ateatro 63.11 Archivio: le lettere della Tedarco alla Presidenza dell'ETI Risorse, Progetto Aree Disagiate, Progetto Teatro Ragazzi, Stregagatto, Teatri di Innovazione di Roma di Paolo Aniello Presidente Tedarco
Come ulteriori materiali di discussione (e come promemoria) sul "caso ETI", pubblichiamo alcune delle numerose lettere inviate dalla Tedarco ai vertici dell'Ente Teatrale Italiano.
Lettera n. 1
Roma, maggio 2002
Gentile presidente Ardenzi,
rispondendo all’esigenza emersa nel nostro recente incontro, abbiamo riassunto in alcuni punti i temi affrontati con l’obiettivo di mantenere vivo il reciproco impegno a farne terreno comune di lavoro. Troverà in margine a questa elencazione dei riferimenti concreti e delle proposte di approfondimento sul campo che riteniamo possano essere condivise.
Aderiscono alla nostra associazione attualmente oltre centotrenta soggetti disegnando un variegato panorama che fondamentalmente comprende il teatro di ricerca e il teatro ragazzi, con collegamenti costanti con il mondo della danza contemporanea. Alle stabilità riconosciute come "d’innovazione" si aggiungono le molte compagnie e fra queste emerge, come dato diffuso, un forte proficuo radicamento territoriale che le rende, in molti casi, testimonianze concrete di quell’idea di stabilità ancora cos’ poco curata dallo Stato e invece, forse, assai utile all’esigenza, da lei cos’ precisamente espressa, di ricostruzione di un pubblico.
Compagnie e Stabili d’Innovazione hanno in Italia sviluppato una rete di teatri, che ben oltre i confini di "genere", oggi promuovono e ospitano progetti aperti alle molteplici espressioni della scena. Non sono rari i casi in cui, proprio queste case del teatro, offrono alla "tradizione" le occasioni più qualificate di rappresentazione.
1 Dalle "Aree disagiate" ad un sistema d’intervento nazionale
Dall’Eti la nostra area si aspetta, non un pedissequo contributo, ma un investimento omologo a quello sperimentato nell’ambito del progetto Aree disagiate che cos’ eloquentemente ha fatto fruttare le economie pubbliche nel corso di questi ultimi quattro anni.
Su questo fronte inutile sottolineare quanto contino i tempi e quanto il mese di maggio sia un limite plausibile per la progettazione perché le azioni abbiano efficacia.
Il progetto Aree Disagiate ha animato teatri prima inesistenti e offerto al sud una prima rete organica d’iniziative mai slegate dal contesto in cui venivano proposte: c’è bisogno di un rafforzamento e di un rilancio. Ci rendiamo ovviamente disponibili a presentarle più nel dettaglio quelle che a noi sono sembrate le leve più efficaci del progetto e anche le nostre ipotesi di sviluppo.
2 Roma per il nuovo teatro
L’esigenza di risorse e di uno spazio dedicato al nuovo teatro a Roma ci ha trovato in perfetta sintonia. Su quest’obiettivo siamo interessati a investire anche direttamente le nostre energie concordi sulla necessità di costruire un’iniziativa vincente.
Il problema romano non differisce da quello di altre grandi città italiane e, in particolare, con un marchio condiviso e meno soggetto alle politiche di singoli soggetti o strutture, immaginiamo si potrebbe costruire un cartellone capace di contemplare, non solo la migliore produzione, ma anche quella qualità dell’ospitalità che ha qualificato molte esperienze periferiche, trasformandole in veri e propri esempi di gestione. Ci piacerebbe far diventare una iniziativa romana, un’occasione condivisa in cui la Tedarco diventi coautrice del progetto e costante fiancheggiatrice nella sua impegnativa realizzazione, dimostrando fattivamente un nuovo livello di dialogo fra istituzioni e operatori.
3 Il Mediterraneo e l’Europa
L’Eti in questi anni ha sviluppato uno straordinario bagaglio di esperienze internazionali che per distrazioni governative potrebbero perdersi. Qui le chiediamo uno sforzo specifico poiché ad un ampliamento dell’orizzonte italiano è subordinato gran parte del nostro possibile sviluppo, cos’ come avvertiamo, come nostro preciso compito, il dovere di un impegno in favore del dialogo interculturale. Progetti come l’Ecole des Maitres, i Porti del Mediterraneo con le sue recenti iniziative in Albania hanno offerto straordinarie opportunità di scambio e di crescita che vanno rinnovate e rafforzate.
4 Stregagatto
L’area del teatro ragazzi ha trovato nello Stregagatto una importante occasione di visibilità che chiede evidentemente oggi di essere ripensata e, proprio in questa prospettiva, ci piacerebbe rilanciare un tavolo che incentivi uno sforzo coordinato garantendo alle nuove generazioni un’offerta specifica e non generica, fondata su professionalità e impegno.
Non è la difesa di un teatro di genere che si intende sostenere quanto piuttosto quella di uno specifico punto di vista, punto d’azione, che rappresenta oggi, a nostro avviso, uno dei patrimoni più ricchi della scena italiana.
5 L’ordinaria
Il capitolo "distribuzione ordinaria" ha generalmente ignorato l’area della ricerca e del teatro ragazzi quasi fosse pregiudizialmente incapace di rispondere all’esigenza di quel pubblico genericamente definito "degli abbonati". Eccezioni eloquenti hanno smentito nei fatti questo preconcetto.
Non immaginiamo alcuna regola che imponga una percentuale di spettacoli della ricerca quasi fosse uno scotto da pagare ma certamente ci aspettiamo un sostegno dall’Eti perché possano essere vinti questi ostacoli. Pensiamo ad una iniziativa che, favorendo con ingentivi specifici non solo l’acquisto di repliche ma soprattutto una loro più adeguata promozione favorisca un ricambio salutare per tutti, senza rinunciare ad una puntuale verifica degli esiti della sperimentazione. Anche su questo fronte crediamo di poter contribuire alla definizione di un progetto che si attrezzi per essere vincente.
Sono questi cinque i punti su cui crediamo possa svilupparsi un sano dialogo con l’Eti e con la sua presidenza dalla quale ci aspettiamo tutto il sostegno e tutto il consiglio che un esperienza come la sua potrà offrirci.
Cordialmente
Paolo Aniello
Presidente Teatri d’Arte Contemporanea
Lettera n. 2
26 agosto 2002
Egr. Presidente,
desidero innanzi tutto ringraziarLa per la cordialità dell’incontro che abbiamo avuto lo scorso 8 agosto. Cordialità che ha permesso di affrontare molti aspetti del nostro lavoro con profondità e serietà, premessa, ne siamo certi, di un rapporto sincero e proficuo tra l’ampia parte del teatro che rappresento e una fondamentale istituzione del teatro nazionale come è l’Ente Teatrale Italiano.
Prima di addentrarmi negli aspetti specifici delle relazioni tra il nostro settore e l’ETI, vorrei sottolineare nuovamente la grande importanza e centralità che l’Ente potrà rivestire, a nostro parere, nel tessuto istituzionale che si verrà a creare con la devoluzione alle Regioni dei poteri normativi in tema anche di teatro; crediamo che il capitale di conoscenza della realtà teatrale italiana, da un punto di vista artistico e di insediamento sui territori, che è stato sviluppato dall’Ente in questi anni, non trovi uguali paragoni in altre istituzioni pubbliche, e possa quindi rappresentare quel luogo di coordinamento e vitalizzazione del sistema teatrale nazionale comunque indispensabile per l’esistenza e sviluppo del teatro, in stretta relazione con le Regioni e con gli operatori. L’assenza di un Osservatorio nazionale funzionante ha finora pesato molto nelle politiche teatrali nazionali; crediamo che l’ETI abbia, con le proprie competenze professionali, le capacità per poter ampliare il lavoro già positivamente svolto e costituire quel luogo di conoscenza del teatro, essenziale per ogni politica nazionale e regionale.
In termini di prospettiva di lavoro, rispetto alla funzione primaria dell’Ente di promozione e diffusione della cultura teatrale, credo sia necessario operare una riflessione: il teatro è, nel suo complesso, un sistema estremamente vivo, capace di ritrovare sempre le migliori modalità di rinnovamento del pubblico e di consolidamento sui territori; non a caso nel momento in cui i teatri stabili pubblici da una parte hanno parzialmente smarrito quel ruolo fondamentale di traino della cultura teatrale, dall’altra parte i circuiti territoriali hanno iniziato ad avere la necessità di rinnovare la loro azione, che fino a quel momento aveva svolto con grande successo l’alfabetizzazione al teatro su territori molto ampi, si sono sviluppate modalità di azione teatrale e di relazione con le istituzioni locali che hanno segnato la capacità complessiva del sistema teatrale di crescere, reinterpretando esigenze e opportunità. Il sistema della messa in rete di istituzioni locali e nazionali e operatori, che favorisce motivazioni e attenzione alle caratteristiche territoriali, crescita delle risorse disponibili, creazione di nuovo pubblico, mantenendo un’alta qualità artistica, rappresenta certamente un modello operativo estremamente positivo, da riprendere ed ampliare anche oltre le esperienza finora svolte. Favorire lo sviluppo del teatro come sistema di cui sono parte tutti i settori, ma anche le istituzioni locali oltre a quelle nazionali, è probabilmente l’unica strada percorribile.
In merito al rapporto tra l’ETI e il settore teatrale che rappresento (circa 140 tra teatri stabili di innovazione e compagnie di produzione, nell’ambito della ricerca e del teatro per l’infanzia e la gioventù), concordiamo sull’avvio di uno stretto dialogo per focalizzare ogni singola azione e rafforzarla con interventi condivisi; a questo proposito desidero sottolineare come il positivo funzionamento della Commissione Congiunta (relativamente all’insieme della progettualità dedicata al Teatro Ragazzi), possa rappresentare un metodo di lavoro da allargare anche al settore della ricerca. In ogni caso Le ripropongo l’ipotesi di un incontro/seminario tra le imprese del nostro settore e i consiglieri di amministrazione e la direzione dell’Ente.
A seguire mi permetto di riassumere i diversi punti che abbiamo trattato e ciò su cui puntiamo la nostra attenzione:
1. Risorse
Nella predisposizione del bilancio preventivo 2003, pensiamo che sia necessario non solo mantenere il livello "storico" di investimento dell’Ente sul settore, ma invece accrescerlo, sia per un adeguamento al continuo innalzamento complessivo dei costi, sia per sostenere eventuale nuovi progetti che si vorranno definire (come più avanti descritto). Proponiamo inoltre che quei progetti di sostegno alla diffusione di qualità del Teatro Ragazzi, attualmente finanziati come progetti speciali, possano gradualmente entrare nel bilancio proprio dell’Ente.
Rispetto al bilancio 2002, poniamo alla Sua attenzione un avanzo relativo al settore Teatro Ragazzi: infatti con il positivo stanziamento, di cui ci ha dato notizia, per il Progetto Qualità Ragazzi di 177.000 €, dovrebbero rimanere disponibili poco più di 80.000 € per il settore, al lordo degli stanziamenti già effettuati in prima parte dell’anno con residui del 2001.
2. Progetto Aree Disagiate
Come già detto in precedenza, si tratta di un progetto che raccoglie alcune notevoli potenzialità di sviluppo al Sud delle attività teatrali; ciò che non va perso è proprio il ruolo diretto dell’Ente nell’avvio delle relazioni con gli Enti Locali e il mantenimento di un luogo di lavoro comune tra i diversi soggetti teatrali che ne vengono coinvolti; individuare con trasparenza dove, nelle passate esperienze, le attività hanno dimostrato di funzionare (costruendo nuovo pubblico, creando nuove risorse, ecc.) e salvaguardarle, e dove no, intervenendo di conseguenza.
Il progetto Aree Disagiate ha inoltre rappresentato in questi primi anni un ulteriore sviluppo del mercato teatrale, basato sulle autonome scelte degli operatori di ciascun territorio; crediamo che sia determinante mantenere e sviluppare quel livello di autonomia, per poter garantire la continuità dell’azione intrapresa e quindi il successo dell’iniziativa.
3. Progetto Qualità Ragazzi
Salutiamo con soddisfazione la deliberazione del CdA che ha definito il finanziamento per il progetto Qualità Ragazzi, rispondendo positivamento a uno dei progetti guida del settore. Ci auguriamo di proseguire il lavoro impostato nella Commissione Congiunta, nello spirito che l’indimenticabile Manuela Fralleone aveva saputo infondere su tutto il lavoro svolto.
4. Stregagatto
Il progetto che garantisce un ottimo supporto al continuo rinnovamento della scena del Teatro Ragazzi, se dal punto di vista della partecipazione conferma la concretezza del progetto, riteniamo debba trovare un occasione di riflessione – sempre in sede di Commissione Congiunta – per ridiscutere modalità operative e avviare una fase rinnovata del Premio.
Al Premio Stregagatto si può collegare una possibile soluzione alla necessità di costituire a Roma una vetrina di alta qualità della produzione ragazzi; nel nostro incontro Lei ha prospettato l’ipotesi di verificare la disponibilità della Sala Umberto per ospitare questa iniziativa; il nostro suggerimento è di prendere a riferimento ogni anno gli spettacoli selezionati per la II fase del Premio. Naturalmente ci riserviamo di verificare questa ipotesi al nostro interno e di ritrovarci per un aggiornamento al più presto possibile.
Proponiamo inoltre di considerare l’avvio di un "Premio Qualità", intitolato a Manuela Fralleone, che sia di ulteriore stimolo alla qualificazione di tutti gli ambiti operativi del teatro ragazzi.
5. Programmazione Teatro di innovazione a Roma
La soluzione individuata di affittare per cinque mesi il Teatro Vascello ha raccolto opinioni molto critiche da parte della nostra associazione, sia per un motivo di visione strategica del Teatro sia per collocazione istituzionale: noi consideriamo che il Teatro sia uno, per nelle sue diversità, e che deve avere uguali dignità e opportunità; la collocazione al Teatro Valle di spettacoli che tra l’altro nella loro gran parte rappresentano il teatro italiano nei maggiori festival internazionali, crediamo non potesse rappresentare un elemento di cattiva gestione; in secondo luogo la definizione di un periodo temporalmente limitato non permette di dare quella necessaria riconoscibilità a una iniziativa dell’ETI, confondendosi con la programmazione di un teatro stabile di innovazione; anzichè migliorare e accrescere l’offerta complessiva nella Capitale, di fatto la si riduce, sia come numero di spettacoli ospiti, sia nella qualità dell’azione di visibilità di una stagione.
Lei ci ha specificato che intende considerare questa soluzione come transitoria, utilizzando la stagione prossima per individuare e rendere utilizzabile un altro teatro a Roma da dedicare all’innovazione teatrale. Sulla base di questa indicazione e sulla necessità che la programmazione, già dalla prossima stagione, possa mantenere l’organicità e la complessità necessarie, anche con riferimento alle competenze già proprie dell’Ente, ci auguriamo di poter proseguire una fattiva collaborazione.
6. Sistema convenzioni con i Teatri stabili di innovazione
Le convenzioni hanno rappresentato un inequivocabile fattore di sviluppo per il nostro settore e di parziale riequilibrio nelle politiche complessive dell’Ente rispetto agli interventi sul teatro nel suo insieme. Confermandone la validità, riteniamo senza dubbio opportuno iniziare una comune riflessione per un rinnovamento del meccanismo delle convenzioni, a partire dalla stagione 2003/04, per individuare forme ancora più incisive di azione.
7. Progetti speciali
Crediamo si debba avviare un insieme di incontri per definire una strategia di lavoro sui diversi progetti speciali (anche su quelli finora qui non menzionati), per comprendere le linee di azione su cui l’Ente intende muoversi e come i progetti esistenti possano rappresentarle. I tempi di programmazione e di azione culturale richiedono un anticipo considerevole, per poter essere attuati con correttezza e utilità. In previsione della presentazione a ottobre del bilancio preventivo dell’ETI al Ministero, chiediamo che siano effettuati gli incontri anche per la definizione di questo settore di attività.
Per concludere, credo che l’ETI possa davvero diventare quel punto di coordinamento operativo del sistema teatrale italiano, in collaborazione con gli operatori e con le Regioni; vorremmo che, proprio nel momento in cui si avvicina il passaggio di molti poteri alle Regioni, si possa creare un luogo di confronto e di "sistema" a livello nazionale, già operativamente individuando come obiettivo il rafforzamento e l’ampliamento della rete esistente tra i diversi settori del teatro italiano, utilizzando le eventuali risorse aggiuntive che complessivamente dovessero essere richieste e ottenute.
Porgendo a Lei, a tutto il Consiglio di Amministrazione e alla Direzione dell’Ente i miei e i nostri migliori auguri di buon lavoro, la saluto cordialmente
Teatri d’Arte Contemporanea
Il Presidente
(Paolo Aniello)
Lettera n. 3
26 maggio 2003
Ci sono delle domande a cui è sinceramente difficile darsi una risposta; soprattutto quando il dialogo su linee di lavoro, obiettivi, strumenti e iniziativa sconta discontinuità temporali e di atteggiamenti. Prima ancora di entrare nei dettagli dei criteri che l’ETI si è dato per la distribuzione dei contributi, due domande sorgono immediate:
1. pur nel rispetto della totale autonomia con cui legittimamente l’ETI può e anzi, opportunamente decide di dotarsi di regole per la gestione dei fondi, perchè l’Ente è giunto all’approvazione del regolamento senza confrontarsi con gli operatori che il regolamento stesso dovrebbe supportare nella loro attività?
2. di conseguenza qual è la trasformazione che sta avvenendo alla natura dell’ETI? Si sta configurando una sorta di secondo ministero che integra alcune voci di bilancio delle imprese o si vuole riaffermare la natura potenzialmente straordinaria di promozione del teatro italiano in Italia e all’estero? E da che elementi si può comprendere questo?
Il dubbio di fondo, purtroppo non ancora chiarito, è la funzione vera e propria dell’ETI: i pesi e le modalità della distribuzione rispetto a quelle della promozione teatrale, la gestione diretta dei teatri e la promozione di attività sul territorio nazionale e all’estero.
Se il teatro avesse solo bisogno di qualche maggiore contributo pubblico (e tutto il teatro sa quanto è alto il divario con gli altri principali Paesi europei) si potrebbe semplificare tutti i percorsi burocratici e convogliare questi fondi direttamente sui settori; ma di questo non si è trattato e di certo non è questa la volontà degli amministratori dell’ETI.
Ma allora qual è il valore aggiunto che porta l’Ente? Vuole reimpostare un proprio ruolo di attore autonomo rispetto agli organismi teatrali, facendosi protagonista di nuove iniziative teatrali e nella danza? Oppure vuole provare a imboccare quel percorso certamente più faticoso, ma altrettanto sicuramente più ricco e vivo, del confronto con gli operatori?
Un elemento purtroppo evidente è che questi criteri, cos’ come scritti e deliberati, cancellano una modalità di lavoro costruita in anni di confronto con il teatro di innovazione; la volontà di individuare forme di intervento progettuale tese a favorire la qualità dell’intervento teatrale, di riconoscere come elemento di vera promozione del teatro iniziative non necessariamente di distribuzione, la flessibilità di azione dell’ETI incardinata comunque alla verifica continua dello svolgimento dei progetti, tutto questo appare dissolto e negato.
Non comprendiamo e non accettiamo questa nuova impostazione, che pure ci vuole indurre a una forma di consociativismo che non ci è stata nemmeno richiesta; chiediamo il confronto sui contenuti, non la partecipazione a scelte marginali alla vita reale del teatro.
Per responsabilità e per dimostrare una continua volontà di dialogo, abbiamo comunque deciso di nominare due rappresentanti alla commissione paritetica, per quanto non scelti tra gli associati, per salvaguardare un minimo di eticità nel nostro lavoro.
Ma già da adesso chiediamo che si apra un confronto per una revisione dei criteri per il 2004, in tempi utili perché ciò possa poi essere attuato senza ulteriori ritardi e rinvii, affrontando i temi del ruolo delle commissioni paritetiche, che dovrebbero salvaguardare quella funzione di concertazione delle attività di promozione teatrale per l’innovazione, la ridefinizione dell’oggetto degli interventi dell’ETI, riaprendo a progettualità non distributive e rivedendo quindi i criteri di determinazione dei contributi, ma anche potendo discutere, insieme a tutto il teatro, quali siano le necessità di promozione del teatro italiano, ora, in questi anni di complessiva stagnazione, ponendosi una domanda di fondo, se si tratta solo di un problema di distribuzione oppure forse, anche, magari in piccola parte, di ricostruzione di un pubblico appassionato al teatro.
Paolo Aniello
Presidente Teatri d’Arte Contemporanea
Lettera n. 4
Roma, 10 luglio 2003
Egregio Presidente,
desidero porre nuovamente alla Sua attenzione la grande difficoltà in cui si sta muovendo molta parte del teatro italiano: a fronte di un ritardo gravissimo, a tutti ben noto, sul fronte tanto delle nuove assegnazioni che delle liquidazioni di saldi e acconti da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, anche l’attività dell’Ente Teatrale Italiano risulta bloccata rispetto all’attività ordinaria relativa alla distribuzione e non ancora chiara in merito a molti aspetti delle modalità di attuazione.
ad oggi non è stata ancora pubblicata la lista delle compagnie discussa nella riunione della nostra commissione paritetica del 6 giugno scorso;
non si è data risposta a una dei punti di maggiore tensione, ovvero la necessità per gli operatori di poter programmare l’intera stagione 2003/2004, proponendo la validità delle liste anche per il primo semestre del 2004;
è necessario un chiarimento delle modalità di formulazione e di rendicontazione delle voci di bilancio relative ai costi di diarie, viaggi ecc. delle compagnie ospiti, inapplicabile nella pratica del lavoro.
chiediamo che venga ristabilito il valore originario dell’impegno economico sulla distribuzione del settore ricerca, già estremamente basso, ma ora condotto a un livello irrisorio a fronte delle domande di finanziamento.
Alla evidente necessità di prorogare ulteriormente la scadenza dei termini di presentazione dei progetti, voglio inoltre aggiungere anche altre valutazioni.
Il ritardo che conseguentemente verrà riportato nella determinazione degli interventi, che possiamo facilmente prevedere per la seconda metà di settembre, riguarderà anche gli altri ambiti di intervento, Teatro a Sud e i progetti ragazzi, che forse potevano procedere autonomamente.
Questi ritardi, insieme a quelli del Ministero, hanno prodotto un vero e proprio blocco delle programmazioni e complessivamente una necessaria cautela da parte degli operatori, che soffrono più di tutto dell’incertezza di norme e delle entità di risorse disponibili.
La responsabilità che complessivamente il Ministero e le Istituzioni pubbliche come l’ETI si stanno assumendo sono enormi: un sistema delicatissimo, come quello teatrale italiano, viene violentato non solo nei tempi fisiologici per una sua conduzione professionale, ma anche nelle sue modalità di lavoro artistico. La necessità condivisa di allargare il mercato che era stata posta a origine di tutte le riforme (D.M. e criteri ETI), si è rivelata produrre gli effetti contrari: mai come ora stiamo assistendo alla contrazione del mercato, sia nella domanda che nella offerta; le conseguenze da un punto di vista artistico e occupazionale credo che cominceremo a leggerle nei prossimi mesi.
A fronte di tutto questo, chiedo a Lei e a tutti i suoi collaboratori, di affrontare le prossime scadenze con una maggiore capacità di ascolto e di condivisione del vostro operato con gli operatori del settore. Dal nostro punto di vista riteniamo sia necessaria un vigoroso cambio di rotta rispetto alle azioni fino ad ora attuate.
RingraziandoLa per l’attenzione, la saluto cordialmente
Paolo Aniello
Presidente
Teatri d’Arte Contemporanea
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