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III. Il catalogo con la p

 

 

III.1. Origini del Patalogo

 

padre ubu. Così vi compiacete di dire, signore, ma voi state parlando a un grande patafisico.

achras. Scusate, signore, dicevate?

padre ubu. Patafisico. La patafisica è una scienza che noi abbiamo inventato e il cui bisogno si faceva sentire generalmente[1].

 

Nel marzo del 1979 esce in libreria un grosso e inconsueto volume, dal nome altrettanto inconsueto. E' il Patalogo 1, l'"Annuario dello spettacolo. Musica televisione cinema teatro" della neonata casa editrice Ubulibri, fondata da Franco Quadri in quell'anno (ma per il primo numero del Patalogo si appoggia ai già collaudati tipi editoriali del Formichiere). Il santo protettore di entrambi, Patalogo e casa editrice, è Alfred Jarry, il creatore del personaggio di Ubu. Il legame con lo scrittore di Rennes è dichiarato sin dal nome, in tutti e due i casi. Il Patalogo è infatti un "catalogo con la p"[2] che prende il suo nome dalla "Patafisica" jarryana.

Il contesto storico all'interno del quale nasce il Patalogo è quello dei secondi anni '70, periodo in cui - finita la grande stagione delle neoavanguardie, che negli anni '60 hanno modificato radicalmente la scena – il teatro è alla ricerca di nuove strade.[3]

Il Patalogo 1, nel suo progetto iniziale, comprende 4 sezioni: Cinema, Teatro, Musica e Televisione. Ciascuna di esse copre la stagione che va dall'agosto 1977 al luglio 1978: le quattro gradi aree dello spettacolo sono unite in un unico volume di più di 600 pagine. Ideatori e coordinatori del progetto sono Franco Quadri e Giovanni Buttafava.[4] L'idea è quella di costruire uno strumento che comprenda le varie aree dello spettacolo, creando un ponte tra ciascuna di esse e le altre. Questo progetto è senza dubbio innovativo e per certi aspetti rivoluzionario, ma è in qualche modo “anticipato” da una serie di pubblicazioni che ne hanno costituito il retroterra culturale. Tra le varie esperienze che hanno preceduto la nascita del Patalogo, vi sono "Sipario", il cui redattore dal 1964 al 1969 è proprio Franco Quadri[5], e la rivista "Ubu" diretta dallo stesso studioso e nata alla fine del 1970.

"Sipario", sorta nel 1946, è stata negli anni '60 un cantiere di riflessioni critiche e teoriche sul teatro e sullo spettacolo in genere. Nell'"era Quadri" "Sipario" ha scandagliato il mondo della scena, ha cercato di creare un rapporto tra le diverse arti, ha sviluppato e condotto il dibattito teatrale, divenendo punto di riferimento per chiunque si sforzasse di capire i mutamenti di quegli anni. Oltre e più che attraverso recensioni e saggi, "Sipario" ha realizzato questi obiettivi mediante strumenti quali il numero a tema, l'inchiesta, il censimento e il monitoraggio.[6] Come vedremo tutte queste metodologie verranno a far parte della storia del Patalogo.[7] Anche l'idea di una riunione delle varie arti dello spettacolo, che è l'assunto che sta alla base dell'Annuario, in qualche modo è anticipata dalla rivista, che sin nel titolo reca la dicitura "rivista di teatro-scenografia-cinema". E ancora: anticipatori di alcune sezioni fisse del Patalogo sono il "Calendario dell'anno", una rubrica degli appuntamenti mese per mese più interessanti nei diversi settori dello spettacolo, sia in Italia che all'estero, e lo "Spot", una pagina che fornisce brevi flash sugli eventi teatrali del periodo.

La rivista "Ubu" non ha carattere specificamente teatrale, anzi. I temi trattati sono moltissimi, dalla riflessione politica[8] all'approfondimento su tematiche civili come la liberazione femminile, la battaglia per i diritti sessuali, la pena di morte[9], la guerra. Tra di essi trovano spazio anche tematiche legate al mondo dello spettacolo[10], in tutte le sue accezioni.[11] Le caratteristiche della pubblicazione sono l'eterogeneità, l'originalità[12], l'alternatività, l'ironia e la polemica anti-sistema (siamo agli inizi degli anni '70). La mescolanza - di alto e basso, di impegnato e ludico, di nazionale ed internazionale - è un tratto fondamentale di "Ubu" che il Patalogo erediterà in toto. Una parola meritano anche i collaboratori. Nel numero 3, del febbraio 1971, figurano tra gli altri Gianni Buttafava, Ettore Capriolo, Alberto Farassino, Orazio Gavioli, Maurizio Porro, Giuliano Scabia. Alcuni di loro saranno tra i collaboratori storici del Patalogo.

Quello che più spicca della rivista è l'impaginazione, originale ed estrosa, la grande abbondanza di immagini, fotografie, disegni, vignette.[13] Anche questo sarà una base di partenza del Patalogo, che punta proprio su una particolare impaginazione, che unisca il verbale al visivo, permettendo al lettore  - oltre ad acquisire il dato o l'informazione - di farsi un'idea dello spettacolo di cui si parla.

Infine un altro elemento di continuità tra le due pubblicazioni sta nell'introduzione di un elenco dei film, degli spettacoli e dei dischi usciti nell'arco del mese, alcuni dei quali corredati da un inserimento testuale (che va dalla critica alla dichiarazione di poetica).

 

 

III.2. La struttura

 

Vediamo ora più nello specifico come è strutturato l'Annuario, almeno nelle sue sezioni fisse. Queste infatti - che ricorrono uguali in ciascun numero - si alternano ad altre, che si potrebbero chiamare "Speciali", e che cambiano di volta in volta, toccando tematiche sempre diverse per meglio fotografare la stagione teatrale cui il volume si riferisce. Il primo Patalogo - come si è visto - è un volume unico. Con il secondo numero le diverse discipline sono divise in due volumi, da una parte Teatro e Musica, dall'altra Cinema e Televisione. Fino al 1987 resterà questa divisione, mentre dal 1988, con il Patalogo 11, il campo si restringerà al solo teatro.[14]

La sezione Cinema dà conto dei film distribuiti in Italia nel periodo di tempo considerato. In ordine alfabetico i lungometraggi sono suddivisi con criterio geografico, secondo il paese di provenienza. Per ciascuna nazione, i film sono indicati con il titolo, il regista, gli interpreti, la data (mese e anno) e l'eventuale divieto ai minori.

La parte dedicata alla musica registra i cartelloni dei teatri lirici italiani più importanti. Anche qui gli spettacoli sono identificati, all'interno del teatro in cui sono stati rappresentati, con il titolo, l'autore, il direttore d'orchestra, il regista, lo scenografo, il costumista e gli interpreti.

Un criterio così definito mal si presta a inglobare la complessa ed eterogenea realtà del mondo televisivo, che è l’oggetto della terza sezione. Dal terzo numero tuttavia anche per la televisione compare un catalogo dei programmi trasmessi, o almeno di quelli più nuovi e significativi: viene segnalato il titolo dello spettacolo, la data (di inizio, se si tratta di trasmissioni in più puntate), la rete che lo trasmette, il numero di puntate e la media degli ascoltatori.

Infine, per quanto concerne il teatro, vengono elencati gli spettacoli rappresentati in Italia nella stagione presa in esame, da principio, nel primo numero, seguendo l'ordine cronologico.[15] Già con il Patalogo 2, tuttavia, gli spettacoli sono raggruppati sotto le compagnie che li producono, disposte in ordine alfabetico. L'elenco degli spettacoli poi, all'interno di ogni compagnia, è ordinato cronologicamente (dal primo all'ultimo all'interno del periodo considerato). Per ciascuno di essi è riprodotta la locandina, cui segue la città, il teatro e la data del debutto.[16] Un altro appuntamento fisso del Patalogo Teatro è il referendum Ubu: con la nascita dell'Annuario nasce anche il Premio Ubu, riconoscimento conferito grazie ad un referendum tra critici, studiosi e collaboratori del Patalogo alle realtà teatrali giudicate più meritevoli per il lavoro svolto nella stagione.[17] I risultati della votazione sono sin dal primo numero pubblicati nel Patalogo.

Altri appuntamenti fissi della stagione teatrale sono le rubriche dedicate ai festival, che forniscono il quadro delle manifestazioni in Italia e all'estero, i libri di e sul teatro pubblicati nel corso della stagione, gli altri premi, cui già dal Patalogo 2 si aggiungono i convegni e le mostre di argomento teatrale.[18] Presenti sin da subito anche i "Fin de partie", piccole biografie degli artisti teatrali deceduti nel corso dell'anno.

Un ulteriore carattere specifico del Patalogo è la sua vicinanza temporale alla stagione teatrale che prende in considerazione. Infatti, il Repertorio - dopo alcuni anni di rodaggio - ha preso a considerare un periodo di tempo che va dal 16 giugno di un anno al 15 giugno di quello successivo. Questo periodo ricalca il reale andamento della stagione. Il lavoro di redazione occupa tutti i mesi estivi e parte dei primaverili, cosicché il libro può uscire in autunno, solo pochi mesi dopo la conclusione della stagione.

Oltre a queste sezioni ricorrenti, ogni numero del Patalogo ne contiene numerose altre, di volta in volta diverse, che analizzano e approfondiscono gli aspetti che hanno maggiormente caratterizzato la stagione.

L'ultima peculiarità dell'Annuario è la commistione a livello di impaginazione tra testi e immagini. I dati, gli spettacoli, le riflessioni critiche vengono organizzati in continuo rapporto con le fotografie cui si riferiscono.

 

III.3. Annuari a confronto: Theater Heute e Theatre World

 

In concomitanza con la nascita del Patalogo in Italia, annuari di teatro sorsero anche in altri paesi. Una ricognizione capillare sarebbe molto ardua, e probabilmente non aggiungerebbe molto a questa analisi. Ci si limita quindi a prendere in considerazione due pubblicazioni, una, Theater Heute, di area tedesca, l'altra, Theater World, americana. Non si tratta in realtà di vere e proprie analogie, ma in alcuni casi (più sul versante tedesco che in quello statunitense) si può ipotizzare una certa somiglianza.[19]

Alcune affinità con il Patalogo presenta l'annuario[20] prodotto in Germania da "Theater Heute"[21], il più autorevole periodico teatrale tedesco, sorto negli anni '60. Anche qui si possono ritrovare sezioni fisse, che non mutano con il passare del tempo, e altre invece differenti anno per anno. Le prime hanno un valore documentario e di testimonianza, le seconde sono articoli e piccoli saggi sui fenomeni teatrali emersi nell'arco dell'anno.

Tra le prime, due sono particolarmente interessanti. Una, chiamata "Dokumentation", fornisce l'elenco dei teatri tedeschi con un criterio regionale. Città per città, viene indicato per ogni teatro il numero degli spettacoli, con i soli titolo e autore, ma differenziati per genere: prosa, opera, operetta, danza e così via.[22]

L'altro settore interessante è quello riservato alla critica. Anche "Theater Heute" organizza un referendum tra critici e giornalisti teatrali, che danno il loro voto ad una serie prefissata di categorie.[23] La votazione dei critici è certamente il punto di maggiore convergenza con il Patalogo, soprattutto nello stabilire alcune categorie fisse di voto. Questo accorgimento incanala in qualche modo il giudizio, lo rende per certi aspetti più uniforme e meno libero di quanto potrebbe esserlo con una formula aperta. Dall'altro lato tuttavia solo in questo modo probabilmente è possibile ipotizzare una vera e propria classifica tra uguali, e dare di conseguenza al riconoscimento una certa scientificità.

Al di là delle sezioni fisse, il numero annuale di "Theater Heute" ha sicuramente qualche affinità con il Patalogo, a cominciare dal grande spazio che lascia alle immagini, che sono quasi esclusivamente fotografie di scena. Anche nei contributi che offre, che possono essere interventi teorici o recensioni, si può instaurare un parallelismo. Forse più di tutto simile è il pubblico cui si rivolgono entrambi: per le caratteristiche delle due pubblicazioni il lettore previsto sarà sicuramente sia l'addetto ai lavori, che usa le informazioni che contengono per servizio, sia anche il semplice appassionato. E' proprio la destinazione d'uso - lontana dalla schematicità propria di un catalogo di dati - che rende le due testate abbastanza affini. Manca invece del tutto, nel caso di "Theater Heute", il collegamento tra il mondo teatrale e gli altri settori dello spettacolo.[24]

 

Meno affinità con il Patalogo ha Theatre World, l’annuario americano che elenca gli spettacoli allestiti negli Stati Uniti nel corso di una stagione. Questa pubblicazione - dal valore eminentemente divulgativo – divide le rappresentazioni secondo un ordine geografico.[25] Le pagine sono dominate dalla parte grafica, che vede per ciascuno spettacolo una o più fotografie. Ogni singola pagina contiene un unico spettacolo.

Theatre World offre due altre rubriche[26] che danno un supplemento di informazioni sul periodo che l'annuario prende in esame: le biografie degli artisti attivi nella stagione e la sezione “Obituaries”, che traccia un breve profilo degli artisti deceduti nel corso dell’anno.[27] Alle ultime pagine è sistemato l’indice dei nomi.

Al di là delle analogie e delle differenze (Theatre World è uno strumento per metà divulgativo e per l’altra promozionale, e non contiene alcuno spunto critico o teorico) un altro elemento può in un certo modo comparare le due pubblicazioni. Infatti concomitantemente a Theatre World, l’editore John Willis fa uscire anche Dance World (inaugurata nel 1966) e Screen World (nata nel 1949): il tentativo di coprire più ambiti del mondo dello spettacolo (anche se senza un progetto unitario e onnicomprensivo) può richiamare il Patalogo e la sua articolazione in quattro sezioni.

 



[1] Alfred Jarry, Ubu Cornuto, in: Alfred Jarry, Ubu, Adelphi, Milano 1995, p. 72.

[2] Come dichiara scherzosamente lo stesso ideatore, Franco Quadri, nelle riflessioni sul ventennale dell'Annuario, pubblicate sul numero 20 (Cfr. Franco Quadri, La lunga avventura del libro del caso, in: il Patalogo 20, p. 219).

[3] Non si vuole in questa sede cercare di riassumere in poche pagine il fenomeno "Seventies". Per un inquadramento storico-critico del periodo si rimanda a: Franco Quadri, L’avanguardia teatrale in Italia. Materiali 1960 - 1976, Einaudi, Torino 1977, e a: Oliviero Ponte di Pino, Il nuovo teatro italiano 1975 - 1988. La ricerca dei gruppi: materiali e documenti, La casa Asher, Firenze 1988. Cfr. anche il testo di Marco De Marinis, Il nuovo teatro, Bompiani, Milano 1995 (soprattutto il capitolo conclusivo), e per il cosiddetto "teatro immagine" le pagine 13 - 71 di Dalla parte dell'occhio. Esperienze teatrali in Italia 1972 - 1982 di Silvana Sinisi, Edizioni Kappa, Roma 1983.

 

[4] Nel Patalogo 1 la sezione Cinema è curata dallo stesso Buttafava, quella di Teatro da Luigi Sponzilli, la Musica da Fausto Malcovati e la Televisione da Aldo Grasso. Contemporaneamente nasce anche una redazione, che si occupa di registrare, catalogare, ordinare i materiali. La prima redazione è composta da Luigi Sponzilli, Massimo Lastrucci e Oliviero Ponte di Pino.

[5] Il quale ha poi ancora per molti anni collaborato alla rivista, con articoli e saggi.

[6] Si veda ad esempio il “Rapporto sull'attore", a cura di Franco Quadri e Giuseppe Bartolucci, "Sipario" n.236, dicembre 1965, pp.14 - 60.

[7] Per fare un'anticipazione, un'inchiesta sul "Senso della critica" si ritrova nel Patalogo 18.

[8] Si veda lo speciale sulla Comune di Parigi del 1971 ("Ubu" n. 5, pp. 10 - 11).

[9] Celebre e scioccante la testimonianza del condannato a morte Charles Manson davanti alla Corte della Contea di Los Angeles (in: "Ubu", n. 3, febbraio 1971, p. 11)

[10] Da notare il fotoromanzo di Dracula, spettacolo del Gruppo Tse di Buenos Aires diretto da Alfredo Rodriguez Arias.

[11] Si citano per esemplificare il dossier "Teatro Ambiente", che raccoglie un'intervista a Dario Fo e un intervento di Luca Ronconi a proposito del suo nuovo spettacolo dopo l'Orlando furioso ("Ubu" n. 3, pp. 6 - 8); un testo inedito del Living Theatre realizzato nelle favelas brasiliane ("Ubu" n. 4, pp. 4 - 5); l'analisi del "teatro melo-religioso della Compagnia D'Origlia-Palmi al Borgo S. Spirito a Roma" ("Ubu" n. 5, p. 8).

[12]Molto divertenti sono le locandine di film inesistenti. Tra le tante se ne cita una, presa dal n.3:

Dall'orrore della guerra è na-

to ancora una volta l'amore...

Annie Girardot - Jean Louis

Trintignant - Claude Rich -

Ives Montand - Beba Loncar

in

UNA ROSA IN DICEMBRE

(The life and The Death of Lilian Ash)

dal bestseller di Burgen Orowitz

L'amore è uguale in tutto il mondo

"E' una storia meravigliosa" Streisand

"Non ho mai pianto tanto in vita mia" King Vidor

"Vorrei averla vissuta io" Irene Papas

 

Una curiosità: questa locandina è stata riconosciuta come falsa da un lettore nel numero successivo.

[13]Alla rivista partecipa con le sue vignette Crepax.

[14] E il Patalogo Teatro resiste anche attualmente, arrivato al traguardo del numero 22.

[15] Dal 1 luglio 1977 al 30 giugno 1978.

[16]La catalogazione degli spettacoli dal Patalogo 2 prende il nome di "Repertorio di un anno".

[17] L’idea del referendum tra i critici si trova già in “Sipario”. Con il primo Referendum Ubu vengono premiati il miglior spettacolo, la miglior regia, la miglior scenografia, il migliore attore, la migliore attrice, il miglior attore e la miglior attrice non protagonista. A queste voci, nel corso degli anni, ne sono state aggiunte altre, come il premio per il miglior spettacolo straniero, che fa il suo ingresso nel 1983; altre ancora, come il caso degli attori non protagonisti, si sono eclissate per poi ritornare di nuovo alla luce.

[18] Più tardi convegni, libri, mostre e premi saranno uniti nella "Vetrina di una stagione".

[19] Per dar conto della vastità ed eterogeneità degli annuari teatrali in ambito europeo si fa qui cenno anche all’Annuaire du spectacle de la Communauté française de Belgique, edito dagli Archives et Musée de la Littérature di Bruxelles. In breve, questa pubblicazione prende in considerazione - come il titolo stesso suggerisce - gli spettacoli prodotti (o ospitati) dai teatri di lingua francese, che vengono raggruppati teatro per teatro, a cominciare dall’opera e dalla danza, per poi suddividere la prosa in théâtres subventionnés, autres théâtres, théâtre pour jeune public, accueils et festivals, ecc. All’interno di ciascuna categoria gli spettacoli sono indicati con titolo, autore, regista, data della prima rappresentazione (più un’altra serie di notizie che variano caso per caso). L’annuario preso in esame si riferisce alla stagione 1991 - 1992.

[20] Si tratta di un numero unico, speciale, riassuntivo dell'intero anno solare. Qui sta anche una delle differenze con il Patalogo, poiché quest'ultimo segue nel suo Repertorio la scansione temporale della stagione teatrale cui si riferisce.

Il titolo della pubblicazione di "Theater Heute" è semplicemente "Theater", seguito dall'anno trattato al suo interno.

[21] Come riferimento per l'analisi si sono scelte le annate dalla metà degli anni '70 alla metà degli anni '80. In questo periodo alcune impostazioni della pubblicazione hanno subito alcune modifiche. Tuttavia l'impianto dei primi anni considerati è nella sostanza conservato anche negli ultimi.

[22] Questa mappatura su base geografica ricorda quella dell'annuario Siae italiano, anche per la mancanza di illustrazioni e per i caratteri tipografici, che per la loro schematicità richiamano una raccolta di dati ad uso "interno", non divulgativo ma proprio degli addetti ai lavori.

[23] Miglior spettacolo tedesco, Migliore straniero, Miglior regia e drammaturgia, Migliori scene e costumi, Migliori attore e attrice, e infine il teatro che si è maggiormente distinto per produzioni e innovazione nel corso dell'anno.

[24] Un’altra pubblicazione interessante è l’Annuaire international du théâtre, promosso dall’Association Internationale des Critiques de Théâtre (AICT, sorta nel 1973) e nato nel 1978 in Polonia. La redazione della prima edizione è internazionale e comprende Roman Szydlozski, André Camp, Jaap Joppe, Petar Selem, Ernst Schumacher, August Grodzicki e Joanna Strzelecka. Questo annuario non informa sugli spettacoli rappresentati in ogni singolo paese, ma fornisce un profilo critico per la stagione teatrale che prende in considerazione, stato per stato, partendo dall’Africa Nera e terminando con la federazione yugoslava. Ciascun pezzo è firmato da un critico. Oltre a questa mappa di una stagione, che include più di 25 paesi, si ritrovano saggi e articoli (tra cui, nell’edizione del 1978 cui si fa riferimento, e che prende in esame l’anno solare 1977, anche Ma voie vers le théâtre de la mort di Tadeusz Kantor). Sono inoltre citate le associazioni e le istituzioni internazionali che si interessano al mondo del teatro (tra esse si trovano, oltre all’AICT, l’Association Internationale du Théâtre Amateur, la Société Internationale des Bibliothèques et des Musées des Arts du Spectacle, il Théâtre dans le Tiers Monde, insieme a informazioni su alcune manifestazioni e festival come la Troisième Saison mondiale du Théâtre des Nations à Paris).

[25] Si parte da Broadway: all’interno di Broadway vengono fornite le locandine di ciascuno spettacolo, precedute dal teatro in cui si tiene la pièce. Seguono la data del debutto, comprensiva di giorno, mese e anno, i nomi dei produttori, il titolo (a carattere più grande), l’autore, il regista, le scene, i costumi, le luci e infine il cast, in cui ciascun attore si lega al proprio personaggio (in coda sono indicate le comparse). In conclusione si dà anche la data dell'ultima replica, e di quante ne sono state fatte. Talvolta al termine della locandina vengono fornite alcune brevi informazioni sullo spettacolo. Le altre sezioni fisse seguono lo stesso schema e si riferiscono agli altri teatri americani e ai principali festival teatrali degli Stati Uniti.

[26] Per un’analisi di Theatre World ci si è basati sui volumi 21 e 22 che comprendono rispettivamente le stagioni 1964-1965 e 1965-66 (Cfr. Theatre World, edited by John Willis, New York).

[27] Una sezione dedicata agli artisti scomparsi si trova anche nel Patalogo. Dal secondo numero prende il nome di “Fin de partie”.


 
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