Viaggio

Nel 1934 Michel Leiris pubblicava L'Africa fantasma, resoconto della memorabile traversata subsahariana guidata dall'antropologo Marcel Griaule, da Dakar a Gibuti. Nel febbraio della stesso anno, Claude Lèvi-Strauss s'imbarcava a Marsiglia puntando verso il cuore della foresta amazzonica: avrebbe raccontato di quel viaggio in Tristi tropici, un libro che inizia "Odio i viaggi e gli esploratori" e finisce con una meditazione sull'Io cartesiano. Anche il fantasma che cercava Leiris non era altro che se stesso. Un po' come il giornalista Stanley, alla ricerca dell'unico "civilizzato" nel cuore dell'Africa nera (l'ultimo a raccontarlo è stato Lennart Hagerfors, figlio di missionari svedesi in Africa, nelle Balene del Lago Tanganika).
Forse per l'uomo bianco la giungla può essere solo questa maledizione: la ricerca di se stesso. Ma anche il rischio di perdersi definitivamente: come Rimbaud, o come il Kurz di Cuore di tenebra. La distruzione della giungla equatoriale (e in generale delle foreste, anche in Europa) è probabilmente anche un tentativo - inconsapevole, disperato, distruttivo, mascherato di razionalità - per evitare tutto questo.
Anche se un'alternativa ci sarebbe. Scrivere la giungla di Sandokan abitando tra Verona e Torino, come Salgari (la sua unica navigazione conosciuta: su un barcone lungo l'Adriatico). Fare il giro del mondo senza uscire mai dalla propria roulotte, come Raymond Roussel, autore delle Impressions d'Afrique (e finanziatore della spedizione etnografica di Griaule). Ma in quel 1934 Roussel era già morto: il 13 luglio dell'anno prima, al Grand Hotel de Palmes di Palermo.
 

copyright Oliviero Ponte di Pino 1994, 2000
Pubblicato originariamente su "suq", supplemento del "manifesto", nel 1994; il tema intorno a cui ruotava quel numero era la giungla.