ un elenco ampio e curioso. E sintomatico.
Sono iniziative diverse, ciascuna con i suoi obiettivi, le sue particolarità, i suoi modi. Tuttavia sono accomunate da alcuni elementi, che vanno sottolineati.
1. Questa proliferazione di bandi e concorsi riflette senz’altro la straordinaria e sorprendente vitalità della scena teatrale italiana, con numerose individualità e gruppi giovani alla ricerca di visibilità, giudizi e riconoscimenti. Insomma, partono dalla constatazione dell’esistenza di un sottobosco ricco e fertile.
2. Testimonia inoltre che sono attive anche varie realtà ed enti che avvertono il bisogno di censire, scoprire e valorizzare nuovi talenti. Sono istituzioni solide e ricche (stabili, circuiti, fondazioni bancarie) ma anche e soprattutto piccole organizazioni di base, autogestite e auto-organizate: festival e compagnie, circoli culturali, associzioni di base… Il loro obiettivo “egoistico” è naturalmente quello di scoprire e lanciare i grandi nomi dello spettacolo e della cultura di domani, e in qualche modo sono in concorrenza tra loro.
3. In questa situazione, la forma del bando pubblico pare oggi la più adatta, per chiarezza e trasparenza, rispetto ad altre forme utilizzate in passato dal nostro sistema teatrale (in sostanza la cooptazione corporativa, attraverso vari canali e modalità). Quella del bando è tuttavia anche una formula intrisecamente competitiva, che aspira a una sorta di oggettività che può anche voler significare normalizazione, e dunque esclusione delle punte più eccentriche e forse interessanti. A voler essere ironici, si potrebbe parlare del pasaggio a un sistema fedale, basato sulle affiliazioni e sulle fedeltà, a un sistema confuciano-burocratico di mandarinato, anche se non esiste un centro imperiale di coordinamento. Ma come sempre quello che importa davvero non è la formula, quanto gli uomini che la incarnano e il modo in cui usano il loro potere.
Più in generale, questa “bandomania” tenta di affrontare l’evidente emergenza del nostro sistema teatrale, nel duplice senso del termine.
Da un lato il termine emergenza rimanda a una situazione di pericolo, di eccezionalità. Ci parla di una crisi che prende la forma di un difficile ricambio generazionale.
Ma nella sua radice il termine rimanda anche all’emergere: in questo senso si tratta di far venire alla superficie e di rendere visibili nuove realtà, nuove esperienze, nuove personalità artistiche.
In questo senso, l’unico augurio che possiamo fare è: “Vinca il migliore”. O meglio, vincano i migliori
Anzi, ne faremmo anche un altro, di augurio: ci piacerebbe che i vincitori – per il solo fatto di aver vinto – non diventassero subito il bersaglio dell’invidia degli altri (quel livore calunnioso e frustrato che si sfoga troppo spesso nei forum di ateatro). Perché gli sconfitti non sono necessariamente meno raccomandati degli sconfitti: forse sono soltanto meno bravi… O forse gli esclusi sono troppo avanti, e il tempo e ateatro daranno loro ragione e giustizia!
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