ateatro 103.82 ZOOM festival, l'immagine del nuovo teatro a Scandicci Dal 4 al 10 dicembre di Ufficio Stampa
Scandicci Cultura – Comune di Scandicci
Teatro Studio di Scandicci
4 – 10 dicembre 2006
ZOOM festival – immagine del nuovo teatro.
Una settimana di nuove proposte al Teatro Studio, dalle 19 fino a notte fonda.
Dal 4 al 10 dicembre 2006 il Teatro Studio di Scandicci porta in scena alcune delle migliori nuove compagnie toscane e italiane. Si chiama “ZOOM festival – immagine del nuovo teatro” la rassegna di una settimana diretta da Gogmagog e Teatro dell’Esausto, due realtà teatrali strettamente legate al teatro di Scandicci, chiamate a realizzare il progetto dal direttore artistico Giancarlo Cauteruccio.
Con una formula inedita, si presenta una vera e propria “invasione” degli spazi. Tutti i giorni della settimana, dalle 19 fino a tarda notte, il Teatro Studio ospiterà oltre 15 spettacoli, una libreria café ricca di eventi collaterali, installazioni sonore, due serate dj–set per focalizzare l’interesse sul panorama delle nuove generazioni del teatro, con un’attenzione particolare ad alcuni dei premi italiani come Premio Scenario e Tuttoteatro.com – Dante Cappelletti.
Il programma si presenta vario, nella volontà di rappresentare le differenti voci emergenti. Partendo da Firenze, la panoramica prende il via con i giovanissimi Heyoke e Teatro dell’Elce (5 dicembre), passando per il Teatro Sotterraneo (4 dicembre), formazione segnalata nel Premio Scenario 2005 ed in rapida ascesa, Tri–boo (6 dicembre), di stanza al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, la compagnia Istituto Charenton (9 dicembre) e gli stessi organizzatori Teatro dell’Esausto (8 dicembre), finalisti del Premio Cappelletti 2005 e visti di recente al Festival di Radicondoli, e Gogmagog (7 dicembre), in attività dalla fine degli anni novanta e reduci dal successo del loro lavoro sul teatro di Beckett. Per muoversi, sempre in Toscana, entrano in rassegna i già noti pisani Sacchi di Sabbia (6 dicembre) e i senesi LaLut (10 dicembre), per arrivare all’incontro tra Massimiliano Civica, uno dei migliori registi italiani, e l’esuberanza scenica di Bobo Rondelli e Andrea Cambi (4 dicembre).
Passando alle proposte “esterne”, si segnalano gli sperimentatori Cosmesi (7 dicembre), Maurizio Camilli (8 dicembre), vincitore del Premio Cappelletti 2005, le performance di poesia e musica di Pig Maglione (8 dicembre) e Despairs! (10 dicembre), l’attore–danzatore–one man show romano Antonio Tagliarini (9 dicembre), Daniele Timpano (9 dicembre) mattatore assoluto di scena col suo “Dux in scatola” e Rodisio da Parma (10 dicembre), che lavora sul teatro di Harold Pinter, quest’ultimi entrambi finalisti del Premio Scenario 2005.
Il festival “ZOOM – immagine del nuovo teatro” vuole essere così una zoomata sul nuovo teatro, senza per questo pretendere di essere esaustivo. I curatori parlano di una “immagine che fa rete tra le varie realtà”, che possa proseguire in eventi futuri della stessa qualità e forza, che possa installarsi in altri spazi e luoghi per rendere visibili e sensibili le nuove produzioni, anche a fronte dei pesanti tagli economici alla cultura e allo spettacolo.
DALLE 19.00 FINO A TARDA NOTTE PER TUTTA LA DURATA DEL FESTIVAL:
Pinkertone Lab presenta DADAR_DISPOSIZIONE NELL’AMBIENTE DI IMMAGINI E AUDIO
RECIPROCI a cura di MATTIA TULIOZI, NICCOLÒ GALLIO E GIOVANNI DEL GIUDICE.
E’ il fruitore che genera i percorsi visivi su schermo. Lo spazio mutevole attraversato da casuali cambi di colore. Improvvisa assenza/presenza di luce. Movimento casuale di passanti. Tutto questo determina la composizione in tempo reale di sequenze video e tappeti audio autogenerati.
CaffèlibreriaCITE’ sarà ad accogliervi all’entrata del Teatro Studio, per un momento di sosta dalla frenesia esterna prima di entrare nel mondo del teatro. Libri, aperitivi, vino, tra le installazioni audio-video del Laboratorio Pinkertone.
4, 7 e 11 dicembre
ZOOM festival anche su NAU
magazine quotidiano a cura di Andrea Mi,
alle 15 su Controradio (fm 93.6 - 98.9)
Spettacoli teatrali
Biglietto: 5 euro
DJ-set ingresso gratuito
Info
TEATRO STUDIO DI SCANDICCI
via Donizetti 58 _Scandicci (FI)
tel. 055 757348
teatrostudio@scandiccicultura.it
info@zoomfestival.it
www.scandiccicultura.org
www.zoomfestival.it
ZOOM festival
GOGMAGOG e TEATRO DELL’ESAUSTO
In collaborazione con SCANDICCI CULTURA
UFFICIO STAMPA Rachele Bargagna
SI RINGRAZIA Pina Izzi, Annarita Morelli, Sara Nifosi, Compagnia Krypton
Lunedì 4 dicembre
Ore 21.00
TEATRO SOTTERRANEO
Uno. Il corpo del condannato
Creazione collettiva di Teatro Sotterraneo elaborazione drammaturgica Daniele Villa
in scena un performer di Teatro Sotterraneo.
Un detenuto tra i propri oggetti cerca azioni corrette mentre riproduce tre colloqui che non gli appartengono, tre monodialoghi in cui cronaca e corpo sono separati. Nel vuoto di tutto una consapevolezza che torna attraverso il quotidiano, la memoria fisica al servizio di quella mentale, l’automatismo come appiglio. Qualcosa di spersonalizzato che tenta il racconto.
Ore 22.30
CIVICA / CAMBI / RONDELLI
Farsa
Uno spettacolo di Massimiliano Civica, Andrea Cambi e Bobo Rondelli con Andrea Cambi e Bobo Rondelli
Di notte, per sei notti, due assassini preparano un agguato per uccidere la loro vittima. Ma ogni volta l’assassinio non si compie, il delitto non viene consumato, la vittima riesce a scampare. Di giorno, per sei giorni, la vita sotto il sole di creature ultime, disperate: tombaroli, prostitute, pensionate libidinose. La comicità dei falliti, il fallimento di ogni possibile comicità. Nessuna provocazione, ma qualcosa di sgradevole che esiste là dove tenerezza e fastidio si prendono per mano. Uno spettacolo comico.
TEATRO SOTTERRANEO
Uno. Il corpo del condannato
Questo spettacolo ha un impianto biunivoco. E’ un testo diviso in tre parti, ognuna di esse costituisce una sorta di monodialogo: un detenuto riporta conversazioni altrui senza interventi interpretativi. Non è previsto alcun «tiro di fila» nel finale, si tratta di tre dialoghi alienati dalla voce che li riproduce ma legati ad essa dalla condizione rappresentata sulla scena: la detenzione e la sua rimozione dall’ immaginario collettivo, che costituiscono un livello logico non evidente di coerenza fra parola e azione. Linguaggio scenico e testo coabitano la performance in totale autonomia: il legame fra i due piani non si dichiara, ma può stabilirsi a livello di ricezione/interpretazione da parte dello spettatore. All’interno della singolare struttura scenica, costituita da una centina in ferro chiusa da listelli in pvc, l’attore agisce circondato dal pubblico, garantendogli la vicinanza al corpo in scena, ma sporcando la visuale e conservando uno strumento di separazione. Vista udito e olfatto del pubblico sono concentrati in poco spazio e, attraverso la parete in pvc, viene espletata l’idea di struttura di detenzione come istituzione totale. Uno degli obiettivi della compagnia è di riprodurre attraverso una relazione teatrale partecipata una separazione tipica del contemporaneo: fra società integrata e non, fra «cittadino onesto» e corpi condannati. In questo spazio lo spettatore si fa «boia piccolo piccolo», cerchio di partecipazione che intravede la cosa rimanendone all’esterno. L’esperienza condivisa è nel corpo del recluso, nelle chiacchiere che lo frastornano e nella prossimità sfocata in cui il pubblico è costretto.
Teatro Sotterraneo
La compagnia Teatro Sotterraneo nasce nel 2002 dall’incrocio di percorsi formativi differenti e per certi versi antitetici, nel tentativo di definire uno spazio artigianale collettivo in base al quale impostare la propria proposta teatrale. Nel 2004 la compagnia si definisce nella struttura attuale: quattro performers (Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri e Sara Bonaventura) e un dramaturg (Daniele Villa), che collaborano senza gerarchie o recinti fra competenze. Il punto di partenza di ogni creazione è la strutturazione di un soggetto originale e la condivisione di materiali (testi, film, musiche, spettacoli teatrali); il lavoro prosegue attraverso training e improvvisazioni riprese da una telecamera per poi rianalizzarle attraverso la visione della registrazione; l’ultima fase consiste nel montaggio in scena. Da qui il disegno registico definitivo, portato dunque a compimento da una sistematica e capillare opera di interazione collettiva. Secondo questa impostazione metodologica, rigida e malleabile nello stesso tempo, sono nati nel 2005: 11/10 in apnea, segnalazione speciale Premio Scenario 2005, presentato in forma di 20 minuti nell’ambito dei festival di Santarcangelo, Drodesera, Volterrateatro, e in forma definitiva a Roma, Scandicci (Fi), Cascina (Pi), Bologna, Sesto Fiorentino (Fi), Padova, Rimini, Milano e al festival Drodesera06; 100°C, microperformance ispirata all’opera di H. C. Andersen, presentata presso LaCittàdelTeatro di Cascina nell’ambito della rassegna Scenario in Metamorfosi 2005 assieme a Il corpo del condannato, assolo che ha debuttato in un primo studio di 20 minuti e che è stato presentato in forma di spettacolo completo a Milano e Roma col titolo di Uno. Il corpo del condannato.
CIVICA/CAMBI/RONDELLI
Farsa
Due uomini, due killer prezzolati, cercano per ben sei volte di ucciderne un terzo e, ogni volta, il loro agguato manca il colpo, ripetendosi, di notte in notte, sempre uguale, sempre diverso. La struttura dello spettacolo cede il passo all’improvvisazione e la concentrazione della vendetta alla distrazione allucinatoria di una farsa dove, come nei sogni o nelle immaginazioni più smodate, tutto è possibile, soprattutto ciò che è meno plausibile: lo sgangherato circo in cui Fiato Man e Karia Kid si scontrano in un wrestling dell’alito fetido, l’attesa di una prostituta in mezzo alla via Aurelia, il dialogo tra due acide zitelle siciliane innamorate dello stesso uomo, l’improbabile incontro tra Marcello Mastroianni e un tombarolo stupratore di teschi, la preghiera esacerbata di un prete ormai ridotto all’ateismo che si rivolge a Gesù, ma si genuflette davanti alla croce sbagliata, quella di Dimaco il ladrone. Chini su due bauli scoperchiati e simmetricamente disposti sul fondo della scena, Cambi e Rondelli, il rosso e il nero, sono pronti a pescare in fondo alla valigia dell’attore la prossima gag, ma sempre con l’aria di inventarla lì per lì, estraendola da un "naturale", atavico repertorio di battute. La vera farsa è lì, nella tagliola che Corvonero e Frugaborse scoprono di aver preparato per se stessi, zimbelli di un destino che, notte dopo notte, assottiglia derisoriamente la loro sicurezza di assassini per ingrossare la loro angoscia di vittime. La notte assedia la scena, la morte guida la danza, e la comicità è funzione di un “intrattenimento” impossibile: del tentativo di distrarre il destino, nel “tutto e niente” di una farsa mortale e, per questo, venata di una tristezza leggendaria.
Civica/Cambi/Rondelli
Lo spettacolo riunisce in maniera improbabile tre artisti dalla forte e spiccata personalità: Massimiliano Civica, regista rigoroso e giovane promessa del teatro di ricerca; Bobo Rondelli, cantautore livornese anarchico e poetico (vincitore del Premio Piero Ciampi), capace di dipingere in maniera struggente la vita degli “ultimi” della nostra società; e Andrea Cambi, eclettico attore toscano, con la straordinaria abilità di passare dai suoi surreali monologhi, recitati nei bar e nelle piazze dei paesini toscani, al cinema d’arte, fra tutte la sua partecipazione al film La Cena di Ettore Scola.
Un trio atipico per uno spettacolo non catalogabile.
Massimiliano Civica. Dopo una laurea in lettere, svolge un percorso formativo eterogeneo che passa dal teatro di ricerca (seminari in Danimarca presso l’Odin Teatret di Barba) alla scuola della tradizione italiana (si diploma in regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico) per poi compiere un apprendistato artigianale presso il Teatro della Tosse di Genova (a contatto con il sapere scenico di Lele Luzzati e la fantasia di Tonino Conte). Da queste esperienze distilla una visione del teatro che esalta il ruolo dell’attore, unico vero centro dell’evento teatrale. Prende parte come attore o regista alle produzioni di diversi teatri, come gli spettacoli di massa e all’aperto del Teatro della Tosse (i Persiani alla Fiumara; Gli Uccelli di Aristofane presso la Diga Foranea del porto di Genova; Pantagruele e Panurgo presso la Palestra Liberty di Piazza Tommaseo, gli spettacoli estivi al Forte Sperone ecc.), gli spettacoli per ragazzi del Teatro del Piccione di Genova, gli eventi internazionali del Teatro Potlach di Fara Sabina (Progetto Internazionale Città Invisibili che dal 1992 è ospitato ogni anno in diversi paesi europei e che coinvolge un numero elevatissimo di artisti appartenenti a più discipline). Tra i suoi spettacoli come la prima nazionale di Serenata di Slawomir Mrozek presso il Teatro della Tosse di Genova, il saggio di diploma dell’Accademia regista Silvio D’Amico l’Arte d’Amare al Teatro Valle, lo spettacolo Un leggero malessere di Pinter al Teatro Eleonora Duse. Nel 2002 produce e dirige lo spettacolo Andromaca di Euripide, con Andrea Casentino, ospitato in diversi teatri e centri di ricerca (tra gli altri, Ravenna Teatro, Koreja, CRT-Teatro del Buratto, Teatro della Tosse, Teatro Stabile di La Spezia, Centro Rat, Florian Proposta ecc.).
Martedì 5 dicembre
Ore 21.00
HEYOKE
2941
Regia Heyoke di e con Daniele Bartolini e Daniele Melissi
Ribaltando la data della scoperta dell’America, lo spettacolo mette a confronto tradizione e contemporaneità con l’obiettivo di fonderle. Ripercorrendo l’iter di Colombo, i due attori in scena incarnano molteplici ruoli, arrivando a sovvertire tutti gli schemi usati fino a quel momento. Un processo inverso, innescato dal filo conduttore del doppio.
Ore 22.30
TEATRO DELL’ELCE
Ercole e le stalle di Augia
Dall’omonimo radiodramma di Friedrich Dürrenmatt adattamento regia Marco di Costanzo con Stefano Parigi suono Andrea Pistolesi
Ispirato a una delle mitologiche fatiche di Ercole, l’allestimento conserva le caratteristiche tipiche del radiodramma, citando esplicitamente la parodia scritta per la radio di Dürrenmatt. Gli elementi di scena sono ridotti al minimo e attraverso il carattere allusivo e metaforico si crea un gioco teatrale ininterrotto, nel quale a momenti di racconto verbale si alternano sequenze di pura narrazione visiva.
HEYOKE
2941
2941 indaga sulle radici della società odierna, ribaltando la data della scoperta dell’America.
Lo spettacolo mette a confronto tradizione e contemporaneità con l’obiettivo di fonderle attraverso un gioco per due attori, che, ripercorrendo l’iter di Colombo, incarnano molteplici ruoli, fino al ribaltamento totale di tutti gli schemi costruiti fino a quel momento.
Heyoke
La compagnia teatrale Heyoke nasce a Firenze nel settembre 2005 ed unisce in se giovani artisti, che dopo aver collaborato con importanti realtà (Krypton, Teatro della Limonaia, Teatro Reon e Antonio Latella), progettato eventi e realizzato un cortometraggio (Alice nel paese dell’etere, finalista a ZoneVideo 2006), hanno deciso di riunire le loro diverse esperienze in una nuova realtà collettiva.
TEATRO DELL’ELCE
Ercole e le stalle di Augia
Con uno stile brillante e a tratti lirico, Dürrenmatt racconta la versione non ufficiale della quinta fatica di Ercole, sottolineando nella parodia di un fatto mitologico le contraddizioni, le paure e il disorientamento contemporanei. L’allestimento del Teatro dell’Elce, con un solo attore in scena, pochi oggetti e nessuna scenografia, conserva la forza allusiva e metaforica del radiodramma proponendolo come racconto. La scelta registica del racconto si focalizza su due aspetti in particolare: la figura del narratore/personaggio e l’uso metonimico degli oggetti. Nella sua formula rischiosa il regista sceglie di portare sulla scena un solo attore e un solo personaggio: a narrare è il segretario Polibio, che impersona i molti personaggi del dramma. In questo tentativo di evocare realtà diverse con pochi cenni, un ruolo fondamentale è giocato dai contributi sonori, ai quali la compagnia dedica una particolare cura per conservare il carattere “radiofonico” dell’opera.
La metafora del letame, che nella parodia di Dürrenmatt copre non solo le stalle, ma l’intero stato dell’Elide, si rivela efficace a più livelli. C’è la parodia politica dei parlamentari dell’Elide, che preferiscono che il paese resti sepolto sotto il letame pur di conservare i piccoli privilegi che esso garantisce a ciascuno di loro. C’è il riflesso oscuro del sentimento contemporaneo di scoramento e sfiducia verso la possibilità di un vero cambiamento nelle vicende umane, che solo nel finale lascia spazio a una flebile luce.
Teatro dell’ Elce
La compagnia del Teatro dell’Elce nasce nell’aprile del 2005 con il progetto di allestimento di Ercole e le stalle di Augia. La compagnia è composta da il regista, Marco Di Costanzo, diplomato come attore di prosa nel 2001, l’attore Stefano Parigi, diplomato al Centro Internazionale di Olga Melnik e il fonico Andrea Pistoleri. Il progetto che sottende alla creazione del Teatro dell’Elce è la formazione di uno spazio per la ricerca e la produzione di spettacoli, che siano frutti di tale ricerca e si caratterizzino per un forte impatto comunicativo su ogni tipo di pubblico. il percorso della compagnia segue due direzioni fondamentali: lo studio del lavoro dell’attore e la sperimentazione sulla drammaturgia. Il lavoro sulla maestria dell’attore si colloca sulla scia degli esperimenti di Stanislavskji, Mejerhold e M. Cechov trovando i suoi grandi modelli contemporanei nelle realizzazioni di Peter Brook, Ariane Mnouchkine e Eimuntas Nekrosius.
Mercoledì 6 dicembre
Ore 21.00
SACCHI DI SABBIA
Grosso guaio in Danimarca
di Giovanni Guerrieri con Marco Azzurrini e Enzo Illiano regia Angelo Cacelli
Un viaggio intorno all’Amleto di Shakespeare. Tra farsa, cabaret, gusto per la parodia e divertissement letterario, si racconta l’interrogatorio a due loschi figuri su vicende poco chiare che ruotano intorno alla morte di Rinaldo, compagno di Laerte in terra di Francia. Cosa collega questo delitto alle vicende dell’Amleto?
Ore 22.30
TRI-BOO
La parata
di Loula Anagnostaki Regia Serena Mannelli con Irene Biancalani e Claudio Cirri assistente Daniele Melissi
La parata viene vissuta attraverso il rapporto tra due fratelli orfani e si pone in bilico tra il ricordo del trauma indelebile della guerra civile e l’incubo premonitore della dittatura. L’equilibrio tra reale e surreale è giocato all’interno di uno spazio scenico vuoto, profondo e carico di suggestioni. Raggiungeranno i protagonisti la catarsi finale?
SACCHI DI SABBIA
Grosso guaio in Danimarca
Lo spettacolo raccoglie l’eredità di un filone “shakespeariano” all’interno della produzione della compagnia, inaugurato qualche anno fa da uno spettacolo dal titolo “Riccardo III, Buckinghàm e ‘a malafemmena”:
Vi s’intrecciano farsa, cabaret, gusto per la parodia, divertissement letterario. È un gioco al puro intrattenimento, che ruota intorno all’Amleto shakespeariano, alla maniera di un certo teatro comico che ha forse i suoi riferimenti più illustri in Macario e Petrolini; vi si sente inoltre la lezione di Leo De Berardinis. Leggere Amleto, riscriverlo, contaminarlo, “toglierlo di scena”. E centrale è proprio il testo, il copione shakespeariano, la sua bellezza, la sua enigmaticità. Non sembra farsi afferrare Amleto da un’interpretazione contemporanea, non sembra esistere uno sguardo capace di esaurirne la complessità.
La compagnia parte da qui, da una consapevolezza che non è una resa. Un gioco onesto: riscrivere dal bordo, dai confini, strizzando un po’ l’occhio anche a Stoppard e a una certa drammaturgia inglese, e recuperando una tradizione teatrale, che sentono propria, dalla quale non si può prescindere.
Ne viene fuori un viaggio al limite dell’Amleto, in cui i vari problemi interpretativi diventano spunti per battute spesso anche esilaranti. Un viaggio che è anche un invito alla riflessione sulla “messa in scena”, su qualunque “messa in scena”.
Al centro della pièce due loschi figuri vengono interrogati su vicende poco chiare che ruotano intorno alla misteriosa morte di Rinaldo, il compagno di Laerte in Terra di Francia. Cosa c’è dietro quella morte? Cosa c’entra questo delitto con le vicende dell’Amleto? Le risposte segnano piste investigative che conducono in Norvegia, alla corte dell’ambizioso Fortebraccio, e poi a Elsinore, e poi di nuovo in Francia. Un diabolico complotto internazionale regge la storia del principe più famoso del mondo, di cui i due sicari sono, senza saperlo, importanti pedine.
Sacchi di sabbia
La compagnia, formata da Giovanni Guerrieri, Giulia Gallo, Vincenzo Iliano, Gabriele Carli e Andrea Pancioni, è un gruppo tosco-napoletano di “Comici dell’Arte”, formatosi a Pisa nel 1995, in occasione dell’apertura di alcuni spazi destinati a giovani gruppi teatrali. Il gruppo è oggi molto attivo sul piano pedagogico e altrettanto determinato nella reinvenzione di una scena popolare contemporanea. Nel ’96 debutta Riccardo III, Buckinghàm e a’ malafemmena, presentato nello stesso anno al Festival di Santarcangelo. Il gruppo realizza nel giugno del ‘99, in collaborazione con il Teatro Sant’Andrea, uno spettacolo itinerante per la città, Il Conte, Il santo e il Musico, da cui nasce Il teatrino di San Ranieri. Realizzano nell’agosto 2001, in collaborazione con l’associazione Evocava, l’evento spettacolo Marmocchio, ambientato in una cava di Marmo sulle Apuane, con la partecipazione di Carlo Monni. Orfeo. Il respiro debutta a Luglio 2002 al Festival di Santarcangelo. Lo spettacolo riceve una nomination al Premio UBU 2003. Nel 2003 la compagnia realizza g, spettacolo sulla “gravità” del quotidiano. Tràgos, che debutta nel luglio 2004 al Festival di Santarcangelo, rappresenta la sintesi e la chiusura di questo percorso sul quotidiano.
TRI-BOO
La parata
La Parata (1965) fa parte di un trittico di pièces che ha rivelato all’attenzione internazionale Loula Anagnostaki. Il testo inizia in maniera piuttosto tranquilla, per finire nella tragedia più cupa. Dopo che loro padre se n’è andato Zoì lavora a maglia e Aris, suo fratello, gioca con barchette e aereoplanini di carta. I due fratelli non escono di casa da un tempo indeterminato e Aris descrive a Zoì quello che vede fuori dalla finestra: una parata per una festa nazionale. Con lo scorrere del tempo la realtà esterna descritta da Aris sembra assumere connotazioni diverse e svelarsi per una terribile e sanguinosa esecuzione pubblica. La trama è apparentemente semplice, in realtà Anagnostaky vuol distruggere la realtà data e precostituita per far emergere l’incubo che rompe la regola, mettere in dubbio l’ordine. Mettendo in dubbio la realtà dà il diritto ai personaggi di costruirsi la propria e di distruggerla in ogni momento. La Parata è in bilico fra il ricordo del trauma indelebile della guerra civile e l’incubo premonitore della dittatura. E’ come se i due fratelli ricostituissero un rituale ossessivo che li riporta all’evocazione paranoica di ciò che li tiene segregati in casa, casa-bunker, casa-rifugio e fuga dal mondo esterno, casa dove si scatena l’immaginario e il ricordo, casa-prigione e casa luogo di torture. Aris e Zoì sembrano “giocare” con gli unici giochi che conoscono: la guerra, la tortura, la distruzione nella rievocazione di un padre che non c’è, ma che è la fonte dei sogni e degli incubi che si confondono e si integrano sempre più indissolubilmente con la realtà. I due fratelli rappresentano due modi diversi di reagire all’esterno, al politico, al sociale: da una parte l’immobilità di Zoì, che sembra animarsi soltanto in un ricordo falsato dai suoi sogni, dall’altra il movimento continuo di Aris, uccello impazzito in una gabbia troppo stretta, un movimento continuo che finisce per assomigliare all’immobilità della sorella, in un’impotenza di reazione che impedisce la catarsi finale.
TRI-BOO
Serena Mannelli (1974) è diplomata alla scuola triennale Laboratorio Nove presso il Teatro della Limonaia. Ha curato la regia de Le crisalidi di David Harrower (2001), Dog House di Gina Moxley (2002), L’Esame di Andy Hamilton (2004) all’interno del Progetto Connections in collaborazione con il Royal National Theatre di Londra. Ha diretto 15 secondi di Francois Archambault rappresentato al Festival Intercity Paris (2000), La Parata di Loula Anagnostaki, presentato in prima nazionale al Festival Intercity Athena (2003).
Claudio Cirri (1981) diplomato nel 2003 alla scuola di teatro Laboratorio Nove presso il Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino (Fi), ha partecipato come attore negli spettacoli After Juliet di Sharman MacDonald e Noccioline di Fausto Paravidino, per la regia di Barbara Nativi, nell’ambito del progetto Connections in collaborazione col National Theatre di Londra. Nel 2003 ha preso parte come attore agli spettacoli La parata di Loula Anagnostaki per la regia di Serena Mannelli e Il pittore di madonne, o La nascita di un quadro di Michel-Marc Bouchard per la regia di Barbara Nativi. Nel 2004 collabora con la compagnia Virgilio Sieni nello spettacolo La casina dei biscotti. È tra i fondatori dell’Associazione Culturale Teatro Sotterraneo, che è entrata a far parte della Generazione Scenario 2005 col progetto 11/10 in apnea.
Irene Biancalani (1978) ha iniziato a lavorare in ambito teatrale, prima con la compagnia La Nuova Colonia, poi presso il Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino. In questa sede ha frequentato il master Drama in scena e nel ruolo di attrice ha lavorato in molti spettacoli, tra i più importanti: La masticazione dei morti, diretto da Patrick Kermann, Cronache di giorni interi, di notti intere, diretto da Xavier Durringer, After Juliet, diretto da Barbara Nativi, La parata, diretto da Serena Mannelli.
Giovedì 7 dicembre
Ore 21.00
GOGMAGOG
Mangiare la luna
Parole Cristina Abati musica Massimo Fantoni con Cristina Abati e Massimo Fantoni
Un lavoro di ricerca sulla scrittura poetica originale e il rapporto fra musica e poesia sulla scena. Nasce dall’intreccio di musica, poesia, suono ed è un reading, un dialogo, un ascolto, un incontro, un gioco. Uno spettacolo dedicato al volo e al silenzio che brucia. C’è una bambina che corre nel mondo a raccontare la sua storia, ci sono mani nella terra, un inaspettato bosco, c’è il vortice che gira, a morsi la luna.
Ore 22.30
COSMESI
Mi spengo in assenza di mezzi
Progetto di Eva Geatti e Nicola Toffolini produzione Cosmesi e Sipario!
Vuoto inteso come assenza. Vuoto inteso come mancanza. Vuoto inteso come buio. Un fitto buio assoluto. Si decide di privilegiare i “soggetti” della messa in scena, dotandoli di sofisticati strumenti, oggetti ed indumenti, necessari per poter agire indisturbati nel buio, con consueta naturalezza. Un progetto visivo, non un lavoro da ascoltare e basta, nella progressiva sollecitazione dello spettatore, allertato dal disorientamento dell’oscurità forzata. Il teatro c’è ma non si vede.
CRISTINA ABATI / GOGMAGOG
Mangiare la luna
Mangiare la luna nasce da un percorso di ricerca sulla scrittura poetica originale e il rapporto fra musica e poesia sulla scena. Nasce da l’intreccio di musica, poesia, suono, un reading, un dialogo, un ascolto, un incontro, fare delle cose insieme, un gioco. E’ uno spettacolo dedicato al volo e al silenzio che brucia, alle forme solitarie delle cose, all’occhi che ride. C’è una bambina che corre nel mondo a raccontare la sua storia, ci sono paesaggi, ricordi che bruciano di piacere come un phon puntato sul volto, c’è il sole che entra nella pelle, ci sono mani nella terra, un inaspettato bosco, c’è il vortice che gira, a morsi la luna.
Cristina Abati / GogMagog
Mangiare la luna è il terzo lavoro su musica e poesia dopo gli spettacoli L’alba e la notte (debuttato nel marzo 2003 al Teatro Studio di Scandicci) e Della Mia Santa Miseria (pubblicazione per la casa editrice City Lights Italia del testo omonimo dello spettacolo, dicembre 2002). Un percorso di ricerca sulla scrittura poetica originale e il rapporto tra musica e poesia sulla scena. Il progetto Mangiare la luna nasce dalla collaborazione fra Cristina Abati, che è l’autrice, e l’interprete dei testi poetici, il musicista e chitarrista Massimo Fantoni che ha composto ed esegue dal vivo la musica dello spettacolo. (A breve il testo dello spettacolo sarà pubblicato in un booklet dalla casa editrice “Maelström Editions” (Belgio), in una edizione italiano/francese).
COSMESI
Mi spengo in assenza di mezzi
Se non è possibile una sperimentazione architettonica in scena siamo costretti al vuoto ed è un vuoto inteso come assenza, vuoto inteso come mancanza e ancora un vuoto inteso come buio, un buio fitto assoluto. Ad un impianto scenico negato non può che corrispondere lo sviluppo di uno spettacolo che non si può vedere densamente costruito e sviluppato nel nero fitto in cui poter far perdere gli sguardi, si decide unicamente di privilegiare i “soggetti” della messa in scena dotandoli del complesso di sofisticati strumenti, oggetti, ed indumenti, che diventano necessari per poter agire indisturbati nel buio assoluto con naturalezza. Chirurgicamente si sottrae alla vista tutto quello che ci si aspetta dal “teatro”; allontanando lentamente la concezione di spazio fisico finito che il buio concede di rimodellare e ridefinire profondamente. Un progetto visivo, non un “radiodramma”, non un lavoro da ascoltare e basta. La centralità del progetto è la progressiva sollecitazione dello spettatore allertato dall’oscurità forzata. Il teatro c’è ma non si vede.
Cosmesi
Dall’ incontro tra Nicola Toffolini, artista visivo, e Eva Geatti, performer di una nuova generazione, nasce Cosmesi, progetto artistico che si è subito posto ai vertici del panorama teatrale di ricerca. La ricerca di Cosmesi ruota attorno al concetto di spazio, uno spazio non inteso come effimera scenografia teatrale ma che è contenitore autosufficiente di un mondo nuovo. La loro ricerca tenta di creare un corpo autonomo che possa essere contenitore dell’attore facendosi a sua volta contenuto. Vincitori del Premio Iceberg 2005.
Venerdì 8 dicembre
Ore 21.00
TEATRO DELL’ESAUSTO
La caduta
di Alessandro Raveggi con Tommaso Gabbrielli, Alessandro Raveggi, Iacopo Reggioli sonorizzazioni Vieri Bougleux
2 + n personaggi in un polilogo paradossale con un pappagallo moribondo. Un arbitro, ai margini della scena. I 2 + n solisti sono in attesa di fare qualcosa all’inerme animaletto multicolore. Qualcosa di buono o di cattivo. Dipende (forse) dalle regole del gioco. “Ci scervelliamo” in un atto comunitario, un + n, sordo e imprevedibile. Tutto muta in scena e trascolora da un atto di accusa ad una disquisizione disinteressata sul bello, fino ad un recupero, in extremis, quando spazzatura e oggetto d’arte si confondono. Un omaggio a Samuel Beckett. Finalista del premio Tuttoteatro.com-Dante Cappelletti 2005.
Ore 22.30
CAMILLI/BALLETTO CIVILE/CSS UDINE
‘Ccelera
Scritto e interpretato da Maurizio Camilli con l’insostituibile sguardo del Balletto Civile
Un viaggio nella memoria di un operaio del Nord-est cresciuto nel mito di Gilles Villeneuve, che lavora e vive in un mondo grigio allenandosi in gare clandestine. L’ultima curva di un uomo colla benzina nelle vene, una lunga curva presa troppo velocemente, durante la quale il tempo si ferma. Attraverso una lotta di frammenti danzati e parlati, in un’azione ritmica ed energica, la sensazione della velocità, del limite fisico che si può raggiungere. Accelerare o non accelerare, vivere o morire. Vincitore del premio Tuttoteatro.com-Dante Cappelletti 2005.
Ore 24.00
JIM LONGISLAND BAND
Heritage
Diretto da Graziano Staino in collaborazione con il videomaker Angelo Teardo con Giovanni Ferrario e Jim Longisland
Uno spettacolo poetico-musicale. In scena, il musicista e compositore Giovanni Ferrario, attualmente in tour con Morgan e gli Afterhours, con la sua fedele chitarra si concede alle affascinanti poesie di Jim Longisland. Ricordi, colori e parole, in una psichedelica luce anni Settanta.
Ore 01.00 DJ SET a cura di ANDREA MI – CONTRORADIO
TEATRO DELL’ESAUSTO
La caduta
Spettacolo finalista del Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2005
2 + n personaggi in un polilogo paradossale con un pappagallo moribondo. Un arbitro, ai margini della scena. Uno Specialista, fuori scena. Un testo dedicato a Samuel Beckett nel centenario della sua nascita. Quale il limite tra responsabilità e gioco? Battute come fendenti. In 2 + n solisti sono in attesa di fare qualcosa all’inerme animaletto multicolore. Qualcosa di buono o di cattivo. Dipende (forse) dalle regole del gioco. Nelle parole o nei gesti. E quanto si dissociano le parole ed i gesti? Dipende (forse) dalle regole del gioco. “Ci scervelliamo” in un atto comunitario, + n, sordo e imprevedibile. Tutto muta in scena e trascolora da un atto di accusa ad una disquisizione disinteressata sul bello, da un atto di apostasia degli artisti per l’arte ad un accalorato recupero, in extremis, quando spazzatura e oggetto d’arte si confondono. Un quadrato di erba sintetica, quattro metri per quattro, con una cassa amplificata frusciante in un angolo destro e un cassonetto nero di plastica sull’angolo sinistro. Alcuni tondi di colore rosso, giallo, blu e verde appaiono all’improvviso e vengono distribuiti sul suolo attorno ad un piccolo essere inerte al centro del quadrato. Quasi come nel gioco Twister prodotto sul finire degli anni ’60 dalla MB. Partendo dalla condizione di penultimità del secolo beckettiano, la ricerca di Teatro dell’Esausto si muove verso un'ibridazione di teatro concettuale e teatro di prosa, volendo indicare lo sfinire dell'odierno spettacolo di massa.
Teatro dell’Esausto
La compagnia, diretta da Alessandro Raveggi (1980), nasce al Teatro Studio di Scandicci nel giugno del 2005 e coinvolge giovani attori provenienti dal laboratorio dell’attore della Compagnia Krypton, Istituto Charenton e Laboratorio Nove. L'esordio della compagnia si ha con Già molto tempo prima nella rassegna ETI "Altrescene05 – Scene in Zona" presso lo stesso teatro. Con lo spettacolo La caduta la compagnia è finalista del premio Dante Cappelletti 2005 al Teatro Valle di Roma, e successivamente debutta nel festival Estate a Radicondoli 2006. Ospite alla Mostra del Teatro 2006 del Teatro Lux di Pisa, ha organizzato anche il laboratorio teatrale “S-Oggetto A” di Angela Antonini presso lo Spazio K di Prato, dal quale nascerà l’omonima mise-en-espace.
MAURIZIO CAMILLI / BALLETTO CIVILE / CSS UDINE
‘Ccelera
Spettacolo vincitore del Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2005
In un Nordest profondo e imprecisato un giovane operaio cresciuto nel mito di Gilles Villeneuve vuole diventare un campione dell’automobilismo, un asso del volante, lavora e vive in un mondo grigio allenandosi nelle gare clandestine. In questo angolo di terra abituata a correre per far scorrere la vita più velocemente, allontana la solitudine e il vuoto e si ritrova a proprio agio solo con un volante tra le mani. È l’ultima curva di un uomo con la benzina nelle vene, una lunga curva presa troppo velocemente, durante la quale il tempo si ferma. Un luogo sospeso dal quale ricostruire il rapporto con la propria passione e il proprio disagio. Un viaggio nella memoria per rivivere i suoi ultimi giorni, attraverso una lotta di frammenti danzati e parlati, che traducono in un'azione ritmica ed energica la sensazione della velocità, del limite fisico che si può raggiungere, con l'amletico dubbio che riemerge ad ogni nuovo centimetro: accelerare, non accelerare, vivere o morire. Un pilota solo in scena. La memoria della carne e del sangue, affondata in un corpo costantemente alla ricerca della vertigine. È una scenografia scarna come l’abitacolo spartano di una vettura da gara, costituita da pochi elementi di memoria «corsaiola»: una vecchia tuta, un casco e un paio di guanti racing racchiudono tutta la vita del pilota, che alla fine libererà la sua anima e il suo corpo da ogni costrizione, sprigionandosi nello spazio, come Gilles Villeneuve in decollo nel suo ultimo volo a Zolder l’8 maggio del 1982. Un linguaggio poetico e alto per parlare di un argomento basso, popolare e a volte greve, trasformare la polvere in stelle, il catrame caldo in fluido vitale, esplorare tutto questo in modo non banale e superficiale, parlare di automobili e riuscire ad emozionare, per tuffarsi senza fiato, come in una curva a tutto gas, nelle contraddizioni di questa passione per molti inspiegabile ed ingiustificata. Per parlare, senza troppa retorica, di incidenti stradali, disagio e solitudine, in frammenti di riflessione che possano affiorare a posteriori nell’intimo dello spettatore.
Maurizio Camilli si diploma alla Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine nel 2000 e entra a far parte de L’Impasto - Comunità Teatrale Nomade, compagnia fondata e diretta da Alessandro Berti e Michela Lucenti coprodotta dal CSS Teatro stabile di innovazione del FVG. Nel 2003 è tra i fondatori del progetto Balletto Civile, gruppo di ricerca intorno al linguaggio scenico totale (danza, canto, parola), diretto da Michela Lucenti.
Il Balletto Civile è un progetto teatrale nato per la volontà di alcuni attori danzatori sotto la guida di Michela Lucenti. Il lavoro è basato sulla scoperta di un teatro fatto di relazioni fisiche, di danza, di canto. L’interprete danzatore è concentrato nell’eseguire una partitura, improvvisa poco e non ha problemi di interpretazione, in uno spazio di lavoro non propriamente performativo spettacolare, dove la condivisione di un linguaggio fisico è prima di tutto un modo per mettersi in relazione con l'altro. Quasi tutti i componenti del gruppo di lavoro non sono stati danzatori di formazione, ma principalmente attori. L’espressione individuale dell’interprete passa sempre attraverso una macchina scenica con regole, modalità e ritualità all’interno del gruppo, riconoscibili e nominabili. Lo spazio di lavoro della compagnia è attualmente il teatrino dell’ex Ospedale Psichiatrico Sant’ Osvaldo a Udine.
JIM LONGISLAND BAND
Heritage
Sono passati tre anni dall’uscita del disco Roma’N’cess, una raccolta che vedeva il poeta Pig Maglione alternarsi con quattordici brani realizzati e concessi per lui da artisti del panorama italiano indie. Meg, Marco Messina, Marco Parente, Terje Nordgarden e molti altri avevano donato brani inediti per il poeta e le sue incredibili poesie. Lo stesso Enrico Ghezzi rilascia un intervento, rispondendo così all’appello del poeta che puntava il dito contro la Capitale. Pig Maglione, l’uomo dall’identità nascosta e le sue mille romanze, tornano sul palco (dopo varie esperienze musicali con i “Mariposa”, gli “Alias” e gli “Amore”), con il progetto musicale Heritage e nella nuova formazione “Jim Longisland Band”. Un visionario spettacolo poetico-musicale diretto da Graziano Staino. In scena il musicista e compositore Giovanni Ferraio e la sua fedele chitarra, ad interpretare il poeta Jim Longisland. Ferrario attualmente in tour con Morgan e gli Afterhours stacca la spina dagli impegni per concedersi alle fantastiche ed affascinanti poesie di Longisland. Ricordi, colori e parole in una psichedelica luce anni settanta.
Giovanni Ferrario
Giovanni Ferrario è sulle scene da un ventennio come cantante, chitarrista, autore e produttore artistico.
Dalla metà degli anni '80 è leader dei Views (Namby-Pamby 1988; Mummycat The World #2 1990); nel 1995 suona con Cesare Basile, Lula di Amerigo Verardi e Scisma, dei quali produce Armstrong (1999).
Crea Micevice insieme a Marta Collica (Experiments On The Duration Of Love 1999), quindi realizza gli album Bipolars Of The World Unite Cpl (2000), Stop Here Love Store (2002), il singolo Power To The Guitar Sound (2001) e l'ep You Monster Headache (2004). Collabora con vari musicisti (Cristina Donà, Hugo Race, Vega Enduro, Sepiatone) e produce gruppi della scena italiana (Snaporaz, Estra, Filofobia, Goodmorning Boy, Grimoon, ecc.)
Dal 2003 fa parte de Le Sagome, affiancando Morgan nei concerti e nel lavoro di studio.
Impegnato attualmente nella registrazione di un nuovo album, presenta l'inedito materiale con esibizioni solistiche, concentrando la struttura musicale e vocale in dense atmosfere sonore, dove gli intrecci della chitarra elettrica si aprono all'improvvisazione e agli impasti timbrici, tra potenza e rarefazione.
A di là dei generi, questo progetto di Giovanni Ferrario è contrassegnato dall'originalità, matura sintesi di un lungo percorso di ricerca.
Sabato 9 dicembre
Ore 21.00
DANIELE TIMPANO
Dux in scatola
di e con Daniele Timpano una produzione amnesiA vivacE
Un attore solo in scena, con una bara-baule contenente le spoglie mortali di Benito Mussolini, racconta in prima persona le rocambolesche vicende del corpo del Duce, nel tentativo di tracciare il suo percorso nell’immaginario degli italiani, dagli anni del consenso a quelli della nostalgia. Una denuncia del fascismo italiano, attraverso la memoria comune, senza incorrere nella retorica, in bilico tra la rivisitazione farsesca e il racconto dell’episodio storico. Finalista del premio Scenario 2005
Ore 22.30
ANTONIO TAGLIARINI
Titolo provvisorio: senza titolo
creazione e interpretazione Antonio Tagliarini collaborazione scene e costumi Fabrizio Bianchi
Lo spazio è completamente illuminato. In scena un tavolo, una sedia, una lampada. Tutto è ordinato, in attesa. Entra un uomo e ogni cosa si capovolge, diventa obliqua. L’assurdità del tutto, il ridicolo e il tragico. In un ironico non sense, una sola ed ossessiva riflessione: “tutto è al contempo vero e falso “. La rappresentazione è più reale del reale, il reale è più falso di una bugia detta male.
Ore 24.00
ISTITUTO CHARENTON
inQuietudine - 1
a cura di Rita Lusini e Fabrizio Massini scrittura scenica Istituto Charenton con Jacopo Baggiani, Antonio Caciolli, Cecilia Caciolli, Linda Cannoni, Viola Ciccarelli, Giuseppe Marasco, Fabrizio Massini, Martina Pomini, Simin Shabazi Sar
uno studio su come l’opera poetica possa (e debba) venire trattata come materiale teatrale, e viceversa. Attimi di poesia rubati al misticismo erotico di Anne Sexton, alle confessioni psicotiche di Sarah Kane, al delirio lirico di Silvia Plath. Per Allen Ginsberg “ tutto è santo, tutti sono santi, ogni uomo è un angelo “. Santo il corpo elettrico di Antonine Artaud. Sante le tempeste poetiche di Dino Campana. Santo Majakovskij e il suo flauto di vertebre. Santo Pasolini e i suoi giovani angeli ribelli. Santo Genet e il suo crudele gioco al massacro.
Ore 01.00
DJ SET a cura di WJ MEATBALL – NOVARADIO
DANIELE TIMPANO
Dux in scatola
Autobiografia d’oltretomba di Mussolini Benito
Finalista del premio Scenario 2005
Un attore solo in scena con l’unica compagnia di un baule che viene spacciato come contenente le spoglie mortali di “Mussolini Benito” racconta in prima persona le rocambolesche vicende del corpo del duce, da Piazzale Loreto nel ’45 alla sepoltura nel cimitero di S. Cassiano di Predappio nel ’57. Alle avventure post-mortem del cadavere eccellente si intrecciano brani di testi letterarii del Ventennio ( Martinetti, Gadda, Malaparte..), luoghi comuni sul fascismo, materiali tra i più disparati provenienti da siti web neofascisti, nel tentativo di tracciare il percorso di Mussolini nell’immaginario degli italiani, dagli anni del consenso a quelli della nostalgia; è una sottile operazione che denuncia amaramente l’assurdità del fascismo italiano mettendo in risalto le contraddizioni di un Paese che non si è mai liberato veramente dell’ideologia violentemente imposta da Mussolini. Da uno spettacolo finalista del Premio Scenario 2005.
Daniele Timpano
Autore attore, regista. Frequenta il biennio di recitazione presso il Conservatorio teatrale di G. B. Diotajuti e M. Antonio Pierfederici. Ha collaborato con diverse compagnie, tra le quali il Teatro dell’Assedio (attuale Teatro del Porto), Olivieri Ravelli teatro e LABIT-laboratorio ipotesi teatro di Roma. Fondatore del gruppo Amnesia Vivace, è autore-attore di diversi spettacoli, tra i quali; Storie di un Cirano di pezza; Profondo Dispari; Gli uccisori del chiaro di luna-cantata non intonata per F.T. Marinetti e V. Majakovskij. Con il testo Amarti meglio!, è stato finalista nella rassegna Napoli drammaturgia in festival 2001.
ANTONIO TAGLIARINI
Titolo provvisorio: senza titolo
Lo spazio è completamente illuminato, in scena un tavolo, una sedia, una lampada. Tutto è ordinato, in attesa.
Entra un uomo. Una cosa tra le cose. Si lascia guardare. Sorride. Si emoziona. Piange.
Ogni cosa si sposta, si capovolge. Tutto adesso è obliquo. Un topo è schiacciato, eliminato. Una donna uccide marito e due figli. Un paio di scarpe, false, dialogano tra loro prima di essere esposte in vetrina.
L’assurdità del tutto, il ridicolo e il tragico sono le linee di questo spettacolo che in un ironico non sense si sviluppa intorno ad una sola e ossessiva riflessione: “tutto è al contempo vero e falso”. Tutto è nella mia testa e al contempo tutto è fuori dalla mia testa. Il binomio dentro-fuori è perennemente tradito dal linguaggio.
Tutto è percepito, pensato, filtrato, rappresentato. La rappresentazione è più reale del reale, il reale è più falso di una bugia detta male.
Antonio Tagliarini
Studia danza e recitazione con vari maestri tra i quali: Danio Manfredini, Thierry Salmon, Raffaella Giordano, Giorgio Rossi.
Come autore e regista realizza molte produzioni tra cui:
- Caramelle (2003) Azione performativa creata per la Fondazione RomaEuropa.
- Freezy (2002) Presentato a Rialto Santambrogio-Roma, Festival Mladi Levi-Slovenia, Enzimi Festival 2002, Lecce Festival 2002, Teatro Palladium-Roma, Fondazione RomaEuropa 2004.
- Antonio Miguel, creato nel 2000 con Miguel Pereira in Portogallo. Premiato dal Ministero della Cultura Portoghese come migliore spettacolo dell'anno presentato in Portogallo, Brasile, Italia, Slovenia, Germania, Svizzera, Norvegia e Francia.
Di giorno di notte (2003) medio metraggio con la regia di Mariano Lamberti. Ideato e scritto con Mauro Battistoni.
Come attore, danzatore e performer lavora e collabora sia in Italia che all’Estero con diversi registi e coreografi tra cui: Miguel Pereira, Raffaella Giordano, Giorgio Rossi, Alessandro Certini, Cilla Lakatos, Thierry Salmon, B.T.Jones, Massimiliano Civica, Marco Baliani, Fabrizio Arcuri.
ISTITUTO CHARENTON
InQuietudine-1
Ripartire dal modernismo inteso come ultimo baluardo dove l’ombra e l’etichetta del maledetto si dissolvono. Ripercorrere a ritroso le parole e i concetti attraverso i quali si è definita, sezionata, circoscritta e tracciata la dimensione dell’essere inquieti nel secolo scorso. Decostruire le personalità storiche a partire dalla loro estensione mitica per poterne ripetere le parole rendendo loro il giusto peso.
InQUIETUDinE-1 è il terzo appuntamento del progetto Cent’ anni di inquietudine. Lontano dalla tradizione delle letture da leggio e dei reading, è uno studio su come l’opera poetica possa e debba venire trattata come materiale teatrale e viceversa, da mettere in scena coinvolgendo linguaggi e livelli non convenzionali.
Per questo appuntamento la compagnia ed i ragazzi del laboratorio si uniscono per dare corpi e voci ad alcuni dei piu’ grandi “rappresentanti dell’inquietudine del ‘900”. Attimi di poesia rubati al misticismo erotico di Anne Sexton, alle confessioni psicotiche di Sara Kane, al delirio lirico di Silvia Plath. Per Allen Ginsberg Tutto è Santo, tutti sono Santi, ogni uomo è un Angelo. Santo il corpo elettrico di Antonin Artaud, sante le tempeste poetiche di Dino Campana, santo Majakovskij e il suo flauto di vertebre, santo Pasolini e i suoi giovani angeli ribelli, santo Genet e il suo crudele gioco al massacro.
Istituto Charenton
Nata nel 2000, la compagnia Istituto Charenton è composta da giovani membri con età compresa tra i 20 e i 27 anni, sotto la direzione artistica dell’attrice e regista Rita Lusini. Legata alla ricerca dei nuovi linguaggi del teatro, della poesia e della letteratura, la compagnia ha valorizzato fin dall’inizio l’attenzione alla condizione politica e sociale “estrema” dalla macrostoria alle microstorie. 2001 > Tracce di Anne tratto da Intercity 1997 di Martin Crimp (2001). Messo in scena al Teatro Studio di Scandicci e al Teatro Puccini. 2002 > LAGER/COVO: L'ISTRUTTORIA DI PETER WEISS, video originali su scrittura di gruppo, realizzati da G. Staino, prodotto in collaborazione con Teatro Studio di Scandicci. Messo in scena al Teatro Studio di Scandicci, al Teatro di Vita a Bologna, al Teatro Moderno di Lasta a Signa, al Teatro Puccini di Firenze (in occasione del Giorno della Memoria 2005, con il patrocinio dell’A.N.P.I. Provinciale) e alle Officine Giovani –Ex Macelli a Prato. 2004 > I RIFIUTI, LA CITTÀ E LA MORTE di R. W. Fassbinder, prodotto in collaborazione con Teatro Studio di Scandicci, messo in scena al Teatro Studio di Scandicci e al Jack & Joe Theatre di Cerbaia a S. Casciano V.P. 2003 > A PARTY, A SONG FOR LEO / DOPPELGANGER scrittura scenica originale di A. Raveggi, in collaborazione con Editrice Zona. Messo in scena al Teatro Studio di Scandicci. 2005 > IL DISSENZIENTE, evento teatrale itinerante ispirato all’opera di Bertolt Brecht. Messo in scena: Città di Scandicci in Piazza Matteotti, nell’ Istituto Superiore Russell-Newton, nel Parco dell’Acciaiolo e al Teatro Studio di Scandicci. 2006 > LE MUSE INQUIETANTI (in allestimento) scrittura scenica originale di F.Massini, in collaborazione con Istituzione Cultura di Scandicci, Teatro Studio stagione 2007 (data da stabilire).
Domenica 10 dicembre
Ore 21.00
LALUT
Jeffrey
regia Giuliano Lenzi drammaturgia Francesco Piccolini con Ugogiulio Lurini, Ilaria Finetti produzione laLut
Jeffrey è un serial killer quasi involontario, goffo quanto efferato. Uccide forse per incapacità di confessare il proprio amore, poi con apparente leggerezza si sbarazza dei cadav
eri. Più che giallo o noir, è un viaggio sospeso tra tenerezza e ironia alla scoperta del sottilissimo confine tra normalità e criminalità, tra controllo e perdita del controllo, tra inoffensività e abitudine alla violenza.
Ore 22.30
RODISIO
Wonderful
Regia e drammaturgia Manuela Capace e Davide Doro con Martino Bonardi, Andrea Lesignoli, Giada Melley, Sara Zanella produzione Rodisio
Un monologo a quattro voci che nasce da una ricerca che attraversa alcune opere teatrali di Harold Pinter. Quattro personaggi si muovono, senza paure alcune, in una sala da pranzo, in uno spazio pieno, troppo pieno. Tutto diventa metafora di un meccanismo, quello della Violenza che insidia, minaccia, oltraggia l’individuo. Non c’è riparo, dunque, nemmeno tra le mura domestiche, dove la furia oppressiva si trasforma in un’ironia acre e dolorosa.
Finalista del Premio Scenario 2005.
Ore 24.00
DESPAIRS!
Disney contro le metafisiche
di Alessandro Raveggi con Alessandro Raveggi, Lorenzo Orlandini, Francesco Ammannati, Giovanni Spadaccini
L'evoluzione della specie del reading di poesia. Si fondono elettronica minimale e chitarre melense, testi avant-pop e arpeggi che non perdono la loro densità. In un mix tra Mouse On Mars, Mogwai e Labradford, un meccanismo di decostruzione degli stereotipi, delle “metafisiche”, delle maschere, dei vezzi e degli obbrobri della poesia in pubblico.
LALUT
Jeffrey. Mostri si nasce
Jeffrey è un serial killer quasi involontario, goffo quanto efferato. Rinchiuso nel suo mondo senza contatti con l'esterno, uccide forse per incapacità di confessare il proprio amore, poi con apparente leggerezza si sbarazza dei cadaveri.
Più che un giallo o noir, è un viaggio sospeso tra tenerezza e ironia alla scoperta del sottilissimo confine tra normalità e criminalità, tra controllo e perdita del controllo, tra inoffensività e abitudine alla violenza.
Jeffrey. Mostri si nasce, opera prima mai rappresentata del drammaturgo Francesco Niccolini, noto come autore di alcuni testi recitati da Marco Paolini, rappresenta per LaLut la prosecuzione di un percorso attraverso la nuova drammaturgia italiana, cominciato con Pazzi di Luigi Maccione Rodriguez e proseguito con Dalle Stelle di Silvia Calamai; e la prosecuzione, dopo Conversazione con l'uomo nell'armadio di Ian McEwan e lo stesso Pazzi, di una ricerca sul tema della follia quotidiana e domestica.
LaLut
LaLut svolge la sua attività di ricerca e produzione teatrale in Toscana. Nata originariamente nel 1995 da un gruppo di studenti universitari di Storia del Teatro sostenuti dalla Prof.ssa Lia Lapini e dal Comune di Siena, LaLut ha compiuto negli anni un percorso di autoformazione ospitando registi come Bob Marchese e Fiorenza Brogi, Italo Spinelli, Virginio Liberti e Annalisa Bianco, Claudio Morganti, Alfonso Santagata, Jerzy Stuhr. Oggi LaLut è un collettivo che opera sul territorio ideando progetti volti alla realizzazione di spettacoli, video, laboratori, percorsi teatrali, festival e rassegne. 2001/06 > Regione toscana, è prima in graduatoria fra le giovani compagnie toscane ed ammessa a finanziamento regionale, ai sensi della leg. Reg. 45/´00. 2003/06 > idea e organizza il Festival di Siena Voci di Fonte; co–organizza l´XI Festival della Val d´Orcia e il XXVII Festival Internazionale di Montalcino. 2003/04 > U.E. Programma Cultura 2000, idea e realizza il progetto Il viaggio di Edgar Walpor con la dir. art. di Jerzy Stuhr e presenta al 34° Festival Santarcangelo dei Teatri lo spettacolo PPP Passaggio per Pianoforte e Piuma 2000/03 > viene segnalata dai critici al Festival I Territori del Teatro; vince il bando del Festival La città aromatica del Comune di Siena, sezione teatro, dir. art. Franca Angelini; è premiata al Festival Debutto di Amleto 2001.
RODISIO
Wonderful
Spettacolo finalista al Premio Scenario 2005
Lo spettacolo è una piccola apocalisse domestica. È un monologo a quattro voci. Opera prima di quattro giovani attori al loro debutto sul palcoscenico. Quattro personaggi si muovono, senza paure alcune, in uno spazio pieno, troppo pieno. Una splendida sala da pranzo ad ospitare la meravigliosa esistenza dei quattro protagonisti. I gesti, i sorrisi, i corpi sono allargati, portati ad un'estrema finzione. Si mostra una realtà alterata, succhiando al quotidiano, verità e materia viva. Lo spettacolo si svolge nel corso di una cena, dove non c'è niente da mangiare e, quando si solleva un bicchiere, non c'è niente da bere. Si toglie la verità al cibo e alle piante che ornano la sala da pranzo. Un realismo esasperato, artefatto, costringe il lavoro degli attori in luoghi comuni e ripetuti. Un cinico déjà vu li sacrifica. La carne lascia il posto alla plastica. II movimento alla fissità.
Lo scarto tra la finzione imposta agli attori e la loro palese fatica, in un lavoro di resistenza fisica e concentrazione,diventa una poesia piccola, quasi impercettibile. Consideriamo poesia i respiri ultimi, in cui si sbriciola una risata che durava da troppo tempo per essere vera. E’ la metafora di un solo meccanismo, quello della Violenza che insidia, minaccia, oltraggia l'individuo, a cui rimane la sola possibilità di nascondersi sotto le parvenze di una villana mansuetudine. Non c'è riparo, dunque, nemmeno tra le mura domestiche, dove la furia oppressiva si trasforma, prende altre forme, si fa ironica, di un'ironia acre e dolorosa. C'è una sofferenza palpabile, schietta nella sua finzione, nel tentativo di non apparire. È proprio in questo tentativo, vano, commovente, talvolta disperato che il lavoro dell'attore si concentra. C'è una distanza da colmare, uno spazio da riempire, tra il corpo innaturale, compresso, costretto, e l'arrendevolezza di una voce che chiama "A tavola". È un vuoto che non ha fame di cibo, ma si mitre golosamente di dubbi, incertezze, dolore. All'attore viene chiesto di riempire questo vuoto. Wonderful - volevano la vita eterna nasce da una ricerca durata due anni, che ha attraversato alcune delle opere teatrali di Harold Pinter.In particolare tre testi, The Birthday Party, Celebration e Party Time, sono stati necessari per arrivare alla costruzione dello spettacolo.
Rodisio
Il progetto è a cura di Manuela Capece e Davide Doro, che lavorano insieme dal 1999.
Gli attori di Wonderful - Volevano la vita eterna, sono tutti alla loro prima importante esperienza teatrale.
Nel percorso drammaturgico e registico di Manuela Capece e Davide Doro, si ricordano II bulbo dal fiore rosso (Finalista Premio Scenario 2001), Malgradomadrecourage (Finalista Premio Scenario 2003), Senza Cuore (Prod. Teatro delle Briciole, 2004), Wonderful - Volevano la vita eterna (Finalista Premio Scenario 2005), Campo Libero (documentario Finalista al Parma Video Festival 2005), A 9 anni salverò il mondo (2006). Fondano nel 2005 RODISIO. Davide Doro e Manuela Capece si formano attraversando il teatro e l'arte contemporanea, è in questo impasto che si forma uno stile che prevede sempre una concretezza fisica come spunto per rimandi più astratti. Insieme progettano e conducono da diversi anni laboratori teatrali, nelle scuole materne, elementari, medie e superiori, e progetti di formazione rivolti a giovani ed adulti. Hanno recentemente ideato e curato il progetto di formazione teatrale CAMPO LIBERO, realizzato in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Parma e il Campo Nomadi di Parma. Significativa nel 2000 la partecipazione alla Biennale d'Arte Contemporanea di Venezia con il progetto “Ora Locale”, insieme a Roberto Lucca Taroni ed Emanuele Araldi. Dal 1998 al 2001 sono gli ideatori e conduttori del progetto teatrale all'interno della comunità terapeutica L 'Orizzonte C.E.I.S. di Parma. Dirigono dal 2001 il progetto di formazione teatrale nel Liceo d'Arte P. Toschi di Parma. Fondamentale è l'incontro con Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza, con cui Manuela Capece lavora, in qualità di assistente alla regia, dal 2004.
DESPAIRS!
Disney contro le metafisiche
Il progetto Despairs! mostra l'evoluzione della specie del reading di poesia. Un duo composto dallo scrittore e drammaturgo Raveggi e dal musicista e critico Lorenzo Orlandini che fonde elettronica e chitarre melense, testi avant-pop aggressivi e arpeggi che non perdono una loro densità. Arricchiti dalle presenze di Francesco Ammannati e Giovanni Spadaccini. Subiscono le influenze di Matmos, Mouse On Mars e Dat Politics, ma anche di Mogwai, Labradford, Silver Mount Zion, June of 44, in un mix particolarissimo. In Disney contro le metafisiche si lavora sottilmente sugli stereotipi, sulle maschere della lettura di poesia in pubblico, sui suoi vezzi e obbrobri. Si riunisce la ricerca poetica con quella musicale, indicando un certo potere salvifico della mercificazione consumistica, contro tutte le Metafisiche di recente riproposte.
Despairs!
Alessandro Raveggi (Firenze, 1980) collabora dal 1999 come attore, scrittore e regista col Teatro Studio di Scandicci, Firenze. Ha fondato assieme a Rita Lusini la compagnia Istituto Charenton colla quale ha lavorato come attore e drammaturgo in lavori su Crimp, Weiss, Brecht e ha messo in scena la sua prima pièce A party, a song for Leo / Doppelgänger (Titivillus, 2003). Nel 2005 ha fondato la compagnia teatrale Teatro dell’Esausto, colla quale è stato finalista al Premio Tuttoteatro.com – Dante Cappelletti 2005 e in prima nazionale al Festival Estate a Radicondoli 2006. Ha pubblicato, oltre a varie sillogi poetiche e racconti, L’Evoluzione del Capitano Moizo (Zona, 2006, prefazione di Tommaso Ottonieri), e su rivista. Ha scritto inoltre le prose teatrali inedite Già molto tempo prima (2004), La caduta (2005), Per farla finita col teatro di vernacolo (2006). Parteciperà il 24 novembre 2006 al convegno “La Mostra del Teatro” sulla nuova drammaturgia toscana, presso il Teatro Lux di Pisa. Rappresenterà come scrittore l’Italia al Goethe Institut nel gennaio 2007
Lorenzo Orlandini è nato nel 1978 a Firenze. Traduttore, interprete, dottorando in Anglistica e Americanistica presso l’Università di Firenze, si occupa di letteratura contemporanea. In veste di traduttore ha lavorato con Luca Scarlini, la Fondazione Manganelli e Kalinkadanza. Ha scritto su James Joyce e Samuel Beckett, collabora con la rivista Re: e con la Compagnia Teatro dell’Esausto. Ha realizzato musiche per le esposizioni di fotografi come Michele Bartocci (2004) e Alessandro Mocciaro (di prossimo allestimento) presso Officina Giovani di Prato, e sta attualmente lavorando al progetto di musica e poesia Despairs! con Alessandro Raveggi.
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© copyright ateatro 2001, 2010
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