H a n s U l r i c h O b r i s t Kara Walker It's a Museum in Progress Production |
Kara Walker has been chosen to decorate the iron
curtain of the Opera Theater in Vienna. The artist has created a new "theater of
cruelty" drawn with silouhettes and built on the detournement of the
stereotypes and black imagery from the Civil War.
© Museum in progress |
Kara Walker è stata
invitata a disegnare il nuovo sipario per l'Opera di Vienna, trasformato in uno schermo
sul quale proiettare il suo singolare teatro di silhouette. Un nuovo teatro della
crudeltà, che racconta gli stereotipi e le violenze alle quali sono sottoposti i neri
americani - un complesso gioco di rimandi e specchi riflessi in cui la violenza della
schiavitù, la guerra civile, l'immaginario dei bianchi sono cambiati di segno e sfruttati
per celebrare l'esorcismo della segregazione razziale, senza mai rinunciare al ribaldo
umorismo e alla pietas che anima tutto il lavoro dell'artista. Hans Ulrich Obrist: Kara Walker: Quindi ogni immagine è una verità circondata da altre verità, ciascuna degna di essere approfondita. A dire il vero, a prima vista le immagini sono bugie o battute di pessimo gusto, non sono verità immediate. Mi piace pensare che la "verità" delle immagini e della situazioni presentate nei miei lavori si riveli solo quando lo spettatore si ritrova a riempire gli spazi bianchi. Lo spettatore si trova faccia a faccia con le proprie fantasie violente e bizzarre: è costretto a prendere coscienza dei pensieri malvagi che occupano già la sua mente. Che ruolo ha il tempo nel tuo lavoro? Mi sono sempre piaciuti quei dipinti storici, con quella loro fiducia nella tradizione e nel genere: le pose atteggiate, un drammatico colpo di vento che frusta una bandiera sgualcita Come se il tempo si fosse fermato. In un certo senso io penso che le mie immagini povere e ritagliate cerchino di organizzarsi in una composizione storica con quello stesso senso del grandioso; ma nel mio lavoro ci sono sempre dei personaggi inquieti che distruggono la scena con le loro scoregge, i conati di vomiti e la sfiducia nei confronti di una tradizione che non li ha nemmeno mai amati. Stai cercando di abolire le gerarchie tra i diversi personaggi, così come ci sono state consegnate dal teatro classico? Nei miei piccoli racconti non troverai mai un protagonista o dei personaggi principali, anche se molti titoli si riferiscono alla presenza di una eroina che chiamo la Negra. Quali sono le fonti dei tuoi lavori? Dove trovi i soggetti? Ho fonti diverse. Prima di tutto guardo ai racconti e
alle storie sugli schiavi, forme di narrazione che costituivano una tattica politica molto
sfruttata dal popolo durante la guerra civile americana. Le vere storie sugli orrori della
schiavitù venivano manipolate, trasformate in racconti e autenticate diciamo così
a vantaggio dei lettori bianchi, nel tentativo di abolire la schiavitù. Spesso i
dettagli più ripugnanti (stupri e concupiscenza) venivano limati per non offendere i
buoni cristiani. Mi puoi parlare dei tuoi disegni? Che relazione hanno con le composizioni più grandi su parete? Sono dei bozzetti? Molti dei miei disegni sono direttamente collegati ai lavori su parete: sono un modo per fissare uno o più temi, e servono per concentrare le idee. Cè una serie di disegni, una specie di work in progress, intitolata Negress Notes: si evolve seguendo una necessità interna. Piccoli acquerelli quasi improvvisati, con personaggi che quasi sempre richiamano la storia dei neri nellarte occidentale. Vorrei capire come è avvenuto il passaggio da questi personaggi alle silhouette riprodotte sui muri? La prima volta in cui ho fatto uscire le silhouette dalle cornici dei dipinti è stato in occasione della mia prima personale a New York, al Drawing Center. Prima di allora non avevo né lo spazio né le conoscenze tecniche per fissare definitivamente al muro le figure. La pittura è un oggetto che implica un sistema chiuso e, con lavori narrativi come i miei, la cornice rappresenta la fine della storia: ecco qui lo schiavo e lì il padrone, uno è vittima, laltro il malvagio. Ed eccoci già alla fine. La scala dei tuoi lavori cerca di mettersi in relazione con la presenza fisica dello spettatore? Ho sempre cercato di realizzare opere che circondassero lo spettatore, per costringere il visitatore in una relazione scomoda con quel tipo di immaginario che rimette in discussione tutte le nostre convinzioni culturali più sofisticate e fasulle. I lavori su parete potrebbero benissimo scivolare sul pavimento, fuori dalla porta, fino al soffitto: è una narrazione che potrebbe continuare allinfinito. Proprio come la Storia. E che ruolo ha lo spettatore? Quale lavoro gli spetta? La negazione dei gesti più spietati, così come è celebrata dalla silhouette, invita lo spettatore a scoprire cosa accade nellimmagine. Queste forme nere sono come dei test di Rorscharch: gli spettatori a volte si mostrano a disagio e accampano strane interpretazioni delle immagini. Quando hai iniziato a lavorare con le silhouette hai detto che immaginavi di riunirle in una specie di diorama, in un ciclorama. Hai ancora intenzione di sviluppare uno spazio simile? Per la mia mostra al Walker Art Center di Minneapolis
avevo scelto un titolo lunghissimo, con il quale descrivere il mio ciclorama:
"Schiavitù! Schiavitù! Un grandioso e realistico viaggio nel mondo pittoresco della
schiavitù, ovvero, signori e signore, La Vita nella Buon Vecchia Virginia (disegni
e schizzi dalla vita delle piantagioni). Signori e signore, venite ad ammirare la
curiosa istituzione della schiavitù, sotto una nuova luce! Tutte le immagini sono state
ritagliate in un preziosa carta nera: ammirate la straordinaria abilità di Kara Elizabeth
Walker, una negra emancipata e un leader della Causa". Passiamo ora al tuo progetto per la cortina di ferro dellOpera di Vienna. Che effetto ha avuto la città sul tuo lavoro? Quali elementi sono entrati nei tuoi disegni? Il contesto del teatro ha influenzato il tuo lavoro? Come hai utilizzato i colori della cortina di ferro che fa da sfondo alle tue silhouette? Ho preparato almeno quattrocento schizzi per
ridisegnare la cortina di ferro: idee che ho rimesso in discussione centinaia di volte.
Sono stata spesso in Germania, mentre in Austria ho passato solo una breve e piovosa
vacanza. Cercare di capire quella specie di silenzio culturale che ha avvolto limpero
Ottomano è molto diverso dal crescere in una cultura, sapendo esattamente chi sei, quale
spazio occupi, e quale immagine gli altri hanno di te. Così ho deciso di fare ciò che
avrebbe fatto qualsiasi altro turista di colore: cercare segni che parlassero di me e
mettere insieme gli stereotipi che inquadrano lidea di Mensch. La prima domanda che
mi sono posta è stata "Perché ci sono così tanti schiavi neri che offrono caffè
in Germania?". Cè forse una battuta simile al detto americano "Prendo il
caffè come le mie donne. Nero e dolce"? E poi è impossibile evitare una prospettiva
storica in Germania e in Austria. Chi può permettersi di ignorare linfluenza che il
nazismo ha avuto sulla classificazione, libridizzazione e la cancellazione di
qualsiasi etnia che fosse Altra? Tutti ti trattano con unattenzione un po
troppo studiata. E da parte mia provo sempre una certa trepidazione ad affrontare alcuni
argomenti in Germania, perché questo non è il mio posto. Quali sono gli artisti che ti interessano di più? E quali scrittori ti piacciono? Tra gli artisti storici mi interessano Goya, Daumier,
Gericault, Wilehlm Busch per certi versi, ma anche Caravaggio. Tra i contemporanei guardo
con interesse al lavoro di John Currin, Robert Colescott, Raymond Pettibon, Adrian Piper e
Kerry James Marshall. Ma è un insieme molto elastico, sempre in movimento: tutti questi
artisti però condividono una qualche forma di struttura narrativa. I nuovi media e Internet hanno influenzato il tuo lavoro? Qual è il tuo sito preferito? No, Internet non è ancora entrata nel mio lavoro. Al momento ascolto più che altro la radio, soprattutto un programma che si chiama This American Life, a metà tra il documentario e la fiction. È un programma geniale, divertente e molto intelligente. E i produttori hanno creato anche un sito internet, più che altro dappoggio al programma radio, ma spero che in futuro riescano ad arricchire anche lo spazio web, con collegamenti e materiali audiovisivi. |