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Sarah Kane
di Oliviero Ponte di Pino
Questo testo è stato originariamente pubblicato su "Diario" in occasione della morte di Sarah Kane.
Aveva solo 23 anni nel 1994, quando il suo testo d’esordio, Blasted (Dannati), al Royal Court Theatre di Londra suscitò accuse moralistiche di oscenità, meritò alcune recensioni entusiastiche, aprì la strada a una giovane leva di drammaturghi e conquistò un pubblico nuovo, cresciuto nell’era Thatcher, che si scopriva in sintonia con quel grumo di indignazione, rifiuto e rabbia.
Sarah, figlia di un giornalista di tabloid, se la prendeva con lo scandalismo dei mass media – anche se non si sarebbe mai scrollata di dosso la loro pruriginosa curiosità Blasted iniziava come un’avventura d’amore in un albergo di Leeds e finiva in una scena di massacro e atrocità in Bosnia. La violenza che ci entra in casa con il tg è la stessa che esercitiamo e subiamo ogni giorno, nella vita quotidiana, nei sentimenti, nel sesso. L’orrore per quel che fanno gli altri e per quel che facciamo di noi è lo stesso.
Mentre quell’impietosa autodenuncia della nostra solitaria e colpevole impotenza veniva rappresentato in tutto il mondo, lei continuava a lavorare in teatro: una radicale attualizzazione del mito di Fedra (Phaedra’s Love), una messinscena del Woyzeck di Büchner, e soprattutto altri due testi brutali e impietosi: nel maggio del ’98 Cleansed, ambientato in un’università sudamericana trasformata in campo di concentramento; pochi mesi dopo, all’ultimo festival di Edimburgo, Crave, protagoniste due coppie che dissezionano l’amore. A questa "born again Christian" che aveva subito perso la fede, il teatro era servito per rendere pubblica e condividere la propria sofferenza morale: l’aveva trasformata in un gesto politico, ma non poteva curarla. Parlava continuamente del suicidio, e gli amici per sdrammatizzare ci scherzavano. Ma alla fine ce l’ha fatta, imbottendosi di barbiturici al King’s College Hospital, dov’era ricoverata. "Scrivo la verità e la cosa mi uccide", dice uno dei personaggi di Crave. I mass media di tutto il mondo l’hanno sbattuta per l’ultima volta in prima pagina.
copyright Oliviero Ponte di Pino 1999, 2000
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