ateatro 125.4 15/01/2010 Mario Perrotta Il Misantropo in scena all'ITC così potete vederlo se venite alle Buone Pratiche di Ufficio Stampa ITC
ITC Teatro, via Rimembranze 26, San Lazzaro (Bologna)
dal 10 al 14 e dal 17 al 21 febbraio 2010 - ore 21.00
Il misantropo – Molière
traduzione e regia di Mario Perrotta
con Marco Toloni, Lorenzo Ansaloni, Mario Perrotta, Paola Roscioli, Donatella Allegro, Giovanni Dispenza, Alessandro Mor, Maria Grazia Solano
Produzione: Teatro dell’Argine, Festival delle Colline Torinesi, Armunia Festival Castiglioncello, Castel dei Mondi Festival. In collaborazione con il Comune di Poggibonsi e Lunatica Festival.
Il misantropo – Molière è la prima tappa della “Trilogia sull’individuo sociale” un’indagine di Mario Perrotta sulla natura individualistica e sociale dell'uomo contemporaneo. Per farlo Mario Perrotta sceglie tre opere:
Il misantropo di Molière - o Dell’individuo VS sociale.
I cavalieri di Aristofane - o Dell’agone politico e della utopia sociale.
Bouvard e Pécuchet di Flaubert - o Dell’utopia individuale.
Il misantropo è lo spettacolo che è stato messo in scena nel 2009 (debutto il 24 giugno 2009 Festival delle Colline Torinesi). Nel 2010 e nel 2011 saranno messi in scena gli spettacoli I cavalieri (liberamente tratto da Aristofane) e Bouvard e Pecuchet nella riduzione dello stesso Mario Perrotta.
Il Misantropo di Molière, testo scritto dall’autore sotto la pressione dell’opinione pubblica (per lo scandalo provocato da Il Tartufo e Don Giovanni) e in piena burrasca privata con la moglie, non lascia spazio a equivoci: lo scontro tra individuo e società è già maturo e ha preso la forma clinica della misantropia. Ma a ben guardare, il rifiuto delle regole sociali quando quelle regole, degenerando, si allontanano dall'etica e dal buon senso, sembra quasi plausibile man mano che gli eventi privati e pubblici del protagonista procedono verso un insanabile divario tra lui e “la società”. Neanche l’amore, in questo testo, appare esente dai giochi di potere sociale cui tutti i personaggi sottostanno.
“Ho messo in scena otto corpi in uno spazio vuoto. Ho rischiato l’assenza di appigli fisici e visivi per portare fuori la storia e il lavoro degli attori. Ho messo in scena disegnando spazi con quei corpi e poi mi sono sottratto. Ho lasciato gli attori lì, me compreso, a giocarsi la partita con quello spazio e con quella storia”.
Mario Perrotta
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