Antonio Calbi
Ho scritto questa triste ballata appena ho saputo delle dimissioni di Martone, sollecitato anche dall'amica, attrice-pasionaria, Carla Chiarelli. Si può declamare questo componimento alla maniera della canzone di De Gregori, di cui non ricordo il titolo, ma i cui versi attaccano, appunto, con “Viva l'Italia”.
Venerdì 3 novembre, ore 11.
Inno alla resistenza creato di getto
con la pancia col cuore e tanta rabbia
Viva l'Italia!
Viva l'Italia! L'Italia del malcostume e dell'incultura.
L'Italia dell'ingerenza e dell'arroganza politica.
L'Italia della burocrazia e dei consigli di amministrazione che tutto possono. L'Italia restia ai cambiamenti
e ossessionata al mantenimento dello status quo, qualsiasi esso sia.
Viva l'Italia miope dei tempi che mutano, sorda alle istanze delle nuove generazioni, restia al corretto alternarsi ai timoni delle navi del sapere, dell'arte e della cultura. - Per non dire dei camaleontici capitani del potere. –
Viva l'Italia, che nello stesso giorno dimette Martone a Roma e Fuksas a Venezia, e domani a chissà chi tocca.
Viva l'Italia di chi considera il teatro soltanto un pulpito in più per il proprio esibizionismo.
L'altro ieri lo scippo di Asti Teatro da parte del giullare di turno, oggi tocca al Teatro di Roma:
dalla provincia alla capitale, la cultura torna a essere considerata non più terra di frontiera ma giardino (elettorale) prezioso.
Non importa se poi i giardinieri incaricati abbiano fatto fino a ieri gli stallieri.
Viva l'Italia dei cialtroni e degli pseudointellettuali,
l'Italia flaccida capitolina o quella schizofrenica meneghina.
Viva l'Italia del nulla e del niente.
L'Italia dei valori, degli ideali, delle utopie, del rigore uccisi dall'invidia, dall'incompetenza, dal pressapochismo,
dal provincialismo, dalla zavorra appiccicata alle alucce
di Mercurio.
Viva l'Italia dei falsi compagni, dell'ipocrisia e della volgarità dilagante.
Viva l'Italia che svende se stessa, smemorata dei propri Rinascimenti, grandi di ieri, o piccoli ma ugualmente
potenti di oggi.
Viva l'Italia che all'arte viva del teatro preferisce il cadavere catodico, che alla poesia preferisce la maniera,
che alla creatività preferisce la finzione, che alla virulenza dell'autenticità preferisce l'innocuità della copia.
Viva l'Italia che alla festa della vita
preferisce il trionfo della morte.
A Mario Martone e a tutti i suoi compagni, la mia più viva solidarietà.
Antonio Calbi
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