G r e g L y n n |
Greg Lynn è nato nel 1964 e dal 1992 dirige lo studio di architettura Greg LynnFORM. Ha insegnato alla Columbia University di New York, a Chicago, a Londra e Amsterdam, presentando conferenze e manifesti sul problema dell'animazione del progetto architettonico. Ha esposto alla Biennale di Venezia, al Guggenheim di New York. È membro del redazione della rivista "ANY Magazine" e ha realizzato libri e Cd-Rom dedicati all'architettura informatica (Animate Form, Princeton, 1997). In questo articolo affronta i fondamenti della transarchitettura, il progetto di un'architettura libera e mutante che ha trovato largo spazio nelle pagine di Trax. Greg Lynn (1964) is the principal of Greg LynnFORM, an architectual study center for the development of an open and animated new architectual form. Lynn has lectured through the States (Columbia University, Chicago, Rhode Island etc.), Europe (Amsterdam and London) and Japan. He exhibited in Venice Biennal and at the Guggenheim Museum. He is part of the editing board of "ANY Magazine" and has published many books and articles about open form and animated projects (Animate Form, Cd-Rom published by Princeton U.P., 1997). © Greg Lynn & Trax |
Storicamente,
gli architetti hanno concepito il movimento come lo spostamento di un
occhio nello spazio. Ciononostante l’architettura - sia nelle sue
realizzazioni che nelle sue concettualizzazioni - è stata considerata
statica, fissa, ideale e inerte. I temi del movimento e della dinamica in
architettura vengono generalmente affrontati attraverso la visione
pittorica di forme statiche. Non solo gli edifici sono stati costruiti
come forme statiche, ma soprattutto l’architettura è stata concepita e
creata sulla base di modelli statici ed equilibrati.
I software per la computer animation hanno spesso rafforzato il postulato secondo cui il disegno architettonico apparterrebbe allo statico spazio cartesiano, nell’attesa di essere animato da un occhio mobile. Invece di utilizzare il software d’animazione per insufflare del movimento pittoresco dentro spazi cartesiani privi di vita, la mostra Transarchitetture rappresenta un incessante tentativo di usare il movimento per generare dinamicamente dei progetti architettonici. Le classiche metafore architettoniche della stasi e dell’equilibrio sono rimpiazzate da processi di progettazione architettonica più vitali, letteralmente e concettualmente animati. Le forme e le organizzazioni degli edifici si evolvono attraverso l’interazione di forze separate e gradienti d’influenza in ambienti temporizzati, all’interno dei quali il progettista guida la loro crescita, la loro trasformazione e la loro mutazione, spesso indecidibili. Lo sviluppo di questi progetti procede attraverso lo sviluppo di prototipi scelti in base alla loro flessibilità e adattabilità. Per dare il via alla trasformazione e alla mutazione, vengono esercitate delle pressioni esterne su questi prototipi regolati dall’interno. Il risultato di questa interazione tra un’organizzazione generalizzata e flessibile e delle particolari costrizioni esterne è un procedimento di progettazione dai risultati indecidibili che dà libero spazio alle attitudini improvvisative nel design. Il passaggio dal determinismo a una controllata indeterminatezza è assolutamente centrale nello sviluppo di un metodo di progettazione dinamica. L’uso di geometrie topologiche in grado di essere piegate, ritorte, deformate e differenziate mantenendone la continuità è altrettanto fondamentale. Nella sua ricerca di sistemi che simulino l’apparenza della vita, l’industria degli effetti speciali e dell’animazione ha sviluppato degli strumenti utili per queste investigazioni: anche i moderni software di animazione utilizzano una combinazione di superfici deformabili e forze fisiche. La convergenza di processi tecnologici basati su computer e modelli biologici di crescita, di sviluppo e di trasformazione può essere indagata utilizzando l’animazione piuttosto che i convenzionali software per la progettazione architettonica. |