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Per un “Teatro fuori di sé”: InequilibrioEsploso e Dialoghi
A Castiglioncello per Armunia
di Marco Menini
 

“Teatro fuori di sé” è un progetto che Massimo Paganelli, direttore artistico di Armunia Festival, ha ideato per definire le varie iniziative promosse da Armunia all’interno della stagione 2007-08, nell’anelito di un teatro centrifugo che varchi i confini tradizionali. Tra queste gli otto microfestival di InequilibrioEsploso e i Dialoghi.
I Dialoghi, esperimento in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, coinvolgono cittadini delle province di Livorno, Pisa e Grosseto. Sono, in sostanza, un’occasione di incontro e riflessione, che stimoli un’analisi libera e aperta della realtà contemporanea. I gruppi dei vari Dialoghi (massimo 10 partecipanti) si incontrano a intervalli regolari di una o due settimane e, alla presenza di tutor-coordinatore, discutono e si confrontano su alcune delle “parole chiave” proposte dal tavolo dei tutor. I Dialoghi sono, con le parole di Massimo Paganelli, un tentativo di “parlare di teatro, senza parlare di teatro”, persone che hanno la voglia e l’esigenza di condividere momenti di confronto, per riflettere e soffermarsi su parole che spesso vengono date per scontate nella velocità del quotidiano.
Le parole chiave, all’incirca una trentina, sono state scelte nell’ottica di creare collettori generici di problematiche del contemporaneo da approfondire. Tra le altre, si discute attorno ad Abuso, Censura, Comico/Tragico, Desiderio, Etica/Morale, Futuro, Laicità, Lentezza, Mutamento, Scritto/Orale, Pudore, Sacro/Profano, Seduzione, Solitudine, Vaghezza, Violenza/Crudeltà.
Al fine di dare un respiro più ampio all’iniziativa sono stati coinvolti altri quattro enti delle province di Livorno e Grosseto: il “Centro Artistico Il grattacielo” di Livorno, la Scuola comunale di teatro “Artimbanco” di Cecina (LI), il “Nuovo Teatro dell’Aglio” di Campiglia Marittima (LI) e il “Laboratorio Gavorranoidea” di Gavorrano (GR).
I cittadini che partecipano ai Dialoghi incontrano gli artisti che partecipano a InequilibrioEsploso. L’incrocio diventa opportunità di scambio e di confronto, in una commistione di idee e istanze, di cui ciascuno, artisti e cittadini, è portatore.
Il progetto si inserisce in una linea di lavoro che Armunia segue dalla sua nascita: procedere in direzione di un intreccio dei linguaggi dell’arte, delle nuove frontiere drammaturgiche, incastonando, all’interno della tradizionale stagione teatrale, nuove iniziative, che rispondono al dettato del patto Rutelli tra Stato e regioni.
Lo staff organizzativo, i professori dell’Università di Pisa e i tutor lavorano assieme e confrontano il materiale emerso dai vari incontri dei Dialoghi e di InequilibrioEsploso.
Preme sottolineare l’integrazione tra Esploso e i Dialoghi come momento precipuo del “Teatro fuori di sé”, “un progetto che si configura anche come nuova frontiera di organizzazione e gestione del fatto teatrale che dovrà, nel triennio 2007/09, espandersi in un rapporto sempre più integrato tra gli artisti, le compagnie, la comunità che ospita, inducendo la ricerca di risposte al bisogno di creare connessioni e analogie tra il farsi del teatro e la dimensione del “teatro fuori di sé”, formula che definisce un fenomeno (il teatro) estetico che scavalca se stesso sotto una spinta di tipo etico-cognitivo”, precisa Massimo Paganelli.

Il progetto InequilibrioEsploso nasce come prosecuzione del festival estivo Inequilibrio.07, con l’intento di ripetere il clima che si respira a Inequilibrio nei mesi del festival estivo.
Sono molte le compagnie, già presenti nel mese di luglio 2007 invitate da Armunia, nella stagione in corso, a trascorrere residenze della durata di due settimane. Queste sfociano in microfestival, all’interno dei quali le compagnie portano in scena uno studio (frutto della residenza) o uno spettacolo del loro repertorio, il tutto senza superare la durata di sessanta minuti. Piccole tappe di un percorso artistico e lavorativo che avrà il suo compimento nel mese di luglio 2008, nella prossima edizione di Inequilibrio. Armunia garantisce alle compagnie invitate una residenza nel luogo della rappresentazione, con servizi, assistenza tecnica e anche un’occasione di visibilità, consegnando, nei fatti, ai soggetti teatrali che si occupano di produzione e distribuzione, “vetrine” del nuovo.

I primi due microfestival di Esploso sono stati IN festival (1-2 dicembre 2007), con cinque compagnie in residenza: Edgarluve, Mo-wan Teatro, Alessandro Lombardo diretto da Francesco Suriano, Gaetano Ventriglia, Teatropersona ed E festival (15 dicembre 2007) che ha ospitato Fortebraccio Teatro, EmmeATeatro e Patrizia Aroldi sotto la regia di Johnny Gable.
All’ultima edizione di InequilibrioEsploso, Q festival, il 12 gennaio 2008, hanno partecipato la compagnia umbra Zoe Teatro e quella romana Malebolge. Gli umbri Michele Bandini e Emiliano Pergolari hanno presentato lo studio Esercizio: Frammenti vaghi di una corte confusa, liberamente ispirato all’Architruc di Robert Pinget (1919-1997).
“La situazione è chiara. Il Re, il suo ministro Baga, il cuoco di corte. Tre entità, tre ombre, si rischierebbe di esagerare nel definirle figure”, suggerisce Michele Bandini. E da qui si parte.
In scena tre personaggi, un re, un ministro e un cuoco di corte, in una scenografia densa di oggetti e macchinerie artigianali, in una mezz’ora intensa e surreale che narra la vita di una corte buffa e scalcinata, colorata crisalide di un progetto ancora in fase di definizione.
“Questa storia come continua? Il Re annoiato diventerà feroce, sprocerato o come? Il ministro trasformista sarà coerente? E il cuoco di corte? Diventerà carne o resterà sulla carta? Moriranno ancor prima di nascere o moriranno in scena? Intanto si va. Non si sa dove ma si va!” commenta Emiliano Pergolari. Da sottolineare l’approccio al progetto di Armunia di Zoe Teatro che vede Esploso come una vera e propria “Babele di ispirazioni”, luogo dove succede veramente qualcosa di particolare, dove si percepisce forte l’idea, il senso che sta alla base dell’agire di coloro che lo tengono vivo: un luogo che è fucina di artisti ma ancora più fucina di un pubblico, luogo d’incontro, di confronto tra visioni e poetiche differenti.

E’ stata poi la volta della Compagnia Malebolge, che ha portato in scena Magick, tutti sotto controllo, microstudio di dieci minuti, frammenti di un lavoro che andrà a analizzare il mondo della magia e dell’amore, seguito dalla versione ridotta di Tumore, uno spettacolo desolato, spettacolo dedicato a Virginie Larre, storica dell’arte scomparsa prematuramente.
La compagnia Malebolge è stata fondata nel 2003 da Lucia Calamaro, regista e drammaturga, che si avvale della collaborazione di Benedetta Cesqui e Monika Mariotti.
Dice Lucia Calamaro a proposito di Tumore: “Questo è uno spettacolo di cui ancora ignoro la natura. Soprattutto ora, che uscito definitivamente da me, ha vita propria. So solo che volevo uno spettacolo profondamente tragico che mi si trasforma tra le mani in qualcosa che lo è sempre meno. E allora comincio a dirmi che c’è un’ironia che è risultato di desolazione, negazione, privazione, perché cerco di raccontare l’itinerario indicibile di un malato terminale”.
Lo spettacolo è ambientato nel nudo rettangolo di un nosocomio dove vanno a morire i malati terminali. In questa culla di nature ibride, la malata, sua madre e una dottoressa si affidano a elisir, miracoli d’arte varia, preghiere e infine a un’ultima operazione impossibile, scettico appiglio risolutivo che la medicina tende allo spirito.
La regista e autrice Lucia Calamaro ha così commentato la sua presenza a InequilibrioEsploso. “Il mio fare teatro ultimamente ha messo su delle arie come da esploratore ottocentesco e il suo obiettivo è, per cosi dire, geografico-conoscitivo: si tratta dunque di allargare il territorio conosciuto. Non quello del teatro, ma il mio, il nostro, di noi Malebolge e, a Dio piacendo, anche quello di chi quel giorno, per caso, capita a vederci.
Fatto sta che mi sento stretta, ovunque lo spazio, le cose e la loro natura, risultino troppo definite e ordinate. Ibridi, ambiguità e indecisioni sono il mio pane quotidiano; credo infatti che dalla confusione, più che dalle certezze, arrivino le sorprese.
Adoro vivacchiare nei posti di rango bizzarro, cincischiarci e stordirmici. E poi cerco di orientarci anche il mio teatro. È del resto da lì, da quei posti mentali, stretti e nascosti, che vengono fuori le mie parole. Quei luoghi sono la mia enciclopedia. Ed è lì che poi cerco di portare i miei attori.
Mi piace pensare che il luogo, lo spazio dove si svolge, nasce e finisce il teatro di Malebolge è nei minuscoli vuoti esistenti, sebbene invisibili all’occhio nudo, tra i bordi naturali che uniscono idealmente le mappe del teatro e del reale. Zone di sprofondo, non certo di superficie.
Zone astratte, elitarie, autocompiacenti, inutili. Ma, suppongo, generatrici di un mondo parallelo e, come tale, ricco di immagini e situazioni pressoché infinite. E poi è solo da lì che, talvolta, ho la sensazione di riuscire appena a “far vedere l’ombra delle cose” di cui parlava tanto Artaud”.


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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