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padre ubu. Così vi compiacete di dire, signore, ma voi state parlando a un
grande patafisico.
achras.
Scusate, signore, dicevate?
padre ubu. Patafisico. La patafisica è una scienza che noi abbiamo inventato e
il cui bisogno si faceva sentire generalmente[1].
Nel marzo del
1979 esce in libreria un grosso e inconsueto volume, dal nome altrettanto
inconsueto. E' il Patalogo 1,
l'"Annuario dello spettacolo. Musica televisione cinema teatro" della
neonata casa editrice Ubulibri, fondata da Franco Quadri in quell'anno (ma per
il primo numero del Patalogo si
appoggia ai già collaudati tipi editoriali del Formichiere). Il santo
protettore di entrambi, Patalogo e
casa editrice, è Alfred Jarry, il creatore del personaggio di Ubu. Il legame
con lo scrittore di Rennes è dichiarato sin dal nome, in tutti e due i casi. Il Patalogo è infatti un "catalogo
con la p"[2] che prende il suo nome
dalla "Patafisica" jarryana.
Il contesto
storico all'interno del quale nasce il Patalogo
è quello dei secondi anni '70, periodo in cui - finita la grande stagione delle
neoavanguardie, che negli anni '60 hanno modificato radicalmente la scena – il
teatro è alla ricerca di nuove strade.[3]
Il Patalogo 1, nel suo progetto iniziale, comprende 4 sezioni:
Cinema, Teatro, Musica e Televisione. Ciascuna di esse copre la stagione che va
dall'agosto 1977 al luglio 1978: le quattro gradi aree dello spettacolo sono
unite in un unico volume di più di 600 pagine. Ideatori e coordinatori del
progetto sono Franco Quadri e Giovanni Buttafava.[4] L'idea è quella di
costruire uno strumento che comprenda le varie aree dello spettacolo, creando
un ponte tra ciascuna di esse e le altre. Questo progetto è senza dubbio
innovativo e per certi aspetti rivoluzionario, ma è in qualche modo
“anticipato” da una serie di pubblicazioni che ne hanno costituito il
retroterra culturale. Tra le varie esperienze che hanno preceduto la nascita
del Patalogo, vi sono
"Sipario", il cui redattore dal 1964 al 1969 è proprio Franco Quadri[5], e la rivista
"Ubu" diretta dallo stesso studioso e nata alla fine del 1970.
"Sipario",
sorta nel 1946, è stata negli anni '60 un cantiere di riflessioni critiche e
teoriche sul teatro e sullo spettacolo in genere. Nell'"era Quadri"
"Sipario" ha scandagliato il mondo della scena, ha cercato di creare
un rapporto tra le diverse arti, ha sviluppato e condotto il dibattito
teatrale, divenendo punto di riferimento per chiunque si sforzasse di capire i
mutamenti di quegli anni. Oltre e più che attraverso recensioni e saggi,
"Sipario" ha realizzato questi obiettivi mediante strumenti quali il
numero a tema, l'inchiesta, il censimento e il monitoraggio.[6] Come vedremo tutte queste
metodologie verranno a far parte della storia del Patalogo.[7] Anche l'idea di una
riunione delle varie arti dello spettacolo, che è l'assunto che sta alla base
dell'Annuario, in qualche modo è anticipata dalla rivista, che sin nel titolo
reca la dicitura "rivista di teatro-scenografia-cinema". E ancora:
anticipatori di alcune sezioni fisse del Patalogo
sono il "Calendario dell'anno", una rubrica degli appuntamenti mese
per mese più interessanti nei diversi settori dello spettacolo, sia in Italia
che all'estero, e lo "Spot", una pagina che fornisce brevi flash
sugli eventi teatrali del periodo.
La rivista
"Ubu" non ha carattere specificamente teatrale, anzi. I temi trattati
sono moltissimi, dalla riflessione politica[8] all'approfondimento su
tematiche civili come la liberazione femminile, la battaglia per i diritti
sessuali, la pena di morte[9], la guerra. Tra di essi
trovano spazio anche tematiche legate al mondo dello spettacolo[10], in tutte le sue accezioni.[11] Le caratteristiche della
pubblicazione sono l'eterogeneità, l'originalità[12], l'alternatività, l'ironia
e la polemica anti-sistema (siamo agli inizi degli anni '70). La mescolanza -
di alto e basso, di impegnato e ludico, di nazionale ed internazionale - è un
tratto fondamentale di "Ubu" che il Patalogo erediterà in
toto. Una parola meritano anche i collaboratori. Nel numero 3, del febbraio
1971, figurano tra gli altri Gianni Buttafava, Ettore Capriolo, Alberto
Farassino, Orazio Gavioli, Maurizio Porro, Giuliano Scabia. Alcuni di loro
saranno tra i collaboratori storici del Patalogo.
Quello che più
spicca della rivista è l'impaginazione, originale ed estrosa, la grande
abbondanza di immagini, fotografie, disegni, vignette.[13] Anche questo sarà una base
di partenza del Patalogo, che punta
proprio su una particolare impaginazione, che unisca il verbale al visivo,
permettendo al lettore - oltre ad
acquisire il dato o l'informazione - di farsi un'idea dello spettacolo di cui
si parla.
Infine un
altro elemento di continuità tra le due pubblicazioni sta nell'introduzione di
un elenco dei film, degli spettacoli e dei dischi usciti nell'arco del mese,
alcuni dei quali corredati da un inserimento testuale (che va dalla critica
alla dichiarazione di poetica).
Vediamo ora
più nello specifico come è strutturato l'Annuario, almeno nelle sue sezioni
fisse. Queste infatti - che ricorrono uguali in ciascun numero - si alternano
ad altre, che si potrebbero chiamare "Speciali", e che cambiano di
volta in volta, toccando tematiche sempre diverse per meglio fotografare la
stagione teatrale cui il volume si riferisce. Il primo Patalogo - come si è visto - è un volume unico. Con il secondo
numero le diverse discipline sono divise in due volumi, da una parte Teatro e
Musica, dall'altra Cinema e Televisione. Fino al 1987 resterà questa divisione,
mentre dal 1988, con il Patalogo 11,
il campo si restringerà al solo teatro.[14]
La sezione
Cinema dà conto dei film distribuiti in Italia nel periodo di tempo
considerato. In ordine alfabetico i lungometraggi sono suddivisi con criterio
geografico, secondo il paese di provenienza. Per ciascuna nazione, i film sono
indicati con il titolo, il regista, gli interpreti, la data (mese e anno) e
l'eventuale divieto ai minori.
La parte
dedicata alla musica registra i cartelloni dei teatri lirici italiani più
importanti. Anche qui gli spettacoli sono identificati, all'interno del teatro
in cui sono stati rappresentati, con il titolo, l'autore, il direttore
d'orchestra, il regista, lo scenografo, il costumista e gli interpreti.
Un criterio
così definito mal si presta a inglobare la complessa ed eterogenea realtà del mondo
televisivo, che è l’oggetto della terza sezione. Dal terzo numero tuttavia
anche per la televisione compare un catalogo dei programmi trasmessi, o almeno
di quelli più nuovi e significativi: viene segnalato il titolo dello
spettacolo, la data (di inizio, se si tratta di trasmissioni in più puntate),
la rete che lo trasmette, il numero di puntate e la media degli ascoltatori.
Infine, per
quanto concerne il teatro, vengono elencati gli spettacoli rappresentati in
Italia nella stagione presa in esame, da principio, nel primo numero, seguendo
l'ordine cronologico.[15] Già con il Patalogo
2, tuttavia, gli spettacoli sono raggruppati sotto le compagnie che li
producono, disposte in ordine alfabetico. L'elenco degli spettacoli poi,
all'interno di ogni compagnia, è ordinato cronologicamente (dal primo
all'ultimo all'interno del periodo considerato). Per ciascuno di essi è
riprodotta la locandina, cui segue la città, il teatro e la data del debutto.[16] Un altro appuntamento fisso
del Patalogo Teatro è il referendum Ubu:
con la nascita dell'Annuario nasce anche il Premio Ubu, riconoscimento
conferito grazie ad un referendum tra critici, studiosi e collaboratori del Patalogo alle realtà teatrali giudicate
più meritevoli per il lavoro svolto nella stagione.[17] I risultati della votazione
sono sin dal primo numero pubblicati nel Patalogo.
Altri
appuntamenti fissi della stagione teatrale sono le rubriche dedicate ai
festival, che forniscono il quadro delle manifestazioni in Italia e all'estero,
i libri di e sul teatro pubblicati nel corso della stagione, gli altri premi,
cui già dal Patalogo 2 si aggiungono
i convegni e le mostre di argomento teatrale.[18] Presenti sin da subito
anche i "Fin de partie", piccole biografie degli artisti teatrali
deceduti nel corso dell'anno.
Un ulteriore
carattere specifico del Patalogo è la
sua vicinanza temporale alla stagione teatrale che prende in considerazione.
Infatti, il Repertorio - dopo alcuni anni di rodaggio - ha preso a considerare
un periodo di tempo che va dal 16 giugno di un anno al 15 giugno di quello
successivo. Questo periodo ricalca il reale andamento della stagione. Il lavoro
di redazione occupa tutti i mesi estivi e parte dei primaverili, cosicché il
libro può uscire in autunno, solo pochi mesi dopo la conclusione della stagione.
Oltre a queste
sezioni ricorrenti, ogni numero del Patalogo
ne contiene numerose altre, di volta in volta diverse, che analizzano e
approfondiscono gli aspetti che hanno maggiormente caratterizzato la stagione.
L'ultima
peculiarità dell'Annuario è la commistione a livello di impaginazione tra testi
e immagini. I dati, gli spettacoli, le riflessioni critiche vengono organizzati
in continuo rapporto con le fotografie cui si riferiscono.
III.3. Annuari a confronto: Theater
Heute e Theatre World
In concomitanza
con la nascita del Patalogo in
Italia, annuari di teatro sorsero anche in altri paesi. Una ricognizione
capillare sarebbe molto ardua, e probabilmente non aggiungerebbe molto a questa
analisi. Ci si limita quindi a prendere in considerazione due pubblicazioni,
una, Theater Heute, di area tedesca,
l'altra, Theater World, americana.
Non si tratta in realtà di vere e proprie analogie, ma in alcuni casi (più sul
versante tedesco che in quello statunitense) si può ipotizzare una certa
somiglianza.[19]
Alcune affinità
con il Patalogo presenta l'annuario[20] prodotto in Germania da
"Theater Heute"[21], il più autorevole
periodico teatrale tedesco, sorto negli anni '60. Anche qui si possono
ritrovare sezioni fisse, che non mutano con il passare del tempo, e altre invece
differenti anno per anno. Le prime hanno un valore documentario e di
testimonianza, le seconde sono articoli e piccoli saggi sui fenomeni teatrali
emersi nell'arco dell'anno.
Tra le prime,
due sono particolarmente interessanti. Una, chiamata "Dokumentation",
fornisce l'elenco dei teatri tedeschi con un criterio regionale. Città per
città, viene indicato per ogni teatro il numero degli spettacoli, con i soli
titolo e autore, ma differenziati per genere: prosa, opera, operetta, danza e
così via.[22]
L'altro settore
interessante è quello riservato alla critica. Anche "Theater Heute"
organizza un referendum tra critici e giornalisti teatrali, che danno il loro
voto ad una serie prefissata di categorie.[23] La votazione dei critici è
certamente il punto di maggiore convergenza con il Patalogo, soprattutto nello stabilire alcune categorie fisse di
voto. Questo accorgimento incanala in qualche modo il giudizio, lo rende per
certi aspetti più uniforme e meno libero di quanto potrebbe esserlo con una
formula aperta. Dall'altro lato tuttavia solo in questo modo probabilmente è
possibile ipotizzare una vera e propria classifica tra uguali, e dare di
conseguenza al riconoscimento una certa scientificità.
Al di là delle
sezioni fisse, il numero annuale di "Theater Heute" ha sicuramente
qualche affinità con il Patalogo, a
cominciare dal grande spazio che lascia alle immagini, che sono quasi
esclusivamente fotografie di scena. Anche nei contributi che offre, che possono
essere interventi teorici o recensioni, si può instaurare un parallelismo.
Forse più di tutto simile è il pubblico cui si rivolgono entrambi: per le
caratteristiche delle due pubblicazioni il lettore previsto sarà sicuramente
sia l'addetto ai lavori, che usa le informazioni che contengono per servizio,
sia anche il semplice appassionato. E' proprio la destinazione d'uso - lontana
dalla schematicità propria di un catalogo di dati - che rende le due testate
abbastanza affini. Manca invece del tutto, nel caso di "Theater
Heute", il collegamento tra il mondo teatrale e gli altri settori dello
spettacolo.[24]
Meno affinità
con il Patalogo ha Theatre World, l’annuario americano che
elenca gli spettacoli allestiti negli Stati Uniti nel corso di una stagione.
Questa pubblicazione - dal valore eminentemente divulgativo – divide le
rappresentazioni secondo un ordine geografico.[25] Le pagine sono dominate
dalla parte grafica, che vede per ciascuno spettacolo una o più fotografie.
Ogni singola pagina contiene un unico spettacolo.
Theatre World offre due altre rubriche[26] che danno un supplemento di
informazioni sul periodo che l'annuario prende in esame: le biografie degli
artisti attivi nella stagione e la sezione “Obituaries”, che traccia un breve
profilo degli artisti deceduti nel corso dell’anno.[27] Alle ultime pagine è
sistemato l’indice dei nomi.
Al di là delle
analogie e delle differenze (Theatre
World è uno strumento per metà divulgativo e per l’altra promozionale, e
non contiene alcuno spunto critico o teorico) un altro elemento può in un certo
modo comparare le due pubblicazioni. Infatti concomitantemente a Theatre World, l’editore John Willis fa
uscire anche Dance World (inaugurata
nel 1966) e Screen World (nata nel
1949): il tentativo di coprire più ambiti del mondo dello spettacolo (anche se
senza un progetto unitario e onnicomprensivo) può richiamare il Patalogo e la sua articolazione in
quattro sezioni.
[1] Alfred Jarry, Ubu Cornuto,
in: Alfred Jarry, Ubu, Adelphi,
Milano 1995, p. 72.
[2] Come dichiara
scherzosamente lo stesso ideatore, Franco Quadri, nelle riflessioni sul ventennale
dell'Annuario, pubblicate sul numero 20 (Cfr. Franco Quadri, La lunga avventura del libro del caso,
in: il Patalogo 20, p. 219).
[3] Non si vuole in questa sede
cercare di riassumere in poche pagine il fenomeno "Seventies". Per un
inquadramento storico-critico del periodo si rimanda a: Franco Quadri, L’avanguardia teatrale in Italia. Materiali
1960 - 1976, Einaudi, Torino 1977, e a: Oliviero Ponte di Pino, Il nuovo teatro italiano 1975 - 1988. La ricerca dei gruppi: materiali e documenti, La casa Asher,
Firenze 1988. Cfr. anche il testo di Marco De Marinis, Il nuovo teatro, Bompiani, Milano 1995 (soprattutto il capitolo
conclusivo), e per il cosiddetto "teatro immagine" le pagine 13 - 71
di Dalla parte dell'occhio. Esperienze
teatrali in Italia 1972 - 1982 di Silvana Sinisi, Edizioni Kappa, Roma
1983.
[4] Nel Patalogo 1 la sezione Cinema è curata dallo stesso Buttafava,
quella di Teatro da Luigi Sponzilli, la Musica da Fausto Malcovati e la
Televisione da Aldo Grasso. Contemporaneamente nasce anche una redazione, che
si occupa di registrare, catalogare, ordinare i materiali. La prima redazione è
composta da Luigi Sponzilli, Massimo Lastrucci e Oliviero Ponte di Pino.
[5] Il quale ha poi ancora per
molti anni collaborato alla rivista, con articoli e saggi.
[6] Si veda ad esempio il
“Rapporto sull'attore", a cura di Franco Quadri e Giuseppe Bartolucci,
"Sipario" n.236, dicembre 1965, pp.14 - 60.
[7] Per fare un'anticipazione,
un'inchiesta sul "Senso della critica" si ritrova nel Patalogo 18.
[8] Si veda lo speciale sulla
Comune di Parigi del 1971 ("Ubu" n. 5, pp. 10 - 11).
[9] Celebre e scioccante la
testimonianza del condannato a morte Charles Manson davanti alla Corte della
Contea di Los Angeles (in: "Ubu", n. 3, febbraio 1971, p. 11)
[10] Da notare il fotoromanzo di
Dracula, spettacolo del Gruppo Tse di
Buenos Aires diretto da Alfredo Rodriguez Arias.
[11] Si citano per esemplificare
il dossier "Teatro Ambiente", che raccoglie un'intervista a Dario Fo
e un intervento di Luca Ronconi a proposito del suo nuovo spettacolo dopo l'Orlando furioso ("Ubu" n. 3,
pp. 6 - 8); un testo inedito del Living Theatre realizzato nelle favelas
brasiliane ("Ubu" n. 4, pp. 4 - 5); l'analisi del "teatro
melo-religioso della Compagnia D'Origlia-Palmi al Borgo S. Spirito a Roma"
("Ubu" n. 5, p. 8).
[12]Molto divertenti sono le
locandine di film inesistenti. Tra le tante se ne cita una, presa dal n.3:
Dall'orrore
della guerra è na-
to
ancora una volta l'amore...
Annie
Girardot - Jean Louis
Trintignant
- Claude Rich -
Ives
Montand - Beba Loncar
in
UNA ROSA IN DICEMBRE
(The life and The Death of Lilian Ash)
dal
bestseller di Burgen Orowitz
L'amore è uguale in tutto il
mondo
"E' una storia
meravigliosa" Streisand
"Non ho mai pianto
tanto in vita mia" King Vidor
"Vorrei averla vissuta
io" Irene Papas
Una curiosità: questa locandina è stata riconosciuta come falsa da un
lettore nel numero successivo.
[13]Alla rivista partecipa con
le sue vignette Crepax.
[14] E il Patalogo Teatro resiste anche attualmente, arrivato al traguardo
del numero 22.
[15] Dal 1 luglio 1977 al 30
giugno 1978.
[16]La catalogazione degli
spettacoli dal Patalogo 2 prende il
nome di "Repertorio di un anno".
[17] L’idea del referendum tra i
critici si trova già in “Sipario”. Con il primo Referendum Ubu vengono premiati
il miglior spettacolo, la miglior regia, la miglior scenografia, il migliore
attore, la migliore attrice, il miglior attore e la miglior attrice non
protagonista. A queste voci, nel corso degli anni, ne sono state aggiunte
altre, come il premio per il miglior spettacolo straniero, che fa il suo
ingresso nel 1983; altre ancora, come il caso degli attori non protagonisti, si
sono eclissate per poi ritornare di nuovo alla luce.
[18] Più tardi convegni, libri,
mostre e premi saranno uniti nella "Vetrina di una stagione".
[19] Per dar conto della vastità
ed eterogeneità degli annuari teatrali in ambito europeo si fa qui cenno anche
all’Annuaire du spectacle de la
Communauté française de Belgique, edito dagli Archives et Musée de la
Littérature di Bruxelles. In breve, questa pubblicazione prende in considerazione
- come il titolo stesso suggerisce - gli spettacoli prodotti (o ospitati) dai
teatri di lingua francese, che vengono raggruppati teatro per teatro, a
cominciare dall’opera e dalla danza, per poi suddividere la prosa in théâtres subventionnés, autres théâtres, théâtre pour jeune public,
accueils et festivals, ecc. All’interno di ciascuna categoria gli
spettacoli sono indicati con titolo, autore, regista, data della prima
rappresentazione (più un’altra serie di notizie che variano caso per caso). L’annuario
preso in esame si riferisce alla stagione 1991 - 1992.
[20] Si tratta di un numero
unico, speciale, riassuntivo dell'intero anno solare. Qui sta anche una delle
differenze con il Patalogo, poiché
quest'ultimo segue nel suo Repertorio la scansione temporale della stagione
teatrale cui si riferisce.
Il titolo della pubblicazione di
"Theater Heute" è semplicemente "Theater", seguito
dall'anno trattato al suo interno.
[21] Come riferimento per
l'analisi si sono scelte le annate dalla metà degli anni '70 alla metà degli
anni '80. In questo periodo alcune impostazioni della pubblicazione hanno
subito alcune modifiche. Tuttavia l'impianto dei primi anni considerati è nella
sostanza conservato anche negli ultimi.
[22] Questa mappatura su base
geografica ricorda quella dell'annuario Siae italiano, anche per la mancanza di
illustrazioni e per i caratteri tipografici, che per la loro schematicità
richiamano una raccolta di dati ad uso "interno", non divulgativo ma
proprio degli addetti ai lavori.
[23] Miglior spettacolo tedesco,
Migliore straniero, Miglior regia e drammaturgia, Migliori scene e costumi,
Migliori attore e attrice, e infine il teatro che si è maggiormente distinto
per produzioni e innovazione nel corso dell'anno.
[24] Un’altra pubblicazione
interessante è l’Annuaire international
du théâtre, promosso dall’Association Internationale des Critiques de
Théâtre (AICT, sorta nel 1973) e nato nel 1978 in Polonia. La redazione della
prima edizione è internazionale e comprende Roman Szydlozski, André Camp, Jaap
Joppe, Petar Selem, Ernst Schumacher, August Grodzicki e Joanna Strzelecka.
Questo annuario non informa sugli spettacoli rappresentati in ogni singolo
paese, ma fornisce un profilo critico per la stagione teatrale che prende in
considerazione, stato per stato, partendo dall’Africa Nera e terminando con la
federazione yugoslava. Ciascun pezzo è firmato da un critico. Oltre a questa
mappa di una stagione, che include più di 25 paesi, si ritrovano saggi e
articoli (tra cui, nell’edizione del 1978 cui si fa riferimento, e che prende
in esame l’anno solare 1977, anche Ma
voie vers le théâtre de la mort di Tadeusz Kantor). Sono inoltre citate le
associazioni e le istituzioni internazionali che si interessano al mondo del
teatro (tra esse si trovano, oltre all’AICT, l’Association Internationale du
Théâtre Amateur, la Société Internationale des Bibliothèques et des Musées des
Arts du Spectacle, il Théâtre dans le Tiers Monde, insieme a informazioni su
alcune manifestazioni e festival come la Troisième Saison mondiale du Théâtre
des Nations à Paris).
[25] Si parte da Broadway:
all’interno di Broadway vengono fornite le locandine di ciascuno spettacolo,
precedute dal teatro in cui si tiene la pièce. Seguono la data del debutto,
comprensiva di giorno, mese e anno, i nomi dei produttori, il titolo (a
carattere più grande), l’autore, il regista, le scene, i costumi, le luci e
infine il cast, in cui ciascun attore si lega al proprio personaggio (in coda
sono indicate le comparse). In conclusione si dà anche la data dell'ultima
replica, e di quante ne sono state fatte. Talvolta al termine della locandina
vengono fornite alcune brevi informazioni sullo spettacolo. Le altre sezioni
fisse seguono lo stesso schema e si riferiscono agli altri teatri americani e
ai principali festival teatrali degli Stati Uniti.
[26] Per un’analisi di Theatre World ci si è basati sui volumi
21 e 22 che comprendono rispettivamente le stagioni 1964-1965 e 1965-66 (Cfr. Theatre World, edited by John Willis,
New York).
[27] Una sezione dedicata agli
artisti scomparsi si trova anche nel Patalogo.
Dal secondo numero prende il nome di “Fin de partie”.
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