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E n z o P r o c o p i o
La danza in video: Colpi

appunti per un diario di lavorazione

 

Colpi
Soggetto e coreografia:
Enzo Procopio
Interpreti: Luca Azzarone,
Maddalena Borasio,
Eugenio De Mello,
Enzo Procopio

Il desiderio di portare la danza fuori dai luoghi abituali e quello di potere conservare una testimonianza meno effimera del ricordo di una performance sono stati gli stimoli che ci hanno fatto intraprendere la progettazione di un video.

Punto di partenza del nostro lavoro sono state la scelta e la ricerca del luogo in cui ambientare la coreografia. Lo spazio che cercavamo doveva avere tre caratteristiche fondamentali: doveva innanzitutto essere un luogo inusuale, in cui il linguaggio della danza risultasse incongruente, o quantomeno all'apparenza incompatibile; inoltre, per non provocare associazioni di idee o interpretazioni indesiderate, doveva essere uno spazio indefinibile geograficamente e difficilmente riconoscibile e, infine, doveva sembrare un luogo di frontiera, un cosiddetto "non-luogo" in cui i danzatori avrebbero dovuto dare l'impressione di transitare solo temporaneamente.

L'immagine di un lungo ponte riuniva in sè tutte queste caratteristiche.
Questa particolare tipologia architettonica, con tutte le sue implicazioni simboliche, rimanda immediatamente al passaggio, al superamento di un ostacolo, a momenti effimeri di incontro fra persone proiettate verso mete diverse.
Una volta individuato il luogo, come collegare la danza a una struttura architettonica, a uno spazio esterno? Come riuscire ad appropriarsi di un luogo, non volendo saturare l'immagine filmica, ma cercando di divenire elementi del paesaggio? Per cercare di integrare i danzatori al contesto non abbiamo scelto costumi particolari, nè peculiarità specifiche che caratterizzassero i vari interpreti.

I quattro personaggi transitano sopra e sotto al ponte, si incontrano per un attimo, seguono strade parallele che si incrociano solo in alcuni momenti, portando con sé un pesante pacco di giornali.
Quest'oggetto è l'unico elemento estraneo al paesaggio che abbiamo voluto inserire. Ma non è stato scelto a caso: è un pacco di carta stampata, di idee e immagini passate, di storie legate insieme da uno spago.

I Colpi dei pacchi sull'asfalto e sulla terra scandiscono in modo irregolare le azioni dei personaggi, rimbombano nella musica, accompagnano i danzatori e ne sottolineano le azioni.
Progettare partendo dal proprio immaginario, e tradurre poi in sala prove i concetti che si vogliono esprimere, costituisce già normalmente un momento di verifica, dal quale emergono spesso incongruenze. Portare poi il progetto coreografico dalla sala prove ai luoghi veri e propri del video ha provocato in tutti gli interpreti reazioni impreviste.

Il confronto con uno spazio senza confini nel quale l'evento coreografico non è più il punto focale su cui si concentra l'attenzione di un pubblico teatrale, ma un piccolo movimento, quasi impercettibile, rispetto al resto del paesaggio, ha stimolato in tutti noi un rapporto completamente nuovo con il contesto circostante. Danzare su un ponte ancora senza parapetti, lungo più di 500 metri, o nella vicina fossa di terra arsa dal sole ha amplificato i nostri movimenti conferendo loro una qualità e una energia prima sconosciuti.

Progettare, per la prima volta, una coreografia per un video mi ha richiesto un approccio diverso alla danza e alle immagini. La relazione che si instaura fra movimento coreografico e movimento della telecamera deve infatti creare una continua tensione dinamica: "aprendo" l'immagine su lunghe prospettive o "chiudendo" su particolari del corpo in movimento, le inquadrature permettono la molteplicità del punto di vista dello spettatore e ne accompagnano le suggestioni.

Dopo Colpi, la scelta di nuovi luoghi unici ed estremi, nei quali poter far esplodere l'immaginario dei danzatori in gesti e movimenti e il desiderio di svelarli nel gioco delle immagini filmiche, continuano a essere i temi della mia ricerca.

 

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