ateatro 105.4 I Marcido in mostra: 1986-2006 A Torino dal 2 febbraio di Marco Isidori
La stagione teatrale 2006-2007 segna il ventesimo anno dalla fondazione della
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa.
Per celebrare questa ricorrenza la compagnia allestirà una grande esposizione alla Promotrice delle Belle Arti di Torino: “I MARCIDO IN MOSTRA: 1986-2006”, in collaborazione con la Città di Torino, la Regione Piemonte, il Teatro Stabile di Torino e il Sistema Teatro Torino: un’occasione per ripercorrere i venti anni di attività attraverso le macchine sceniche, gli oggetti e i costumi, bozzetti e maquettes, documenti e materiale grafico.
Nello spazio insolito della prestigiosa galleria che ospiterà, montate e visitabili, tutte le strutture scenografiche realizzate dalla compagnia, sono programmati quattro eventi spettacolari, tra cui la ripresa di BERSAGLIO SU MOLLY BLOOM dall'Ulisse di Joyce (Premio Ubu 2003 per la scenografia) e il riallestimento di HAPPY DAYS IN MARCIDO’S FIELD da Samuel Beckett.
Oltre agli eventi spettacolari, è prevista un’intensa serie di attività didattiche con visite guidate e rappresentazioni rivolte alle scuole, realizzate nell’ambito della stagione Marcido/Ragazzi 2006/2007, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e il contributo della Fondazione CRT di Torino.
La mostra sarà inaugurata venerdì 2 febbraio 2007 alle ore 19,30 con lo spettacolo MARCIDO: CANZONETTE. CANZONETTE MARCIDO!
Sede: Promotrice delle Belle Arti
via Balsamo Crivelli, 11 (Parco del Valentino) - Torino
dal 3 al 18 febbraio (h. 10-13 / 15-19)
Ingresso alla mostra: intero Euro 5,00 – ridotto Euro 3,00
Calendario delle rappresentazioni
MARCIDO: CANZONETTE. CANZONETTE MARCIDO! - venerdì 2, ore 20,30
BERSAGLIO SU MOLLY BLOOM – mercoledì 7, ore 10,30 e 20,30
RITRATTI DA WILLIAM SHAKESPEARE – mercoledì 14, ore 9,30 e 11
HAPPY DAYS IN MARCIDO’S FIELD – sabato 17 e dom. 18, ore 20,30
Per informazioni:
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa 011.819 35 22 – 011.436 87 30
www.marcidomarcidorjs.org
MARCIDO IN MOSTRA: 1986 / 2006
Vent'anni di lavoro hanno definito con sufficiente chiarezza quel che i Marcido intendessero, quando, neonati, fantasticavano attorno all'idea di una costruzione dello spazio scenico che non fosse mai, né soltanto "scenografia", né, tantomeno, si trattasse di quel vago assortimento multimedialoide, che determina sovente l'inconsistenza propositiva dell'avanguardia peggio aggettivabile.
Noi pretendevamo per i nostri spettacoli il Mondo Ricostituito.
La mostra di cui si sta parlando è l'esposizione di questo tal universo riprogettato per contenere e far pulsare il cuore drammaturgico dell'avventura di quei teatranti che si chiamarono, che si vollero beffardamente battezzar Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa.
Non sarebbe stato possibile rappresentarci in Fedra, Pinocchio, Sirenetta, Genet, Eschilo, Beckett e con quant'altra commedia commerciammo cercando d'esplicare la nostra tendenza ad una mediazione anche forzata tra demoni e dei, se non proprio inscenandola a tavoletta, questa commedia che desiderammo precisamente puntualmente e totalmente "altra", dentro a quelle gabbie di tensione architettonico/magnetica (sì, magnetica, certo!) che poi in effetti (speciali nell'etimo sempre, gli effetti Marcido!) contennero davvero gli spettacoli, e che ora qui, mentre si mostrano in tutta la loro pura determinazione iconica, ci vanno anche mostrando, nello stesso tempo, quanto singolare e temerario sia stato e tutt'ora continui ad esserlo, il percorso teatrale seguito dalla compagnia.
L'arte, quando c'è, obbliga le soluzioni col pretendere l'assoluta coerenza del momento drammatico con lo spazio fisico in cui questo diverrà teatro.
Concezione sacra, fuorimoda, ma si tratta di una concezione che rivendichiamo interamente quale indiscutibile segno politico capace di ridare ai termini oggi slabbrati della comunicazione scenica, quella necessità storica e quella parzialità etica, che ci paiono andar via via, sempre più smarrendosi, nella terrifica attuale coazione dei tempi di una spettacolarità mediana senz'anima alcuna.
Marco Isidori
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