G o n u l D o n m e z - C o l
i n Il potere di una scintilla Intervista con Park Kwang-su |
Il cinema
coreano non è molto conosciuto in Europa. Una pluriennale divisione tra le due parti del
paese, un lungo periodo di oppressione politica, la manipolazione informativa del regime
hanno costretto generazioni di filmmaker a produrre soprattutto melodrammi no-budget di
forte presa popolare. Negli anni Ottanta, quando la censura iniziò ad allentare le
proprie maglie, i giovani cineasti più combattivi iniziarono la loro opera: da lì parte
il racconto di Trax. Gönül Dönmez-Colin è un giornalista specializzato in cinema asiatico e collabora in questa veste a un grande numero di testate internazionali. Korean cinema is not very well known in the West. Long years of oppressive governments and their cultural manipulations took their toll on the creativity of the filmmakers who were pressured to produce cheap melodramas. In the Eighties, when political censorship began to ease, young filmmakers decided to use cinema to address and interpret social realities. © Dönmez-Coliln & blimp |
Park Kwang-su contribuì a
fondare nel 1982 il Colletivo Cinematografico di Seul, da cui prese le mosse la produzione
indipendente coreana. Il CCS si proponeva un inedito impegno nei temi di più corrosiva
attualità sociale insieme allabbandono delle strutture del melodramma tradizionale
a favore del realismo. Nuovi temi (la divisione tra nord e sud della Corea, il decollo
industriale, lurbanizzazione e la crisi della famiglia tradizionale), nuove
ambientazioni (le fabbriche, i sobborghi degradati), nuovi personaggi (operai, studenti)
vennero utilizzati per infrangere ideologie e tecniche precostituite e per rivelare un
nuovo linguaggio filmico. Park è considerato il leader di questo movimento. Il primo lungometraggio di Park Kwang-su, Chil-su wa Man-su (Chil-su e Man-su, 1988) raccontava di due giovani pittori dinsegne in una Seul fredda e inospitale, preannuncia il suo stile acuto e il profondo impegno nella ricerca sui valori umani. Il secondo film, Keudeuldo uricheorom (Repubblica nera, 1990) portò lattenzione del pubblico sui massacri di Kwangju ed ebbe vita difficile con la censura. Keu seome kagoshipta (Verso lisola delle stelle, 1994) era una riflessione sugli ostacoli che si contrapponevano allunificazione coreana raccontati attraverso le storie degli abitanti di unisola disputata tra i comunisti e i repubblicani nel 1950. Il suo ultimo film, Jeon Tae-il (1995) è unode di sconvolgente bellezza ai martiri dellindustrializzazione. Come è nato il progetto di Jeon Tae-il? Come seguito di Keu seome kagoshipta. Io cerco sempre di considerare il futuro dalla prospettiva del passato. Keu seome kagoshipta era ambientato nel 1950, Jeon tae-il va dagli anni Sessanta ai Settanta. È un progetto che non poteva aspettare: dovevo assolutamente realizzarlo. Qual è lidea di partenza? Si tratta di una specie di scommessa: scoprire quale sia lidentità coreana (o forse meglio quella della società coreana) negli anni Novanta. E quale pensa possa essere, questa identità? Credo che ora noi stiamo cercando degli eroi come Jeon Tae-il o Kim Yong-su. I due personaggi del film, il lavoratore-sindacalista Jeon Tae-il e lintellettuale Kim Yong-su, sono molto differenti. Ho limpressione che lintellettuale sia stato ritratto come un personaggio passivo: osserva, ma non prende parte allazione. Non sono daccordo. La polizia lo sta cercando, e quindi deve nascondersi. Ma anche dal suo nascondiglio è ancora impegnato nellattività politica e aiuta la sua ragazza nei suoi sforzi per creare un sindacato. Ma lei va in prigione, e lui no! Però è presente alle dimostrazioni studentesche. Cè una scena in un parco in cui incontra gli altri. Sembrerebbe un picnic, ma in realtà si sono incontrati lì per creare un movimento clandestino. E nel frattempo sta anche scrivendo di Jeon Tae-il. È un personaggio molto impegnato! Però il modo in cui ha messo Kim davanti alla macchina da presa mi ha dato comunque unidea di passività, da parte sua. È sempre ripreso che guarda da un lato, come un osservatore, appunto. Un po come il cineasta, che è anche lui un osservatore. Può vederla un po come le pare (ride) Vorrebbe spiegare il titolo del film? Il titolo originale, in coreano, vuol dire più o meno "Un bel ragazzo, Jeon Tae-il". Il titolo inglese, A Single Spark (Una sola scintilla), viene da una frase di Mao: "Una sola scintilla può bruciare un campo intero." Alla fine del film, la scena in cui Jeon Tae-il si dà fuoco è allinizio in bianco e nero, e poi lentamente arriva il colore. Jeon Tae-il è un personaggio in bianco e nero. Ma a un certo punto la sua visione termina. Quando arriva il colore, è perché Kim - intellettuale impegnato - sta vedendo Tae-il come un simbolo. Kim si immagina che lui non sia morto, che stia tornando da noi. E questo ha anche un significato più profondo: con la sua morte, il sindacato coreano inizia a vivere. Lui simboleggia il futuro del sindacato dal 1970 a oggi. Tae-il è stato importante per il movimento studentesco degli anni Settanta come lo era stato per quello sindacale dei Sessanta? Le dimostrazioni studentesche del 1975 sono iniziate con la commemorazione di uno studente morto, e in quelloccasione venne letta una poesia in cui si diceva: "Ereditiamo la battaglia di Jeon Tae-il." Mi dica qualcosa delle due scene degli ombrelli: nella prima Jeon Tae-il - ancora bambino - sta vendendo degli ombrelli, e nella seconda Kim dà del denaro a un bambino per un ombrello che vuole regalare a un poliziotto. Lombrello in sé non vuol dire assolutamente nulla. Nella seconda scena, quando Kim vuole regalare lombrello al poliziotto, sta pensando a Jeon Tae-il. Ci sono tre incarnazioni della natura nel film: la prima, la più importante, è la pioggia, la seconda è loceano, nella scena in cui i ragazzi vanno a fare il bagno nudi, e la terza è la montagna su cui Jeon Tae-il va a riflettere sulla situazione dei lavoratori. Volevo che il pubblico percepisse Jeon Tae-il come uno "spirito della natura". La maggior parte dei coreani pensa che un sindacalista debba essere un duro. Ma Jeon Tae-il non era niente del genere: il suo spirito era molto vicino alla natura. E anche la sua idea del lavoro era molto naturale. Come sono oggi i sindacati in Corea? Abbiamo un governo civile, ora, ma il problema sindacale non è stato assolutamente risolto. La restrizione maggiore è che il diritto del lavoro coreano non consente lesistenza di diverse organizzazioni sindacali. Le leggi che regolano il lavoro da noi sono ancora quelle promulgate dal governo militare. È un problema molto serio. È per questo che un sacco di gente pensava che un film su un leggendario sindacalista sarebbe stato impossibile da realizzare, e infatti non è stato facile trovare dei finanziatori. Ho cercato di risolvere il problema aprendo una campagna di donazioni insieme alla Jeon Tae-il Commemorative Association. Hanno aderito in 7648: gente di tutti i tipi, insegnanti, politici, lavoratori e studenti. In Europa quelli che la conoscono pensano che lei sia lunico regista coreano a occuparsi di politica. Ce ne sono altri? Sì, parecchi. Ma nessuno che lo faccia da tanto tempo come me. So che ci sono registi che trattano temi sociopolitici (Park Chong-won, Hong Ki-Seon, Bae Changho, Chang Sun-Woo, tra gli altri) ma in modo meno diretto di lei. Keudeuldo uricheorom è stato forse il primo film politico coreano che si sia visto in Europa. E anche il suo primo film, Chil-su wa Man-su era politico. Quali sono i problemi che lei deve affrontare per fare il suo cinema in Corea? Ora la situazione è molto migliorata. Anche alla televisione si vedono film che parlano del periodo delloppressione di Park Chung-hee. Ma allo stesso tempo è diminuito linteresse per i film che parlano di politica, soprattutto dopo i cambiamenti intervenuti nellEuropa dellest. La società coreana si sta dirigendo a cento allora verso il più sfrenato materialismo, e in questa corsa folle si stanno dimenticando tutti i valori spirituali. La gente si è dimenticata che ci sono stati dei dissidenti che si sono levati in piedi e hanno lottato per la democrazia e i diritti umani. Il ruolo degli intellettuali e di una coscienza civile sembra essere stato dimenticato. La gente pensa solo al benessere materiale. Con questo film io ho cercato di mostrare due persone che rappresentano lumanità e ricordano a quelli che sono vivi ancora oggi i guasti causati dallindustrializzazione. La storia viene continuamente cancellata nel nome del progresso. In una qualsiasi città europea si trovano ancora edifici molto antichi. In Corea è quasi impossibile trovare ancora qualcosa che sia stato costruito prima del 1960. Ho dovuto girare molte scene nelle zone minerarie per ricreare latmosfera degli anni Sessanta, e anche lì non sono rimasti molti vecchi villaggi. Dopo molte ricerche, alcune cose le abbiamo dovute ricostruire. E la censura, oggi, comè? È una questione delicata. Le autorità adesso mi lasciano in pace perché se censurassero il mio lavoro avrebbero dei problemi. Cercano di parlarmi e di raggiungere un compromesso. Keudeuldo uricheorom è stato massacrato. E gli cambiarono anche il titolo, a quel film, vero? Non sono riuscito ad avere il permesso di produrlo con il titolo che avevo scelto, e lo cambiarono in qualcosa che suonava più o meno come Loro, come noi. Qual è stata la reazione del pubblico coreano a Keu seome kagoshipta? Anche questo film ha avuto problemi di censura, in realtà. In un festival coreano è stato etichettato come "film comunista". È stato presentato nella competizione, ma la giuria non gli ha dato nessun premio. Però è stato un successo commerciale. Ha fatto un bel po di soldi! E poi ha ricevuto il premio principale di tre grossi festival coreani. Quali sono i suoi prossimi progetti? Un film sugli anni Ottanta e uno sui Novanta come seguito di quelli che ha già realizzato? No. Uno ambientato nel 1901 che parlerà della rivolta di Cheju, la più grande isola della Corea del Sud. Alla fine del XIX e agli inizi del XX secolo molti imperialisti arrivarono nel Nordest asiatico (la marina francese, i cattolici) e sconvolsero lequilibrio della Cina, della Corea e del Giappone. Durante le rivolte morirono 7-8000 persone. Era il cosiddetto Periodo Dinastico, un momento molto difficile per la Corea. Cercherò di dare una prospettiva molto ampia a questo film. E sarà anche un film molto costoso. E ne farò un altro, nel frattempo. Un altro film politico? No, questa volta no! |