ateatro 75.93
Appunti sulla "coproduzione leggera"
Il profetto dell'AMAT
di Gilberto Santini
 

L'AMAT (Associazione Marchigiana Attività Teatrali) è l'organismo - espressione di 87 Amministrazioni comunali, delle 4 Amministrazioni provinciali, di 2 Comunità Montane e della Regione Marche - che opera per coordinare e gestire (in collaborazione e d'intesa con gli Enti Locali) la "promozione e diffusione del teatro e dello spettacolo da vivo nella rete dei teatri delle Marche", come recita lo statuto. Attiva dal 1976, si tratta di una realtà teatrale unica per diffusione sul territorio e per capillarità di rapporti con il pubblico, chiamata a confrontarsi con la specificità di una regione con 1.500.000 abitanti che vanta un numero molto elevato di teatri funzionanti e di dimensioni medio-piccole, fra cui 61 teatri storici costruiti fra i primi del Settecento e il 1920, situati in comuni relativamente popolati e a poca distanza uno dall’altro.
Proprio a partire da questa realtà così complessa ed articolata e in una situazione generale del mercato teatrale italiano in cui da tempo è diventato complicato trovare spettacoli di qualità a costi sostenibili, nasce il progetto cosiddetto di “co-produzione leggera". Una semplicissima constatazione e un'idea altrettanto semplice stanno alla base di questo progetto. La constatazione è che ad ogni stagione ci si imbatte in una sorta di empasse di programmazione: esaurita rapidamente la circuitazione degli spettacoli 'maggiori' (sempre più costosi e ingombranti, quindi appannaggio dei teatri e delle città più ‘dotate’), sono sempre meno gli allestimenti davvero interessanti, di cui condividere le ragioni che li hanno fatti nascere, che con passione si vorrebbero promuovere e far arrivare al pubblico. Perché non stringere allora con gli attori e i registi che più stimiamo un rapporto che nasca prima, costruendo insieme - questo è un'altra delle peculiarità del progetto - l'allestimento fin dalla scelta del testo o dell'autore da rappresentare.
Che cosa si può offrire? Molte cose. Innanzitutto - questa l'idea semplice - la stessa fisionomia,dell’Amat, cioè il mosaico dei tanti teatri della regione. Mettere a disposizione degli artisti questa ricchezza. Un bel giro in alcuni di essi (in genere almeno sei recite).
Poi un bel teatro in cui poter svolgere con calma l'ultimo periodo di prove (10 o 15 giorni), felici di poter condividere con il calore discreto della gente e la bellezza dei luoghi la particolare concentrazione che accompagna il momento del debutto.
E poi la passione per il teatro, la voglia di lavorare per/sul pubblico, accompagnando queste permanenze con prove aperte, incontri con gli artisti, attività di approfondimento, in modo da chiarire ancora di più il senso di un progetto in cui ritrovare in maniera più lucida il senso del proprio fare. E' così che, ad esempio, Elena Bucci e Marco Sgrosso (Le Belle Bandiere) hanno allestito Le amicizie pericolose, da Les liaisons dangereuses di Choderlos De Laclos, Eugenio Allegri e Gabriele Vacis hanno riletto il Cyrano di Rostand, Iaia Forte, Tommaso Ragno e Valerio Binasco si sono confrontati con Tradimenti di Pinter, fino ad arrivare al pluripremiato Sabato, Domenica e Lunedì di Eduardo De Filippo nella lettura intelligente e fortunatissima di Toni Servillo.
Nel progetto c'è una condizione, che tutto rimanga "leggero" (tenere a mente il Calvino delle Lezioni americane è d'obbligo). Innanzitutto perché i progetti produttivi che ne derivano non devono gravare in maniera particolare - nessun oneroso impegno economico o organizzativo - né sui comuni coinvolti né sull'Amat. Ma "leggero" perché i rapporti che ne nascono - tra l’Amat stessa , gli artisti e il pubblico delle città - portano una ventata nuova in un panorama a volte asfittico.

Gilberto Santini
consulente artistico Amat


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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