ateatro 106.63 Cascina Teatro e società: un rapporto in crisi Risposta al documento di Roberta Scarpa e Fabrizio Cassanelli di Renzo Boldrini*
Prosegue la discussione sulla crisi della Città del Teatro di Cascina. O meglio, la discussione intorno al documento steso da Roberto Scarpa e Fabrizio Cassanelli sta aprendo un dibattito che va al di là della situazione della Città del Teatro e investe in generale il rapporto tra teatro e società da un lato, e tra teatranti e amministratori dall'altro.
Ricevo da Roberto Scarpa e Fabrizio Cassanelli un documento che ha il merito di dare un’ulteriore sottolineatura a ciò che è palese.
E’ in atto, una crisi profonda e non solo congiunturale nel rapporto fra la classe dirigente politica e quella del teatro pubblico o a funzione pubblica.
Crisi che trova nella qualità e nella quantità delle risorse e nella grave difficoltà che hanno molti teatri nel far quadrare i bilanci la zona più visibile, ma si tratta solo di un aspetto parziale quanto significativo di una più ampia problematica.
Difficoltà certo non improvvise ma frutto di una storia costruita in decenni di scelte artistiche e finanziarie, modelli di comportamento fra politica, artisti e teatri.
Non nasce ieri la crisi del Metastasio o quella della Città del Teatro. Neppure quella meno eclatante, ma significativa, del Teatro Comunale Verdi di Santa Croce sull’Arno, che dirigo.
Crisi anomala ancorata a buoni e crescenti risultati artistici e gestionali, ma che grazie alle regole volute e praticate dalla politica e dal sistema teatrale provinciale, riceve da 18 anni un contributo che se paragonato all’intero investimento della provincia di Pisa sullo spettacolo dal vivo, è in proporzione assolutamente scandaloso.
“Crisi” diverse ma paradigmatiche estendibili a varie realtà e soggetti ma maturate nello stesso contesto storico-politico e territoriale e quindi indicano l’urgenza, a partire dalla provincia di Pisa, di una riforma significativa che metta al centro la capacità e la libertà creativa, la forza delle idee progettuali e la capacità gestionale di promuoverle e sostenerle. Elementi necessari per correggere errori precedenti, per chiedere alla politica scelte e regole chiare , assunzioni di responsabilità ed investimenti per un teatro capace di essere laboratorio di scontro e rielaborazione creativa fra linguaggi e generazioni.
Un processo di riforma urgente che metta in moto un circolo virtuoso che contrasti con un contesto generale assai critico che ha visto, negli ultimi mesi, brusche accelerazioni: la moria estiva di Assessori alla Cultura in Regione in provincia di Firenze e nella città capoluogo, con sofferti avvicendamenti non ancora conclusi.
Ulteriore segno involutivo del ruolo e del peso che la cultura in generale e il teatro in particolare sembrano assumere nella visione di sviluppo della nostra società.
Disegno dove sembrano trovare sempre maggior spazio grandi manifestazioni più o meno effimere, togliendo risorse e significato al lavoro quotidiano di rinnovamento culturale, di formazione di nuovi pubblici e di nuove strategie artistiche che da anni, in territori urbani o più periferici, teatri piccoli, medi e grandi portano avanti con tenacia e determinazione.
Una crisi di relazione fra teatro e società che si manifesta in maniera preoccupante ad ogni livello, di rappresentanza o di orientamento operativo come emblematicamente dimostra la sempre più grave crisi dell’ Agis o la cronica abitudine a non avere una legge nazionale, che speriamo veda vita, comunque, grazie al nuovo governo.
Aderendo al documento, sollecito i suoi autori perché questo gesto sia solo l’inizio di un confronto aperto e leale che si assuma l’onere di mettere al centro del dibattito i nodi centrali della questione, che hanno portato al quadro odierno: nuova idea di teatro pubblico, criteri artistici capaci di ampliare relazioni con differenti pubblici, modelli gestionali e produttivi che sappiano relazionare dimensione locale e nazionale, rapporto fra aree urbane e periferiche, concentramento o decentramento di attività, modelli etici di rapporto con la politica.
Si lavori ad un percorso, a cominciare dal territorio provinciale pisano, che offra a politica e società un progetto di teatro che sappia parlare le lingue della contemporaneità, crei relazioni su urgenze artistiche e progettuali e non sul bisogno di ottimizzare errori passati.
Scelte urgenti perché si rafforzi la forza operativa, il sostegno alla vita di teatri grandi, medi e piccoli come irrinunciabili presidi culturali e di civiltà nella vita delle città e dei territori.
* Direttore Artistico Teatro Comunale Verdi, Santa Croce sull’Arno
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