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conclusioni
Il lavoro svolto sul Patalogo ci permette una
serie di considerazioni conclusive.
Si è proceduto per gradi: in primo luogo si è messa in
risalto la dimensione narrativa di questo Annuario. Quella che all'inizio era
solo un'ipotesi, frutto di un'intuizione, è stata confermata: l'analisi ha
infatti evidenziato l'esistenza di una struttura coerente all'interno della
quale tutti i dati contenuti nel Patalogo sono ordinati attorno a nuclei
forti e significativi. L'Annuario perciò non si limita ad un elenco di fatti,
notizie e protagonisti, ma li dispone secondo un disegno reticolare che li
seleziona, gerarchizza, interrela. Ogni intervento raccolto parla per sé e per
le relazioni che lo legano agli altri. Dati e informazioni si sviluppano in
"discorsi", assumendo una forma organizzata secondo i criteri del racconto.
Ma - e qui si giunge al cuore della presente tesi - si
è poi inteso mettere in luce la particolare tipologia di racconto svolta dal
Patalogo. Cioè una narrazione "teatrale", ordinata grazie a parametri di
tipo drammaturgico. In questo senso si è parlato di "drammaturgia di una
stagione teatrale", intendendo con questo sintagma indicare un procedimento
narrativo articolato secondo "snodi" cruciali, "zone", "aree", "stazioni" -
tutti termini che ricorrono più volte in queste pagine - legati tra loro da
iter lineari, riprese, momenti di apparente stasi.
Nel corso della seconda parte - dopo aver inquadrato
storicamente e culturalmente l'esperienza del Patalogo - si sono
analizzati proprio i più significativi "snodi" attraverso i quali è organizzato
questo tipo di scrittura: l'attenzione rivolta alle tendenze in atto, lo
sguardo alla politica del regista, l'avvento di una nuova scrittura drammatica,
la rivalsa dell'attore, il contesto istituzionale in cui è inserita la scena
italiana e l'interesse per il teatro internazionale sono solo alcuni esempi di
aree tematiche privilegiate in uno o nell'altro numero. In fase di confronto
intertestuale si è poi riscontrato il costante ritornare di queste stesse
"aree" all'interno del corpus dei volumi nella sua interezza.
L'ipotesi che i materiali dell'Annuario siano posti
secondo un preciso disegno è confermata dalla risonanza che le tematiche
centrali hanno sulla stesura dell'intero volume. I nuclei forti non sono
relegati in un solo luogo deputato ad accoglierli ma la loro importanza è
espressa attraverso una costante presenza in primo piano o più sullo sfondo.
Ciascuna delle "aree" individuate non viene perciò trattata esclusivamente in
una sezione, ma coinvolge tutto il volume. Un esempio per tutti: per
approfondire lo stretto rapporto che intercorre tra le pratiche teatrali e
l'elemento sonoro-musicale - "snodo" centrale del Patalogo 2 - non è
sufficiente guardare l'indice e consultare le parti che vi si riferiscono
dichiaratamente. Questa tematica infatti pervade nella sua centralità molte
altre zone del volume, condiziona le scelte, emerge dappertutto. La coerenza
del Patalogo è raggiunta proprio attraverso la stretta correlazione di
tutte le sue parti.
Non si sono mai scelti aprioristicamente i temi su cui
raccogliere un determinato numero di contributi: essi sono emersi con
naturalezza dalla forma data nel Patalogo agli eventi teatrali stessi.
Il procedimento è sempre di tipo induttivo: dagli eventi hanno origine le
riflessioni, dalle riflessioni l'ipotesi di lavoro e la sua verifica. Nel
rapporto tra l'Annuario e il suo referente - la stagione teatrale -si ravvisa
l'esistenza di una drammaturgia, che l'analisi interpreta e rileva.
L'impaginazione del Patalogo - come si è
cercato di evidenziare - rispecchia questa costante rete di corrispondenze e di
rimandi a determinati e specifici "snodi", che caratterizzano quella
determinata stagione teatrale. In questa rete di riferimenti si può senza
difficoltà ravvisare un disegno drammaturgico.
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