ateatro 63.4
Quale futuro per l'ETI?
Lettera aperta
di Dipendenti in servizio presso la direzione generale dell’Ente
 

Roma, 16 dicembre 2003

Al Ministro per i Beni e le Attività culturali
Giuliano Urbani

Al Consiglio di Amministrazione dell'ETI

Al Direttore Generale dell'ETI

All'AGIS

Quale futuro per l'Ente Teatrale Italiano?

Martedì 16 dicembre 2003 il personale dell'ETI si è riunito in assemblea per discutere della situazione generale dell'Ente e delle sue prospettive.
Negli ultimi mesi una serie di fatti allarmanti si sono succeduti in maniera incalzante sino a delineare una situazione complessiva che lascia intravedere il rischio che l’esistenza stessa dell’Ente venga messa in discussione.
1. Le notizie, numerose, ripetute, provenienti da fonti diverse, circa la dismissione del Teatro Valle e del Teatro della Pergola. A tale proposito è sufficiente ricordare le dichiarazioni rilasciate sul Teatro Valle dal presidente del Teatro di Roma Oberdan Forlenza, alla presenza del sindaco Veltroni, in occasione della conferenza stampa di presentazione della stagione del Teatro di Roma e l’interrogazione fatta recentemente al Presidente della Regione Toscana sui destini della Pergola.
2. Le ripetute dichiarazioni rilasciate dal Presidente Galdieri, in più occasioni riportate dalla stampa, su un esubero di personale nei teatri gestiti in generale ed in particolare nei teatri Valle e Pergola. Tali affermazioni hanno generato allarme e confusione. Sono tanto più allarmanti quando vengono fatte contestualmente alla formale smentita di rito circa la dismissione dei teatri. Generano confusione quando sono pubblicate dalla stampa lo stesso giorno in cui l'Ente espone in bacheca l’annuncio di una selezione per l’assunzione di due nuovi dipendenti per i teatri Valle e Quirino.
3. La presentazione del bilancio preventivo dell’Ente per l’anno 2004 che prevede solo ed esclusivamente la gestione dei quattro teatri: Valle, Quirino, Pergola, Duse. Per l’attività distributiva, che ha costituito il nerbo delle funzioni di questo Ente per almeno 40 anni, sono previsti euro zero. Zero per i Circuiti, zero per il Teatro di Ricerca, zero per il Teatro Ragazzi. Lo stesso vale per i progetti internazionali: zero per i Percorsi Internazionali e per qualsiasi altra iniziativa nel settore. Zero, naturalmente, per tutte quelle iniziative più progettuali e meno distributive che hanno segnato il passaggio negli ultimi anni ad una trasformazione delle funzioni dell’Ente da distributore a promotore del Teatro Italiano. L’impatto di una simile situazione, che mai prima d’ora si era verificata, sta già producendo i suoi effetti sul sistema teatrale italiano. Le proteste del mondo del Teatro sono ormai uno stillicidio quotidiano e le categorie lanciano i loro strali dalla vicinissima Agis. A rendere il quadro più fosco, il bilancio di previsione per il 2004 prevede di chiudere il bilancio del 2003 con un deficit di circa un milione di euro. Eppure gli ultimi bilanci consuntivi, fino al 2002, presentavano degli avanzi di gestione che venivano abitualmente utilizzati per finanziare l'avvio di stagione.
Una simile inversione prodotta in così poco tempo è forse il sintomo più evidente della situazione di pericolo in cui ci troviamo.
4. La mancanza di indirizzi e di una strategia che indichino con chiarezza in che modo si intende dare corpo al ruolo e alle funzioni dell’Ente. Quando a suo tempo si chiese all’Ente di virare dalla distribuzione alla promozione, tale obiettivo venne individuato ed indicato a noi tutti e d'altronde i progetti cui si lavorava indicavano con chiarezza la direzione che si stava prendendo. Così, in tempi più recenti, si erano avviati progetti mirati, per sperimentare il nuovo ruolo di raccordo con gli enti territoriali e locali che ETI avrebbe potuto svolgere quando le funzioni attualmente attribuite al Ministero fossero passate alle Regioni. E’ un cambiamento inesorabile previsto dalle modifiche apportate al titolo V della Costituzione, che sembrava indicare con chiarezza il ruolo che il futuro riservava a quello che sarebbe rimasto l’unico Ente centrale per il Teatro. Quei progetti sono stati smantellati, i rapporti costruiti in anni con gli enti locali sono andati perduti e non sono stati varati nuovi progetti che indicassero un indirizzo o una strategia per ricollocare l’Ente in una dimensione che lo rendesse necessario al Teatro Italiano.

Questa chiusura autarchica, la tabula rasa dei bilanci, tutto converge ad alimentare il fantasma di una possibile chiusura dell’Ente. Ad aggravare ulteriormente il quadro c'è la scadenza legislativa del 30 giugno 2004, che prevede la stesura di un elenco di enti pubblici da dichiarare inutili e da chiudere o trasformare. Come cancellare dalla memoria la rapidità con cui fu decretata l’inutilità dell’I.D.I., istituto del dramma italiano che aveva sede nello stesso stabile dell’ETI?
I lavoratori dell’ETI hanno la piena consapevolezza che un ente di promozione culturale che vive delle risorse prelevate dalla fiscalità generale deve essere realmente utile e svolgere un servizio necessario al sistema teatrale italiano che rappresenta un segmento prezioso della vita culturale ed economica del Paese. Se ormai le funzioni di decentramento sono egregiamente svolte a livello territoriale, a livello centrale rimane fortissima l’esigenza di un tavolo di concertazione con gli enti territoriali che faccia da coordinamento e funga da riequilibrio rispetto a logiche esclusivamente localistiche. Un luogo dove il know-how del settore, sedimentatosi negli anni e ampiamente riconosciuto dagli operatori teatrali, costituisca una garanzia di visione di sistema unitario a livello nazionale, che è ciò di cui il Teatro ha bisogno nell’affrontare un’era in cui il FUS non costituirà più una garanzia per nessuno.
Come lavoratori e come cittadini chiediamo pertanto al Ministro Urbani, al Consiglio di Amministrazione e al Direttore Generale dell'ETI un chiarimento immediato, pubblico e definitivo sul futuro dell’Ente
Ci rivolgiamo infine al Teatro Italiano perché appoggi questa azione di chiarimento con l’auspicio di una ridefinizione, di un risanamento e di un rilancio dell’ETI al servizio del Teatro.

I dipendenti in servizio presso la direzione generale dell’Ente


 
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