Luisa Lambri è nata nel
1969. Espone regolarmente dal 1995, continuando a indagare i rapporti
tra architettura, fotografia ed emozioni. Ha esposto in alcuni musei
italiani e stranieri. Tra le recenti mostre collettive ricordiamo
Yesterday begins tomorrow: Ideals, Dreams and the Contemporary
Awakening, (New York, 1998); Spectacular Optical (New York,
Miami, 1998); Trend zum Leisen (Salzburg, 1998); Disidentico:
maschile e femminile (Palermo, 1998); Fotografia e Arte in
Italia 1968-1998 ( Modena, 1998); Subway (Milano 1998).
Luisa Lambri was
born in 1969. She's been regularly exhibiting her work since 1995,
working mostly on the relationships between architecture, photography
and emotion. She exhibits her work in Italy and abroad. A short list
of her latest shows includes: Yesterday begins tomorrow: Ideals,
Dreams and the Contemporary Awakening, (New York, 1998); Spectacular
Optical (New York, Miami, 1998); Trend zum Leisen (Salzburg,
1998); Disidentico: maschile e femminile (Palermo, 1998);
Fotografia e Arte in Italia 1968-1998 ( Modena, 1998); Subway
(Milano 1998).
© Trax, 1998
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Dietro
immagini silenziose, rarefatte, ascetiche persino, Luisa Lambri nasconde
una ricerca instancabile di motivi, soggetti, stimoli e incontri. Il
suo lavoro l'ha portata - o la porterà - in Portogallo, in Finlandia,
a Londra. Le sue fotografie si vedono a New York, a Miami o a Nuova
Dehli. E lei si sposta senza mai perdere la concentrazione, gettando
lo sguardo sull'architettura, da punti di vista defilati, tessendo epifanie
del nulla e delle emozioni. Così quella che a prima vista sembra un'indagine
sui luoghi e sugli spazi, si rivela un'archeologia dell'anima - vera
e propria educazione sentimentale.
Trax
Sei reduce da un soggiorno a Helsinki. Potresti raccontarci cosa ti
ha portato in Finlandia?
Luisa
Lambri
Ho passato a Helsinki un periodo di quattro mesi con una commissione
del Nordic Institute for Contemporary Art per lavorare sull'architettura
scandinava. Durante questo periodo ho cercato di capire dove mi trovassi
e in che modo relazionarmi con quello che mi circondava, che all'inizio
non si presentava come l'ambiente con cui potessi più facilmente identificarmi
o che potesse rispondere meglio alle mie fotografie. Proprio per questo
mi sembrava un luogo interessante.
Trax
Che impatto ha avuto l’architettura scandinava, in particolare di
Alvar Aalto, sul tuo lavoro?
Luisa
Lambri
L'architettura non è propriamente l'oggetto della mia ricerca, non
ho un interesse oggettivo per l'architettura, è solo un pretesto per
rimandare ad altro, la conferma di un punto di vista soggettivo. Nell'architettura
cerco una conferma personale, la stessa che si potrebbe avere guardandosi
allo specchio. Per me l'architettura è autobiografia e i luoghi fotografati
sono autoritratti. Anche se osservo con attenzione le qualità architettoniche
di un edificio non mi interessa documentarle. L'architettura è presente
nel mio lavoro come una domanda aperta, irrisolta; serve piuttosto
a introdurre un tipo di narrazione fittizia al suo interno.
Le mie fotografie
creano uno spazio diverso all'interno delle immagini, un'altra dimensione.
La mia intenzione è generare un dialogo tra due punti opposti, tra
il documentario e la sua drammatizzazione. Le immagini sono a metà
tra fatto e finzione, tra il luogo e la drammatizzazione del luogo.
Nel lavoro fatto in Finlandia l'opera di Alvar Aalto non è riconoscibile,
ed è stata rispettata solo accidentalmente.
Trax
A proposito dei tuoi lavori si parla spesso della poetica e dell'antropologia
dei nonluoghi, eppure tu definisci le tue opere "ritratti" e parli
spesso degli spazi da te fotografati come se non fossero luoghi neutri
o di passaggio, quanto centri di incontro, di memoria quasi. Come
definiresti i luoghi che ritrai? Quali sono i criteri che ti portano
a scegliere un'opera, un'architettura, uno spazio?
Luisa
Lambri
Credo che quella di nonluogo sia una definizione che spesso, se riferita
alle pratiche artistiche più recenti, viene utilizzata in modo non
appropriato. Personalmente non penso ad Augé come a un mio riferimento.
Fotografo i luoghi come se fossero abitabili, evidenziandone una dimensione
intima e affettiva, scelgo architetture in cui identificarmi. Non
c'è nessuna rivalutazione della memoria del luogo, non si tratta di
una memoria rivolta a ciò che è stato, ma a quegli spazi che permettono
di creare un'area di possibilità. In Finlandia era interessante la
tensione tra interno ed esterno in un luogo dove, per le difficoltà
climatiche, la maggior parte della vita quotidiana si svolge all'interno.
Uno spazio interno senza aperture nei muri verticali e illuminato
dall'alto trasforma l'esterno in una realtà distante. La
luce proveniente dall'alto non corrisponde però a una visione, ma
solo alla luce stessa. Le aperture nel soffitto propongono una relazione
con l'esterno astratta e quasi irreale. L'autonomia dell'interno è
accompagnata da una luce intima e distante dalla realtà circostante.
Non avendo nessun rapporto con l'esterno, questi spazi possono apparire
come passaggi sotterranei. Nell'architettura di Alvar Aalto la luce
è una componente essenziale, e si tratta dell'incontro tra la luce
naturale e quella artificiale.
Trax
Quanto pesa il soggetto nel tuo lavoro? Insistendo sull’architettura
non credi che si possa rischiare di ridurre le tue fotografie al solo
soggetto rappresentato? Non hai paura di essere scambiata per una fotografa
figurativa, documentaria?
Luisa
Lambri
Uso l'architettura per costruire una composizione ma — per i motivi
indicati prima — non la considero un soggetto. La rappresentazione
dell'architettura attraverso la fotografia mi interessa comunque.
Molte delle mie fotografie sono in effetti rivisitazioni di fotografie
di architettura che mi capita di trovare documentandomi sul lavoro
di un architetto, ma la mia immagine corrisponde più a un'idea personale
dell'architettura che, oggettivamente, agli edifici che fotografo.
A volte, come nel caso di Le Corbusier o in una precedente
serie su Giuseppe Terragni, le mie intenzioni coincidono
con la poetica dell'architetto, pur producendo opere di diversa natura;
ma, come ho detto prima, la rappresentazione nel mio lavoro non coincide
con l'architettura, ma più con un'idea personale e privata dello spazio.
Trax
Quanta libertà ti riservi in fase di stampa e sviluppo? Molta fotografia
recente si avvale di digitalizzazioni, ritocchi, manomissioni: come
ti poni nei confronti di questi strumenti? Come dire, che rapporto
c'è tra l'oggetto che hai fotografato e il risultato finale?
Luisa
Lambri
Oggi si fa normalmente uso della tecnica digitale anche senza un'intenzione
creativa. In qualunque laboratorio il computer controlla gli strumenti
che si usano per stampare una fotografia. Il mio modo di fotografare
è molto tradizionale, non c'è molto lavoro dopo lo scatto. Tuttavia,
da un altro punto di vista, devo dire che la qualità delle mie fotografie
rimanda allo spazio elettronico. So che alcuni confondono questa qualità
della luce delle mie foto con delle generiche elaborazioni digitali,
ma non è così. L'immaterialità della luce e la sua percezione hanno
molto in comune con lo spazio creato elettronicamente, si tratta di
un'architettura fatta di rapporti tra elementi astratti. Su Trax,
ad esempio, avete pubblicato un testo di Tanaka Jun nel quale
si descrive come Le Corbusier — nella sua rivista "L'Esprit Nouveau"
— elaborasse le immagini di architettura fino al punto in cui queste
non corrispondevano più all'edificio reale, ma alla sua idea di architettura.
Con le sue fotografie ritoccate Le Corbusier parlava di un'altra architettura,
spesso impossibile da realizzare, dove lo spazio progettuale e lo
spazio fotografico coincidevano. D'altra parte sappiamo che la fotografia,
e successivamente gli altri media, hanno messo in crisi il concetto
di realtà. Io parto dallo spazio fotografico per cercare di registrare
uno spazio virtuale.
Trax
Quali sono gli elementi fondanti della tecnica fotografica che ti
interessano di più, che ti stanno a cuore? In altre parole, perché
la fotografia e non la pittura, l'installazione, la parola scritta…
Luisa
Lambri
Della fotografia mi interessa l'aspetto documentario che è proprio
del linguaggio fotografico. Con altri strumenti dovrei preoccuparmi
di ricostruire qualcosa che la fotografia, invece, rende con immediatezza.
Anche il video mi permette di ottenere un risultato simile.
Trax
Sfogliando i tuoi cataloghi penso soprattutto a due film: Shining
di Kubrick e a Stereo, il primo film di David Cronenberg. Film
in cui l'architettura ha un ruolo plasmante sui personaggi. Ti interessa
rendere visibili le influenze che l'architettura può avere sull'uomo?
L'architettura e la fotografia hanno delle responsabilità, non solo
sociali, ma anche più sottilmente emotive?
Luisa
Lambri
Le opere citate nella tua domanda fanno parte del mio bagaglio culturale,
soprattutto il cinema di David Cronenberg, o Orfeo di Jean
Cocteau; devo ammettere però che non ho mai pensato a questi film
in relazione al mio lavoro. Penso piuttosto a un modello di architettura
visionaria come quello di Piranesi o alla pittura metafisica di De
Chirico. Nelle mie fotografie non esiste una denuncia sociale, il
mio è un documentario sentimentale.
Trax
La fotografia d'arte del dopoguerra si è appoggiata molto a forti
impostazioni teoriche, fossero il dadaismo allargato anni Sessanta
o la voga postmoderna, simulazionista, alla Baudrillard, per intendersi.
Oggi, soprattutto in Italia dove si assiste a una forte spinta della
fotografia d'arte, gli artisti non sembrano particolarmente interessati
a cercare una cornice teorica, mirano piuttosto a un impatto visivo,
pittorico persino (e penso al tuo lavoro e ai tuoi compagni di strada
e generazione). Quali sono i tuoi riferimenti teorici? I famosi scritti
di Barthes e Baudrillard servono ancora ai fotografi o è tempo di
guardare altrove?
Luisa
Lambri
Quello della teoria della fotografia mi sembra un problema irrisolto;
in Italia si aggiunge la totale confusione, spesso superficialità,
tra la fotografia tradizionale e l'arte contemporanea. I miei riferimenti
culturali comunque non sono necessariamente fotografici. Per quanto
riguarda il lavoro di altri sono interessata alle forme di autoritratto:
penso a Karen Kilimnik, Elke Krystufek, Francesca Woodman o Cindy
Sherman: mi appassiona la rappresentazione femminile, la figura umana,
e in particolare mi piace pensare di continuare attraverso una non-figura.
Trax
Che differenza c'è tra ritrarre un luogo e fotografare una persona,
soprattutto una persona/modello che in qualche modo è già trasformata
in oggetto?
Luisa
Lambri
Ho cominciato a fotografare come assistente di alcuni fotografi di
moda. La fotografia di moda è un paesaggio che mi influenza ancora
moltissimo; mi interessa la drammaticità delle fotografie di moda
contemporanee e la linea sempre più sottile che separa le immagini
commerciali da quelle artistiche. Nelle mie fotografie l'architettura
ha sostituito una persona nello spazio dell'immagine, mettendo in
evidenza un'assenza, mantenendo però visibile il coinvolgimento emotivo.
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