|
|
|
premessa
Questo lavoro di tesi è nato
dall'osservazione della struttura del Patalogo,
l’Annuario dello spettacolo pubblicato da Ubulibri a partire dal 1979.
L'ipotesi di partenza - racchiusa già nel titolo - postula che tutti gli
elementi inseriti all'interno di questo particolare Annuario si distribuiscano
in un discorso narrativo. Si è cioè ipotizzato che il risultato cui il Patalogo giunge sia primariamente
quello di svolgere un vero e proprio racconto di ciascuna stagione teatrale.
In quest'ottica, il lavoro
procede "ad imbuto", dal generale al particolare.
Nella prima parte si è
partiti dalla nozione stessa di racconto,
come esigenza ed esperienza connaturate all'uomo, nel suo costante desiderio di
lasciare delle tracce, delle testimonianze, per poi esaminare le varie forme in
cui nel corso del tempo si sono evolute le forme narrative, dai primordi della
comunicazione orale alle tecniche elettroniche del XX secolo. Dal racconto
nella sua accezione più generale, il campo d'osservazione si restringe alla
narrazione di argomento teatrale, soffermando l’attenzione su alcuni exempla, in cui attraverso le parole di
autori del passato remoto e prossimo sono descritti gli spettacoli, le pratiche
teatrali, i personaggi, la stessa idea di teatro dominante in epoche diverse.
In questo senso si sono utilizzati sia passi letterari in cui entrano spezzoni,
frammenti di vita teatrale (“il teatro nel racconto”), sia le testimonianze
reali di alcuni spettatori illustri, uomini di teatro, critici, appassionati,
che nelle loro pagine lasciano traccia del teatro dei loro tempi (“il racconto
del teatro”).
Terminata la parte
"storica", ci si è rivolti alla situazione attuale, analizzando tutte
le forme in cui, all’inizio del III millennio, il teatro è raccontato e
documentato, sia nella sua valenza di evento culturale che nel suo accadere
quotidiano: dopo aver accennato allo spazio dedicato al teatro dai mass media
elettronici, ci si è concentrati sulle varie forme di scrittura sul teatro,
dalle recensioni dei quotidiani alle riviste di settore, dall’editoria
specializzata alle pubblicazioni degli Atenei, dai materiali degli stessi
teatri allo strumento dell'annuario.
A questo punto è introdotto il Patalogo, di cui si descrive il
contesto culturale d’origine, le esperienze che l'hanno influenzato, la volontà
di oltrepassare gli steccati tra le diverse forme di spettacolo. Dopo aver
brevemente passato in rassegna le sezioni dedicate al cinema, alla musica e
alla televisione, si passa decisamente al Patalogo
Teatro individuandone la struttura e mettendone in evidenza gli elementi
principali e le ripartizioni interne.
Una più approfondita
definizione dell'Annuario è scaturita poi dalle descrizioni del Patalogo che gli stessi autori e
collaboratori hanno raccolto in occasione dell'edizione del ventennale. Da
questi contributi si sono tratti gli spunti per una prima parziale conferma dei
presupposti di partenza. Tra ricordi e suggestioni infatti emerge
progressivamente la dimensione "narrativa" del Patalogo: si rintraccia un disegno articolato che distribuisce gli
eventi di una stagione teatrale secondo le forme di un racconto, di una
struttura cioè che li dispone lungo assi narrativi organizzati attorno a ben
individuate polarità. Un successivo passaggio precisa poi in quali termini e in
quali modi sia composta questa narrazione: più che di un racconto di stampo
lineare-letterario, l'elaborazione del Patalogo
sembra presentare gli aspetti propri di una drammaturgia. La sua composizione e
impaginazione infatti viene descritta come un modo teatrale di raccontare: i materiali vengono ordinati attorno
ad alcuni "snodi" drammaturgici. Allo stesso modo in cui un testo
viene "trattato" drammaturgicamente per dare luogo ad uno spettacolo
teatrale, così tutti gli elementi che caratterizzano la stagione teatrale -
testi, dati, commenti, immagini - vengono nel Patalogo impaginati in modo tale da costituire la
"drammaturgia di una stagione".
La seconda parte intende
mettere in evidenza questi “snodi” drammaturgici. Sulla base di una preliminare
schedatura di ciascun Patalogo, i cui
materiali vengono già organizzati in “aree” omogenee, in “zone” ampie in cui
confluiscono più argomenti, si compie una selezione tra le 22 stagioni
raccontate dal Patalogo. Sono scelti
alcuni numeri che, lungo i ventidue anni di vita dell’Annuario, si presentano
in questa chiave di lettura particolarmente ricchi di implicazioni. Si è
privilegiato un approccio “sincronico”, stagione per stagione, con l’obiettivo
di individuare, all’interno di ciascun volume, i punti cruciali attorno ai
quali si dispongono gli interventi e si sviluppano le riflessioni. Questi i
numeri prescelti: il Patalogo 1
(stagione 1977/78), dove è sviluppato il problema dello spazio teatrale nelle varie forme in cui emerge nel corso della
stagione, ed è messa in risalto la figura dell'attore; il Patalogo 2
(stagione 1978/79), in cui numerosi contributi si raccolgono attorno al
rapporto tra teatro e musica, mettendo in evidenza
l'importanza che assume in quegli anni l'elemento sonoro, e una vasta zona è dedicata
alla tendenza della poesia a servirsi
di elementi teatrali e spettacolari; il
Patalogo 5/6 (stagioni 1981/82 e 1982/83), numero doppio che accorpa due
stagioni, in cui emerge la figura dell'autore,
e la tendenza dei nuovi gruppi teatrali al recupero del testo; il Patalogo 10
(stagione 1986/87), che affronta la questione del nascente videoteatro e fa il punto sul decennio trascorso; il Patalogo 15 (stagione 1991/92), in
cui si cerca di dare una definizione del significato di “ricerca” in ambito teatrale e si analizza l’opera di tre grandi registi; il Patalogo 17 (stagione 1993/94), che dapprima indaga il rapporto
tra teatro e contesto socio-politico
e istituzionale e poi si occupa dell’attenzione rivolta da ogni parte al più classico degli autori, Shakespeare; il Patalogo 20 (stagione 1996/97),
infine, che rileva la violenza come elemento predominante in testi e
rappresentazioni e sottolinea l’attenzione del mondo del teatro per i terreni
della sofferenza e della diversità.
A conclusione di questa parte
è posta un’analisi intertestuale che dia conto delle corrispondenze e dei
ritorni di questi temi all’interno degli altri volumi che formano il corpus degli Annuari e ne metta in
risalto la centralità nella riflessione svolta dal Patalogo.
In sede di conclusioni,
sulla base del lavoro svolto, si riassume il risultato raggiunto: è confermata
l’ipotesi originaria, cioè che ciascun numero del Patalogo possa essere letto secondo un criterio
narrativo-drammaturgico, che - partendo dalla caotica raccolta dei dati
relativi alla stagione teatrale - costituisce una vera e propria “drammaturgia
della stagione”, suddivisa in “capitoli”, “zone cruciali”, “punti di svolta”.
In appendice, un’intervista
a Franco Quadri, inventore ed editore del Patalogo,
fornisce il più autorevole riscontro alle ipotesi iniziali.
|
|
|