ateatro 125.43 04/02/2010 BP2010 Un punto di non ritorno. La pratica costruzione dell'impossibile Kilowatt, l’energia del nuovo teatro di Teatri della Contemporaneità (Davide D'Antonio e Roberta Niccolai)
Dal 29 al 31 luglio 2009 si sono riuniti a Sansepolcro (Ar) oltre 100 operatori teatrali italiani: direttori artistici e organizzativi di teatri e festival, nonché curatori di rassegne, oltre a qualche compagnia, tutti impegnati nella diffusione della creazione contemporanea. L’occasione è stato il convegno “Vietato parlare dell’aurora, Proposte concrete per il lavoro delle giovani compagnie e dei teatri e festival che le programmano”, inserito all’interno del festival “Kilowatt, l’energia del nuovo teatro”.
Dopo tre giorni di relazioni e dibattiti, ma soprattutto di gruppi di lavoro ristretti, nei quali ogni operatore si è potuto confrontare con altri colleghi sulle proprie pratiche d’azione, è emerso un panorama nazionale profondamente frastagliato e disomogeneo. Accanto a piccole strutture molto attive e orgogliosamente fiere della loro alterità, coesistono grandi teatri e circuiti che si occupano, seppure in maniera non esclusiva, di nuovo teatro e creazione contemporanea, e poi festival e vetrine che stanno crescendo di anno in anno, teatri stabili d’innovazione che non hanno rinunciato alla loro missione di farsi promotori di un cambiamento del sistema, piccole e medie strutture profondamente radicate nei propri territori d’appartenenza che affiancano all’ospitalità e alla valorizzazione del nuovo un meccanismo di laboratori e azioni formative che permettono la sussistenza del loro progetto complessivo. Queste differenze – è stato detto – sono una ricchezza, dimostrano che il sistema italiano dei teatri della contemporaneità esiste in quanto tale ed è profondamente duttile e in grado di rispondere alle sue croniche ristrettezze economiche con idee, fantasia, arte di arrangiarsi, senso del risparmio, tutte qualità preziose nell’epoca della crisi.
Spesso si guarda alla cultura, e in particolare allo spettacolo del vivo, come spreco. Al di là della considerazione puramente politica su quanto divenga povero un Paese che non investe in cultura, è certo che non sono i teatri che programmano la contemporaneità i responsabili di un eventuale sperpero delle risorse. Piuttosto è vero il contrario: i teatri della contemporaneità costano pochissimo alla collettività, e quel poco viene regolarmente fatto fruttare molto.
Dentro e intorno al sistema teatrale italiano sembrano farsi strada bisogni nuovi e differenti rispetto a quelli emersi nei decenni scorsi. Primo fra tutti, il ritorno al pubblico. I teatri della contemporaneità, pur consapevoli della loro vocazione minoritaria, sono tutti alla ricerca di formule e modalità di lavoro che aprano lo spettacolo dal vivo all’incontro con la società circostante e, in generale, con il mondo. E così, assistiamo al finire di vecchi modelli – la stagione invernale con gli abbonati, il meccanismo della tournée delle compagnie di giro – e al farsi strada di nuove formule di lavoro, come il sistema delle residenze, oppure i centri di programmazione che si prendono cura del lavoro di un certo numero di giovani compagnie, con un’attenzione che dura nel tempo.
Di fronte a esigenze e bisogni nuovi, la gran parte degli operatori riuniti a Sansepolcro ha concordato nell’affermare che è una responsabilità degli operatori (direttori artistici, organizzativi e curatori) farsi carico di una proposta concreta di cambiamento del sistema teatrale italiano, che arrivi a coinvolgere anche le giovani compagnie.
Per intervenire in maniera attiva in questo cambiamento, è necessario che il sistema italiano dei teatri della contemporaneità arrivi a parlare in maniera più unitaria di quanto non riesca a fare adesso.
Pertanto, il primo obiettivo individuato è stata la costituzione di un soggetto che abbia la forza di essere un interlocutore riconosciuto da tutti, per portare avanti istanze ritenute comuni all’intero sistema.
Abbiamo immaginato un percorso di lavoro, condiviso per adesso da 26 operatori, ma che si sta infoltendo sempre di più, che porti alla convocazione di una sorta di “Stati Generali dei Teatri della Contemporaneità” in cui venga votata la costituzione di un soggetto unitario nazionale che rappresenti il nuovo teatro.
Gli obiettivi che sin da ora sono stati individuati per un coordinamento di questo genere sono:
1 – Creare un organismo realmente rappresentativo e concretamente influente, che faccia emergere l’esistenza di un sistema che già c’è ma non riesce mai a parlare con una voce unica;
2 – Individuare strumenti di valorizzazione della qualità, della professionalità e della continuità dei progetti (fuori dalla politica degli “eventi”);
3 – Difendere i diritti dei lavoratori dello spettacolo, la loro dignità professionale e la loro rappresentanza della quale oggi nessun sindacato si fa concretamente carico;
4 – Favorire la conoscenza delle normative vigenti e intervenire su quelle che si stanno immaginando per il futuro;
5 – Formulare delle proposte relative alle modalità di finanziamento del sistema teatrale italiano, nonché al monitoraggio dei risultati ottenuti con tali finanziamenti;
6 – Incentivare la diffusione e il riconoscimento di quelle pratiche (come le residenze) che il nostro teatro sta già attuando da tempo;
7 – Avvicinare tra loro i territori e le esperienze territoriali;
8 – Redigere un codice deontologico degli operatori italiani che garantisca alle giovani compagnie il rispetto di alcuni parametri minimi sotto i quali non è dignitoso che gli operatori facciano proposte di ospitalità.
A partire da settembre 2009, gli operatori dei Teatri della Contemporaneità sta lavorando su queste idee per formulare proposte concrete, specifiche e approfondite, relative alle modalità di formazione e ai futuri compiti di un organismo come quello che si sta immaginando.
Questo percorso ha effettivamente preso avvio, con un’energia umana e un rigore tecnico e di studio che a noi sembrano belli e necessari a raggiungere risultati che possano essere utili per tutti.
Al momento sono 26 le persone che hanno aderito al tavolo di lavoro, abbiamo fatto un primo incontro tra il 6 e l’8 novembre scorsi, ospiti di Massimo Paganelli a Castiglioncello, e un secondo incontro il 19 e 20 dicembre scorsi, ospiti del Teatro Furio Camillo, a Roma. Il prossimo incontro si terrà tra Milano e Campisrago, in Lombardia, il 14 e 15 marzo 2010.
Al momento, tra un incontro e l’altro, lavoriamo in sotto-gruppi di lavoro che si occupano dei seguenti temi:
• Identità e Manifesto dei Teatri della Contemporaneità;
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• Analisi e proposte per un nuovo modello di finanziamento dello Spettacolo dal vivo in Italia;
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• Realizzazione di un codice deontologico dei curatori / operatori teatrali italiani;
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• Analisi e proposte per la tutela dei diritti dei lavoratori dello spettacolo.
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Ci siamo fissati come obiettivo quello di un incontro di nuovo comune e collettivo, che vorremmo chiamare Stati Generali dei Teatri della Contemporaneità, da convocare per i primi giorni di settembre 2010, in luogo da definire.
Durante l’anno, queste proposte saranno portate a conoscenza di tutti gli operatori presenti a Sansepolcro e di quelli che vorranno condividere questo percorso. L’obiettivo è la convocazione di un nuovo incontro generale dove si costituisca questo nuovo soggetto, nella forma che sarà ritenuta giusta ai più.
Un progetto così ambizioso – si è detto –, tante volte ipotizzato, ma mai realizzato, potrà avere una qualche possibilità di successo solo se il percorso di avvicinamento e di fondazione saprà essere plurale e condiviso.
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